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Recovery Fund, ecco le 171 pagine dell’ultima bozza

Horizon Europe

Le 171 pagine del piano italiano per accedere ai finanziamenti europei anti-pandemia e per la ripartenza previsti dal Recovery Fund

 

Come molti dei documenti del governo puntualmente arrivati alla stampa negli ultimi mesi, anche l’ultima bozza del Recovery Fund, ovvero del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, insomma il modo in cui il governo comunica a Bruxelles cosa intende fare dei soldi del Next Generation Eu, si apre con l’avvertimento che si tratta di un documento interno, riservato. In attesa di spulciarlo a dovere, vi proponiamo il testo.

 

PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
#NEXT GENERATION
ITALIA
Bozza aggiornata al 12 gennaio 2021
SOLO USO INTERNO – RISERVATA
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PARTE 1 IL PNRR: UNA VISIONE D’INSIEME
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1.1 UN’UNIONE EUROPEA PER LE PROSSIME GENERAZIONI
Costruire un’Unione Europea per le prossime generazioni. È questo il compito storico a cui
siamo chiamati. Per essere protagonisti, e non comprimari, della storia di questo secolo.
Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha attraversato un periodo di ripetute crisi finanziarie e
recessioni. La tenuta dell’Area euro è stata messa a dura prova. Le asimmetrie di reddito e
occupazione fra gli Stati membri e fra le aree geografiche sono aumentate, acuendo le tensioni
sociali e i rischi politici. E infine, nel 2020, l’emergenza sanitaria generata dalla pandemia da Covid-
19 ha portato a un blocco produttivo di proporzioni inedite e all’adozione di misure d’emergenza
con profonde ricadute sul piano sociale. Le sfide che dobbiamo affrontare sono enormi.
Di fronte alle crisi precedenti, l’Unione Europea non ha elaborato una risposta all’altezza, a
causa di un assetto istituzionale e strumenti di intervento incompleti, e l’adozione di politiche di
austerità ha innescato una spirale di sfiducia. Durante l’epidemia da Covid-19, alla consapevolezza
della fragilità comune si è affiancata l’urgenza di una svolta. Gli europei hanno saputo ritrovarsi,
con l’approvazione rapida di strumenti volti ad affrontare la crisi e a porre le fondamenta per la
ripresa.
La vera e propria svolta, di portata storica, è arrivata con l’accordo per finanziare con 750
miliardi l’iniziativa Next Generation EU (NGEU). Le decisioni delle istituzioni europee esprimono
una profonda consapevolezza del passaggio storico. Sta emergendo un’idea europea della società
del futuro, che darà concretezza al progetto di una “Europa geopolitica” lanciato dalla
Commissione Von der Leyen, per affermare l’autonomia strategica europea.
Tutte le istituzioni sono state impegnate in un’azione coordinata e coerente per il nuovo
corso. Già nella prima metà del 2020, la Banca Centrale Europea (BCE) ha proseguito e rafforzato
la sua straordinaria espansione monetaria. La Commissione ha approvato l’uso flessibile delle
risorse di bilancio con la Coronavirus Response Investment Initiative (CRII plus), la clausola di
salvaguardia generale del Patto di Stabilità e Crescita e il quadro temporaneo relativo alle norme
sugli aiuti di Stato. Già prima di NGEU, sono state rese disponibili reti di sicurezza inedite per
fronteggiare l’emergenza sociale, economica e sanitaria: SURE, la ricapitalizzazione della BEI,
nonché una nuova specifica linea di credito per far fronte alla pandemia all’interno del Meccanismo
Europeo di Stabilità (MES), approvata in primavera e disponibile per gli Stati Membri dell’Area
Euro.
Da ultimo, a fine dicembre 2020, il Consiglio dell’Unione europea e il Parlamento hanno
raggiunto l’accordo sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale per il 2021-2027, superando i veti in
uno sforzo di solidarietà e rendendo operative tutte le risorse disponibili per il rilancio dell’Unione.
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Non siamo davanti a un mero elenco di iniziative, ma a una nuova concreta volontà politica:
rafforzare i tratti unitari e la solidarietà interna all’UE per rendere l’Europa finalmente protagonista
sullo scenario globale.
L’Italia si è fortemente impegnata per la svolta europea. Il nostro Paese si riconosce
pienamente in un cammino di progressiva condivisione dei rischi per investimenti volti ad
affrontare priorità comuni, a recuperare capacità produttiva, a migliorare le infrastrutture
materiali e immateriali, ad affrontare la transizione energetica e digitale. La sfida della crescita
inclusiva riguarda tutta l’Europa, che deve trovare un nuovo ruolo nella competizione tecnologica
e nella riorganizzazione delle catene del valore. Ma riguarda soprattutto l’Italia, dove le crisi
precedenti hanno determinato l’acuirsi delle già significative disuguaglianze di genere,
generazionali e territoriali, minando nel profondo le capacità di ripresa.
L’impegno della politica monetaria, pur necessario per affrontare gli shock, non sarà
sufficiente se non affiancato da un cambiamento radicale delle politiche fiscali. È tempo di costruire
un’Unione degli investimenti. Anche in questi termini, Next Generation EU risponde a un’esigenza
storica, che nel corso del decennio riguarderà, fra l’altro, la realizzazione di nuove reti intraeuropee
e mediterranee, e l’avvio di infrastrutture collaborative per la scienza e la ricerca, a partire dalla
sfida della salute globale.
Non c’è un mondo di ieri a cui tornare, ma un mondo di domani da far nascere rapidamente.
Next Generation EU esprime l’urgenza e l’opportunità di un vero e proprio Rinascimento
economico europeo, con uno strumento che consentirà alla Commissione di ottenere fondi sul
mercato dei capitali. Next Generation EU indica la condivisione di una direzione di marcia comune.
La prospettiva di un Rinascimento europeo non coinvolge solo la ripresa delle nostre economie. È
una sfida culturale, che impegna tutti i territori. È l’avvio di un processo di trasformazione senza
precedenti nella direzione della transizione verde e digitale, che consenta all’Unione di recuperare
terreno nella corsa tecnologica globale, di creare lavoro buono mantenendo e rinnovando il
modello sociale europeo, di affermare una leadership globale per lo sviluppo sostenibile, ancor più
necessaria dopo gli Accordi di Parigi sul clima.
La cifra del nuovo corso dell’Europa è l’interdipendenza. Ogni Stato membro dell’UE è
chiamato a contribuire agli obiettivi comuni. Una ripresa forte e simultanea di tutti i Paesi europei
è fondamentale per la tenuta e il rafforzamento dell’Unione, per la salvaguardia del Mercato unico,
per la capacità di far avanzare i diritti e i valori europei in un mondo fragile.
L’Italia intende essere protagonista di questo Rinascimento europeo, attraverso il rilancio
degli investimenti pubblici e privati e con riforme volte a rafforzare la capacità e l’efficienza delle
istituzioni. Il ruolo straordinario assegnato all’Italia nell’ambito dell’iniziativa Next Generation EU
è proporzionato alle esigenze del Paese, che non riguardano solo le conseguenze immediate della
pandemia, ma anche e soprattutto i problemi e i divari strutturali che hanno ostacolato la crescita
italiana degli ultimi decenni.
Next Generation EU è una svolta europea. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza richiede
una svolta italiana, nella programmazione e nell’attuazione degli investimenti, che segni una
discontinuità decisiva per lo sviluppo sostenibile, la digitalizzazione e l’innovazione, la riduzione dei
divari e delle diseguaglianze.
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1.2 NEXT GENERATION ITALIA. LA GRANDE OCCASIONE DEL PIANO
NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
Next Generation EU è la grande occasione per lo sviluppo italiano di questo decennio, che
chiama il Paese a uno sforzo collettivo e urgente.
Lo strumento per realizzare questo sforzo nazionale, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza,
può rendere l’Italia un Paese più sostenibile e inclusivo, con un’economia più avanzata e dinamica.
È un Piano di Ripresa, perché intende fronteggiare l’impatto economico e sociale della crisi
pandemica, a partire dalle lezioni apprese in alcuni dei mesi più difficili della storia repubblicana.
La ripresa italiana non dovrà riportarci al “tempo di prima”. Dovrà costruire un’Italia nuova,
cogliendo le opportunità connesse alla transizione ecologica e digitale. Dovrà liberare il potenziale
di crescita dell’economia, incrementare la produttività, creare nuova occupazione e migliorare la
qualità del lavoro e dei servizi di cittadinanza, a partire dalla salute e dall’istruzione.
È un Piano di Resilienza, perché la pandemia e l’emergenza ecologica pongono al centro della
nostra attenzione gli eventi estremi del presente e del futuro. La resilienza è la preparazione ad
affrontarli, da parte dello Stato, delle imprese e di tutti gli attori sociali. È l’adattamento richiesto
alle nostre filiere produttive all’interno dei cambiamenti della globalizzazione e delle nuove
frontiere tecnologiche. È la capacità di preparare il futuro, di governare le trasformazioni senza
subirle.
È anche un Piano di Riforma, perché le linee di investimento sono accompagnate
dall’adozione di una strategia di riforme, come elemento “abilitante” e catalizzatore, in linea con
le Raccomandazioni al Paese (CSR) della Commissione europea e i Piani Nazionali di Riforma (PNR)
adottati dal Governo. L’attuazione delle riforme in corso è parte integrante dell’attuazione del
Piano.
L’azione di rilancio del Paese delineata dal Piano è guidata da obiettivi di policy e interventi
connessi ai tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione
ecologica e inclusione sociale.
Queste priorità assumono, per il nostro Paese, un ruolo cruciale, perché indicano i nodi da
sciogliere per costruire un “tempo nuovo” dell’economia e della società italiane, tracciando le sfide
del futuro che debbono guidare la direzione e la qualità dello sviluppo. La scarsa propensione
all’innovazione del sistema produttivo e il basso livello di digitalizzazione della nostra economia e
della nostra pubblica amministrazione sono tra le cause principali dei deboli tassi di crescita
economica del Paese, che a loro volta si riflettono nell’insufficiente tasso di occupazione femminile
e giovanile e lo svantaggio dell’economia meridionale.
Il Piano consente di fare i conti con la radicalità delle trasformazioni imposte dalla duplice
transizione ecologica e digitale, una sfida che richiede una forte collaborazione fra pubblico e
privato.
Con il Piano, l’Italia diviene protagonista del Green Deal europeo, secondo gli obiettivi indicati
dalla Presidente Ursula Von der Leyen nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione: ridurre le emissioni
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inquinanti; aumentare i posti di lavoro nell’economia verde; migliorare l’efficienza energetica degli
immobili; innescare e sostenere i processi industriali della transizione verde. Allo stesso tempo, la
sfida della sostenibilità e della riduzione delle emissioni, nella mobilità e nella manifattura, sarà
vinta anche grazie alle soluzioni digitali.
Nel corso di questo decennio, dovremmo affrontare una trasformazione digitale sempre più
rapida, che peraltro è al centro della competizione geopolitica. Il digitale caratterizzerà sempre di
più le filiere industriali della manifattura italiana, oltre a ogni aspetto della vita sociale (mobilità,
istruzione, salute). Il digitale è la piattaforma abilitante delle riforme e della competitività. Come
ha mostrato l’accelerazione impressa dalla pandemia, la capacità digitale sarà sempre più un
fattore cruciale di inclusione. Solo un investimento capillare nel digitale, su infrastrutture,
competenze e cultura, potrà liberare il potenziale di tutti i territori italiani.
L’Italia non potrà dirsi sostenibile se non saprà affrontare e ridurre le disuguaglianze di
genere, generazionali e territoriali, che sono i principali fattori di esclusione sociale nel nostro
Paese. Pertanto, la realizzazione degli interventi connessi agli assi strategici del Piano diventa uno
strumento essenziale per affrontare e risolvere le criticità relative a tre priorità trasversali: le
donne, i giovani, il Sud. Su queste priorità si concentrano le maggiori disuguaglianze di lungo corso
e i maggiori fabbisogni di investimento.
Attuare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nella prospettiva delle donne, dei giovani e
del Sud non è solo un atto di giustizia, ma è la leva essenziale per attivare il potenziale di sviluppo
per l’Italia, per ripensare le infrastrutture sociali e la macchina pubblica. L’impatto sulle priorità
trasversali sarà quindi evidenziato, monitorato e valutato per tutte le sue Missioni.
La missione di fondo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è di agganciare e governare i
driver della crescita del prossimo decennio, coinvolgendo tutti i cittadini e le realtà economiche e
sociali in uno sforzo collettivo nazionale, affrontando i nodi strutturali che hanno frenato lo
sviluppo italiano per un tempo troppo lungo.
