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Il ‘centro’ si spacca? Ecco dove vanno Calenda e Moratti

Calenda Moratti

Carlo Calenda e Letizia Moratti scoprono le proprie carte in vista delle imminenti sfide politiche e dei prossimi appuntamenti elettorali

C’è ‘il centro’ che si è intestato Matteo Renzi (come del resto si è già autocandidato alla presidenza del Consiglio Ue), il centro un po’ spostato a sinistra di Carlo Calenda e quello che guarda a destra di Letizia Moratti. Alla fine sembra proprio naufragato prima ancora di partire il progetto che aveva portato Moratti alla candidatura alla regione Lombardia e che voleva andare “oltre il Terzo polo”.

In due interviste separate Calenda e Moratti oggi delineano il proprio percorso.

DA CALENDA SPONDA ALL’EX CAMPO LARGO

Su Repubblica il leader di Azione lancia una nuova proposta verso le opposizioni: “chiediamo insieme il cancellierato”, che si dovrebbe concretizzare in una proposta di legge condivisa. Non solo, i tentativi di unità con l’ex campo largo (in particolare Pd più M5S) per Calenda dovrebbero riguardare anche il federalismo fino a una nuova legge elettorale “con uno sbarramento alto, al 5%, per garantire la governabilità e rompere finalmente con gli estremismi della Seconda repubblica”.

Quindi dopo il fronte comune e il lavoro con le altre forze del campo progressista su scuola e sanità, per “arrivare a un documento condiviso”, Calenda apre a M5S, Pd (e anche a Renzi, dice lui) su altri temi dirimenti della contesa politica. Il leader di Azione tende a precisare di voler cercare “sempre una discussione sui contenuti con la destra e la sinistra”. Spiega che “con la destra abbiamo più cose in comune su industria, energia e giustizia”, ma sembra più una strategia politica per non lasciare solo al centrodestra temi rilevanti per l’opinione pubblica.

MORATTI GUARDA AL CENTRODESTRA

Letizia Moratti invece, in un’intervista al Giornale, non fa giri di parole: “Lavoro per costruire un soggetto al centro, non uno dei tanti centrini, ma un centro che rafforzi la cultura moderata e riformista che interpreto”. E già qui c’è una stoccata a Matteo Renzi, che pochi giorni fa ha inaugurato la sua lista per le europee dal nome, appunto, “Il Centro”. Il giornalista poi le chiede dove potrebbe collocarsi questo raggruppamento.

La risposta dell’ex sindaco di Milano non lascia spazi a interpretazioni: “Mi pare che i fatti parlino chiaro. C’è una vasta area orfana di rappresentanza, un’area che guarda con interesse al centrodestra. Si tratta di rafforzarne quella componente perché altrimenti la coalizione oggi al governo potrebbe slittare fatalmente ancora più a destra, accentuando uno spostamento all’estrema già in corso con conseguente disagio di una parte non trascurabile dell’elettorato”.

“I REPUBBLICANI” DELL’EX LEGHISTA REGUZZONI

Quella alla quale fa riferimento Moratti è un’area che, soprattutto in Lombardia, appare in gran movimento. Proprio ieri un ex big della Lega, Marco Reguzzoni, ha rilanciato il progetto ‘I Repubblicani’. Un’idea nata nel 2015 insieme a Silvio Berlusconi e che, richiamandosi nel nome al ‘Big Old Part’ statunitense”, vuole “diffondere e perseguire i principi della tutela delle libertà individuali, dell’economia di mercato, del merito, della libera iniziativa economica e del federalismo, con l’obiettivo di favorire il dialogo tra le varie componenti politiche”. Reguzzoni è stato presidente della provincia di Varese e capogruppo della Lega alla Camera nell’ultimo governo Berlusconi-Bossi. Dalle tempistiche, dal nome rispolverato dell’associazione e dagli obiettivi, si prefigge che anche l’ex leghista vuole andare a presidiare quel mondo imprenditoriale del Nord che non intende ammiccare a politiche troppo di destra. Magari con un occhio puntato anche alle prossime liste europee.

Milano, Lombardia, imprese: proprio l’identikit dell’elettorato sul quale si poggia parte del consenso di Calenda (che, tra l’altro, si è fatto sempre portavoce di ‘un patto repubblicano’). E sul quale alle prossime europee si misureranno parte dei successi e delle sconfitte di tutti i principali attori politici, da Meloni a Salvini al Pd.

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