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Perché le poltrone per le regionali fanno litigare Meloni e Salvini
A tre mesi dalla prima tornata delle elezioni regionali del 2024 – che vedrà al voto Sardegna, Abruzzo e Basilicata – il centrodestra di Meloni e Salvini rischia di andare a sbattere al primo tornante, come un ‘campolargo’ qualunque
Nelle ultime ore si rincorrono moniti, avvertimenti, minacce di presentarsi in solitaria. Tutto nasce dal post elezioni in Trentino, dallo sgambetto dell’appena riconfermato governatore Fugatti, leghista, che non ha nominato sua vice l’esponente di Fratelli d’Italia Francesca Gerosa. Facendo venire meno, è l’accusa, i patti elettorali.
DAL TRENTINO E SARDEGNA EFFETTO DOMINO PER IL CENTRODESTRA?
E così, dopo poche ore, in Sardegna il coordinamento regionale di FdI fa sapere che bisogna cambiare pagina, che Christian Solinas, segretario del partito sardo d’azione e alleato di ferro della Lega di Salvini, non può essere il candidato della coalizione. Mettendo in discussione la consuetudine non scritta di candidare i governatori uscenti. Per dir la verità già da diverse settimane, come avevamo scritto, i malumori dei meloniani erano evidenti ed era già emersa l’intenzione di puntare sul sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, uno degli uomini di punta di Fratelli d’Italia sul territorio. La rottura quindi è nell’aria, come del resto emerge dalle parole dei ‘sardisti’ che – se confermato l’ostracismo su Solinas – sono pronti a uscire dalla coalizione e correre da soli, con la propria bandiera e il proprio candidato.
Il tutto mentre sembra (e sottolineiamo ‘sembra’) che Pd e M5S abbiano trovato la quadra su l’esponente grillina Alessandra Todde, ex viceministra del governo giallorosa Conte II, nonostante i bastoni tra le ruote dell’ex governatore Renato Soru.
VACILLA PURE BARDI IN BASILICATA?
A cascata, se così stanno le cose, a rimetterci le penne potrebbe essere l’altro governatore uscente del centrodestra, il forzista Vito Bardi in Basilicata, nonostante da più di un mese Tajani e tutto lo stato maggiore di FI non faccia che ripetere che la candidatura del presidente uscente sia nei fatti blindata,
Per quanto riguarda il centrosinistra, sembra sia più vicina una decisione definitiva. In pole – per un accordo Pd-M5S – il nome di Angelo Chiorazzo, re delle coop bianche lucane e proposto dal Partito democratico. Anche se rimangono forti le resistenze di una parte del Movimento 5 stelle locale.
LA FRATTURA TRA MELONI E SALVINI SI FA SEMPRE PIU’ PROFONDA
Con la scusa di trincerarsi dietro le dinamiche locali, quindi, Meloni e Salvini hanno iniziato a litigare per le poltrone come e peggio di Schlein e Conte che, invece, questa volta sembrano stiano riuscendo a trovare più intese che resistenze.
Alla fine, come la storia delle recenti competizioni elettorali ci insegna, il centrodestra riuscirà probabilmente a non spaccarsi, a trovare un accordo in una logica di pacchetto. A differenza delle altre volte, però, gli strascichi potrebbero essere più pesanti e le fratture sempre più profonde. Certamente non un buon viatico in vista della competizione, col sistema proporzionale, delle prossime europee di giugno.