I nodi da risolvere per rilanciare lo sviluppo nazionale
L’insoddisfacente crescita italiana è dovuta non solo alla debole dinamica degli investimenti,
ma anche a fattori strutturali, quali la dinamica demografica declinante e il basso tasso di natalità,
la ridotta dimensione media delle imprese e l’insufficiente competitività del sistema-Paese, il peso
dell’elevato debito pubblico, una incompleta transizione verso un’economia basata sulla
conoscenza. Ciò è reso sempre più evidente dalle statistiche che riguardano i risultati del Paese nel
campo dell’istruzione, dell’innovazione tecnologica e della produttività. Tali statistiche evidenziano
significativi ritardi nei confronti dei principali partner europei, così come marcate disparità
regionali, acuite dalla mancata definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti
civili e sociali.
Le ricadute economiche della pandemia si inseriscono in questo quadro, aggravandolo.
L’impatto sul mercato del lavoro è stato attutito dalle molteplici misure messe in campo dal
Governo, e in particolare dall’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali. Tuttavia, le perdite di
occupazione sono state notevoli fra i lavoratori con contratto a tempo determinato (specie i
giovani) e i lavoratori autonomi. Alcuni posti di lavoro potrebbero essere definitivamente perduti
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– anche per il progredire delle nuove tecnologie digitali – e sarà necessario affrontare un processo
di riallocazione fra settori e territori. I servizi pubblici per l’impiego e il loro coordinamento con i
servizi privati devono essere potenziati per facilitare questo processo.
Le disparità di reddito, di genere, generazionali e territoriali, che già segnavano il nostro
Paese, si sono ampliate a partire dalla crisi del 2008. Le deboli prospettive occupazionali hanno
causato la fuoriuscita migratoria di giovani studenti e lavoratori altamente qualificati: una vera e
propria emergenza nazionale. I ridotti margini della finanza pubblica hanno compresso la capacità
di risposta, specie dopo la stretta seguita alla crisi del debito sovrano dell’area dell’euro nel 2011.
Ne hanno risentito soprattutto gli investimenti pubblici, scesi dal 3,7% del PIL nel 2009 al 2,1% nel
2018 (solo marginalmente in recupero nel 2019 con il 2,3%). Le valutazioni della Commissione
europea indicano che negli ultimi anni gli investimenti fissi lordi della pubblica amministrazione
non sono stati sufficienti a compensare l’obsolescenza del capitale pubblico.
Inoltre, le calamità naturali che hanno ripetutamente colpito il Paese, dai terremoti a eventi
indotti anche dai cambiamenti climatici, come frane e alluvioni, hanno provocato enormi danni,
aggravati dal degrado delle infrastrutture e dall’abbandono di alcuni territori, in particolare nelle
aree interne del Paese. Vi è pertanto una pressante esigenza di migliorare la resilienza delle
infrastrutture, puntando sulla manutenzione straordinaria, sull’ammodernamento tecnologico
delle attività di monitoraggio e degli strumenti di supporto, sulla prevenzione, la protezione civile
e il soccorso pubblico. La resilienza, tuttavia, è un concetto più ampio, come evidenziato
drammaticamente dalla crisi pandemica in corso. Essa comprende, ad esempio, la capacità di
risposta del sistema sanitario a inattese crisi epidemiche ed altri rischi per la salute; la protezione
dei cittadini e del territorio a fronte dei rischi ambientali; la solidità della pubblica amministrazione
e della finanza pubblica, che è necessaria per poter rispondere con prontezza ed efficacia a crisi
improvvise.
La debole capacità amministrativa del settore pubblico italiano ha rappresentato un ostacolo
al miglioramento dei servizi offerti e agli investimenti pubblici negli ultimi anni. Il PNRR affronta
questa rigidità promuovendo un’ambiziosa agenda di riforme per la Pubblica Amministrazione, a
sua volta supportata dalla digitalizzazione dei processi e dei servizi, dal rafforzamento della
capacità gestionale e dalla fornitura dell’assistenza tecnica necessaria alle amministrazioni centrali
e locali, che sono fondamentali per promuovere un utilizzo rapido ed efficiente delle risorse
pubbliche. Uno dei lasciti più preziosi del PNRR deve essere l’aumento permanente dell’efficienza
della Pubblica Amministrazione e della sua capacità di decidere e mettere a punto progetti
innovativi, accompagnandoli dalla selezione e progettazione fino alla realizzazione finale.
Le riforme che accompagnano l’Italia sul sentiero della ripresa e della resilienza
Le linee di intervento e le politiche da attuare con il Piano sono accompagnate da riforme di
contesto che, in sintonia con le Raccomandazioni al Paese da parte dell’Unione, mirano a rafforzare
l’ambiente imprenditoriale, a ridurre gli oneri burocratici e a rimuovere i vincoli che hanno
rallentato la realizzazione degli investimenti o ridotto la loro produttività.
Le linee di intervento e le politiche da attuare con il Piano sono accompagnate da riforme di
contesto che, in sintonia con le Raccomandazioni al Paese da parte dell’Unione, mirano a rafforzare
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l’ambiente imprenditoriale, a ridurre gli oneri burocratici e a rimuovere i vincoli che hanno
rallentato la realizzazione degli investimenti o ridotto la loro produttività.
Gli ostacoli agli investimenti nel Paese risiedono anche nella complessità e nella lentezza della
Giustizia. Quest’ultimo aspetto mina la competitività delle imprese e la propensione a investire nel
Paese: impone azioni decise per aumentare la trasparenza e la prevedibilità dei procedimenti civili
e penali in termini di durata. Pur se diminuita, la durata infatti è ancora eccessiva e dovrà essere
ridotta con interventi di riforma processuale e ordinamentale. A ciò si dovrà accompagnare il
potenziamento delle risorse umane e delle dotazioni strumentali e tecnologiche dell’intero sistema
giudiziario.
Un altro tassello necessario per accompagnare le misure del PNRR è costituito dalla riforma
di alcune componenti del sistema tributario italiano, in particolare l’Irpef, per renderlo più equo,
semplice ed efficiente. Il Governo è già intervenuto, da ultimo con la Legge di Bilancio 2021, per
ridurre il cuneo fiscale sul lavoro. Il passo successivo sarà una revisione complessiva dell’imposta
sul reddito delle persone fisiche nel segno dell’equità e della progressività, accompagnata da una
costante azione di lotta all’evasione e incentivazione della tax compliance. La riforma sarà
finalizzata ad una riduzione delle aliquote effettive sui redditi da lavoro, dipendente ed autonomo,
in particolare per i contribuenti con reddito basso e medio-basso, in modo da aumentare il tasso
di occupazione, ridurre il lavoro sommerso e incentivare l’occupazione delle donne e dei giovani.
Unita alla revisione del sistema della fiscalità ambientale e dei Sussidi Ambientalmente Dannosi, e
all’introduzione dell’assegno universale, la riforma renderà il sistema fiscale italiano più in linea
con gli obiettivi indicati nelle Country specific recommendations rivolte alla nostro paese
dall’Unione Europea. Continuerà infine il processo di digitalizzazione delle certificazioni tributarie
– fatture elettroniche e “scontrini” telematici – accompagnato da iniziative di gamification e di
servizi ai contribuenti che favoriscono da un lato la compliance spontanea e dall’ altro la capacità
di controllo dell’amministrazione finanziaria.
Infine, affinché il PNRR possa dispiegare i suoi effetti in termini di maggiore occupazione, esso
sarà affiancato da un impegno costante per migliorare il mercato del lavoro in termini di maggiore
equità. L’obiettivo è tutelare i lavoratori vulnerabili anche attraverso la riforma degli
ammortizzatori sociali, promuovere nuove politiche attive del lavoro per accompagnare la
transizione ecologica e digitale, garantire una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del
lavoro per assicurare un’esistenza libera e dignitosa. Per migliorare la performance del Paese in
termini di produttività del lavoro si dovrà agire su vari fronti, con una attenzione particolare alla
formazione lungo tutto l’arco della vita.
Quanto alla promozione della concorrenza, il Piano sostiene la transizione digitale e
l’innovazione del sistema produttivo attraverso stimoli agli investimenti in tecnologie
all’avanguardia e 4.0, ricerca, sviluppo e innovazione, cybersecurity, nonché attraverso
l’ammodernamento e il completamento delle reti ad altissima capacità in fibra ottica, 5G e
satellitari, collegate all’utente finale, per assicurare una parità di accesso al mercato in ogni area
del Paese. Si introdurrà anche una riforma delle concessioni statali che garantirà maggiore
trasparenza e un corretto equilibrio fra l’interesse pubblico e privato, nonché il costante
miglioramento del servizio per gli utenti.
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Ulteriori riforme di settore saranno adottate ai fini del migliore perseguimento delle singole
Missioni del PNRR, per garantire la massima efficacia delle relative linee di intervento e progettuali.
Tali riforme sono illustrate all’interno della trattazione riguardante le Missioni del PNRR nella Parte
II seguente.
Il percorso di elaborazione della proposta e l’avvio del confronto per la sua definizione
In preparazione della proposta di PNRR, il Governo ha attuato una consultazione pubblica con
gli attori istituzionali, economici e sociali che dovrà proseguire ai fini dell’adozione definitiva del
Piano.
Nella primavera del 2020 ha incaricato un Comitato di esperti, coordinati da Vittorio Colao, di
elaborare delle proposte per il Piano di Rilancio del Paese. Nei mesi successivi, anche alla luce delle
raccomandazioni del “Comitato Colao”, il Governo ha ascoltato le opinioni e i suggerimenti delle
imprese italiane, delle organizzazioni sindacali e della società civile. Nella metà di giugno 2020, a
Villa Pamphilj, a Roma, il Governo ha organizzato “Progettiamo il Rilancio”, una serie di incontri
con i rappresentanti delle Istituzioni e delle Parti sociali, per un confronto sulla ripartenza del
Paese.
Da agosto, il coordinamento dei lavori per la stesura del PNRR è stato assunto dal Comitato
interministeriale per gli Affari Europei (CIAE), che ha a sua volta incaricato il Comitato Tecnico di
Valutazione (CTV) di gestirne operativamente i lavori. In settembre, il CIAE ha approvato una
proposta di Linee Guida per la redazione del PNRR, coerenti con quelle indicate dalla Commissione
europea il 17 settembre, che è stata sottoposta all’esame del Parlamento italiano.
Il 13 e 14 ottobre 2020 le Camere si sono pronunciate con un atto di indirizzo, che invita il
Governo a predisporre il Piano, garantendo un ampio coinvolgimento del settore privato, degli enti
locali e delle eccellenze che il Paese è in grado di offrire in tutti i settori.
Il Governo, su questa base, ha intrapreso dal 15 ottobre un dialogo informale con la task force
della Commissione Europea in vista della presentazione del PNRR. Una prima bozza di Piano è stata
presentata al Consiglio dei Ministri nella seduta del 7 dicembre 2020 per un’illustrazione
preliminare, che è servita da documentazione di base per il confronto con le forze politiche di
maggioranza. Il confronto ha riguardato la visione d’insieme della strategia di investimenti e
riforme del Piano e si è intensificato nelle ultime settimane, anche attraverso l’elaborazione di
osservazioni e proposte di modifica alle bozze di lavoro preliminari. Il risultato è stato sintetizzato
in alcune Linee di indirizzo che hanno portato a una significativa revisione progettuale e finanziaria
della proposta di PNRR.
Il Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021 ha approvato la proposta di PNRR che costituisce
la base di discussione per il confronto con il Parlamento, le Istituzioni regionali e locali, le forze
economiche e sociali, il Terzo Settore e le reti di cittadinanza, ai fini dell’adozione definitiva del
Piano.
I prossimi passi, per un efficace processo di attuazione
La presentazione del PNRR necessiterà, anche alla luce del scelta del Governo italiano di pieno
coinvolgimento del Parlamento, di una più precisa definizione delle riforme e delle strategie di
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settore connesse al Piano e di ulteriori passaggi politico-amministrativi che consentano di
finalizzare le progettualità e le tempistiche previste, attraverso l’individuazione dei soggetti
responsabili, delle attività da compiere e delle modalità operative di lavoro e di coordinamento
delle amministrazioni e degli attori istituzionali a vario titolo coinvolti.
La bozza di Regolamento RFF prevede che i Piani nazionali siano di norma presentati
formalmente entro il 30 aprile 2021. Le interazioni informali con la Commissione sono già in corso
e forniscono utili spunti per la finalizzazione del Piano e la sua presentazione formale.
Considerati gli effetti economici e finanziari, che deriverebbero da una ritardata o mancata
attuazione di parte del Piano, l’organizzazione del lavoro assicurerà la focalizzazione di tutte le
amministrazioni e le istituzioni competenti, coinvolte ad ogni livelli, sul coordinamento e la
realizzazione delle Linee di intervento del PNRR.
Il Governo, sulla base delle linee guida europee per l’attuazione del Piano, presenterà al
Parlamento un modello di governance che identifichi la responsabilità della realizzazione del Piano,
garantisca il coordinamento con i Ministri competenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo,
monitori i progressi di avanzamento della spesa.
