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Prescrizione, Csm, processo penale: il tortuoso cammino della Riforma della Giustizia

Magistrati Assistenti Dei Giudici Referendum Giustizia

M5S e alleati di governo divisi sullo stop alla prescrizione, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2020, e sull’elezione dei membri del Csm. Dal 21 al 25 ottobre in programma lo sciopero dei magistrati

Stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio e riforma del metodo di elezione del Csm. Sono questi i punti di dissenso tra Movimento Cinque Stelle e Partito democratico sulla riforma della giustizia fortemente voluta dal ministro Alfonso Bonafede e già preparata durante il governo con la Lega. Ieri un vertice di maggioranza, convocato dal Guardasigilli, non ha sciolto i nodi.

Bonafede ha confermato che la riforma della giustizia sarà contenuta in due distinti disegni di legge, uno sul processo civile, l’altro sul processo penale e sul metodo di elezione del Csm. Entrambi i provvedimenti hanno l’obiettivo di velocizzare i tempi dei processi. Sullo spacchettamento i partiti di governo sono d’accordo.

LA RIFORMA DELLA PRESCRIZIONE

La riforma della prescrizione entrerà in vigore il 1 gennaio 2020 perché è stata inserita nel ddl anticorruzione, uno dei provvedimenti bandiera del Movimento Cinque Stelle che è diventato legge il 18 dicembre 2018. Una riforma che, oltre a Pd, Italia Viva e Leu, non piace neppure ai magistrati i quali hanno indetto uno sciopero per cinque giorni, dal 21 al 25 ottobre. La protesta, proclamata dall’Unione delle Camere penali, porterà i magistrati a disertare le udienze e ad astenersi da ogni attività giudiziaria. La sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio viene giudicata “aberrante” e comporterà — secondo i penalisti — un ”disastroso allungamento dei tempi dei processi”.

Lo stop alla prescrizione è stato inserito nel ddl anticorruzione con un emendamento a firma dello stesso Bonafede. Una modifica che aveva scatenato le dure reazioni del Carroccio, allora alleato di governo dei Cinque Stelle. Poi il compromesso, ovvero lo slittamento dell’entrata in vigore.

Nel governo giallorosso, come dicevamo, la riforma della prescrizione non trova favorevoli gli alleati del Movimento. Il Pd chiede che lo stop avvenga solo se in primo grado l’imputato è stato condannato. Si tratta di un’ipotesi già circolata un anno fa, quando si preparava il ddl anticorruzione. Dubbi su questa riforma anche da Italia Viva che intende però “lavorare per trovare una soluzione“ come ha detto il capogruppo al Senato Davìde Faraone.

IL CSM

Su questo fronte le distanze fra i partiti al governo sono minori. La riforma Bonafede punta a cambiare il modo di eleggere i membri togati e prevede due fasi: nella prima si sorteggia tra i 9.500 magistrati, nella seconda si vota sui sorteggiati. Il Pd e Leu sono contrari al sorteggio mentre i renziani lo sostengono.

A riguardo va ricordata la netta posizione contraria del vicepresidente del Csm, David Ermini, che ha rilevato: “Se la Costituzione parla di un Csm elettivo e rappresentativo, il sorteggio farebbe venir meno questi requisiti e quindi, secondo me, sarebbe incostituzionale”. Anche l’Anm ha parlato di “incostituzionalità” per tale norma.

GLI ALTRI PUNTI DELLA RIFORMA BONAFEDE

Tra le altre novità previste dalla riforma della giustizia c’è il limite di quattro anni per la conclusione di un processo penale e si punta a una durata media di quattro anni per il processo civile. Spazio poi alla stretta sui magistrati che decidono di fare politica e che non potranno più rimettere la toga se si è ricoperto un ruolo nella Pubblica amministrazione.

Per le indagini preliminari si stabilisce che vengano svolte entro sei mesi per i reati per cui la legge prevede la pena pecuniaria o la detenzione per non più di tre anni ed entro un anno e sei mesi al massimo per i casi più gravi. Previste sanzioni disciplinari per i pubblici ministeri che per “dolo o negligenza inescusabile” non rispettino queste scadenze. I pm solo per una volta potranno richiedere 6 mesi in più per le indagini.

Nel processo penale inoltre si favorirà l’uso dei sistemi telematici, motivazioni e sentenze brevi e ci sarà una stretta ai ricorsi in Appello.

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