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Rappresentanza di interessi: tutte le critiche delle società di lobbying alla legge
Cosa hanno detto i rappresentanti di Open Gate Italia, F&B Associati, Inrete e Utopia in audizione in Commissione Affari Costituzionali del Senato sul ddl di regolamentazione dell’attività di lobbying
Un giusto bilanciamento tra doveri e obblighi. È questo quello che chiedono i rappresentati di interessi intervenuti in audizione in Commissione Affari Costituzionali del Senato, in merito all’esame della proposta di legge sulla disciplina della rappresentanza di interessi, il ddl 2595, in studio alla Camera Alta. All’audizione hanno partecipato il prof. Alfonso Celotto, ordinario diritto costituzionale Università Roma Tre, Andrea Morbelli, responsabile Public Affairs di Open Gate Italia, Fabio Bistoncini, fondatore e presidente della F&B associati, Simone Dattoli, Amministratore Delegato e Fondatore di Inrete e l’avv. Giampiero Zurlo, presidente e AD Utopia.
Obbligo di iscrizione: le eccezioni
Nel corso dell’audizione si è registrato pieno accordo tra i partecipanti nell’indicare quali sono le migliorie delle quali necessita il ddl che intende normare il settore della rappresentanza di interessi. Nell’ambito della discussione alla Camera c’è stata l’eliminazione di alcuni gruppi di interesse dall’obbligo di iscrizione.
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Tali sono i sindacati, le associazioni di categorie maggiormente rappresentative e le società partecipate. Inoltre la norma vieta l’iscrizione ai giornalisti. “In assoluto è corretto che chi fa il giornalista non possa iscriversi al registro della rappresentanza di interessi – dice Fabio Bistoncini -. Al tempo stesso bisogna tenere conto che in molte società il responsabile comunicazione delle relazioni istituzionali è giornalista anche se non esercita più la funzione di giornalista”. Sul punto è intervenuto anche Simone Dattoli il quale segnala che “l’esclusione per le organizzazioni sindacali, quelle imprenditoriali e le società partecipate crea disparità tra soggetti che operano nello stesso settore, produce implicitamente interessi prevalenti su altri e apre a zone grigie e non normate”.
L’aggiornamento del registro delle attività
Un altro punto che ha trovato la piena intesa tra tutte le parti intervenute riguarda l’aggiornamento del registro delle attività. “La procedura prevista è molto farraginosa e penalizzante per tutti gli operatori del settore – commenta Fabio Bistoncini -. Prima di tutto il registro deve essere semplificato. Chiediamo che venga aggiornato semestralmente non mensilmente e poi chiediamo che sia semplificato in linea con quanto accade con il registro europeo”. Le associazioni hanno chiesto, inoltre, che sia inserito nella norma un range di spese per ciò che riguarda le risorse umane e finanziarie.
L’agenda degli incontri
Finisce nel mirino delle società di rappresentanza degli interessi anche l’agenda degli incontri. L’articolo 5 del ddl 2595 le obbliga a renderla pubblica. “L’obbligo di aggiornare con cadenza settimanale l’agenda del portatore di interesse comporta necessariamente una valutazione delle modalità attuative che mal si conciliano con le tempistiche aziendali – sottolinea Simone Dattoli –. Tali obblighi rischiano di risultare anacronistici rispetto all’evoluzione dei processi decisionali. Sarebbe fortemente auspicabile eliminare informazioni di dettaglio e sensibili sugli incontri al fine di tutelare strategie, policy e segreti aziendali coperti da NDA”.
I rappresentanti di interessi suggeriscono che ad aggiornare l’agenda sia il decisore pubblico. “Se ciò non fosse possibile – conclude Bistoncini – non è possibile che ci sia un aggiornamento su base settimanale. Noi chiediamo un aggiornamento semestrale e la possibilità di fare una sintesi dei contenuti degli incontri”.
Una legge con spirito punitivo
I rappresentati di interessi intervenuti in audizione chiedono dunque una norma più elastica e meno asfissiante nelle procedure di controllo. “Il legislatore dovrebbe fissare i requisiti tecnico professionali di chi svolge questa professione – dice l’avv. Giampiero Zurlo, presidente e AD Utopia -. Invece è una legge che nasce con spirito punitivo nei confronti di chi svolge attività di lobbying quasi come se fosse un’attività pericolosa per la democrazia”.
L’attività di lobbying andrebbe, invece, regolamentata al il fine di riconoscere e fissare le regole di una professione. “La rappresentanza di interessi ha portato un arricchimento democratico nel processo legislativo. Consente di avvicinare regolati e regolatori – dice il prof. Celotto -. Inoltre ascoltare i regolati permette di capire quali sono le esigenze dei singoli settori, accresce il senso di responsabilità e trasparenza e aiuta la capacità regolativa delle norme. È meritorio l’interesse di regolare l’attività di lobbying ma in maniera leggera, una modalità per dare più trasparenza”.
Le richieste conclusive delle società di lobbying
Le società di lobbying chiedono, infine, che le aziende iscritte nel registro possano godere di una consultazione in via diretta e un accesso privilegiato alle questioni relative alle politiche pubbliche e alla loro formazione. Questo si sostanzia nella possibilità di assistere alle sedute di cui si discute delle politiche pubbliche. Infine un obbligo in carico al legislatore, il quale dovrà spiegare un eventuale rifiuto a dare ascolto a un gruppo di portatori di interessi.