1.3 IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA: STRATEGIA, PRIORITÀ,
MISSIONI
Una strategia su tre assi
L’azione di rilancio del Paese delineata dal Piano è guidata da obiettivi di policy e interventi
connessi a tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione
sociale.
La dimensione europea del Piano indirizza chiaramente le misure nazionali verso obiettivi
comuni, ponendo dei precisi criteri di ammissibilità dei progetti di investimento e di riforma. In
questo modo si conferisce maggiore coerenza e impatto all’azione di rilancio dell’economia
europea, creando un effetto sinergico che avrà effetti più incisivi, rispetto a quanto già stimato, in
termini di crescita di PIL e occupazione e contribuirà a un rafforzamento complessivo del mercato
unico.
L’opzione strategica, condivisa in sede europea, di indirizzare l’azione coordinata di rilancio
degli investimenti, per accompagnare i paesi membri lungo il sentiero della transizione ecologica e
digitale è testimoniata dalla previsione di vincolare a interventi green e digital una quota non
inferiore rispettivamente al 37% e al 20% del totale degli stanziamenti del RRF.
La digitalizzazione e l’innovazione sono decisive per migliorare radicalmente la competitività
dell’economia, la qualità del lavoro, e la vita delle persone, e per rendere l’Italia protagonista della
competizione tecnologica globale. Il digitale non è un settore a sé, ma è il principale driver di
trasformazione della manifattura, dei servizi, del lavoro. La digitalizzazione e l’innovazione di
processi, prodotti e servizi, caratterizzano ogni politica di riforma del Piano, dal fisco alla pubblica
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amministrazione. E coinvolgono il rafforzamento delle infrastrutture sociali e delle infrastrutture
critiche, oltre alla ripresa delle attività culturali e turistiche.
L’Unione Europea, stabilendo il target digitale di almeno il 20% per la Recovery and Resilience
Facility, ha promosso gli investimenti in tecnologie, infrastrutture e processi digitali degli Stati
membri, per aumentare la competitività europea su scala globale e per favorire la diversificazione
e la resilienza delle catene del valore europee. In questo contesto, la priorità italiana è recuperare
il profondo divario digitale nelle infrastrutture e nella cultura, come evidenziato dal quartultimo
posto in UE del Paese nell’indice DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società), e
dall’ultimo posto sulle competenze digitali. I giovani, nelle imprese e nella pubblica
amministrazione, dovranno essere protagonisti di una modernizzazione radicale dei servizi, in
grado di includere sempre di più quei cittadini che oggi, soprattutto nelle aree interne e rurali, sono
esclusi dalle opportunità dell’innovazione.
Secondo l’Indice annuale sull’innovazione della Commissione Europea, l’Italia è un
“innovatore moderato”, sotto la media dell’Unione. Per diventare un leader dell’innovazione,
dovrà aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo, pubblici e privati, e competere sulla
frontiera tecnologica, in particolare nel trasferimento tecnologico e nelle catene strategiche del
valore europee, con un forte coinvolgimento delle PMI, puntando sulle filiere più avanzate, sulla
crescita dimensionale e l’internazionalizzazione.
Digitalizzazione e innovazione sono la premessa e l’accompagnamento del secondo asse del
Piano, la transizione ecologica. Gli investimenti nella connettività miglioreranno la gestione dei
consumi energetici e delle risorse, nell’agricoltura come nella mobilità sostenibile, alimentando
nuove filiere produttive e di ricerca e generando buona occupazione.
La transizione ecologica sarà la base del nuovo modello economico e sociale di sviluppo su
scala globale, in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Per avviarla
sarà necessario, in primo luogo, ridurre drasticamente le emissioni di gas clima-alteranti in linea
con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e del Green Deal europeo; in secondo luogo occorre
migliorare l’efficienza energetica e nell’uso delle materie prime delle filiere produttive, degli
insediamenti civili e degli edifici pubblici e la qualità dell’aria nei centri urbani e delle acque interne
e marine.
Gli interventi per la prevenzione e il contrasto al dissesto del territorio e una gestione efficace
e integrata del ciclo dei rifiuti costituiranno, assieme a una gestione sostenibile del patrimonio
agricolo e forestale, un potente mezzo con cui la transizione verde potrà migliorare la qualità e la
sicurezza di ampie aree territoriali e urbane del Paese.
La riconversione ecologica può e deve rappresentare anche un terreno di nuova competitività
per molta parte del nostro sistema produttivo. Servono grandi investimenti per indirizzare le filiere
industriali dell’energia, dei trasporti, della siderurgia, della meccanica e della manifattura in
generale verso prodotti e processi produttivi efficienti riducendo gli impatti ambientali in misura
importante, in linea con i più ambiziosi traguardi internazionali in materia, così come sono
necessari investimenti nell’agricoltura sostenibile e di precisione, e nell’economia circolare, a
partire dal Mezzogiorno, permettendo di conseguire una maggiore armonia con la natura, pur nel
contesto di una società a forte vocazione industriale. Gli investimenti sull’ Economia Circolare
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intervengono su un processo volto a produrre materie prime secondarie da materiali di scarto per
rendere l’Italia meno dipendente dall’approvvigionamento di materie prime e conseguentemente
più forte e competitiva sui mercati internazionali. A tal fine, gioca un ruolo strategico il sistema
agricolo e forestale che, tramite il presidio e la gestione sostenibile del territorio nazionale, è in
grado di assorbire una significativa quota delle emissioni di gas clima alteranti del sistema Paese,
come evidenziato dallo European Green Deal.
Si dovrà inoltre investire nella “bellezza” del Paese, anche per consolidare la capacità di
attrazione di flussi turistici e le potenzialità dell’enorme patrimonio storico, culturale e naturale.
Nella nuova versione del Piano, il significativo aumento di risorse relative alla cultura e al turismo
non corrisponde solo all’esigenza di sostenere gli ambiti più colpiti dagli effetti del Covid-19, al fine
di recuperare il potenziale di crescita. NGEU non è solo un progetto economico e ambientale. È un
progetto culturale europeo che qualifica gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo. L’investimento
strategico in tutta la catena del valore della cultura e del turismo, è essenziale per diffondere lo
sviluppo sostenibile a livello territoriale, per realizzare l’inclusione sociale dei giovani attraverso le
industrie culturali e creative e l’attività sportiva e per accompagnare il risanamento delle aree
urbane e la ripresa delle aree interne. A ciò concorrono una gestione efficace delle aree verdi,
anche in termini di una maggiore diffusione delle stesse sul territorio urbano e periurbano, nonché
corposi interventi di rimboschimento e azioni per invertire il declino della biodiversità e il degrado
del territorio, prendendo ad esempio il patrimonio verde costituito dai parchi naturali.
Porre al centro l’inclusione sociale rappresenta una importante novità del Piano. Crescita
inclusiva e coesione sociale e territoriale, accanto alla transizione verde e digitale, sono due dei
pilastri fondamentali su cui dovranno poggiare la programmazione e il contenuto dei PNRR e in
base ai quali verrà valutato dalla Commissione l’impianto complessivo del Piano. Nella logica di
Next Generation EU, lo sviluppo sostenibile è legato alla riduzione strutturale delle asimmetrie e
delle disuguaglianze, fra le aree geografiche e fra le persone.
Per l’Italia, la drastica riduzione delle disuguaglianze territoriali, generazionali e di genere è
un obiettivo di crescita economica, oltre che di giustizia e coesione territoriale. Per questo, nelle
Country Specific Recommendations del 20 maggio 2020, la Commissione Europea ha ricordato le
annose disparità economiche e sociali e il divergente potenziale di competitività dell’Italia,
ponendo l’attenzione sul rafforzamento dei servizi essenziali e della protezione sociale, oltre che
sull’integrazione nel mercato del lavoro delle donne e dei giovani inattivi.
L’asse dell’inclusione sociale punta a diffondere lo sviluppo, al fine di ridurre i divari di
cittadinanza: i divari infrastrutturali, occupazionali e di servizi e beni pubblici, fra Nord e Sud, fra
aree urbane e aree interne. Un’azione coerente di riduzione dei divari, che parta dalla prima
infanzia e dall’istruzione con l’investimento negli asili nido e nelle strutture scolastiche, potrà
liberare il potenziale di tutti i territori italiani, generando nuove opportunità di lavoro di qualità
nella transizione ecologica e digitale, soprattutto per i giovani e per le donne. In quest’ottica, il
Piano rappresenta un’agenda per le infrastrutture sociali dell’Italia, in coerenza con i rapporti
paese della Commissione Europea.
La pandemia ha mostrato l’irrinunciabile valore sociale ed economico della sanità territoriale,
il cui miglioramento passa per l’investimento nei servizi di prossimità e nella dotazione tecnologica
15
e digitale. Una più forte integrazione fra politiche sanitarie, sociali e ambientali contribuirà, insieme
agli investimenti in ricerca, a una nuova filiera della salute, incentrata sul benessere dei cittadini e
sulla capacità di risposta del sistema alle crisi. Il concetto di inclusione promosso dal Piano è
strettamente legato al protagonismo degli attori sociali e del terzo settore, con un forte
coinvolgimento delle reti di cittadinanza e dell’economia sociale.
Le tre priorità trasversali: Donne, Giovani, Sud
Il PNRR, attraverso un approccio integrato e orizzontale, mira all’empowerment femminile e
al contrasto alle discriminazioni di genere, all’accrescimento delle competenze, della capacità e
delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del
Mezzogiorno. Tali priorità non sono affidate a singoli interventi circoscritti in specifiche
componenti, ma perseguite in tutte le missioni del PNRR.
Ogni missione deve esplicitare le linee di riforma e di intervento mirate al perseguimento delle
tre priorità trasversali, anche attraverso la definizione ex ante e la misurazione dei risultati attesi.
Il Piano nel suo complesso prevede la valutazione degli impatti macroeconomici, occupazionali, di
indicatori BES, e a favore di donne, giovani e Sud.
Parità di genere Giovani Sud e riequilibrio territoriale
Realizzare una piena
emancipazione economica e
sociale della donna mettendo
la parità di genere come criterio
di valutazione di tutti i progetti
(gender mainstreaming) e
promuovendo una strategia
integrata di riforme, istruzione
e investimenti in infrastrutture
sociali e servizi di supporto.
Garantire la piena
partecipazione dei giovani alla
vita culturale, economica e
sociale del Paese, innanzitutto
investendo sul loro futuro in
termini di istruzione e ricerca e
intervenendo con politiche atte
a incrementare il livello di
occupazione giovanile nel
breve e nel lungo periodo.
Ridurre i divari territoriali
e liberare il potenziale
inespresso di sviluppo del
Mezzogiorno, massimizzando
nelle Linee di intervento di
ciascuna Missione, i progetti
volti al perseguimento
dell’obiettivo, che vale anche
come criterio prioritario di
allocazione territoriale degli
interventi.
Parità di genere. La disuguaglianza di genere limita il potenziale contributo delle donne alla
crescita economica del Paese; la sua natura trasversale richiede un’ottica e una politica
multidimensionali e intersettoriali. La parità di opportunità e di diritti va infatti realizzata
contestualmente in diversi ambiti della vita economica e sociale: dall’occupazione alla
remunerazione, all’istruzione, al bilanciamento tra impegni familiari e lavorativi, fino a toccare il
tema purtroppo ancora drammatico della violenza di genere. Condizione essenziale per progredire
16
sul piano di una effettiva e sostanziale parità di genere è innalzare l’occupazione femminile, sia da
un punto di vista qualitativo che quantitativo. Questo obiettivo è perseguito prioritariamente
attraverso le politiche attive del lavoro e il miglioramento delle infrastrutture sociali, come il
potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia, delle scuole per l’infanzia e del tempo
scuola. Gli investimenti nelle infrastrutture sociali creano opportunità di lavoro femminile di
qualità, e contribuiscono a liberare il potenziale delle donne, rendendo il lavoro di cura una
questione di rilevanza pubblica mentre oggi nel nostro Paese è lasciato sulle spalle delle famiglie e
spesso distribuito in modo diseguale fra i generi. A questo obiettivo mirano anche le misure a
favore dell’imprenditoria femminile, della libera scelta della maternità e, nel campo dell’istruzione,
le politiche che favoriscono in particolare l’accesso da parte delle donne all’acquisizione di
competenze STEM. L’integrazione del Piano con interventi finanziati attraverso fondi di bilancio
nazionale, a partire dall’assegno unico, rafforza ed esplicita la strategia complessiva del Paese
definita nel Family Act e favorisce una interazione virtuosa con i livelli istituzionali interessati e il
Terzo settore.
Giovani. Digitalizzazione e innovazione, sostenibilità ambientale e inclusione sociale sono le
priorità strategiche del PNRR e si caratterizzano per il ruolo e l’importanza che le nuove generazioni
assumono come attori e beneficiari di queste linee di policy. Le componenti dedicate
all’innovazione digitale e alla transizione ecologica, con il contrasto al cambiamento climatico e la
tutela delle risorse naturali, incrociano, insieme alle misure di inclusione sociale, sensibilità e
bisogni, aspirazioni e competenze delle nuove generazioni italiane.
