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Non solo Amadeus. La strategia di Discovery che preoccupa Cairo e Berlusconi
Dati, rumors e strategie della Warner Bros. Discovery, mentre tra indiscrezioni e smentite il gruppo americano sembra puntare anche sull’informazione. Cairo in allarme
E’ fatta, ufficiale. Amadeus entra nella squadra Warner Bros. Discovery. Un accordo quadriennale con debutto previsto dal prossimo autunno sul Nove. Finisce così la telenevola intorno al popolare conduttore televisivo. L’attenzione si sposta tutta sul gruppo Warner Bros. Discovery che, dopo Fabio Fazio, porta a casa un altro colpaccio nel mondo dell’intrattenimento televisivo destinato a spostare vari equilibri, non solo mediatici ma anche commerciali.
I PROGETTI DI WARNER BROS. DISCOVERY PER AMADEUS
Amadeus nel corso della prossima stagione televisiva condurrà sul Nove un programma di access prime time e due di prime time. Nei prossimi mesi saranno annunciati i dettagli dei progetti che lo vedranno protagonista. “Siamo entusiasti di accogliere nella nostra squadra Amadeus, fuoriclasse della tv, straordinario artista e volto tra i più amati dal pubblico italiano – ha commentato Alessandro Araimo, managing director Warner Bros. Discovery Sud Europa – Siamo impazienti di lavorare insieme, di unire la grande energia che lo contraddistingue – e che sicuramente saprà portare nel nostro Gruppo – con la creatività dell’editore che più di ogni altro negli anni recenti ha rinnovato la tv italiana.”
LA STRATREGIA DI WB DISCOVERY, TERZO POLO DELLA TV IN ITALIA
E’ sempre Araimo a indicare obiettivi e strategia della Warner Bros. Discovery, che “vuole essere ancora più protagonista in Italia con il canale Nove – sempre più ricco di artisti e formati unici e distintivi – con l’intero portfolio di canali tv free e pay, con lo sport, le piattaforme digitali e la produzione e distribuzione cinematografica. Un sistema di mezzi che ci rende, nel mercato italiano, un soggetto unico in grado di valorizzare pienamente i maggiori talenti creativi del Paese”.
Come ricorda il Giornale “oggi Discovery, parte del gruppo Warner Bros. Discovery dopo la fusione nel 2022, è il terzo editore italiano con il 10 per cento di share, contro il 7 per cento circa su cui viaggia Sky e il 4 per cento del gruppo La7. Nove, cui oggi approda Amadeus, è il gioiello della corona e rappresenta una storia di successo straordinaria. Nel 2015, quando Discovery lo prende dal gruppo Espresso, è un canale che fa lo 0,2 per cento. Siamo al nano share, ma poi arriva Crozza e l’anno scorso Fazio”.
DATI E NUMERI DI WB DISCOVERY
Se si guardano i dati, emerge che nei primi mesi di quest’anno lo share è andato su del 30 per cento, arrivando al 2,3 per cento e addirittura al 3,4 per cento in prime time, dove l’impennata nella prima parte del 2024 è stata del 63 per cento.
L’investimento su Amadeus chiaramente ha come obiettivo quello del ritorno in termini pubblicitari, come è già accaduto con Fazio: “la pubblicità raccolta da Discovery, che nel 2022 era a quota 220 milioni – ricorda sempre il Giornale – raggiunge secondo la Nieksen a bilanci non ancora pubblicati, i 255 milioni nel 2023, con un cambio di passo a maggio quando si annuncia il nome di Fazio. E presto per parlare del 2024, ma la performance prosegue a due cifre e c’è da immaginare che i numeri si moltiplicheranno a danno dei contendenti. In somma, il basso profilo, che solo ora comincia a cadere, va di pari passo con la solidità dei conti: 18 milioni di utili e un fatturato di 246 nel 2022”.
Ma non c’è solo Nove. Un altro canale che offre anche sport e cartoni animati è Real Time (uno dei 10 canali free del gruppo che poi ne ha altri cinque a pagamento), dal 2010 passato in chiaro sdoganando generi allora sconosciuti, come i tutorial per truccarsi e poi azzecca una serie di trasmissioni che oggi vanno di moda: Bake off, con Benedetta Parodi, Cortesie per gli ospiti, Casa a prima vista, forse il successo più recente con tre agenti immobiliari pronti a sfidarsi. Già nel 2013, Discovery ha raddoppiato la sua platea e cattura più del 5 per cento del pubblico tv.
IL TARGET DI TELESPETTATORI DI NOVE CHE POTREBBE INSIDIARE MEDIASET
Un’attenta analisi, anche con riferimento al target degli spettatori che ad oggi hanno mostrato una certa fidelizzazione, la fornisce Italia Oggi. Il focus è su Nove “canale in prospettiva con un palinsesto robusto sull’intrattenimento per più sere alla settimana, con un target giovane, un po’ più femminile e Nord Italia, potrebbe davvero attirare molti investimenti pubblicitari, e quindi infastidire non tanto la Rai, che ha comunque le spalle coperte grazie al canone ed è limitata da severi tetti sull’affollamento da spot, ma piuttosto la vera regina dell’advertising in Italia: Mediaset. E, in particolare, Canale 5”.
