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Amadeus lascia la Rai, cosa c’entra la politica

amadeus rai

La politica dibatte e polemizza sull’uscita di Amadeus dalla Rai, tra le notizie principali dei media insieme alla guerra in Medio Oriente

Nonostante l’escalation in Medio Oriente che rischia di portarci tutti in un conflitto mondiale, nonostante la guerra in Ucraina, le elezioni Europee e quelle presidenziali Usa alle porte, da giorni in Italia una delle notizie più dibattute è quella del futuro professionale del presentatore Amadeus, campione di share e di incassi per cinque anni con il suo Sanremo. Il conduttore ha ufficializzato oggi che lascia la Rai, probabilmente per approdare alla Nove.

La politica, ovviamente, non poteva esimersi dal commentare questa notizia, che si inserisce nella narrazione delle continue accuse che l’opposizione rivolge al governo di aver ridotto il servizio pubblico dell’informazione a ‘Tele Meloni’.

RAI: MELONI, CONTROLLO GOVERNO? ‘LO GIUDICANO CITTADINI’

La stessa presidente del Consiglio, a margine della visita a Vinitaly a Verona a chi le chiedeva se ci sia un controllo del governo sulla Rai e del caso Amadeus, respinge a modo suo questa tesi: “Io penso che i cittadini lo possono giudicare se c’è un controllo sulla Rai”.

Da parte di Fratelli d’Italia commentano con sportività, anche per evitare di alzare i toni e prestare il fianco a ulteriori polemiche, considerata anche la popolarità trasversale di cui gode Amadeus. “La Rai ha risorse infinite, grazie di tutto ad Amadeus e auguri per il futuro” ha commentato Gianni Berrino, senatore di FdI e componente della commissione di Vigilanza Rai.

UNIRAI: “AMADEUS? NE ARRIVERANNO ALTRI”

A prendere posizione anche il neo sindacato dei giornalisti Rai con dna a destra: “L’addio di Amadeus? Ne arriveranno altri. È la logica del mercato e siamo sicuri che l’artista sarà riconoscente a questa grande azienda. Noi siamo concentrati sul tema vero che è quello della libertà sindacale e della par condicio tra le varie sigle. Su questo dovrebbero essere sensibili tutte le forze democratiche”.

M5S: “COLPO DURISSIMO ALLA RAI”

All’attacco ovviamente le opposizioni. Per il M5S si tratta “sicuramente di un colpo durissimo per la Rai se non altro degli immensi successi di ascolto di Amadeus e per tutto ciò che ne consegue da un punto di vista degli introiti pubblicitari e dell’affezione del pubblico. Ma soprattutto parliamo di un grande professionista. La Rai ne esce più povera, questo è fuori di dubbio. In generale ciò che emerge è un servizio pubblico che fa fatica rispetto a competitor che operano sul mercato da Media Company moderne, con piani industriali pluriennali di ampio respiro e con processi decisionali scevri da influenze esterne. Questo è l’aspetto su cui è necessario riflettere approfonditamente ed anche con velocità, anche in vista di una riforma che assicuri alla Rai risorse adeguate e certe, oltre che un intervento sulla governance. Riforma che con l’avvento del media Freedom Act europeo non è più procrastinabile”.

PD: “RAI DIVENTATA CASA INOSPITALE. E’ ‘TELEMELONI'”

Il Partito democratico interviene con il suo responsabile dell’informazione, Sandro Ruotolo, il quale a LaPresse evidenzia che “quando una casa diventa inospitale il problema è della casa non di chi va via. Prima Fazio, Annunziata Gramellini, ora Amadeus… bisogna interrogarsi su questo. Non conosco le motivazioni personali di Amadeus ma pongo problema della casa. Poi Amadeus è un investimento vita natural durante, non credo sia una questione economica, è che la casa gli sta stretta, ci sta male”.

“Prendo atto di questo declino aziendale – aggiunge- parliamo di prestigio e autorevolezza, è una situazione veramente pesante. Siamo preoccupati”. “Prendi par condicio, prendi Agi che diventa un caso europeo, se ci aggiungi il premierato non siamo più quelli dei padri fondatori dell’Ue, di Spinelli. È un’Italia che guarda al modello Orban e non al modello del manifesto di Ventotene. Siamo preoccupati perché non è ‘tanto peggio tanto meglio’ perché la Rai è un bene prezioso per il Paese. Oggi non lo è più perché è teleMeloni ma non canto vittoria se perde pezzi – conclude Ruotolo – non sono capaci e si lasciano scappare i pezzi pregiati, ma è un problema di tutti. Ci sono storie e professionalità, talenti messi a rischio. La storia del nostro Paese è legata alla Rai”, conclude.

I COMMENTI DELLE ISTITUZIONI LOCALI, GENOVA E LIGURIA

Non potevano mancare neppure i commenti di coloro che in questi anni hanno fatto da padroni di casa a Sanremo, ovvero il sindaco Alberto Biancheri e il presidente della Regione, Giovanni Toti.

“Con Amadeus abbiamo lavorato 5 anni insieme per il Festival – ha detto Biancheri a LaPresse -, è stata un’esperienza bella, una lunga condivisione e gli sono grato per il grande lavoro fatto in questi ultimi cinque anni. Non entro in merito sulla sua scelta. Ho sempre un ricordo di grande simpatia e affetto per gli ultimi 5 anni indimenticabili nei quali abbiamo fatto grandi passi in avanti per merito della Rai e di Amadeus”.

Caustico infinr il commento di Giovanni Toti: “E’ il mercato, bellezza. Quando le persone hanno un valore, ascolti e una capacità professionale importante, è evidente che le televisioni, come in generale le aziende, se le contendano. Semmai, vi è da interrogarsi se il sistema radiotelevisivo italiano sia strutturato per una concorrenza sempre più internazionale dei grandi gruppi, ma potrei dirlo per molte tipologie di impresa del nostro Paese”. “Il gruppo Discovery-Warner – ha concluso Toti – è un colosso che probabilmente da solo vale più dell’intero mercato della televisione pubblica e privata del nostro Paese, come altri soggetti. Stiamo parlando di un mercato sempre più globale e forse l’Europa avrebbe bisogno di dare una risposta maggiormente muscolare rispetto alle major statunitensi sia nel mondo delle over the top del web sia nel mondo della produzione di audiovisivi e delle televisioni”.

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