Gli interventi del Piano mirano a importanti ricadute occupazionali a favore dei giovani grazie
allo sviluppo di nuovi settori e opportunità. Gli impatti diretti sulle nuove generazioni sono presenti
in tutte le missioni e in particolare in quella dedicata a “Istruzione e ricerca”: dal contrasto
all’abbandono scolastico alla digitalizzazione della didattica, dai percorsi professionalizzanti al
potenziamento della ricerca, gli obiettivi, i risultati attesi e l’impatto dei progetti riguardano
essenzialmente i giovani. Nella missione “Inclusione e coesione”, il potenziamento del servizio
civile universale e gli interventi sulle politiche attive del lavoro e sulla formazione sono diretti a
migliorare il funzionamento del mercato del lavoro e andranno a vantaggio delle nuove
generazioni. La riforma e l’innovazione nella P.A., coniugandosi al previsto turn over generazionale,
diventano un rilevante fattore di attrazione e di opportunità per i giovani qualificati.
Sud e riequilibrio territoriale. Il PNRR, in coerenza strategica con il Piano Sud 2030, persegue
il riequilibrio territoriale e il rilancio dello sviluppo del Sud come priorità trasversale a tutte le
missioni. Nella definizione delle linee progettuali e di intervento del PNRR, pertanto, sarà
esplicitata la quota di risorse complessive destinata al Mezzogiorno, che può valere anche come
criterio prioritario di allocazione territoriale degli investimenti previsti.
In quest’ottica, si è proceduto a integrare gli interventi del PNRR con le risorse per le politiche
di coesione europee e nazionali in corso di programmazione, al fine di massimizzare l’impegno
aggiuntivo per la coesione territoriale, favorendo sinergie e complementarietà fra le risorse
provenienti dal RRF, in particolare quelle provenienti da REACT EU, e la quota anticipata del FSC
2021-2027. In tal modo, viene ulteriormente incrementata la dimensione e l’intensità nel
Mezzogiorno degli interventi previsti dal Piano, in particolare per le dotazioni infrastrutturali e
17
sociali e per le politiche volte a migliorare la qualità e il livello dei beni e dei servizi pubblici
essenziali (istruzione, ricerca, accesso alle tecnologie digitali, tutela e qualità dell’ambiente,
infrastrutture per la mobilità sostenibile, infrastrutture sociali).
Missioni, Componenti, Linee di intervento
Il PNRR si articola in 6 Missioni, che a loro volta raggruppano 16 Componenti funzionali a
realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo.
Le Componenti si articolano in 47 Linee di intervento per progetti omogenei e coerenti. I
singoli Progetti di investimento sono stati selezionati secondo criteri volti a concentrare gli
interventi su quelli trasformativi, a maggiore impatto sull’economia e sul lavoro. A tali criteri è stata
orientata anche l’individuazione e la definizione sia dei “progetti in essere” che dei “nuovi
progetti”.
Per ogni Missione, come indicato nella Parte II del documento, sono indicate le riforme
necessarie a una più efficace realizzazione, collegate all’attuazione di una o più Componenti.
Le sei Missioni del PNRR rappresentano aree “tematiche” strutturali di intervento: 1.
Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica;
3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4. Istruzione e ricerca; 5. Inclusione e coesione; 6.
Salute.
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STRUTTURA DEL PNRR: MISSIONI, COMPONENTI E SALDI FINANZIARI
Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
La missione si struttura in 3 componenti e si pone come obiettivo la modernizzazione del
Paese, abbracciando la rivoluzione digitale, sia nella pubblica amministrazione (PA) sia nel suo
sistema produttivo, le necessarie riforme “di sistema”, quella della Giustizia e la piena realizzazione
di quella della PA, e – infine – investendo nei settori che più caratterizzano l’Italia e ne definiscono
l’immagine nel mondo: il turismo e la cultura.
La prima componente riguarda la digitalizzazione e la modernizzazione della PA. In questo
ambito, lo sviluppo di un cloud nazionale e la effettiva interoperabilità delle banche dati delle PA
avviene in parallelo e in sinergia con il progetto Europeo GAIA-X, dove l’Italia intende avere un
ruolo di primo piano. Sfruttando anche la digitalizzazione va sviluppato un “Programma di
innovazione strategica della PA” che mira a completare il percorso delle riforme della PA
realizzando un cambiamento strutturale per rafforzare la PA italiana, in maniera organica e
integrata, ai diversi livelli di governo, attraverso una amministrazione capace, competente,
semplice e smart, in grado di offrire servizi di qualità ai cittadini e alle imprese e da rendere più
competitivo il sistema-Italia, con intervestimenti mirati e interventi di carattere ordinamentale a
costo zero, volti a definire una cornice normativa abilitante al cambiamento per il rilancio del
Sistema Paese. Infine, sarà e portata a termine la riforma della giustizia per accelerare i processi,
anche potenziando digitalizzazione e capitale umano del sistema giudiziario italiano al fine di
accelerare lo smaltimento del pregresso.
La seconda componente, riguarda l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese
(Transizione 4.0), ivi comprese quelle del comparto editoria e della filiera della stampa, la
realizzazione di reti ultraveloci in fibra ottica, 5G ed investimenti per il monitoraggio satellitare. In
quest’ottica, gli incentivi fiscali inseriti nel PNRR sono riservati alle imprese che investono in beni
strumentali, materiali ed immateriali, necessari ad un’effettiva trasformazione digitale dei processi
produttivi, nonché alle attività di ricerca e sviluppo connesse a questi investimenti. Si prevedono
inoltre progetti per sostenere lo sviluppo e l’innovazione del Made in Italy, delle catene del valore
e delle filiere industriali strategiche, nonché la crescita dimensionale e l’internazionalizzazione
delle imprese, anche attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari a leva.
La terza componente, mira ad incrementare l’attrattività del sistema turistico e culturale del
Paese attraverso la modernizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali, la formazione ed
il potenziamento delle strutture ricettive attraverso investimenti in infrastrutture e servizi turistici
strategici e il finanziamento dei progetti dei Comuni per investimenti su luoghi identitari sul proprio
territorio (inclusi interventi sul patrimonio artistico-culturale di Roma in occasione del Giubileo). Il
progetto Turismo e Cultura 4.0 con l’obiettivo di promuovere l’integrazione tra scuola, università,
impresa e luoghi della cultura, prevede interventi in modo da destinare una quota significativa di
risorse alle regioni del Mezzogiorno e agli ambiti di attività caratterizzati da un’incidenza elevata di
professionalità femminile e giovanile.
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Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica
La missione si struttura in 4 componenti ed è volta a realizzare la transizione verde ed
ecologica della società e dell’economia italiana coerentemente con il green deal europea e il PNIEC.
La prima componente, “Agricoltura Sostenibile ed Economia Circolare”, punta da un lato a
conseguire una filiera agroalimentare sostenibile, migliorando la logistica e competitività delle
aziende agricole e le loro prestazioni climatico-ambientali, dall’altro allo sviluppo di impianti di
produzione di materie prime secondarie e all’ammodernamento e alla realizzazione di nuovi
impianti, in particolare nelle grandi aree metropolitane del Centro e Sud Italia, per la valorizzazione
dei rifiuti in linea col Piano d’azione europeo per l’economia circolare. La strategia sull’economia
circolare è finalizzata a ridurre l’uso delle materie prime naturali, di cui il pianeta si va
progressivamente impoverendo, utilizzando “materie prime secondarie”, prodotte da
scarti/residui/rifiuti. Per incrementare il tasso di circolarità in Italia vengono proposti interventi per
la realizzazione di impianti di trasformazione dei rifiuti finalizzata al loro recupero, partendo in
particolare dai rifiuti da raccolta differenziata. La strategia sull’economia circolare interviene su un
processo lungo e complesso teso a rendere l’Italia meno dipendente dall’approvvigionamento di
materie prime e conseguentemente più forte e competitiva sui mercati internazionali. Per
potenziare gli interventi verrà costituito un fondo operativo per far leva sulle risorse del PNRR
destinato a favorire lo sviluppo dell’economia circolare.
La seconda componente, “Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile”, ha come
obiettivo l’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e lo sviluppo di una filiera
industriale in questo ambito, inclusa quella dell’idrogeno. Un contributo rilevante verrà dai parchi
eolici e fotovoltaici offshore. Nell’industria siderurgica primaria, l’idrogeno rappresenta in
prospettiva un’alternativa al gas naturale per la produzione di Ferro Ridotto Diretto (DRI). In linea
con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, è previsto un investimento per lo sviluppo del
DRI connesso al progetto di decarbonizzazione dell’ex ILVA a Taranto e alla transizione per la
produzione di acciaio verde in Italia. Una specifica linea di azione è rivolta allo sviluppo della
mobilità sostenibile attraverso il potenziamento delle infrastrutture per il trasporto rapido di
massa e delle ciclovie e a un imponente rinnovamento del parco circolante di mezzi per il trasporto
pubblico locale. Enti locali e regioni saranno un attore fondamentale nella definizione e
implementazione di questa linea di azione. La distribuzione territoriale degli investimenti di questa
componente dedicherà una quota significativa di risorse, superiore al 34%, al Mezzogiorno.
La terza componente “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici” punta
all’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato con contestuale messa in
sicurezza e digitalizzazione delle strutture. Priorità sarà data alle scuole, agli ospedali (vedi
Missione 6) e alle case di edilizia popolare.
La quarta componente, “Tutela del territorio e della risorsa idrica”, prevede rilevanti
interventi sul dissesto idrogeologico, sulla forestazione e tutela dei boschi, sugli invasi e la gestione
sostenibile delle risorse idriche e sulle infrastrutture verdi urbane.
20
Missione 3 – Infrastrutture per una mobilità sostenibile
La missione è divisa in 2 componenti e si pone l’obiettivo di realizzazione un sistema
infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale.
La prima componente, “Alta velocità di rete e manutenzione stradale 4.0”, si focalizza sulle
grandi linee di comunicazione del Paese, innanzitutto quelle ferroviarie, in un’ottica di mobilità
rapida, sostenibile e tecnologicamente avanzata. Accanto a un consistente intervento sulla rete
ferroviaria, potenziato nel Mezzogiorno grazie al supporto dei fondi FSC, sono previsti alcuni
investimenti per la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale di viadotti e ponti stradali nelle
aree del territorio che presentano maggiori criticità.
La seconda componente, “Intermodalità e logistica integrata”, prevede un programma
nazionale di investimenti per un sistema portuale competitivo e sostenibile dal punto di vista
ambientale per sviluppare i traffici collegati alle grandi linee di comunicazione europee e
valorizzare il ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti infra-mediterranei e per il turismo.
Missione 4 – Istruzione e ricerca
La missione è divisa in 2 componenti ed è particolarmente focalizzata sulle generazioni future.
Affronta il tema strutturale più importante per rilanciare la crescita, la produttività, l’inclusione
sociale e la capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali. Ha due obiettivi
fondamentali: (i) garantire le competenze e le abilità necessarie per affrontare le sfide presenti e
future, intervenendo sui percorsi scolastici e universitari degli studenti, sostenendo il diritto allo
studio e accrescendo l’incentivo delle famiglie a investire nell’acquisizione di competenze avanzate
da parte dei giovani; (ii) rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con il mondo delle
imprese e delle istituzioni.
La prima componente, “Potenziamento delle competenze e diritto allo studio”, è dedicata al
potenziamento della didattica. Si prevede un notevole sforzo per colmare il ritardo del Paese nelle
strutture e nei servizi dedicati all’età prescolare, iniziative per il contrasto alla povertà educativa e
per la riduzione dei divari territoriali nella quantità e qualità dell’istruzione, in particolare nel
Mezzogiorno, interventi per la didattica digitale integrata, per le competenze STEM e il
multilinguismo, con un focus specifico alla formazione delle donne.
La seconda componente, “Dalla ricerca all’impresa”, guarda alla ricerca di base, applicata, e
al trasferimento tecnologico per rafforzare il sistema della ricerca lungo le diverse fasi della
maturità tecnologica, agendo in maniera sistemica sulla leva degli investimenti in R&S. Una prima
direttrice di intervento è rivolta al potenziamento della filiera di R&S attraverso grandi
infrastrutture di ricerca, partenariati allargati per lo sviluppo di progetti di ricerca. Una seconda
direttrice si focalizza sul potenziamento dei meccanismi di trasferimento tecnologico,
incoraggiando – con partnership ed investimenti pubblici e privati – l’innovazione attraverso l’uso
sistemico dei risultati della ricerca da parte del tessuto produttivo. Sono contemplati, in
quest’ambito, investimenti per il potenziamento di strutture di ricerca e la creazione di “reti
nazionali” di R&S su alcune tecnologie abilitanti (Key Enabling Technologies), la creazione di
“ecosistemi dell’innovazione” attorno a “sistemi territoriali” di R&S.