Da notare, in merito, la querelle delle ultime ore che ha riguardato proprio i due big player della tv italiana a seguito di un articolo pubblicato su Repubblica secondo cui lo stesso cda della Rai avrebbe ammesso il sorpasso negli ascolti tv da parte da parte di Mediaset. Notizia smentita informalmente di buon mattino dall’ad Rai Roberto Sergio con un messaggio inviato a Fiorello e letto in diretta dallo showman corso del consueto programma su Rai2.
Sempre Italia Oggi traccia poi un profilo del target di riferimento del pubblico dei principali gruppi televisivi. Viene evidenziato come “il polo di canali WB Discovery già nel 2023 ha una proposta editoriale apprezzata al Nord, e meno al Sud: raggiunge il 9,3% al Nord, il 7,4% al Centro e il 5,9% al Sud. Se dovesse aggiungere anche molta quantità alla qualità del profilo, ecco che diventerebbe realmente insidioso per Mediaset e il suo portfolio di programmi di intrattenimento targati Maria De Filippi, Antonio Ricci, reality e serie turche”.
RUMORS SU SHOPPING A LA7. OBIETTIVO TG SUI CANALI DISCOVERY?
Leggendo le varie indiscrezioni sembra che il sogno proibito dell’amministratore delegato Araimo sia Antonella Clerici, mentre qualcuno ipotizza una campagna acquisti fra le star di La7, come Lilli Gruber e Giovanni Floris. E c’è chi, tra il serio e il faceto (tra cui il solito guastatore Fiorello), arriva a insinuare mire del gruppo americano “sull’intero blocco informativo della rete di Urbano Cairo. Che – come scrive Repubblica – significherebbe, oltre a Floris, anche la struttura guidata da Enrico Mentana.
Nonostante il programma di access prime time previsto per Amadeus, Repubblica scrive infatti come a Discovery siano consapevoli che rispetto a Rai1 ad esempio manchi qualcosa, “il traino sontuoso e prestigioso”, appunto “il Tg”, allora “altro che terzo polo, per quanto potenziale”.
“Controindicazioni” aggiunge Dipollina su Repubblica: “c’è caso che di fronte a tanto attivismo discoveryano, gli altri a un certo punto decidano che magari qualcosa da dire ce l’avrebbero anche loro. E si parla sì di Urbano Cairo e del Terzo polo in carica attualmente, ma si parla soprattutto di Mediaset: per identità e prospettive, per quanto fantasiose, che si possano immaginare, Discovery sembra disegnare sé stessa nel futuro come polo commerciale deluxe, nuovo, pieno di attrattiva e personaggi (ultime nel vortice, Belen, Barbara D’Urso, ormai vale qualunque nome venga in mente).
Un polo senza certe zavorre del passato e a quel punto magari anche assai cool per un pubblico più esigente, ammesso che esista ancora. Per il Biscione, una prospettiva inquietante, soprattutto per l’ovvio assalto avversario al deposito pubblicitario di Zio Paperone. Ne hanno passate tante, e stravincendo, da quelle parti, ma stavolta chissà e i tempi sono cambiati per tutti”.
MENTANA (PER ORA) SMENTISCE: “TRA POCO COMPIO 70 ANNI..”
E’ lo stesso direttore del TgLa7 a provare a smentire in un’intervista sull’altro giornale del gruppo Gedi, La Stampa: «Non ho difficoltà a dire che il mio contratto scade il 31 dicembre del 2024. Quindici giorni dopo compio 70 anni, cosa mi metto a fare?». Ne fa un problema di anagrafe (chiede il giornalista)? «Per carità, solo i cattolici per il matrimonio dicono che non si cambia mai, ma ho fatto nascere il Tg5, rinascere il Tg La7 che Piroso aveva già avviato molto bene, ho condotto due telegiornali molto improntati su di me».
Stanco? «No, ma me ne sono sempre andato quando non c’erano le condizioni per lavorare bene. E successo alla Rai nel ’92 e a Mediaset nel 2009. Erano vigilie cruciali: la prima un anno prima di Tangentopoli, la seconda due an[1]ni prima della fine dell’era Berlusconi. Non è un caso: quando le cose in un’azienda filano sei libero, quando non filano più e ti accorgi che non puoi fare, te ne vai». Cosa pensa di questa campagna acquisti deL Nove? «In tre quattro anni ha portato Crozza, Fazio e Amadeus. Non mi pare la rivoluzione d’ottobre». E solo mercato? «E mercato e lo dobbiamo vivere laicamente».
Amen.