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Perché le dimissioni di Salvini da vicepremier non sono più un tabù
I distinguo del vicepremier Salvini in politica estera, da ultimo su Putin e il voto in Russia, continuano a creare forti imbarazzi a Palazzo Chigi e alla Farnesina
Alla Presidenza del Consiglio c’è un grande problema. E si chiama Matteo Salvini. A preoccupare Giorgia Meloni non sono tanto le sue battaglie identitarie, sull’autonomia identitaria, sul terzo mandato o l’insistenza nell’avviare quanto prima i cantieri per il Ponte sullo Stretto. Il punto non è la camicia verde leghista o la classica felpa salviniana, il vero nodo è quando indossa la mise istituzionale da vicepremier.
Non si è mai visto un vicepremier sui temi di politica estera così sistematicamente agli antipodi dalla premier e dall’altro vicepresidente del Consiglio nonché ministro degli Esteri. E non su un tema qualunque, ma sulle elezioni in Russia che si trova in guerra con l’Ucraina, alle porte dell’Europa e che rischia di trascinare in battaglia anche la NATO.
IL CORTOCIRCUITO POLITICO MEDIATICO DEL GOVERNO SULLA RUSSIA DOPO LE PAROLE DI SALVINI
“In Russia hanno votato, ne prendiamo atto, quando un popolo vota ha sempre ragione” ha detto il ministro e vicepremier Salvini commentando il plebiscito pro Putin, a cui è seguita la piccata precisazione del titolare della Farnesina: “La politica estera la fa il ministro degli Esteri, quindi le posizioni di politica estera sono quelle del ministro degli Esteri”. Una precisazione surreale, per il semplice fatto di averla dovuta esplicitare, mentre la premier rimane silente. Il risultato –come abbiamo raccontato – è quello di un cortocircuito politico mediatico che avrà fatto venire l’orticaria al responsabile della comunicazione di Palazzo Chigi Fazzolari.
IL VICEPREMIER SALVINI CHE IMBARAZZA PALAZZO CHIGI E FARNESINA
Già in passato Salvini aveva messo in forte imbarazzo la premier sulla politica internazionale, proprio nell’ambito in cui Giorgia Meloni si sta costruendo una certa credibilità agli occhi dei principali players mondiali. È legittimo a questo punto che dalle istituzioni europee e dalle opposizioni arrivino ulteriori precisazioni e si levino richieste di chiarimenti sulla linea del governo sulla Russia, se è unica, unitaria e granitica e/o se le parole del vicepremier Salvini sono condivise anche dagli altri ministri leghisti.
PASSO INDIETRO DI SALVINI DA VICEPREMIER?
Proprio nella veste di vicepremier Salvini dispone di uffici e staff di stanza a Palazzo Chigi. È il numero 3 del governo, per anzianità dietro all’altro vicepremier e segretario di FI Antonio Tajani. E anche alla luce di questi continui distinguo, che imbarazzano la premier, in tanti iniziano a chiedersi se non sia opportuno che Salvini faccia un passo indietro dal ruolo di vicepremier, non intaccando la figura e il ruolo che ricopre di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Le dimissioni da vicepremier quindi sembrano non essere più un tabù.
UE, SALVINI? L’ITALIA HA SIGLATO DICHIARAZIONE SU ELEZIONI NON LIBERE
Nel frattempo è arrivata la risposta in punta di diplomazia di un portavoce per gli affari Esteri della Commissione europea, Peter Stano, il quale ha spiegato: “Non commentiamo le osservazioni e le dichiarazioni delle singole persone. L’Italia è parte di una dichiarazione dell’Ue a 27 in cui l’Ue espone chiaramente le ragioni per cui gli elettori russi in realtà non hanno avuto la libertà di scegliere liberamente e in un processo equo”. Il portavoce ha tenuto a sottolineare che i 27 hanno sottoscritto una dichiarazione in cui si afferma che le elezioni russe “si sono svolte in un contesto molto ristretto, esacerbato anche dalla guerra illegale di aggressione della Russia contro l’Ucraina.