21
Missione 5 – Inclusione e coesione
La missione è divisa in 3 componenti ed ha un ruolo di grande rilievo nel perseguimento degli
obiettivi, trasversali a tutto il PNRR, di sostegno all’empowerment femminile e al contrasto alle
discriminazioni di genere, nonché di aumento dell’occupazione, soprattutto giovanile e di
rafforzamento della formazione sul lavoro e per i disoccupati e di miglioramento della qualità del
lavoro.
La prima componente, “Politiche per il lavoro”, si concretizza nella revisione strutturale delle
politiche attive del lavoro, nel rafforzamento dei centri per l’impiego e della loro integrazione con
i servizi sociali e con la rete degli operatori privati; nella modernizzazione del mercato del lavoro al
fine di migliorare l’occupazione e l’occupabilità, soprattutto giovanile (attraverso l’apprendistato
duale e il servizio civile universale), e in particolare dei NEET, delle donne e dei gruppi vulnerabili;
e nella promozione di nuove competenze (attraverso la riforma del sistema di formazione). La
dimensione di genere, generazionale e territoriale di questa componente è ulteriormente
rafforzata dalla complementarità con le misure di decontribuzione per i giovani, le donne ed il Sud,
parzialmente finanziate attraverso il ReactEu.
La seconda componente, “Infrastrutture sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore”, mira a
supportare situazioni di fragilità sociale ed economica, a sostenere le famiglie e la genitorialità.
Una specifica linea d’intervento è pensata per le persone con disabilità o non autosufficienti e
prevede l’incremento di infrastrutture e la messa a disposizione di servizi e reti di assistenza
territoriale, accelerando il processo di deistituzionalizzazione attraverso percorsi di autonomia
accompagnati da servizi integrati di assistenza domiciliare. Si interviene inoltre con progetti volti
ad intercettare le principali vulnerabilità sociali in materia di povertà materiale, disagio abitativo,
attraverso il rafforzamento dei servizi sociali e potenziando le iniziative di housing sociale. In questa
componente, sono integrati gli interventi previsti dal Family Act coerenti con le priorità strategiche
e trasversali del PNRR, valorizzando il contributo del Terzo Settore.
La terza componente, “Interventi speciali di coesione territoriale”, prevede il rafforzamento
della Strategia nazionale delle aree interne rilanciata dal Piano Sud 2030, con interventi sulle
infrastrutture sociali e misure a supporto dei giovani e finalizzate alla transizione ecologica. Sono
inseriti in questa componente ulteriori fondi per la ricostruzione privata e il potenziamento dei
servizi pubblici nelle aree colpite dai terremoti. Inoltre, la componente include interventi
concentrati nelle regioni del Sud per realizzare infrastrutture e laboratori per il trasferimento
tecnologico in contesti urbani marginalizzati da rigenerare.
Missione 6 – Salute
La missione è divisa in 2 componenti ed è focalizzata su due elementi: il primo è su un cambio
di paradigma nell’assistenza sociosanitaria basato sullo sviluppo di una rete territoriale che
consenta una vera vicinanza alle persone secondo un percorso integrato che parte dalla “casa
come primo luogo di cura”, per arrivare alle “Case della comunità” e quindi alla rete ospedaliera; il
secondo elemento è dato dall’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del SSN.
La prima componente, “Assistenza di prossimità e telemedicina”, mira a potenziare e
riorientare il SSN verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza socio-sanitaria;
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a superare la frammentazione e il divario strutturale tra i diversi sistemi sanitari regionali
garantendo omogeneità nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza – “LEA”; a potenziare la
prevenzione e l’assistenza territoriale, migliorando la capacità di integrare servizi ospedalieri,
servizi sanitari locali e servizi sociali. Si intende anche sviluppare un modello di sanità pubblica
ecologica e un sistema di sorveglianza della sanità pubblica veterinaria e sicurezza degli alimenti,
in grado di preservare la salute dei cittadini a partire dalla salute dell’ambiente, mitigando
l’impatto dei fattori inquinanti.
La seconda componente, “Innovazione dell’assistenza sanitaria”, è finalizzata a promuovere
la diffusione di strumenti e attività di telemedicina, a rafforzare i sistemi informativi sanitari e gli
strumenti digitali a tutti i livelli del SSN, a partire dalla diffusione ancora limitata e disomogenea
della cartella clinica elettronica. Rilevanti investimenti sono quindi destinati all’ammodernamento
delle apparecchiature e alla realizzazione di ospedali sicuri, tecnologici e sostenibili.
23
1.4 LE RISORSE DEL PNRR PER UN PIANO INTEGRATO DI RILANCIO DEGLI
INVESTIMENTI
Il PNRR rappresenta una straordinaria e irripetibile occasione di rilancio degli investimenti nel
nostro Paese. Oltre ai 196,5 miliardi tra grants e loans previsti per l’Italia dal RRF, che il Governo
ha deciso di utilizzare integralmente, un ulteriore apporto finanziario è fornito, sempre nell’ambito
di Next Generation EU (NGEU), dai 13,5 mld di React-EU e dal 1,2 mld del Just Transition Fund.
Secondo le conclusioni del Consiglio europeo, l’insieme dei fondi europei compresi nel
Quadro Finanziario Pluriennale e nel Next Generation EU mettono a disposizione dell’Italia un
volume di circa 309 miliardi di euro nel periodo 2021-2029.
Anche parte delle politiche di coesione e di altri fondi europei del Quadro Finanziario
Pluriennale (QFP) 2021-2027, infatti, nonché dei fondi di bilancio nazionali, concorrono al
finanziamento della strategia di riforme e investimenti delineata nel PNRR. Si è ritenuto pertanto
opportuno promuovere un approccio integrato all’ utilizzo delle risorse finanziarie, che permetterà
un’accelerazione della realizzazione degli interventi, inclusi quelli aggiuntivi e complementari,
nell’ambito di un quadro di policy e di procedure coerente e unitario, particolarmente attento alle
tempistiche del complesso dei progetti da realizzare.
Il Dispositivo Europeo di Ripresa e Resilienza (RRF), la principale fonte finanziaria del Piano di
Ripresa e Resilienza dell’Italia, assicura al nostro Paese nel periodo 2021-26 circa 65,4 miliardi di
euro di sovvenzioni e 127,6 miliardi di euro di prestiti, ovvero complessivi 193 miliardi (riportati
nella Tavola seguente, ripresa dalla NADEF), che il Governo ha inteso utilizzare appieno. Con le
revisioni delle previsioni macroeconomiche della Commissione e il cambiamento dell’anno base
per il calcolo degli importi, le risorse disponibili per l’Italia sono salite a 196,5 miliardi e su questa
cifra si basa la programmazione del Piano.
La scelta di impiegare una parte dei fondi del PNRR per il finanziamento di alcune politiche e
di singoli progetti già in essere, coerentemente con le priorità europee di NGEU ed in linea con i
Regolamenti europei, diventa necessaria al fine di assicurare la compatibilità con gli obiettivi di
sostenibilità finanziaria di medio-lungo periodo che il Governo ha adottato il 5 ottobre con la Nota
di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF, approvata dal Parlamento il 14
ottobre 2020). Sulle nuove generazioni, infatti, non deve gravare l’onere di un eccessivo
indebitamento. Secondo la logica di NGEU, i giovani devono essere i principali beneficiari degli
effetti e dei risultati attesi dalla realizzazione del Piano.
L’approccio integrato di pianificazione economica e finanziaria, definito dalla NADEF e dal
Documento Programmatico di Bilancio, segue un orizzonte temporale che copre l’intera durata del
Piano, ovvero il 2021-2026, e consente di garantire la coerenza con gli obiettivi di bilancio.
Il primo 70% delle sovvenzioni del RRF verrà impegnato entro la fine del 2022 e speso entro
la fine del 2023. Il piano prevede inoltre che il restante 30% delle sovvenzioni da ricevere dal RRF
sarà speso tra il 2023 e il 2025. I prestiti totali del RRF aumenteranno nel corso del tempo, in linea
con l’obiettivo di mantenere un livello elevato di investimenti e altre spese relative al PNNR in
confronto all’andamento tendenziale.
24
Nei primi tre anni del PNRR, la maggior parte degli investimenti e dei “nuovi progetti” (e quindi
dello stimolo macroeconomico rispetto allo scenario di base) sarà sostenuta da sovvenzioni. Nel
periodo 2024-2026, viceversa, la quota maggiore dei finanziamenti per progetti aggiuntivi arriverà
dai prestiti del RRF.
TAVOLA 1.2: UTILIZZO RISORSE NGEU (miliardi a valori 2018)*
Dispositivo di Ripresa e Resilienza
(RRF) React
EU
Totale RRF
e React EU
Sviluppo
rurale
Just
Transition
Fund
Altri
programmi
Totale
Sovvenzioni Prestiti Totale NGEU
2021 10,0 8,0 18,0 6,3 24,3 0,3 0,1 0,2 24,9
2022 16,2 14,0 30,2 4,2 34,4 0,2 0,1 0,2 34,9
2023 26.2 15.0 41.2 3,0 44,2 0,2 0,1 0,2 44,7
2024 9.5 30,9 40,4 0,0 40,4 0,1 0,1 0,1 40,7
2025 3.6 30,1 33,7 0,0 33,7 0,0 0,1 .. 33,8
2026 0.0 29,6 29,6 0.0 29,6 0,0 0,0 .. 29,6
Totale 65.5 127.6 193.1 13,5 206,6 0.8 0.5 0.7 208,6
(*) Stime preliminari. Gli importi potrebbero variare in conseguenza dei negoziati in corso.
TAVOLA 1.3: STANZIAMENTI NEXT GENERATION EU E ALLOCAZIONE A FAVORE DELL’ITALIA
(milioni di euro a prezzi 2018)
(*) Sono possibili lievi discrepanze in confronto alla Tavola I.1 per via di arrotondamenti.
Rubriche di spesa e strumenti di intervento Stanziamenti Next
Generation EU
Stanziamenti Next
Generation EU a
favore dell’Italia
Quota %
stanziamenti
all’Italia
1. Mercato Unico, Innovazione e Digitale 10.600
– di cui: Horizon Europe 5.000 497 9,9%
– di cui: Fondo InvestEU 5.600
2. Coesione, Resilienza e Valori 720.000
– di cui: a) politiche di coesione (ReactEU) 47.500 13.496 28,4%
– di cui: b) Recovery and Resilience Facility 672.500 193.033 28,7%
di cui: b1) Contributi (Grants) – 70% 218.750 44.724 20,4%
di cui: b2) Contributi (Grants) – 30% 93.750 20.748 22,1%
di cui: b3) Prestiti (Loans) 360.000 127.561 35,4%
3. Risorse Naturali e Ambiente 17.500
– di cui: Politica agricola comune (sviluppo rurale) 7.500 846 11,3%
– di cui: Just Transition Fund 10.000 535 12,40%
4. Migrazione e Gestione delle Frontiere
5. Sicurezza e Difesa 1.900 236
6. Vicinato e Resto del Mondo
7. Pubblica Amministrazione Europea
Totale 750.000 208.643 27,8%
25
La programmazione di React EU nell’ambito del PNRR
Le risorse aggiuntive di React EU rafforzano la politica di coesione per il periodo di
programmazione 2014-2020, con l’obiettivo di agevolare il superamento degli effetti della crisi
derivante dalla pandemia, e di promuovere una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia.
Allo stesso tempo tale programmazione funge da ponte fra il ciclo 2014-2020 e quello 2021-2027
della politica di coesione.
La programmazione di React EU integra il PNRR per un valore complessivo di 13 miliardi di
euro (esclusa l’assistenza tecnica), secondo i principi di complementarietà e di addizionalità
rispetto al RRF, contribuendo alla realizzazione degli interventi orientati a realizzare le transizioni
verde e digitale e al perseguimento contestuale degli obiettivi di riequilibrio territoriale e socioeconomico
e di rafforzamento strutturale del Mezzogiorno, in coerenza con gli obiettivi definiti nel
Piano Sud 2030.
Le risorse del programma React EU, destinate per il 67,4% al Mezzogiorno, daranno inoltre
continuità agli interventi per contrastare i pesanti effetti economici e sociali della pandemia,
rafforzando il contributo già fornito dalla politica di coesione con gli accordi di riprogrammazione
dei fondi strutturali per l’emergenza sanitaria, sociale ed economica, nell’ambito di CRII plus, che
hanno consentito di mobilitare in breve tempo circa 12 miliardi di euro.
Per cogliere l’opportunità di colmare i divari che caratterizzano l’Italia e in particolare il
Mezzogiorno in materia di tecnologie e competenze digitali delle imprese si prevede di integrare
le risorse del PNRR con la programmazione di React EU per finanziare interventi a sostegno
dell’innovazione nelle PMI supportando, in particolare, gli investimenti orientati alla
trasformazione tecnologica e digitale, il Fondo centrale di Garanzia ed il finanziamento di dottorati
innovativi.
