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In arrivo la chat di Stato? Ecco cos’ha in mente il Governo
Dopo i casi di spionaggio, il Governo Meloni studia un’app per le comunicazioni in chat tra i vertici istituzionali in grado di garantire parametri di sicurezza di alto profilo
Banche dati compromesse, intercettazioni abusive e il crescente rischio che informazioni riservate possano finire nelle mani sbagliate: sono queste le preoccupazioni che hanno spinto il Governo Meloni – come riferisce il Sole24Ore – valutare l’adozione di una piattaforma di messaggistica criptata e dedicata esclusivamente agli organi di Stato. Seguendo l’esempio della Francia, l’obiettivo è garantire la sicurezza delle comunicazioni della presidenza del Consiglio, dei ministeri e, eventualmente, della presidenza della Repubblica.
Il progetto, coordinato dal sottosegretario Alfredo Mantovano, in collaborazione con Alessio Butti, sottosegretario con delega all’Innovazione, e le agenzie Agid e Acn, mira a individuare le caratteristiche prioritarie di questa “WhatsApp di Stato”.
COMUNICAZIONI END-TO-END
Al centro del sistema proposto vi è la tecnologia end-to-end encryption. Questo metodo garantisce che i messaggi siano crittografati direttamente sui dispositivi di origine e decifrabili solo su quelli di destinazione. Durante la trasmissione, i messaggi restano indecifrabili per provider di servizi, hacker o attori esterni, garantendo così che le comunicazioni non possano essere alterate o intercettate.
Questo sistema, che già tutela applicazioni comuni come WhatsApp e Signal, sarebbe essenziale per la protezione delle informazioni sensibili di Stato. Tuttavia, il controllo sui dati e sulle infrastrutture rappresenta un elemento cruciale per evitare che informazioni riservate finiscano in database esteri.
LE ANTICIPAZIONI DEL DIRETTORE DELL’ACN FRATTASI
Lo scorso maggio era stato proprio il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi, a parlare con l’Ansa di una sorta di ‘App sicura’ per tutelare le comunicazioni tra i membri del Governo, confermando la riflessione in corso su questo tema. Il ragionamento sulla ‘app sicura’, sottolineava allora il direttore dell’Agenzia cyber, “tiene sempre sullo sfondo l’attuale momento di grave turbolenza mondiale che stiamo vivendo, con una ‘terza guerra mondiale a pezzi’ come l’ha definita papa Francesco, in corso e la minaccia ibrida sempre più pervasiva. In questo quadro – aggiungeva – ha un senso aumentare il livello di protezione sui flussi comunicativi più delicati, più sensibili. In prima battuta, quindi, quelli che avvengono tra le autorità di governo, che riguardano la sicurezza nazionale”. Oltre al rischio rappresentato dall’installazione di social come Tik Tok sui cellulari dei dipendenti della Pa.
IL MODELLO FRANCESE
La Francia ha già adottato un sistema simile. A dicembre 2023, l’ex premier Elisabeth Borne ha imposto ai membri del governo e ai dirigenti ministeriali di abbandonare app come WhatsApp e Telegram, optando per Olvid, una piattaforma sviluppata da una start-up parigina. L’obiettivo dichiarato è duplice: rafforzare la sicurezza delle comunicazioni e promuovere la sovranità tecnologica francese.
In Italia, invece, si valuta una soluzione “made in Italy” che rispetti il principio di sovranità tecnologica. Come sottolineato dal Sole24Ore, alla fine però sembra che l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale non sarà direttamente coinvolta nello sviluppo dell’app.
LE CARATTERISTICHE RICHIESTE AL NUOVO SISTEMA DI CHAT
Il nuovo sistema dovrà essere compatibile con le infrastrutture informatiche della Pubblica Amministrazione e prevedere elevati standard di controllo sui dati e sugli accessi. Inoltre, sarà fondamentale che le infrastrutture siano gestite direttamente dagli enti pubblici, riducendo i rischi legati a server condivisi.
Tra le possibili soluzioni italiane, si distingue la piattaforma TelsylnTouchApp sviluppata da Telsy, azienda del Gruppo TIM specializzata in cybersecurity. Questa applicazione potrebbe rappresentare un’opzione concreta, purché risponda a tutti i requisiti di sicurezza richiesti.
IL CONTESTO ITALIANO, UNA MINACCIA CRESCENTE
Il progetto nasce in un contesto in cui la minaccia cibernetica è in continuo aumento. Nel 2023, l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha gestito 1.411 attacchi cyber, con un incremento del 29% rispetto all’anno precedente. Anche Elisabetta Belloni, direttrice del Dipartimento per la Sicurezza, ha sottolineato l’intensificarsi delle attività di spionaggio da parte di attori statali e privati. In ballo, dunque, c’è non solo la necessità di dotarsi di strumenti sicuri e affidabili per la comunicazione istituzionale, ma anche una maggiore indipendenza tecnologica e la tutela della sicurezza nazionale.