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Perché Marco Damilano lascia la direzione dell’Espresso

Marco Damilano Lascia Espresso

Gedi ha messo in vendita il settimanale, si è fatta avanti BFC Media. Marco Damilano lascia la direzione in polemica: “Ho più volte offerto la mia disponibilità in prima persona a trovare una soluzione per L’Espresso, anche esterna al gruppo”

“Decisione scellerata”. Un addio polemico. “L’Espressoscrive Marco Damilano – è sempre stato la mia casa e Gedi ha garantito il lavoro del nostro giornale. Ma se la casa viene cambiata, dall’arredamento alle suppellettili, fino a venderla, non resta altro da fare che prenderne atto. È una questione di coscienza e di dignità”. Un addio improvviso. Esattamente come improvvisa è stata la concretizzazione della messa in vendita (se ne vocifera da tempo) del settimanale, che ha portato il direttore a lasciare: “Ho appreso della decisione di vendere L’Espresso da un tweet di un giornalista, due giorni fa, mercoledì pomeriggio. Ho chiesto immediati chiarimenti all’amministratore delegato Maurizio Scanavino, come ho sempre fatto in questi mesi”.

 


 

MARCO DAMILANO LASCIA L’ESPRESSO, IL COMMIATO AI LETTORI

“Non c’è nulla di personale in questo mio saluto”, sottolinea il giornalista, che poi attacca: “La cessione dell’Espresso, in questo modo e in questo momento, rappresenta un grave indebolimento del primo gruppo editoriale italiano”. E ribadisce: “Non mi sono mai nascosto le difficoltà. Ho più volte offerto la mia disponibilità in prima persona a trovare una soluzione per L’Espresso, anche esterna al gruppo Gedi, che offrisse la garanzia che questo patrimonio non fosse disperso. Ma le trattative sono proseguite senza condivisione di un percorso, fino ad arrivare a oggi, alla violazione del più elementare obbligo di lealtà e di fiducia.”

“Ho cercato sempre di fermare una decisione che ritengo scellerata”, rimarca Marco Damilano, nell’editoriale in cui annuncia ai propri lettori che lasciia L’Espresso. “Mi è stata offerta la possibilità di restare, ringrazio, ma non posso accettare per elementari ragioni di dignità personale e professionale. Non è una questione privata, spero che tutto questo serva almeno a garantire all’Espresso un futuro e ad aprire un dibattito serio sul ruolo dell’informazione nel nostro Paese”.

“Mi sono battuto in ogni modo – chiosa -, fino all’ultimo giorno, all’ultima ora. Ma quando il tempo è scaduto e lo spettacolo si è fatto insostenibile, c’è bisogno che qualcuno faccia un gesto, pagando anche in prima persona. Lo faccio io. Lo devo al mestiere che amo, il giornalismo. E soprattutto lo devo alla mia coscienza”.

IL POSSIBILE AQUIRENTE DE L’ESPRESSO

La testata d’opinione nata nel 1955 potrebbe passare da Gedi, che non l’ha mai ritenuta un buon affare, a BFC Media, quotata in Borsa all’Aim Italia, fondata come Blu Financial Communication nel 1995 da Denis Masetti, che ne è tuttora numero 1. Lo rivela Prima Comunicazione. È il medesimo gruppo editoriale di Forbes, Bluerating, Private, Asset Class, COSMO, Bike, Robb Report e il trisettimanale Trotto&Turf e gestisce i canali televisivi BFC (satellite, streaming), Bike (Sky, HbbTV, streaming) e EQUOS TV (HbbTV, streaming).

LA PRESA DI POSIZIONE DEL CDR

il Cdr dell’Espresso ha prontamente preso posizione in merito alle voci su una possibile cessione del settimanale dal gruppo Gedi a Bcf: “Per la prima volta viene ammessa la volontà di vendere”, scrivono i giornalisti, lamentando la propria preoccupazione per il destino del settimanale. Da qui la decisione di consegnare “un pacchetto di giornate di sciopero al Cdr”,

“Abbiamo incontrato questa sera l’amministratore delegato del gruppo Gedi Maurizio Scanavino per chiedergli chiarimenti riguardo le voci di vendita dell’Espresso al gruppo editoriale Bfc Media controllato dalla famiglia Iervolino. Di fronte alle richieste del comitato di redazione, l’ad ha dichiarato che l’azienda non ha ricevuto “alcuna proposta formalizzata”. Dopo mesi di smentite e dichiarazioni in senso contrario, senza che mai negli ultimi anni sia stato presentato alla redazione un chiaro piano di iniziative e di sviluppo per la testata, di fatto per la prima volta viene ammessa la volontà di vendere”.

“I redattori dell’Espresso denunciano piani aziendali che mirano a tagliare una voce libera e critica del panorama giornalistico italiano, la testata fondata da Carlo Caracciolo e Eugenio Scalfari da cui è nato il gruppo editoriale Espresso, il quotidiano Repubblica che si è poi allargato al gruppo Gedi – prosegue la nota -. Siamo preoccupati per il destino del nostro settimanale e di tutte le testate giornalistiche di un editore che non si è fatto scrupolo a definire “non coerente con le strategie del gruppo” il primo newsmagazine di inchiesta italiano. Alla luce di questo l’assemblea dei giornalisti ha consegnato un pacchetto di giornate di sciopero al Cdr, riservandosi ogni ulteriore iniziativa a tutela del lavoro della redazione e del valore di una testata con 67 anni di storia, protagonista di battaglie civili, politiche e culturali che hanno inciso in maniera determinante nella nostra società”.

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