Una quota rilevante delle risorse contribuisce a finanziare la Fiscalità di vantaggio per il lavoro
al Sud ed altri interventi a favore dell’occupazione (decontribuzione per nuove assunzioni per
giovani e donne).
Vengono inoltre parzialmente finanziati con React EU, prevedendo una forte concentrazione
delle risorse nelle regioni del Mezzogiorno, gli interventi orientati alla revisione strutturale delle
politiche attive del lavoro e quelli previsti nell’ambito del Piano nuove competenze. Gli interventi
per l’inclusione sociale sono concentrati sulle città metropolitane e sul finanziamento del Fondo di
aiuti europei agli indigenti (FEAD).
In sinergia con le risorse del RRF e degli altri fondi della politica di coesione, React EU finanzia
interventi finalizzati alla transizione ecologica che riguardano l’economia circolare e la
valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, l’efficientamento energetico degli edifici che rientrano
nel patrimonio dello Stato, la realizzazione di reti elettriche “intelligenti” nelle regioni del
Mezzogiorno e di infrastrutture verdi urbane. Inoltre, utilizzando il veicolo del PON Ricerca e
Innovazione si prevede di finanziare più di 2.500 contratti di ricerca e oltre 6.800 borse di dottorato
su tematiche green.
Le risorse di React EU sono anche destinate al potenziamento dell’investimento in istruzione
terziaria sostenendo, nelle regioni del Mezzogiorno, interventi a tutela del diritto allo studio con
26
l’erogazione di borse di studio e attraverso l’esonero dal pagamento delle tasse universitarie. La
scuola è un altro ambito di intervento rilevante: le risorse di React EU finanzieranno il cablaggio
interno degli edifici scolastici al fine di garantire l’effettività del Piano Banda ultra larga dedicato
alla digitalizzazione delle scuole con l’obiettivo di trasformare le classi in ambienti didattici
innovativi.
Altre iniziative mirano a potenziare il Sistema Sanitario Nazionale nel suo sforzo di contrasto
al Covid-19, fornendo un sostegno alla contrattualizzazione dei medici iscritti alle scuole
universitarie di specializzazione in medicina e chirurgia, nonché alle spese straordinarie per il
personale sanitario e l’acquisto dei vaccini.
TAVOLA 1.4: ALLOCAZIONE DEI FONDI PREVISTI PER L’ITALIA DA REACT-EU
(milioni di euro a prezzi 2018)
Misura Totale di cui
Mezzogiorno
Fondo di garanzia PMI 500 300
Interventi per la digitalizzazione delle PMI 300 180
Dottorati e contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione 145 105
Fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud 4.000 4.000
Bonus assunzioni giovani 340 40
Bonus assunzioni donne 126 50
Fondo nuove competenze e altre politiche attive del lavoro 1.500 1.100
Iniziative per l’inclusione sociale nelle città metropolitane 100 40
Rifinanziamento FEAD 280 100
Interventi per la sostenibilità processi produttivi e l’economia circolare 300 180
Efficientamento energetico degli edifici pubblici 320 160
Smart Grid 180 180
Iniziative per la transizione energetica nelle città metropolitane 715 315
Dottorati di ricerca su tematiche Green 180 35
Contratti di ricerca su tematiche Green 155 40
Interventi per la transizione energetica e l’economia circolare al Mezzogiorno 800 800
Riduzione tasse iscrizione universitarie 330 120
Esenzione delle tasse universitarie per studenti in fascia ISEE fino a 13000€ 75 75
Supporto alle regioni del Sud per l’erogazione di borse di studio per studenti
universitari 43 43
Cablaggio degli edifici scolastici 446 163
Trasformazione digitale della didattica scolastica 455 159
Contratti formazione medici specializzandi 210 72
Spese straordinarie personale sanitario per contrasto alla pandemia 1.100 374
Acquisto vaccini 400 136
Totale Interventi 13.000 8.767
in % 100 67,4
Assistenza Tecnica 500
React EU 13.500
27
La coerenza strategica con il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027
Gli obiettivi strategici definiti da Next Generation EU, sono coerenti con le politiche
dell’Unione finanziate dal nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP). Ai fini della complessiva
programmazione dell’utilizzo dei fondi UE per il sostegno allo sviluppo del Paese, è pertanto
opportuno considerare l’apporto che fornito dal QFP 2021-2027.
La dimensione del bilancio UE nel settennio è stimata pari all’1,11 per cento del Reddito
Nazionale Lordo (RNL) dell’UE, ovvero 1.085,3 miliardi di euro a prezzi 2018. Il totale degli
stanziamenti a favore dell’Italia è stimato pari a 99,1 miliardi. Ai fini della complementarietà con Il
PNRR assumono particolare rilievo le prime tre rubriche della Tavola seguente.
Mercato Unico, Innovazione e Digitale. I 13,6 miliardi di euro di cui può usufruire l’Italia
finanziano la ricerca e l’Innovazione con una gestione centralizzata a livello UE, nonché il buon
funzionamento del mercato interno e i settori dei trasporti, dell’energia e del digitale attraverso le
cd. “facilities”.
Coesione, Resilienza e Valori. I 37,3 miliardi di euro messi a disposizione dell’Italia per le
politiche di coesione e da attuare attraverso il FESR, FSE+ e CTE, che diventano 42 miliardi di euro
a prezzi correnti, rappresentano sia ai sensi dei Regolamenti europei, sia per importo e obiettivi, la
principale voce del QFP con cui realizzare il coordinamento e l’utilizzo complementare delle risorse
con il PNRR. Tale complementarietà risulta di particolare evidenza se si considerano le regole di
concentrazione tematiche del FESR su digitalizzazione, innovazione e ambiente e del FSE+ su
politiche per i giovani e l’inclusione sociale. Attraverso il cofinanziamento nazionale, le risorse dei
fondi europei per la coesione supereranno gli 80 miliardi di euro per il ciclo 2021-2027,
rappresentando, pertanto, un elemento fondamentale di sostegno al conseguimento e al
rafforzamento degli obiettivi di policy connessi ai tre assi strategici del PNRR.
Risorse naturali e Ambiente. I 34,5 miliardi a prezzi 2018 rinvenienti all’Italia dalla Politica
Agricola Comune concorrono, in sinergia con le risorse del PNRR ad accelerare il processo di
transizione verde e digitale del settore agricolo, coniugando sostenibilità ambientale, economica e
sociale.
Transizioni giusta. Nell’ambito della Rubrica 3, Le risorse per la Transizione giusta previste per
l’Italia ammontano a circa 500 milioni di euro a prezzi correnti. Aggiungendo a queste risorse i 500
milioni provenienti da Next Generation EU e il cofinanziamento nazionale, si ottiene una
disponibilità di 1,2 miliardi di euro a prezzi correnti per finanziare strategie territoriali per favorire,
nell’ambito delle politiche di coesione, la transizione giusta e compatibile con l’ambiente nelle aree
di Taranto e del Sulcis.
28
TAVOLA 1.5: QUADRO FINANZIARIO PLURIENNALE 2021 – 2027 E STIMA DEI RIENTRI PER L’ITALIA
(milioni di euro a prezzi 2018)
Fonte: Versione aggiornata alla luce dell’accordo fra Parlamento Europeo e Presidenza del Consiglio Europeo..
Complementarietà e addizionalità dei fondi europei e nazionali della coesione nel PNRR
L’integrazione nel PNRR di parte dei fondi europei e nazionali della coesione, per i quali è in
fase di predisposizione la relativa programmazione per il ciclo 2021-2027, mira a rafforzare
ulteriormente il perseguimento degli obiettivi di crescita inclusiva e di coesione sociale territoriale,
già propri del PNRR. Tale scelta consente di dare attuazione sia alle disposizioni regolamentari del
RRF, che richiedono coerenza tra i PNRR, gli Accordi di Partenariato e i programmi operativi
adottati nell’ambito dei fondi dell’Unione, sia alla Legge di Bilancio, che prevede che la dotazione
finanziaria FSC 2021-2027 sia impiegata in linea con le politiche settoriali di investimento e di
riforma previste nel PNRR, secondo un principio di complementarietà e di addizionalità delle
risorse.
L’utilizzo di questi fondi, che sulla base della normativa nazionale ed europea prevede una
forte concentrazione nel Mezzogiorno delle relative risorse, consente di incrementare la quota di
investimenti pubblici prevista dal PNRR e di rafforzare in maniera aggiuntiva la dotazione
Rientri IT 2021-
2027
(valori assoluti)
1. Mercato unico, Innovazione e Digitale 136.781 13.601 9,9%
2. Coesione, Resilienza e Valori 383.768 42.664 11,1%
di cui: coesione economica, sociale e
territoriale 330.235 37.341 11,4%
3. Risorse naturali e Ambiente 356.374 35.835 10,1%
di cui: Spese relative al Mercato unico e
pagamenti diretti
258.594 25.262 DP 9,4%; MRE 14,4%
di cui: Sviluppo rurale 8.679 11,2%
du cui: Fondo Transizione Equa 401 5,4%
4. Migrazioni e Gestione delle Frontiere 23.671 2.935 12,4%
5. Sicurezza e Difesa 13.185 1.635 12,4%
6. Vicinato e Resto del Mondo 98.419 – –
7. Pubblica Amministrazione europea 73.102 2.393 3,3%
di cui: spese amministrative delle
Istituzioni
55.852
Totale stanziamenti di impegno 1.085.300 99.063
in percentuale del Reddito Nazionale Lordo 1,11%
Stanziamenti di impegno Totale QFP
2021-2027
Rientri IT 2021-2027
(valori %)
29
finanziaria degli interventi per il riequilibrio territoriale, in particolare per le infrastrutture e la
qualità dei servizi pubblici essenziali, evitando il ricorso a ulteriore indebitamento che
comprometterebbe la traiettoria di consolidamento del quadro di finanza pubblica.
La programmazione nazionale dei Fondi europei della coesione. Nel negoziato in corso con
la Commissione europea sull’Accordo di Partenariato, per la programmazione delle risorse dei
fondi europei per la coesione previste nel QFP 2021-2027, si sta affermando con forza l’esigenza di
massimizzare le sinergie e le complementarietà tra le azioni e gli interventi previsti nel PNRR e gli
obiettivi e le priorità che caratterizzeranno i Piani Operativi della coesione, con particolare
riferimento a quelli nazionali. Solo attraverso un’azione programmatoria coordinata e coerente
sarà infatti possibile evitare sovrapposizioni e frammentazioni che comprometterebbero l’efficacia
delle politiche e allo stesso tempo rafforzare gli obiettivi di addizionalità propri della coesione,
concentrando le risorse sulle azioni e gli interventi del PNRR dove è maggiore il fabbisogno per
ridurre i divari territoriali.
L’attuale proposta di PNRR contiene un primo, significativo, esercizio di integrazione e
coordinamento tra le due programmazioni (per un valore di 6,9 miliardi di euro), che
rappresentano una parte della programmazione nazionale delle politiche di coesione per il ciclo
2021-2027. Il livello di complementarietà tra PNRR e politiche di coesione potrebbe crescere
ulteriormente, alla luce dell’avanzamento delle rispettive programmazioni, e in particolare da un
coordinamento con azioni e interventi da prevedere nei Piani Operativi Regionali, coerenti con gli
obiettivi di Next Generation Eu.
L’anticipazione del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione per il 2021-2027. È stata anticipata,
ai fini dell’integrazione nel PNRR, la programmazione nazionale del FSC 2021-2027 per un valore
di 20 miliardi di euro. L’obiettivo è rafforzare, a livello sia generale che di concentrazione nel
Mezzogiorno, il volume degli investimenti aggiuntivi finanziati attraverso la componente loans del
RRF. Il ricorso alle risorse del FSC, nell’ambito del PNRR, è destinato esclusivamente al
finanziamento di interventi addizionali e complementari, coerenti gli obiettivi di riequilibrio
territoriale e di sviluppo del Sud, propri della politica di coesione nazionale. In tal modo, il quadro
unitario di procedure e meccanismi attuativi propri del PNRR consentirà una significativa
accelerazione della capacità di utilizzo delle risorse del Fondo e di realizzazione degli investimenti.
Il rispetto del vincolo normativo di destinazione territoriale dell’80% delle risorse del FSC al
Mezzogiorno ne garantisce la piena addizionalità.
Il Documento di economia e finanza 2021 prevede i profili temporali di reintegro delle risorse
dell’FSC anticipate nel PNRR, nell’ambito del ciclo di programmazione 2021-2027. L’effetto
macroeconomico positivo generato dall’effettivo utilizzo di tale anticipazione garantisce la
sostenibilità del reintegro sotto il profilo della finanza pubblica.
