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Milano-Cortina per le Olimpiadi 2026. Ecco chi ha lavorato alla rottura con Torino

Legge Olimpica

Chi c’è dietro la rottura con Torino e l’ascesa del duo MIlano-Cortina per la candidatura alle Olimpiadi 2026? Retroscena e ricostruzione di un disegno che porta la firma dell’asse lombardo-veneto leghista, ma non solo. SI lavora già ad una ricucitura con il capoluogo piemontese? Ecco i dettagli.

Olimpiadi 2026. Le decisioni del Coni

La decisione del Coni, che tramite il suo presidente Giovanni Malagò si appresta a candidare formalmente il duo Milano-Cortina per le Olimpiadi 2026 sta scatenando una bagarre politica che rischia di lasciare il segno negli attuali equilibri istituzionali del Governo targato Lega-Movimento 5 Stelle. Il dossier della candidatura Milano-Cortina, che ancora non esiste e che siamo tutti in attesa di leggere, ha avuto la spinta di molti soggetti e un gioco delle parti che in questi mesi si è sviluppato sull’asse lombardo-veneto, con le due regioni saldamente a guida leghista, e il Comune di Milano, che di fatto ha messo all’angolo il Comune di Torino, a guida pentastellata.

Olimpiadi 2026. L’entusiasmo di Luca Zaia

Il Governatore della Regione Veneto, che ieri ha esultato di fronte alla formalizzazione della candidatura Milano-Cortina per le Olimpiadi 2026 (“così capiranno quei due o tre lazzaroni che pensavano di metterci all’angolo”, ha dichiarato ieri Luca Zaia. Ma a chi si riferiva? Ai 5 Stelle?), pare essere stato tra i maggiori artefici del progetto; a questo si è aggiunta la sponda del primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala, che di fatto a creato la rottura con la città di Torino, nel mese di settembre quando ha espresso la sua posizione: “Rinnoviamo la nostra disponibilità ad ospitare i Giochi olimpici invernali ma il ruolo di Milano deve essere chiaro“. Intenzione non velata del primo cittadino meneghino era quella di presentare il nome di Milano prima di quello di Torino e Cortina, per una questione di brand e di riconoscibilità dato dal primato della città meneghina. A questo punto l’asse tra Zaia-Sala e Fontana si è rinsaldato di fronte alle critiche e alle osservazioni di Chiara Appendino, che ha sempre guardato con occhio critico alla candidatura a tre iniziale, soprattutto pensando ai costi e ai benefici conseguenti di una manifestazione come quella delle Olimpiadi.

Le reazioni di Chiara Appendino

La stessa Chiara Appendino, a proposito delle Olimpiadi 2026, ha dichiarato stamane a Radio Anch’io, ai microfoni di Giorgio Zanchini, che le ha chiesto se ormai fosse stata detta una parola definitiva sull’esclusione del capoluogo piemontese: “Per quanto mi riguarda non è finita, come città è da mesi che lavoriamo a questa candidatura. Sono giorni che insisto: se esiste Milano-Cortina esiste anche Torino, per questo bisogna mettere a confronto le due candidature e metterle ai voti. Chi ha scelto Milano Cortina deve prendersi la responsabilità di spiegare come si fa, visto che non ci sono gli impianti”. La sindaca di Torino ha incalzato ancora: “Non si capisce chi mette le risorse. Il dossier Milano-Cortina non esiste, non c’è neanche trasparenza; come penseranno le due regioni di coprire i costi? Ritengo che le Olimpiadi si debbano fare e fare bene, perché sono un opportunità di sviluppo. Il modello a tre non prevedeva i costi di gestioni dell’evento per un’area che va dal Piemonte a Cortina. Ho anche pensato di dimettermi per sostenere la candidatura di Torino“. Dimissioni a cui la sindaca di Torino non pensa più, anzi dal tono dell’intervista si percepisce quasi una voglia di riscatto per l’immagine di Torino, forte del fatto che gli impianti nell’area Milano-Cortina non ci sono ancora.

Olimpiadi 2026 Chiara Appendino su Facebook
Olimpiadi 2026. Lo sfogo di Chiara Appendino su Facebook

Questioni di “campanile”?

E qui la questione territoriale, o campanilistica se vogliamo, ha giocato un ruolo molto importante, perché il Governatore lombardo, Attilio Fontana si è aggiunto all’asse Sala-Zaia per timore che gli impianti della Valtellina (Bormio) rimanessero marginalizzati dall’accordo originario a tre con il Piemonte e Torino. Chi ha cercato di tenere l’equilibrio invece è stato Giancarlo Giorgetti, che da Palazzo Chigi ha cercato in tutti i modi un’intesa con il Movimento 5 Stelle, ma alla fine le Regioni del Nord a guida leghista hanno avuto la meglio. “Molto probabilmente – dichiara una fonte bene informata vicina a Via Bellerio – le regioni pensano, in virtù della loro forza e della loro autonomia, che non si debba tenere conto degli equilibri istituzionali del Governo, anche per paura di una marginalizzazione che possono scontare con l’asse gialloverde”.

Le speranze di Torino e le posizioni di Malagò

Staremo a vedere se a questo punto la linea di recuperare Torino per le Olimpiadi 2026, che si legge nelle parole della Appendino, ma soprattutto in quelle di Malagò potrà diventare una realtà. Ecco cosa ieri il numero uno del Coni ha dichiarato all’Ansa sulla richiesta della Appendino di mettere ai voti i due dossier Milano-Cortina e Torino: “Ho letto le dichiarazioni della sindaca Appendino, che auspica ci sia una votazione del Consiglio nazionale del Coni. Tutto mi si può dire tranne che non siamo stati pazienti, disponibili o sostenitori del fatto che Torino fosse della partita. Da parte del Coni, nulla di ostativo, anzi. Se si può fare dopo la sessione Cio di Buenos Aires? Sì, assolutamente. Non c’è nessun problema. Ci sarà una candidatura italiana, non c’è nulla in contrario. Lì presenteremo l’unica candidatura sul tavolo, Milano e Cortina. Se poi ce ne fosse un’altra diremo al Cio che il Consiglio nazionale del Coni ha invertito la candidatura. Anche perché, gli incontri con il Cio sono fissati nel mese di novembre”.

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