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Perché è difficile che il Centrodestra si prenda i 2/3 dei seggi in Parlamento

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Al centrodestra servirebbero 21-22 punti percentuali di distacco dal centrosinistra perché i 2/3 dei seggi diventino un obiettivo solo minimamente “possibile” e ben 26 per renderlo “probabile”

Mancano poco più di venti giorni al voto e la vittoria del centrodestra appare ormai scontata. Gli esperti sono divisi solo sulle dimensioni dell’affermazione della coalizione guidata da Giorgia Meloni.

Il centrodestra otterrà una vittoria netta, ma riuscirà davvero ad accaparrarsi i due terzi dei seggi in Parlamento? Un quesito non di poco conto perché, con il 66% dei seggi, potrebbe cambiare la Costituzione senza bisogno di fare successivamente il referendum confermativo. Il presidenzialismo, visto come spauracchio dal centrosinistra di Enrico Letta, passerebbe solo per parlamentare. Dopo la riduzione del numero dei parlamentari (-345), la maggioranza qualificata è fissata a 267 seggi alla Camera e 138 al Senato e, secondo Youtrend, il centrodestra, con un vantaggio di 18,8 punti percentuali, sarebbe sempre più vicino a queste cifre. Per la precisione, con un tale distacco, il centrodestra otterrebbe una maggioranza tra 240 e 265 seggi alla Camera e fra 120 e 135 al Senato. Come ammette lo stesso fondatore di YouTrend, Lorenzo Pregliasco, il raggiungimento di una maggioranza qualificata, però, non è così semplice. Al centrodestra, infatti, servirebbero 21-22 punti percentuali di distacco dal centrosinistra perché i 2/3 dei seggi diventino un obiettivo solo minimamente “possibile” e ben 26 per renderlo “probabile”. Ora, posto che tutti i sondaggi accreditano il centrosinistra attorno al 30% dei consensi, perché quest’ultima eventualità descritta come “probabile” da YouTrend si verifichi il centrodestra dovrebbe prendere il 56%. Attualmente, però, le varie rilevazioni gli attribuiscono un consenso pari al 46%-48, ossia 8-10 punti percentuali in meno.

Vediamo nel dettaglio gli ultimi sondaggi. Per Euromedia Research, Fratelli d’Italia, con il 24,6%, ha ormai il doppio dei voti della Lega, ferma al 12,5%. Forza Italia, invece, sarebbe al 7% e verrebbe superata, seppur di poco meno di mezzo punto, da Azione-Italia Viva. A chiudere il capitolo centrodestra ci sarebbe la lista ‘Noi Moderati’, data al 2%. Totale? 46, 1%, appunto. Nel campo del centrosinistra, invece, il Pd si fermerebbe al 23,1%, mentre l’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, col 3,1%, supererebbe di poco la soglia di sbarramento. Molto più indietro +Europa di Emma Bonino (1,5%) e Impegno Civico di Luigi Di Maio (1%). Totale? 28,7% per Letta e compagni. La differenza tra le due coalizioni sarebbe, dunque, di 17,4 punti percentuali, una cifra lontana ben del 8,6% da quei 26 punti di distacco di cui parla Pregliasco. I numeri di Nando Pagnoncelli, diffusi oggi sul Corriere della Sera, attribuiscono al centrodestra sempre il 46% così ripartito: FdI 24%, Lega 13,4%, Forza Italia 8% e Noi Moderati 1%. Il centrosinistra avrebbe il Pd al 23%, Verdi-Sinistra Italiana al 4,1%, +Europa al 2% e la lista di Luigi Di Maio sarebbe ferma allo 0,8%. Secondo Pagnoncelli, la contesa finirebbe 46,4% a 29,9% per il centrodestra. Il vantaggio, anche in questo caso, sarebbe di 16 punti percentuali, non 26. E non sarebbe vicino nemmeno a quel 21-22% di differenza che Pregliasco individua come soglia “possibile” per arrivare ad avere i 2/3 dei seggi. Solo Antonio Noto, per Porta a Porta, dà il Pd al 20%, ossia 3 punti in meno rispetto alle rilevazioni precedenti e questo fa sì che il centrodestra abbia 20,5% di distacco dal centrosinistra. Meloni, Berlusconi e Salvini surclasserebbero Letta e i suoi alleati 47 a 26,5%. Un vantaggio che si avvicina soltanto al +21/22%, ma che sarebbe ancora assai lontano da quel +26% che inquieta tanto Pregliasco e il centrosinistra.

Ma, anche qualora il centrodestra dovesse realmente ottenere poco più di 20 punti di distacco, non raggiungerebbe la maggioranza qualificata.

Con il Rosatellum, infatti, i 2/3 dei parlamentari vengono eletti col proporzionale e 1/3 col maggioritario. Sebbene il centrodestra sia dato vincente in quasi tutti i collegi uninominali, l’Istituto Cattaneo, solo poche settimane fa, aveva concluso sentenziando che molto probabilmente non raggiungerà la quota dei due terzi. Perché ciò si verifichi, infatti, il centrosinistra, pur vincendo negli unici 3 collegi sicuri (Firenze, Bologna e Scandicci), dovrebbe perdere tutti gli altri collegi in cui è data in vantaggio e che tradizionalmente votano per il Pd. Si tratta di Prato, Grosseto, nel primo municipio di Genova, ma anche in tutti e tre i collegi del centro di Milano, a Napoli-Fuorigrotta e Napoli-San Carlo, nel I e III Municipio di Roma, a Imola, Ravenna, Carpi, Reggio Emilia, Modena. Tutto è possibile, per carità, ma ciò vorrebbe dire che personalità come Luigi Di Maio ed Emma Bonino resterebbero fuori dal Parlamento. Uno scenario da film horror per il centrosinistra che, difficilmente, si realizzerà.

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