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Legge elettorale raggiunto primo accordo in maggioranza su proporzionale corretto

Seggi Parlamento Proporzionale Coronavirus

Il Partito democratico ha detto no ad un proporzionale puro e si è escluso dal raggio di azione il sistema maggioritario.

Un primo accordo è stato raggiunto dalla maggioranza sulla legge elettorale, ma dovrà essere perfezionato in una prossima riunione, già convocata per mercoledì prossimo.

I partiti della maggioranza hanno raggiunto una convergenza su una legge elettorale sul modello del proporzionale corretto.

PROPORZIONALE CON CORREZIONI TESE AD EVITARE FRAMMENTAZIONI

La nuova legge elettorale avrà un impianto proporzionale, con alcune correzioni tese ad evitare la frammentazione della rappresentanza in Parlamento

Nelle prime simulazioni i partiti hanno ragionato sulla creazione di una serie di collegi medio piccoli che hanno lo scopo di correggere il proporzionale, richiamandosi quindi al modello spagnolo.

Il vero scoglio da superare attualmente sembra essere la soglia di sbarramento. I partiti della maggioranza propendono per una soglia di ingresso sul 4-5 per cento. Ma trovano la comprensibile opposizione di Leu, uno dei partiti più piccoli della maggioranza, che chiedono di abbassare sensibilmente il livello.

NO A RITORNO SISTEMA MAGGIORITARIO

Tramonta, invece, la possibilità del ritorno a un sistema maggioritario o parzialmente maggioritario, ma soprattutto cade l’ipotesi di una legge elettorale che contempli il doppio turno, come in un primo momento avevano suggerito alcune componenti del Partito Democratico.

I TEMPI DELLA RIFORMA

La scelta di fondo, di natura prettamente politica, è la velocità con cui procedere con la riforma elettorale. Per alcuni mandarla avanti rapidamente rischia di accelerare la fine della legislatura, mentre altri paventano un pericolo simmetricamente opposto: se per una qualsiasi ragione dovesse cadere a breve la legislatura, prima di avere la nuova legge, si voterebbe con il Rosatellum, un sistema elettorale che favorirebbe la Lega di Salvini che, in caso di mancata alleanza tra Pd e M5s, potrebbe vincere quasi tutti i collegi uninominali.

Il tema dei tempi si intreccia con quello della eventuale richiesta di referendum sul taglio dei parlamentari che va presentata entro il 12 gennaio.

LE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO D’INCÀ

Per il ministro per le riforme Federico D’Incà si tratterà di un modello anti frammentazione. Il ministro ha spiegato “Abbiamo avuto un vertice molto positivo. Stiamo rispettando i tempi che ci eravamo indicati, dunque entro fine anno sarà pronta la proposta da incardinare in Parlamento”.

Ha continuato “non resta che attendere la discussione in Parlamento, in modo da accogliere le indicazioni di deputati e senatori, anche di quelli che siedono tra i banchi dell’opposizione”.

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