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Il ddl Zan viola il Concordato? L’intromissione del Vaticano imbarazza PD e M5S

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Il disegno di legge, approvato alla Camera il 4 novembre scorso e impantanato da mesi al Senato in commissione Giustizia, potrebbe essere arrivato a fine corsa. Al Papa sono rimasti sul gozzo i commi sulla sensibilizzazione dei bimbi al tema dell’omotransfobia, anche nelle scuole paritarie e l’estensione della legge Mancino: “a rischio l’azione pastorale, educativa e sociale della Chiesa”. Il requiem della Santa Sede: se passasse, il ddl Zan violerebbe il Concordato

Nonostante il cielo terso e il caldo ormai tipicamente estivo che fa boccheggiare la capitale, dalla prima mattina di oggi stazionano nuvoloni neri sul Cupolone. Gli stessi che, nelle ultime ore, si sono addensati sopra le sedi di Partito democratico e Movimento 5 Stelle, i due azionisti della maggioranza a favore del ddl Zan ma che non vogliono nemmeno perdere il voto dei cattolici. La scomunica ora, proprio sotto elezioni, i cattolicissimi Enrico Letta e Luigi Di Maio (gli succederà a breve Giuseppe Conte, uomo ancor più timorato di Dio), non vogliono certo rischiarla.

La dura, e forse a tratti inattesa, reprimenda del Vaticano sul ddl Zan che secondo la Santa Sede violerebbe nientemeno che il Concordato, è più di un semplice ostacolo sul percorso della norma: rischia perfino di aprire ferite nella maggioranza di governo. Un governo, quello guidato da Mario Draghi, che obiettivamente è stato costruito con altri intenti.

IL DDL ZAN VIOLA DAVVERO IL CONCORDATO?

Questo non vuol dire che il tema dei diritti civili sia secondario e possa perfino essere scavalcato dalle faccende economiche, quali PNRR e Next Generation Eu. Ma difficilmente, dopo lo “scherzo da prete” odierno di Papa Francesco, si coagulerà un largo consenso al ddl Zan. Non dopo che il Vaticano ha evocato persino la violazione del Concordato laddove il ddl Zan diventasse legge a tutti gli effetti. Italia Viva, forte delle proprie origini democristiane, del resto, si era già smarcata da un pezzo. Forza Italia era ben poco convinta, anche a costo di scindersi ulteriormente, la Lega del tutto contraria. Un ddl alternativo allo Zan era stato presentato dalla forzista Licia Ronzulli, da Matteo Salvini e dai centristi Paola Binetti e Gaetano Quagliariello.

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A metà mattina Enrico Letta e Luigi Di Maio sono perfino costretti a sentirsi per un colloquio. Finora le chiamate tra i due sono state rarissime, aspetto che ben evidenzia la potenza del petardone Vaticano. Gli azzeccagarbugli pontifici, probabilmente, mirano ad aggrapparsi con tenacia alla tutela offerta dall’articolo 2 comma 3 del Concordato siglato da Bettino Craxi e dal cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato, in rappresentanza della Santa Sede, nel 1984: “È garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Il disegno di legge, approvato alla Camera il 4 novembre scorso è impantanato da mesi al Senato in commissione Giustizia. Ora, a seguito di un simile intervento, sembra che la Chiesa abbia già recitato il Requiescat in pace, e pazienza se lo stesso Concordato preveda anche l’indipendenza della politica italiana dai sermoni vaticani.

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