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Perché Conte sarà la prima vittima della sua bassa strategia dannosa e maldestra

Conte M5S

I Graffi di Damato

Più che nudo, come lo rappresenta nel titolo di prima pagina il Giornale, o incartato, come nel commento di Marcello Sorgi sulla prima pagina della Stampa, con la sua decisione di negare la fiducia al governo non facendo partecipare i grillini alla votazione unica al Senato sul decreto “Aiuti” . già non votato alla Camera in uno scrutinio separato, Giuseppe Conte è finito come una mosca in un bicchiere capovolto. Che nessuno sembra avere davvero la voglia di rigirare per liberarla.

L’ex presidente del Consiglio, pesantemente accusato dal segretario del Pd Enrico Letta di avere sparato contro il governo di Mario Draghi un colpo di pistola simile a quello che a Sarajevo sfociò nella prima guerra mondiale, è ormai il responsabile da tutti riconosciuto della rottura in corso. “Conte apre la crisi”, ha titolato la Stampa. “M5S apre la crisi”, il Messaggero.

Pur nel tentativo di rovesciare le responsabilità, prendendosela col presidente del Consiglio rappresentato in un braccio di ferro con Conte, dopo un fotomontaggio in cui i due erano pugili con tanto di guantoni, anche il direttore del Fatto Quotidiano non ha potuto sottrarsi all’obbligo di definire “scene da un manicomio” quelle della crisi: un manicomio in cui comunque si è mosso e si muove anche l’ex presidente del Consiglio tanto stimato e sostenuto da Marco Travaglio.

Nel discorso pronunciato ai parlamentari di quel che resta del suo movimento Conte, reduce anche da una telefonata con Draghi, è arrivato ad attribuirsi il merito del decreto di fine mese anticipato dal presidente del Consiglio ai sindacati, sulla scia della “discontinuità” e del “cambio di passo” chiesti dal predecessore con un documento in nove punti. Ma neppure questo presunto, clamoroso successo ha indotto Conte a fermare la corsa verso il rifiuto della fiducia.

Ed ora che cosa farà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella? si chiedono tutti. Ai quali ha in qualche modo risposto il quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda scrivendo, testualmente: “Si può solo dare per possibile che, nell’ipotesi di un Draghi azzoppato dalla prova della fiducia a Palazzo Madama, il presidente lo rinvii alle Camere. Ma -si badi- non come prova d’appello della coalizione per ricucire in extremis un tessuto che sia stato appena strappato, quanto per costringere i partiti ad assumersi solennemente le proprie responsabilità davanti al Paese. Esprimendo pubblicamente le rispettive posizioni, senza i mascheramenti tattici e i rilanci continui cui abbiamo assistito”.

“Poi, nel caso, Mattarella -ha scritto il quirinalista del Corriere- avvierà le consultazioni con le forze politiche e, numeri alla mano, prenderà una decisione. Sulla quale grava un punto interrogativo: chiedendo un nuovo sacrificio a Mario Draghi ?”. Proseguendo -ci sarebbe da chiedersi ancora- con l’attuale governo, nella presunzione di una permanenza pur contraddittoria dei grillini, o con un altro, il cosiddetto Draghi bis?

Ma anche a queste domande lo stesso Marzio Breda si era risposto da solo all’inizio della corrispondenza dal Quirinale smentendo “la voce” ricorrente “da un paio di giorni a Montecitorio” secondo la quale Mattarella “avrebbe detto a Mario Draghi: “Qualunque cosa succeda, tu da Palazzo Chigi non ti muovi…Ci siano capiti?”.

“Una intimazione -si legge nell’articolo di Breda- che non rientra nel lessico di Mattarella, un uomo per il quale la cultura della complessità (e questa è una fase estremamente complessa) si unisce a quella della mediazione (che non prevede un pressing così brutale). E’ insomma una frase “inverosimile”, sbottano al Quirinale, arricciando il naso. Non hanno tutti i torti, se non altro perché questo premier ha dato prova di voler decidere da solo, e senza tutori, il proprio destino”. Cosa che Conte evidentemente non ha messo in conto, finendo -ripeto- come una mosca sotto il bicchiere.

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