skip to Main Content

La politica e il giornalismo tra manovra e petardi

Manovra

I Graffi di Damato

Giusto per non perdere l’abitudine di mescolare cronache politiche e giudiziarie nei passaggi cruciali del governo e della maggioranza di turno, o anche delle opposizioni, vale la pena distogliere per un attimo lo sguardo dall’ultimo miglio del negoziato in corso con la Commissione Europea sulla controversa manovra finanziaria gialloverde e occuparsi dell’ultimo Silvio Berlusconi. Che è quello “sparato” sulla prima pagina del Fatto Quotidiano: il Berlusconi 2, lo ha chiamato il direttore Marco Travaglio nel suo editoriale per distinguerlo e poi confonderlo, naturalmente, col Berlusconi di sempre, numero 1. E’ quello che sta spingendo Matteo Salvini a rompere l’alleanza di governo con i grillini, pur da lui autorizzata sei mesi fa, e starebbe reclutando alla sua maniera un po’ di parlamentari, persino o soprattutto pentastellati, per realizzare un’edizione straordinaria di centrodestra, capace di evitare che una crisi porti ad elezioni anticipate, osteggiate dal presidente della Repubblica. Ma non è detto -fra parentesi- che Sergio Mattarella non sia contrario anche ad un centrodestra raffazzonato, vista la smentita opposta di recente proprio a intenzioni attribuitegli in questa direzione dallo stesso Berlusconi dopo una visita al Quirinale.

LO SCOOP DEL FATTO QUOTIDIANO

Tenetevi forte perché lo scoop del Fatto Quotidiano è grosso. E anche doppio. E’ uno scoop mancato a La Stampa, il giornale di Torino, per insipienza professionale del suo direttore Maurizio Molinari, che l’aveva relegato in 22 righe in fondo, a destra, alla pagina 9 e si è rimediato perciò da Travaglio un esame supplementare di giornalismo, con relativa e inappellabile bocciatura.

Meno male che il giornalismo italiano, per quanto malmesso, ha ancora le risorse del Fatto Quotidiano, appunto, che ha raccolto, sviluppato, spiegato e riproposto quelle 22 righe in una storia di copertina che ripropone il Berlusconi sostanzialmente stragista, oltre che corruttore, frodatore Il Fatto su del fisco e puttaniere. D’altronde -ha avvertito Travaglio– l’ex presidente del Consiglio è già indagato a Firenze per strage, per non parlare del suo amico Marcello Dell’Utri, pluricondannato per mafia, visto che nei mesi scorsi, sia pure in primo grado, si è beccato un’altra condanna, appunto, per la famosa “trattativa” fra pezzi dello Stato e la mafia nella stagione delle stragi. Lo scoop che alla Stampa non hanno capito, o -peggio- non hanno voluto capire nascondendolo in 22 miserabili righe in fondo a una pagina interna, sarebbe il verbale di un racconto fatto il 16 ottobre scorso dal pregiudicato di mafia, e pentito, Giovanni Brusca -quello della strage di Capaci- al capo della Procura di Palermo Giuseppe Lo Voi. Che ha trasmesso il relativo verbale alla Procura Generale anche in vista -ha precisato Travaglio- del processo d’appello sulla già ricordata “trattativa”.

In particolare, Brusca ha raccontato di avere saputo dal capo latitante della mafia Messina Denaro della confidenza fattagli nel 1995 dal mafioso Giuseppe Graviano di avere appena incontrato Berlusconi notandogli al polso un orologio da 500 milioni di lire: forse con la fascetta del prezzo ancora appesa al cinturino, debbo sospettare, essendo quel Graviano noto non come un gioielliere capace di valutare a vista un orologio.

Quel Graviano, invece, è lo stesso che, intercettato una volta in carcere, disse che Berlusconi nel 1992, tentato di entrare in politica mentre crollava Tangentopoli, gli chiese “la cortesia” di qualche attentato che scuotesse ulteriormente il Paese e rimuovesse definitivamente i “vecchi” ancora al potere, fra i quali c’erano -sia detto fra di noi- anche amici suoi, cioè del Cavaliere di Arcore, che ne avevano sostenuto come potevano la scalata alle antenne, e ad altro.

LA CORTESIA RICHIESTA DAL CAVALIERE

Arrivato al governo, come si sa, nel 1994 con i funerali elettorali della cosiddetta prima Repubblica, la cui agonia era stata gestita dal primo governo di Giuliano Amato e dal primo e unico governo di Carlo Azeglio Ciampi, il Cavaliere non si sarebbe dimenticato della “cortesia” -ripeto- chiesta e accordatagli da Graviano, tanto da incontrarlo nel 1995, peraltro quando già non era più presidente del Consiglio per via della crisi provocata dopo soli nove mesi dall’allora capo della Lega, e ormai ex alleato, Umberto Bossi. Se ne sarebbe invece dimenticato dopo l’arresto di Graviano, non aiutandolo ad uscire dai guai, insieme col resto dell’organizzazione mafiosa. Ed ora che, guarda caso, Berlusconi cerca ancora una volta di rimanere sulla scena politica, pur col suo partito ridotto ai minimi termini dall’avanzata che sembra irresistibile della nuova Lega di Salvini, si rimedia da Graviano quel che merita, secondo la lettura di quelle 22 righe della Stampa da parte di Travaglio. Si rimedia cioè la vendetta.

NEL FRATTEMPO, LA TRATTATIVA SULLA MANOVRA

E noi, poveri e comuni mortali, continuiamo a perdere il tempo appresso all’ultimo miglio della trattativa fra Roma e Bruxelles sui conti all’esame del Parlamento, magari pregando per il miracolo che quell’impertinente di Emilio Giannelli, nella vignetta di prima pagina del Corriere della Sera, ha fatto chiedere al Papa dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il quale è stato ricevuto davvero in Vaticano, non per finta, tra un volo e l’altro per la capitale belga, o tra un vertice e l’altro a Palazzo Chigi, visto che leghisti e grillini continuano a beccarsi come i polli di Renzo di manzoniana memoria, pur prigionieri entrambi delle troppo costose promesse fatte ai loro elettori e in via di forzato ridimensionamento, a dir poco.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top