Utilizzo di strumenti finanziari a leva
Il PNRR può prevedere, in alcuni ambiti (politiche industriali per le filiere strategiche,
miglioramento dei servizi turistici e infrastrutture di ricettività, economia circolare, housing
sociale), l’utilizzo di strumenti finanziari che consentano di attivare un positivo effetto leva sui fondi
di NGEU per facilitare l’ingresso di capitali privati (equity o debito), di altri fondi pubblici o anche
di una combinazione di entrambi (blending) a supporto delle iniziative di investimento.
30
In questa prospettiva, l’intervento pubblico può assumere la forma di una garanzia su
finanziamenti privati di una copertura della prima perdita oppure di un investimento azionario, con
l’obiettivo della realizzazione di specifici progetti. Tale modalità di impiego delle risorse del RRF
consente di ottenere un volume complessivo di investimenti pubblico-privati superiore a quello
che si avrebbe con il finanziamento diretto da parte del settore pubblico (sovvenzioni, incentivi).
L’effetto leva contraddistingue inoltre tutte le tipologie di Fondi di investimento nei quali,
accanto all’apporto di risorse pubbliche, vi è quello di investitori istituzionali privati. Tali Fondi
possono assumere la forma sia di fondi azionari (equity) che di fondi di credito, anche con natura
rotativa. Il ricorso a strumenti finanziari rispetto alle tradizionali sovvenzioni a fondo perduto
comporta una maggiore efficacia ed efficienza dell’intervento pubblico. Ferma restando la
valutazione in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale, si effettua infatti una
selezione dei progetti sulla base della loro capacità di realizzazione e quindi di ripagare il debito
contratto o di remunerare il capitale investito.
Una modalità di utilizzo efficiente delle risorse del PNRR può essere rappresentata dalla
costituzione di un Fondo di fondi, attraverso il quale conferire alcune risorse del Piano a fondi
operativi specializzati per strumenti finanziari, rischi assunti e settori di intervento. Tale
conferimento, unitamente a finanziamenti BEI ed europei e alla partecipazione al capitale e/o ai
finanziamenti di intermediari finanziari e partner, rappresenterebbe la dotazione che ogni singolo
fondo utilizzerebbe per finanziare i progetti/settori specifici per i quali è stato costituito. È possibile
anche la costituzione di un comparto nazionale di InvestEU per realizzare una sinergia tra la
potenzialità degli interventi previsti in tale ambito e le risorse del RRF.
1.5 INVESTIMENTI E RIFORME PER LA CRESCITA E L’OCCUPAZIONE
La strategia di riforme e di investimenti previsti dalle linee di intervento e dai progetti del
Piano è di fondamentale importanza nel determinare un effetto positivo permanente sulla crescita,
aumentando la dotazione di capitale pubblico e stimolando maggiori investimenti privati.
La presente bozza di PNRR, rispetto alle versioni preliminari, ha puntato a massimizzare le
risorse destinate agli investimenti pubblici, la cui quota ora supera il 70% con conseguente
riduzione della quota di incentivi al 21%. Gli investimenti pubblici, rispetto alle misure di
incentivazione degli investimenti privati, generano un effetto moltiplicativo sulla produzione e
l’occupazione assai più favorevole, superiore a due negli scenari migliori.
Impiegando le risorse nazionali della coesione FSC 2021-2027 non ancora programmate, è
stato possibile incrementare gli investimenti di circa 20 miliardi per nuovi progetti in settori
importanti, che comprendono la rete ferroviaria veloce, la portualità integrata, il trasporto locale
sostenibile, la banda larga e il 5G, il ciclo integrale dei rifiuti, l’infrastrutturazione sociale e sanitaria
del Mezzogiorno.
Le risorse complessivamente allocate nelle sei missioni del PNRR sono pari a circa 210 miliardi.
Di questi 144,2 miliardi finanziano “Nuovi progetti”, mentre i restanti 65,7 miliardi sono destinati
31
a “progetti in essere” che riceveranno, grazie alla loro collocazione all’interno del PNRR, una
significativa accelerazione dei profili temporali di realizzazione e quindi di spesa.
Il finanziamento con risorse di NGEU di progetti di investimento in essere, coerenti con il
Regolamento RRF, non discende infatti solo dalla necessaria compatibilità con il quadro di finanza
pubblica, ma consente di anticipare, già a partire dal primo anno di attuazione, gli impatti
economici, occupazionali e ambientali del Piano. I nuovi progetti di investimento, invece,
produrranno effetti economici e sociali più dilazionati nel tempo. La componente di incentivi –
maggiormente orientata, in questa proposta di Piano, rispetto a quelle preliminari, su obiettivi di
innovazione, digitalizzazione delle imprese, e all’efficienza energetica ed antisismica degli edifici –
contribuirà, dati i suoi effetti più immediati, ad assicurare l’omogeneità della distribuzione
temporale dell’impatto del PNRR.
FIGURA 1.1: DISTRIBUZIONE RISORSE PER MISSIONE PER PROGETTI IN ESSERE E NUOVI PROGETTI
Sotto il profilo contabile, tutti i 68,9 miliardi di grants sono assegnati per interventi
addizionali. In coerenza con gli obiettivi della NADEF, fra i loans 53,5 miliardi sono destinati a
interventi addizionali, mentre i restanti 87,5 miliardi di loans coprono sul piano finanziario i profili
di indebitamento già scontati sui tendenziali di finanza pubblica. Tra questi, anche una quota di
risorse anticipate del FSC che, sotto il profilo della policy, sono invece destinate a nuovi progetti,
in misura addizionale e vincolata nella destinazione territoriale.
Avvertenza sui saldi. In questa proposta di PNNR, in vista del confronto parlamentare e con
il partenariato economico e sociale, le risorse programmate, a valere sul RRF, ammontano a 210
miliardi e sono superiori ai 196,5 miliardi assegnati all’Italia. La ragione di questa scelta è duplice.
In primo luogo, una volta finalizzata l’analisi sull’utilizzo di strumenti finanziari a leva, è verosimile
che l’impatto in termini di indebitamento netto delle risorse impiegate in questo ambito si riduca.
In secondo luogo, la più puntuale verifica del cronoprogramma dei progetti e il confronto con la
Commissione europea relativo alla loro piena ammissibilità potrebbe determinare una riduzione
10.3
31.6
11.7
3.8
4.1
5.3
34.8
35.9
20.3
22.3
17.2
12.7
0 10 20 30 40 50 60 70
DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE, COMPETITIVITA’ E CULTURA
RIVOLUZIONE VERDE E TRANSI ZIONE ECOLOGICA
INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE
ISTRUZIONE E RICERCA
INCLUSIONE E COESIONE
SALUTE
Allocazione delle risorse del PNRR
(miliardi di euro)
Progetti in essere Nuovi progetti RRF e FSC
32
dell’ammontare di risorse autorizzato, rispetto a cui risulta prudente mantenere un margine di
sicurezza che garantisca il pieno utilizzo delle risorse europee disponibili per l’Italia.
FIGURA 1.2: DEFICIT E DEBITO PUBBLICO IN RAPPORTO AL PIL. QUADRO PROGRAMMATICO
2020-2023 (%)
Fonte: Istat e stime MEF.
FIGURA 1.3: SENTIERO PROGRAMMATICO DEL RAPPORTO DEBITO/PIL AL 2026 ED
ESTRAPOLAZIONE AL 2031 MANTENENDO INVARIATO IL SALDO PRIMARIO STRUTTURALE DEL 2026
Fonte: Stime MEF.
Occorre rilevare, infatti, che la piena realizzazione dell’attuale Piano può segnare un notevole
miglioramento delle prospettive di crescita rispetto alla situazione attuale, rendendo il pur elevato
debito pubblico italiano altamente sostenibile.
100
110
120
130
140
150
160
170
0
2
4
6
8
10
12
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023
Deficit/GDP Debt/GDP (RHS)
130
135
140
145
150
155
160
2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031
33
La manovra di finanza pubblica per il 2021
La legge di bilancio 2021 si pone non solo in continuità con gli interventi fin qui adottati per
contrastare gli effetti economici della seconda ondata dell’epidemia da Covid-19, ma predispone
anche un’ambiziosa strategia di rilancio e di trasformazione dell’Italia incentrata su investimenti,
lavoro, welfare e istruzione, e orientata all’innovazione, alla sostenibilità, alla coesione e all’equità.
La manovra attua una significativa espansione di bilancio per il 2021, valutabile in circa 39
miliardi. Rispetto a questo totale, 24,6 miliardi saranno ottenuti con le misure previste dalla Legge
di bilancio nell’ambito del maggior deficit autorizzato dal Parlamento in ottobre in occasione della
presentazione della Nota di Aggiornamento del DEF (dal 5,7 per cento tendenziale al 7 per cento
programmatico), e ulteriori 17,1 miliardi attraverso l’impiego di sovvenzioni e altri trasferimenti
provenienti dal Next Generation EU.
Al di là delle misure di stimolo di natura temporanea, volte a contrastare vigorosamente i
danni economici e sociali causati dalla pandemia, la manovra approvata dal Parlamento contiene
misure strutturali e di perequazione infrastrutturale che si raccordano con le iniziative del PNRR,
in particolare impattando sulle priorità trasversali del piano.
La decontribuzione totale per le nuove assunzioni, di tre anni per i giovani fino ai 35 anni
(prolungati a quattro nelle regioni meridionali) e di due anni per le donne, hanno un significativo
impatto generazionale e di genere. Un impatto su entrambe le priorità è inoltre assicurato
dall’entrata in vigore del primo modulo dell’assegno unico universale per i figli nel corso del 2021,
a cui sono stati destinati ulteriori 3 miliardi. Sempre nell’ambito delle politiche per l’inclusione e la
famiglia previste dal Family Act, viene confermato il congedo di paternità a 7 giorni e previsto un
finanziamento straordinario al Fondo di solidarietà comunale, con una quota di finanziamento
destinata al potenziamento degli asili nido. Inoltre, si introduce un nuovo fondo per finanziare la
riforma fiscale e l’entrata a regime dell’assegno universale per i figli a partire dal 2022, che
sostituirà le misure di sostegno esistenti per le famiglie e la fecondità.
La politica di riequilibrio territoriale è rafforzata con il cospicuo pacchetto di misure dedicate
al Sud e alla coesione territoriale, a partire dalla proroga fino al 2022 del credito di imposta per gli
investimenti in beni strumentali e dal rafforzamento di quello per ricerca e sviluppo nelle Regioni
meridionali. L’impatto delle politiche e degli investimenti nel Mezzogiorno è rafforzato dalla
conferma fino al 2029 della Fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud, la riduzione del 30 per cento
dei contributi previdenziali a favore delle imprese.
La riforma fiscale sarà finalizzata a ridurre la pressione fiscale sui redditi da lavoro medi e
medio-bassi, in continuità con quanto previsto dalla messa a regime della riduzione del cuneo
fiscale sul lavoro dipendente a partire dal 1° gennaio 2021 per cui sono stati stanziati ulteriori 3
miliardi. La riforma prevederà inoltre incentivi alla partecipazione al mercato del lavoro regolare e
inciderà sul reddito disponibile delle famiglie, in continuità con la misura dell’assegno unico.
Entrambe le parti della riforma (delega fiscale e assegno unico) consentiranno di aumentare
l’equità e l’efficienza complessiva del sistema di tax and benefit.
Nonostante la pandemia, anche nel 2020 il gettito fiscale ha superato le previsioni, grazie alle
misure tese ad aggredire il tax gap introdotte negli ultimi anni (comprese la fatturazione elettronica
34
e la trasmissione telematica dei corrispettivi, associate alla digitalizzazione dei pagamenti). Il
maggior gettito derivante da una migliore conformità fiscale saranno accantonati in un fondo che
finanzierà i diversi moduli della riforma fiscale.
Infine, i finanziamenti per gli investimenti pubblici aumenteranno anche a prescindere dal
Next Generation EU. In aggiunta alla mole di risorse per investimenti pubblici già stanziate con la
Legge di bilancio 2020 e con gli altri interventi adottati quest’anno, la Legge di bilancio 2021 stanzia
oltre 50 miliardi aggiuntivi per i prossimi 15 anni. Questi comprendono sia gli stanziamenti destinati
alle amministrazioni centrali, sia quelli attribuiti alle amministrazioni locali per interventi di messa
in sicurezza di edifici e territori, e delle infrastrutture viarie.
Nel complesso, dunque, la Legge di Bilancio e il PNRR si integrano a vicenda nel porre le basi
per una forte ripresa dell’occupazione, in particolare femminile e giovanile, per lo sviluppo del
Mezzogiorno, per il rilancio degli investimenti, e per sostenere la famiglia e migliorare l’equità e
l’inclusione sociale.
1.6 VALUTAZIONE D’IMPATTO DEL PIANO
Il PNRR impatterà positivamente sulle principali variabili macroeconomiche e sugli indicatori
di inclusione, equità e sviluppo sostenibile (SDGs) attraverso i maggiori investimenti che attiverà
direttamente e indirettamente e le innovazioni tecnologiche che introdurrà e stimolerà. Questi
effetti saranno amplificati dalle riforme di contesto e da quelle più settoriali inserite nelle singole
componenti del Piano.
