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Ilva, chi sono gli sherpa di Governo e Arcelor che hanno in mano il dossier

Ilva

Gli uomini e le donne che stanno seguendo da vicino le sorti del polo siderurgico dell’Ilva al Mise e a Taranto

Sono giorni caldi per l’ex Ilva, stretta tra la presentazione dell’atto di recesso del contratto di affitto del polo siderurgico da parte di ArcelorMittal, il ricorso cautelare urgente dei commissari (che dovrebbe essere depositato tra domani e venerdì) e i piani di Palazzo Chigi, alla ricerca di un’alternativa per non chiudere lo stabilimento dopo l’addio del gruppo angloindiano. In tutto questo aleggia la possibile reintroduzione dello scudo penale che potrebbe spaccare l’esecutivo.

CHI SI OCCUPA DEL FUTURO DEL’EX ILVA NELLE PRIME FILE

A gestire il dossier ci sono le prime file del governo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, senza dimenticare il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, e quello per il Sud, Giuseppe Provenzano. Della questione per l’esecutivo si stanno occupando anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Mario Turco, e il sottosegretario allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, come affermato dagli stessi membri del governo durante la presentazione del libro sull’economia circolare, promossa da Start Magazine, avvenuta ieri a Roma.

A Taranto, la vicenda è nelle mani di Lucia Morselli, chiamata solo poche settimane fa da ArcelorMittal alla guida del polo siderurgico. Un arrivo che ha fatto capire dove tirava il vento a chi conosce gli ultimi anni di vita professionale della manager con la passione della matematica. Attualmente membro di vari consigli d’amministrazione, Morselli nel 2014 — dopo aver imposto una pesante cura dimagrante alla Berco — è arrivata a Terni dove ha gestito il risanamento di Acciai Speciali Terni, l’azienda ultracentenaria dal 1994 controllata da ThyssenKrupp. Peraltro, proprio lei avrebbe dovuto guidare AcciaItalia, la cordata rivale di ArcelorMittal per rilevare l’ex Ilva. Dietro le prime file, però, ci sono anche le seconde file.

CHI SI OCCUPA DEL FUTURO DELL’EX ILVA NELLE SECONDE FILE

Al ministero dello Sviluppo economico segue in prima persona la vicenda Giorgio Sorial, 36enne bresciano di origini egiziane, vicecapo di gabinetto ai tempi del Conte 1, riconfermato nell’attuale governo. Deputato del Movimento Cinque Stelle durante la passata legislatura, non rieletto nell’attuale, al Mise — dove è stato chiamato dall’allora ministro Luigi Di Maio — è figura di riferimento per le circa 160 crisi aperte. Secondo Il Foglio agli ex colleghi di Montecitorio dopo la caduta dell’esecutivo gialloverde ripeteva di non voler restare al dicastero di via Molise tranne poi autocandidarsi al ruolo di sottosegretario dove gli è stata preferita Todde.

Ma al Mise è tutto il gabinetto di Patuanelli a svolgere un ruolo molto attivo sulla questione a cominciare dal capo, Vito Cozzoli. Alto funzionario della Camera, Cozzoli è stato chiamato a ricoprire questo incarico da Di Maio ma già aveva guidato il gabinetto del ministro Federica Guidi ottenendo, pare, un certo apprezzamento da parte del leader del Movimento Cinque Stelle. Da mesi dunque Cozzoli sta seguendo le sorti dell’ex Ilva e varie volte ha presieduto degli incontri al Mise con i commissari straordinari e con i vertici di ArcelorMittal.

Gli altri due vice capi di gabinetto sono Francesco Fortuna, anch’egli avvocato, che è coordinatore dell’ufficio di segreteria tecnica, ed Elena Lorenzini, cui sono state attribuite le materie di competenza della direzione generale per la politica industriale.

A Taranto, oltre ai molti legali che stanno prestando assistenza anche in relazione alla controversia sul recesso del contratto d’affitto, preliminare all’acquisto, si segnala un arrivo importante. Dal 1° novembre è stato assunto come capo del personale Arturo Ferrucci, chiamato da Morselli che lo ha avuto nello stesso ruolo in Ast ai tempi della vertenza del 2014. Una novità, anche questa, che ha spaventato i sindacati: proprio durante la difficile gestione del risanamento dell’acciaieria umbra un corteo notturno dei lavoratori finì sotto l’abitazione ternana di Ferrucci.

Forse in pochi ricordano però che ad allontanarlo dall’Ast è stata proprio Morselli a causa del suo coinvolgimento nell’indagine giudiziaria “Do ut des” della Procura di Terni, svolta dal Corpo Forestale dello Stato in seguito alla denuncia di un imprenditore secondo cui nell’acciaieria si era creata una sorta di consorteria che condizionava l’assegnazione degli appalti. Accusato di estorsione, per Ferrucci erano stati chiesti 2 anni e 6 mesi di reclusione. In seguito è stato assolto perché “il fatto non sussiste”. Nel frattempo l’ex capo del personale aveva avviato una causa di lavoro nei confronti di Acciai Speciali Terni, oggi guidato dall’amministratore delegato Massimiliano Burelli. Da luglio 2018 è diventato direttore del personale del gruppo Sangemini, di proprietà di Massimo Pessina, patron dell’omonimo gruppo di costruzioni ed ex editore dell’Unità. Lavoro che ha lasciato pochi giorni fa proprio per dire sì all’invito di Morselli.

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