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Le paroline di Mattarella

Mattarella

I Graffi di Damato sull’amaro Quirinale…servito da Mattarella alla politica e alla magistratura

Tutto sembrava congiurare al Quirinale contro Giuseppe Conte e i ministri che l’accompagnavano per il consueto incontro col presidente della Repubblica alla vigilia di appuntamenti importanti come il Consiglio Europeo. Le stesse distanze di sicurezza e gli stessi gesti imposti dall’emergenza virale sembravano funzionali  al disagio che avverte il capo dello Stato di fronte all’oggettiva debolezza del governo e, più in generale, del quadro politico.

Protetto della mascherina e dalla sanificazione appena praticata presumibilmente alle mani unite in un saluto solo accennato, il presidente Sergio Mattarella sembrava nascondere a malapena una sua amarezza. E ciò non tanto per il carattere scontatamente e ancora interlocutorio del vertice europeo per la definizione delle quantità e modalità degli interventi finanziari, economici e sociali imposti dagli effetti dell’epidemia virale, quanto per la deludente prova appena data dallo stesso governo e dalle opposizioni nel confronto svoltosi in Parlamento su questi problemi.

L’ESCAMOTAGE DEL GOVERNO CONTE

Il governo, come si sa, è ancora una volta ricorso all’escamotage della comunicazione trasformata in “informativa” per evitare un voto, sino a procurarsi la censura a Palazzo Madama di una riserva della Repubblica quale dovrebbe essere ritenuto l’ex presidente del Consiglio ma senatore a vita Mario Monti. Che ha denunciato in questo espediente una violazione alla legge che disciplina l’azione del governo nel rapporto con l’Unione Europea.  Anche l’’opposizione, dal canto suo, si è confermata incapace, per le divisioni che l’attraversano, di indicare una linea alternativa: per esempio, di netta e chiara accettazione dell’irripetibile occasione di aiuto offertaci dall’Europa nel campo sanitario col famoso meccanismo di stabilità, inviso nella maggioranza ai grillini e nell’opposizione ai leghisti e ai fratelli e sorelle d’Italia di Giorgia Meloni.

IL RICHIAMO DI MATTARELLA

Il richiamo alla necessità di “scelte rapide” fatto da Mattarella valeva quindi sia per Conte e i suoi ministri ospiti al Quirinale sia per l’opposizione assente ma sempre pronta a coinvolgerlo, a volte molto maldestramente, nei suoi assalti parlamentari e di piazza al governo. La politica, a questo punto, deve essere apparsa a Mattarella “ripiegata su se stessa” come la magistratura, del cui stato di crisi egli ha parlato nello stesso giorno e nello stesso Palazzo del Quirinale partecipando alla celebrazione di sei magistrati uccisi da terroristi e mafiosi,

La politica e la magistratura ripiegate in se stesse nel medesimo momento di crisi del Paese, e di un cambiamento epocale di stili addirittura di vita imposto da un’epidemia più volte paragonata anche da Mattarella per dimensioni ed effetti, o per entrambi, ad una guerra mondiale, erano e sono francamente il peggio che, nella loro combinazione, potesse e possa abbattersi sulla  collettività nazionale. A nome e per conto della quale parla e soffre il capo dello Stato come un  profeta inascoltato, simile non tanto al “picconatore” Francesco Cossiga evocato dal Giornale quanto a Luigi Einaudi — il primo vero e proprio presidente dopo l’esperienza “provvisoria” di Enrico De Nicola — passato alla storia anche per le sue “prediche inutili”. Cui probabilmente si è ispirato sul Corriere della Sera il quirinalista Marzio Breda attribuendo anche a Mattarella il no alla pratica di “prendere tempo per perderlo”.

 

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