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Rave Party, Meloni e Piantedosi ignorano Nordio

Nordio Graffi Damato

Mentre Nordio promette la depenalizzazione dei reati, Piantedosi e Meloni introducono nuove norme anti rave

Sono passati solo pochi giorni da quando, dopo il giuramento dei Ministri del Governo Meloni, il Guardasigilli Carlo Nordio si concesse ai giornalisti annunciando la depenalizzazione dei reati. Pochi giorni in cui, le vicende di cronaca, hanno portato l’Esecutivo all’introduzione di nuove norme contro i rave party, con pene severe.

E Nordio resta, dunque, inascoltato.

Andiamo per gradi.

Cosa dice il decreto

Partiamo dalle misure del Governo Meloni.

Nel primo decreto approvato dal governo di Giorgia Meloni è contenuta la norma anti rave party, voluta dal nuovo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

Si tratta, di fatto, dell’introduzione di una nuova specie di reato, che prevede fino a 10mila euro di multa e 6 anni di carcere per gli organizzatori di raduni illegali. Dopo l’articolo 434 del codice penale (quello sul crollo di costruzioni e altri disastri dolosi) viene inserito l’articolo 434 bis, che punisce “l’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.

La norma anti rave: l’articolo 434 bis

L’art. 434-bis recita: “L’ invasione per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000. Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita. E’ sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione.2. All’articolo 4, comma 1, del Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, dopo la lettera i-ter), è aggiunta la seguente: “i-quater) ai soggetti indiziati del delitto di cui all’articolo 434-bis del codice penale”.

Le parole di Nordio

L’introduzione di un nuovo reato, deciso da Piantedosi, di fatto, almeno al momento, smentisce le parole di Carlo Nordio, che resta dunque inascoltato (o ignorato?) sull’intenzione di depenalizzazione dei reati.

“La velocizzazione della giustizia transita attraverso una forte depenalizzazione quindi una riduzione dei reati. Occorre eliminare il pregiudizio che la sicurezza o la buona amministrazione siano tutelate dalle leggi penali. Questo non e’ vero. L’abbiamo sperimentato sul campo soprattutto quelli come me che hanno fatto per 40 anni i pubblici ministeri”, sosteneva Nordio dinanzi ai cronisti.

“Tra i primi provvedimenti sulla giustizia c’è l’attuazione piena del codice Vassalli, un codice firmato da una medaglia d’argento della Resistenza e in prospettiva la revisione del codice penale firmato da Mussolini, ancora in vigore e di cui nessuno parla”, sosteneva Nordio, aggiungendo che la riforma della giustizia dell’ex ministro Cartabia “andava nella direzione assolutamente giusta. Naturalmente aveva dei limiti perché la legge non la fa il ministro ma il Parlamento, e i suoi limiti erano costituti da una maggioranza politica che in parte non consentiva una piena attuazione” della riforma stessa. Una maggioranza “composita” che in parte “era giustizialista e meno garantista”, spiegava Nordio.

Ma al momento, per Piantedosi e Meloni, la depenalizzazione può attendere.

 

 

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