Skip to content

La politica economica di Draghi verso gli Stati Uniti d’Europa

Politica fiscale espansiva, nuovi posti di lavoro, riforma della giustizia e maggiore integrazione europea su tutti i fronti: eurobond, unione fiscale, mercato unico dei capitali e bilancio comune. La politica economica di Draghi è rivolta verso gli Stati Uniti d’Europa

Ieri durante la conferenza stampa insieme al ministro Speranza, Mario Draghi ​ha spiegato la sua idea di politica economica per uscire dalla crisi puntando dritto agli Stati Uniti d’Europa. Il piano Draghi per l’Italia e per l’Ue si fonda su quattro pilastri: la campagna di vaccinazione, le politiche espansive per creare posti di lavoro e – in particolare per il nostro paese – una riforma della Giustizia. Il tutto approfondendo l’integrazione europea su tutti i fronti, con l’obiettivo di realizzare gli Stati Uniti d’Europa.

LA POLITICA FISCALE

Le parole di Draghi sulla politica fiscale sono state queste: ​”​Si vedrà una politica fiscale espansiva per i prossimi mesi in tutti i paesi europei​.​ Perché noi siamo già molto interconnessi​.​ Si sta vedendo in Germania​,​ dove è stata chiesta l’autorizzazione a espandere il debito​.​ Si sta vedendo in Francia​.​ Un po’ tutti i paesi si avviano su quella strada​.​ Il punto è vedere se riusciranno a fare abbastanza​.​ Oggi il pericolo è far troppo poco​. ​Non fare un pochino di più​. La composizione è essenziale​. Proprio per la disponibilità di mezzi che l’Unione europea ha e che i singoli paesi hanno​.​ E che non durerà per sempre​.​ È essenziale che questi mezzi ​siano impiegati​ i​n modo che si costruisca il nostro futuro​. Noi abbiamo avuto un periodo lungo anche di più di un anno in cui era necessario ed è ancora necessario​​ Sostenere gli individui, le famiglie, le imprese che hanno chiuso e hanno perso ogni attività​.​ Man mano, speriamo, ci sposteremo sempre di più verso un’iniezione​, u​no stimolo​, c​he andrà verso gli investimenti​.​ In questo senso la campagna di vaccinazione è fondamentale​”.​

IL LAVORO

Sul lavoro, Draghi ha indicato la strada per combattere la disoccupazione: “​In altre occasioni dicevo​:​ bisogna a un certo punto creare anche posti di lavoro​.​ Perché è probabilmente ci sarà un aumento della disoccupazione​.​ Perché ci saranno tanti aggiustamenti che la nostra società dovrà subire​​.​ E non abbiamo ancora visto molto di quello che potrà succedere​.​ I posti di lavoro si creano facendo nuovi progetti​.​ Questo è un governo che ha preso questo impegno​ a​ far progetti nuovi.​ Nel campo della digitalizzazione​.​ Della transizione ecologica​.​ Della lotta al cambiamento climatico​.​ Non è che i posti di lavoro si creano solo con le fabbriche di metallo​.​ Si creano anche con queste cose​.​ Ma bisogna fare anche le cose vecchie​.​ Quelle che vanno bene, che sono state finanziate, approvate​, ma,​ per tanti motivi​ – e ora vengo al punto della semplificazione​ amministrativa​ -​ non sono state ancora fatte​. ​E questa è un’altra sfida​, indubbiamente​, c​he il governo ha davanti​.​ Attuare il vecchio che va bene e aprire il nuovo che va bene​.​ Lo dico in termini molto banali​. ​Ma queste sono le sfide che abbiamo​”.​

​LA GIUSTIZIA

Rispondendo alla domanda di un giornalista, Draghi ha parlato anche di Giustizia: “​È molto complicato dire che i timori degli investitori debbano​. ​Come dire​. ​Disegnare la futura giustizia di un paese​…​ È un’affermazione…​ ​Bisogna cercare di arrivare a una situazione in cui gli investitori si sentono rassicurati dalla Giustizia​.​ Però qui il punto fondamentale è la velocità​.​ È la rapidità​.​ È la certezza del diritto​.​ L’applicazione del diritto in tempi rapidi e certi e con modalità certe​.​ Credo che questa sia la cosa che rassicura di più​”.​

L’INTEGRAZIONE EUROPEA

Draghi aveva già accennato nella sua prima conferenza stampa (venerdì 19 marzo), che ci troviamo nel pieno della crisi economica e di una gravissima emergenza sanitaria. E che questo non è il momento di parlare di debito pubblico per tagliarlo, ripagarlo o ristrutturarlo. “Adesso è il momento di dare i soldi, non di riceverli​”​, aveva detto il presidente del Consiglio​. E​ lo ha ripetuto anche ieri. Aveva spiegato che sarà in tempo di pace, quando l’economia andrà bene, che bisognerà parlare del debito pubblico e di come ridurlo, e agire su esso. Ma adesso bisogna “spendere senza paura di spendere troppo, ma solo di spendere troppo poco, che sarebbe l’unico rischio”.

Come ha fatto capire Draghi durante la conferenza stampa di ieri, “se vogliamo che l’euro sia forte come il dollaro, dobbiamo seguire ​l’esempio degli Stati Uniti verso l’unione fiscale, il mercato unico dei capitali​, il bilancio comune​, i titoli comuni (gli eurobond), ​e le consistenti politiche espansive​ di stimolo” – finalizzate all’occupazione.​

IL MODELLO STATUNITENSE

Se osserviamo cosa stanno facendo gli Stati Uniti per combattere la pandemia, almeno da quando è arrivato Biden, il quadro che ne scaturisce – come ha spiegato Giovanni Farese, professore di Storia dell’Economia all’Università Europea di Roma e Marshall Memorial Fellow del German Marshall Fund of the United States – non è confortante, o almeno non in misura soddisfacente.​ ​Il professore ricordava in una recente intervista che si è aperto un gap nei rispettivi stimoli fiscali tra Europa e Stati Uniti. “Se guardiamo agli Stati Uniti, tra Cares Act (aprile 2020), Covid Act (dicembre 2020) e American Rescue Act, noto come piano Biden (marzo 2020) – che da solo ammonta a 1.9 trilioni di dollari – la stima dello stimolo complessivo è prossima al 25 per cento del Pil degli Stati Uniti. In Francia lo stimolo fiscale complessivo è stimato intorno al 12 per cento, in Germania al 9, in Italia al 7,5. Il Next Generation Eu, approvato a luglio 2020, ammonta a 750 miliardi di euro, ma le somme attese per quest’anno ammontano all’incirca all’1 per cento del PIL dell’area euro”.

Dunque, la Cina e gli Stati Uniti stanno uscendo dalla crisi più forti di quanto non fossero prima, e l’Europa ne uscirà o più forte o più debole. Come ha scritto Farese: “non dipenderà altro che dalle decisioni politiche che verranno assunte”.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su