Alessandra Spedicato è stata eletta presidente della Fems, è la prima volta di una donna…
Perché Salvini preferisce Cairo e gli Angelucci suonano la sveglia
Il leader della Lega scrive al Corriere della Sera e snobba i giornali degli Angelucci, sempre più in imbarazzato equilibrio tra Salvini e Meloni
Che le elezioni Europee stiano mettendo in fibrillazione i partiti di governo è sotto gli occhi di tutti. La maggioranza è talmente consolidata sui numeri, di fronte a una opposizione in perenne affanno, da potersi permettere di fare il bello e cattivo tempo. Fibrillazioni che, inevitabilmente, si ripercuotono e si incrociano con la narrazione che viene data dai gruppi editoriali.
Due articoli usciti negli ultimi due giorni hanno colpito il mondo della destra. La lettera che Matteo Salvini ha mandato ieri al Corriere della Sera e il fondo odierno di Daniele Capezzone su Libero quotidiano.
SALVINI SCEGLIE IL CORRIERE E SNOBBA GLI ANGELUCCI
Iniziamo dal primo. Il leader della Lega ha scelto ieri il giornale edito da Rcs di Urbano Cairo per lanciare messaggi ai naviganti, come ha scritto ieri anche Francesco Damato. Messaggi lanciati a Giorgia Meloni sulle alleanze europee post elezioni, vero tasto dolente per la premier; ad Antonio Tajani, con il continuo richiamo alla visione inclusiva e pragmatica di Silvio Berlusconi. Scegliendo il Corriere della Sera, ha voluto lanciare messaggi anche a tutto quel mondo dell’imprenditoria e del Nord che – secondo una certa narrazione – starebbe voltando le spalle a Salvini (più che alla Lega). Non a caso il leader del Carroccio ha citato più volte le critiche di imprenditori all’azione dell’Unione europea e bacchettato velatamente le veline riportate dal quotidiano che lo metterebbero in cattiva luce. Tra l’altro proprio il Corriere viene etichettato in maniera provocatoria dai vari detrattori come l’house organ dello staff di Giorgia Meloni.
L’EQUILIBRISMO DEI GIORNALI DEGLI ANGELUCCI TRA SALVINI E MELONI
Sembra però che dalle parti della famiglia Angelucci non l’abbiano presa benissimo. Diversi addetti ai lavori si sono chiesti come mai Salvini non abbia indirizzato il suo intervento scritto a uno dei giornali di riferimento, di area. Antonio Angelucci è attualmente anche un deputato della Lega e con il suo gruppo editoriale sta cercando di contendere al Corriere
Avrebbe dovuto scrivere al direttore di Libero Mario Sechi, fino a pochi mesi fa capo ufficio stampa della premier, o al direttore del Giornale Alessandro Sallusti, che ha scritto un libro proprio con Meloni ‘La verità di Giorgia’. Certamente non il massimo. Tra l’altro c’è anche chi fa notare gli imbarazzi di queste settimane (e di quelle future) dei giornali del gruppo Angelucci (tra cui anche il Tempo) che devono barcamenarsi e fare gli equilibristi di fronte ai continui scontri tra gli alleati di governo. E forse anche proprio questo equilibrismo, il non sentirsi adeguatamente sostenuto che avrebbe pesato nella scelta di Salvini di andare a bussare
LA SVEGLIA SUONATA DA CAPEZZONE A SALVINI E TAJANI PER CONTO ANGELUCCI
Per questo non è apparsa sorprendente la sveglia suonata oggi da Daniele Capezzone su Libero agli alleati di Giorgia con un articolo dal titolo: “Schlein e Conte fanno i piromani e la Meloni è sola a spegnere i fuochi”.
Ecco alcuni passaggi, che prendono spunto dalla bagarre e dalle dure critiche di Pd e M5S sulle decisioni del governo di ridimensionare il ddl delle opposizioni sul salario minimo.
“La realtà – scrive Capezzone – è che, in ogni circostanza delicata, quando la lotta si fa dura, Giorgia Meloni può contare solo su se stessa. Gli alleati giocano la loro partita pensando alle Europee, questo è pacifico, e ciascuno avendo in testa soprattutto i destini dei propri singoli partiti. Troppi ministri non brillano affatto: né nel fare né nel comunicare, questo è evidente. Quanto alla lotta contro l’egemonia culturale di sinistra, la battaglia si è finora rivelata – in primo luogo alla Rai – una Caporetto, con non pochi autogol perfino ridicoli. In altri ambienti teoricamente non di sinistra, poi, si preferisce comunque lo “zero a zero”, la propensione al pareggio, al non farsi male, al confronto reciprocamente innocuo: altro che sbracciarsi e correre rischi per difendere il governo. E allora? Con eccezioni (politiche e mediatiche) che si contano su poche dita di una sola mano, nei giorni decisivi la Meloni è sola”.
LIBERO: “PERCHE’ MELONI E’ LASCIATA SOLA A SPEGNERE I FUOCHI?”
Con riferimento poi all’intervista resa ieri mattina da Meloni a Rtl 102,5, per Capezzone “se ne è ricavata la sensazione di una leader tonica, presente su tutti i principali dossier, capace di dare battaglia ma pure di sorridere. È però resta il punto di fondo: perché nelle giornate difficili dopo tredici mesi di governo, solo la premier in persona è in grado di scendere in campo con efficacia? E’ una domanda che prima o poi qualcuno si dovrà porre, anche dalle parti di Palazzo Chigi”.
La risposta probabilmente arriverà dopo le elezioni Europee, quando i partiti di maggioranza faranno i conti tra di loro.
Leggi anche: Gli slalom di Meloni fra Salvini, Tajani, Metsola e von der Leyen