Una valutazione dell’impatto complessivo di investimenti, trasferimenti, incentivi e riforme,
nonché dell’effetto moltiplicativo che potrebbe realizzarsi grazie all’effetto-leva di numerose linee
progettuali del Piano, potrà essere effettuata quando tutti i dettagli dei progetti e delle
relativamente riforme saranno pienamente definiti. L’impatto del Piano, al momento della sua
puntuale definizione, potrebbe dunque essere assai più significativo di quanto qui esposto.
Tuttavia, appare utile richiamare qui sinteticamente una valutazione preliminare del Piano,
effettuata utilizzando il modello dinamico di equilibrio economico generale QUEST III sviluppato
dalla Commissione Europea1. Tale modello permette di includere non solo gli effetti di domanda di
un aumento della spesa per investimenti pubblici, ma anche quelli dal lato dell’offerta, ipotizzando
una relazione di complementarità fra capitale pubblico e privato nella funzione di produzione delle
imprese, ovvero che il capitale pubblico contribuisca in misura significativa e persistente alla
produttività e alla competitività del sistema economico.
In prima approssimazione, si sono stimati gli impatti della spesa aggiuntiva che si realizzerà
grazie a tutti gli investimenti e incentivi del Piano che hanno carattere addizionale rispetto allo
scenario tendenziale di finanza pubblica.
1 Si è utilizzata la versione QUEST3RD 2018 sviluppata dalla Commissione per l’Italia.
35
Nella valutazione di impatto si sono considerati gli impatti non solo del RRF, ma anche delle
altre componenti del NGEU, a cominciare dal React EU. Inoltre, coerentemente con la
configurazione del PNRR illustrata nel presente documento, si è ipotizzato che oltre il 70 per cento
dei fondi NGEU addizionali sia destinato al finanziamento di investimenti pubblici, ossia, spese in
conto capitale a carico delle amministrazioni pubbliche. La parte rimanente verrebbe destinata
principalmente a incentivi agli investimenti delle imprese, a ridurre i contributi fiscali sul lavoro e,
in misura limitata, a spesa pubblica corrente e trasferimenti alle famiglie.
FIGURA 1.4: IMPATTO DEL PNRR SUL PIL (scostamenti percentuali rispetto allo scenario base)
A queste ipotesi operative, si è aggiunta quella per cui gli investimenti pubblici finanziati dal
Piano siano caratterizzati da elevata efficienza, ovvero consistano in infrastrutture materiali o
immateriali con una elevata ricaduta in termini di crescita del prodotto potenziale. Si è, inoltre,
ipotizzato, un progressivo ma realistico miglioramento dell’attuazione dei progetti da parte delle
amministrazioni. Il grafico seguente mostra gli impatti stimati sulle principali variabili
macroeconomiche, da cui si evidenzia in particolare che la crescita del PIL nel 2026, l’anno finale
del Piano, risulterebbe più alta di 3 punti percentuali rispetto allo scenario tendenziale di base.
Gli investimenti del PNRR saranno accompagnati da riforme e misure di politica economica
che coinvolgeranno numerosi ambiti del tessuto socio-economico. Le azioni di riforma saranno
sinergiche e interagiranno con gli investimenti pubblici.
Le riforme strutturali necessitano di un ulteriore grado di definizione e approfondimento per
essere tradotte in variazioni parametriche e inserite all’interno dei modelli. Pur considerando
l’elevato margine di soggettività nella valutazione quantitativa delle riforme, va sottolineato che,
una volta parametrati, gli impatti di incisive riforme di contesto potrebbero risultare assai rilevanti.
Ad esempio, con riferimento alle tre riforme di contesto individuate nel Piano, Pubblica
Amministrazione, Giustizia e Fisco, le simulazioni effettuate con modelli già in uso al MEF indicano
che l’impatto sul PIL nel medio periodo (orizzonte a cinque anni) potrebbe essere ampiamente
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
2021 2022 2023 2024 2025 2026
36
superiore di un punto percentuale. Una riforma del Lavoro che portasse ad un netto aumento del
tasso di partecipazione di tutte le categorie di lavoratori, ad un miglioramento qualitativo delle
competenze e a una riduzione delle frizioni presenti nel mercato del lavoro, accrescerebbe il PIL di
almeno un ulteriore punto percentuale.
Valutazioni su priorità trasversali: Sud, giovani e parità di genere
L’elevato impatto del Piano nel rilancio degli investimenti pubblici al Sud produce
conseguenze positive non solo per l’economia dell’area ma per l’intero Paese. Il grado di
interdipendenza economica fra le due aree, infatti, è molto forte. Istituti di ricerca e la stessa Banca
d’Italia confermano che investire nel riequilibro territoriale della spesa per investimenti pubblici
non solo riattiverebbe il processo di sviluppo del Sud, ma avrebbe effetti positivi sull’intera
economia nazionale. Inoltre, tutti i modelli macroeconomici su base regionale evidenziano
l’elevato valore del moltiplicatore degli investimenti pubblici nelle regioni meno sviluppate.
Un esercizio di simulazione volto a stimare il potenziale effetto sulla crescita e
sull’occupazione dell’insieme degli interventi che riguarderanno le regioni del Mezzogiorno nel
periodo 2021-2026 è stato effettuato con un modello multiregionale, al fine di cogliere gli effetti
reali della manovra non solo sull’intero sistema economico ma anche a livello di singola regione.
L’innesto delle misure relative agli investimenti pubblici è stato effettuato in base alla quota di tali
investimenti in ciascuna regione. Le simulazioni mostrano che già alla fine del primo triennio del
Piano il PIL delle regioni del Mezzogiorno aumenterebbe in misura compresa fra quasi 4 punti
percentuali e quasi 6 punti percentuali. Assai significativi sarebbero anche gli impatti occupazionali,
che si situerebbero in un intervallo fra i 3 e i 4 punti percentuali.
Valutazioni sono anche in corso per quanto attiene agli impatti delle misure del PNRR volte a
contrastare le disuguaglianze di genere e quelle a favore delle nuove generazioni e
dell’occupazione giovanile. Sono misure presenti trasversalmente in tutte le missioni del Piano,
come richiamato più volte nel documento, e con particolare forza in quelle “Istruzione e ricerca”,
“Inclusione e coesione”, ma anche nella riforma e innovazione della P.A., oltre che in alcune azioni
mirate come quelle volte al potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia.
L’obiettivo di questa ampia strategia di interventi, che non ha precedenti nella storia del
nostro Paese, è colmare due delle tre grandi faglie di disuguaglianza (a danno delle donne e dei
giovani) che, assieme a quelle territoriali cui peraltro si collegano, costituiscono la grande anomalia
negativa dell’Italia rispetto alle altre economie avanzate, e contribuiscono quindi a frenare lo
sviluppo del nostro paese, drenando risorse umane e impedendo il pieno sviluppo del potenziale
di ogni persona. Assieme alle riforme della pubblica amministrazione e della giustizia, alla
transizione digitale ed energetica, alle misure volte a ridurre i divari territoriali, il pieno
coinvolgimento delle donne e dei giovani nella rinascita del Paese che il nostro Piano promuove è
l’obiettivo più alto che mira a rendere l’Italia protagonista del Rinascimento europeo, contribuendo
a migliorare significativamente il sentiero di crescita del nostro Pil nel medio periodo.
Pertanto, le Linee di intervento del PNRR, a seguito della definitiva approvazione dei singoli
progetti coerenti, saranno accompagnate da un set di indicatori quali-quantitavi che consentirà
una più accurata valutazione degli effetti di genere e generazionali delle politiche e degli
investimenti.
37
La Legge di Bilancio, come richiamato, ha già previsto un esonero contributivo triennale per
le assunzioni di giovani fino a 35 anni (prolungato per i giovani del Sud) e biennale per l’assunzione
delle donne. Il PNRR si concentra invece su alcuni nodi strutturali che influiscono negativamente
sull’occupazione giovanile e femminile. In particolare l’incremento delle risorse per la formazione
scolare, universitaria e successiva, il potenziamento degli ITS, dell’istruzione nelle materie STEM e
delle competenze digitali e – infine – la lotta per l’inclusione educativa garantiranno una migliore
preparazione ai giovani favorendone l’ingresso nel mondo del lavoro. Sul lato della domanda, oltre
alle azioni volte a creare opportunità di lavoro nei settori più avanzati e strategici, la maggiore
crescita economica prevista produrrà una notevole spinta anche occupazionale, che tenderà a
riassorbire maggiormente la disoccupazione giovanile. Sono in corso valutazioni econometriche
per quantificare gli effetti di questo complesso insieme di fattori sull’occupazione giovanile.
L’intero Piano sarà valutato in un’ottica di gender mainstreaming. L’integrazione del Piano
con interventi finanziati attraverso fondi di bilancio nazionale, a partire dall’assegno unico, rafforza
ed esplicita la strategia complessiva del Paese definita nel Family Act e favorisce una interazione
virtuosa con i livelli istituzionali interessati e il Terzo settore.
Impatto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030
Attraverso le riforme e gli investimenti del PNRR, l’Italia intende accelerare anche il
perseguimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs)
sottoscritti dall’Agenda ONU 2030. Dal 2018 l’Italia ha fatto degli indicatori di Benessere Equo e
Sostenibile (BES) uno strumento strategico della programmazione economico-finanziaria.
L’esperienza maturata in questi anni consentirà di valutare come i risultati attesi dalle numerose
linee di intervento del Piano possano contribuire al perseguimento dei singoli obiettivi SDGs e al
miglioramento degli indicatori BES. Tali risultati saranno oggetto di una valutazione di impatto, con
il supporto degli esperti, connessa alla realizzazione delle missioni, sia a livello nazionale che a
livello territoriale.
NOTA:
Il presente piano può variare in base alle proposte del Parlamento e al negoziato con la
task force della Commissione europea nella struttura della Parte 2 sempre nel rispetto
delle linee economiche indicate nella NADEF.
38
2. MISSIONI E LINEE PROGETTUALI
39
1. DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE, COMPETITIVITÀ E
CULTURA
Obiettivi generali della missione
• Crescita digitale del Sistema Paese.
• Trasformazione digitale del settore pubblico; rafforzamento del perimetro di sicurezza
nazionale cibernetica; realizzazione della interoperabilità delle banche dati.
• Favorire una svolta radicale nella PA promuovendo l’innovazione, le capacità, le
competenze, il merito. Semplificazione sistematica dei procedimenti amministrativi,
riducendone tempi e costi.
• Digitalizzazione dei procedimenti giudiziari e accelerazione, all’interno di un quadro di
riforma condiviso, dei tempi della giustizia.
• Sostenere l’innovazione e la competitività del Sistema produttivo, con particolare
attenzione alle PMI ed alle filiere produttive.
• Favorire la realizzazione della Banda larga, del 5G e del monitoraggio satellitare.
• Rilanciare in chiave sostenibile i settori del turismo e della cultura, elevando i livelli dei
servizi turistici, culturali e creativi, supportando le transizioni digitale e verde e lo sviluppo
socio-economico del Paese.
Risorse impiegate nella Missione
Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA ………………………………. 11,45 miliardi
Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo ……. 26,73 miliardi
Turismo e cultura 4.0 ………………………………………………………………………. 8,00 miliardi
Totale …………………………………………………………………………………………. 46,18 miliardi
Questa missione si pone l’obiettivo – necessario quanto ambizioso – della innovazione del
Paese in chiave digital, grazie alla quale innescare un vero e proprio cambiamento strutturale.
Questo obiettivo è unitario – per questo è racchiuso in una sola, composita missione – e
produce un impatto rilevante sugli investimenti privati e sull’attrattività del nostro Paese. Esso si
declina in alcuni settori chiave di intervento: la digitalizzazione e la modernizzazione della PA, la
riforma della Giustizia, l’innovazione del sistema produttivo, la realizzazione della banda larga, e
40
l’investimento sul patrimonio che più caratterizza il sistema Italia rispetto agli altri paesi: quello
turistico e culturale.
Le linee di intervento si sviluppano in modo articolato sia nelle sue tre componenti progettuali
sia in una strategia ambiziosa di interventi ordinamentali, con particolare riguardo all’innovazione
strutturale della Pubblica Amministrazione e alla velocizzazione dei tempi della giustizia, all’interno
di un quadro di riforma condiviso.
Gli obiettivi di innovazione e digitalizzazione riguardano anche le altre missioni. La
digitalizzazione è infatti una necessità pervasiva, come sottolineato dall’atto di indirizzo formulato
dal Parlamento: riguarda la scuola nei suoi programmi didattici, nelle competenze di docenti e
studenti, nelle sue funzioni amministrative, nei suoi edifici (vedi anche le missioni 2 e 4). Riguarda
la sanità nelle sue infrastrutture ospedaliere, nei dispositivi medici, nelle competenze e
nell’aggiornamento del personale, al fine di garantire il miglior livello di sanità pubblica a tutti i
cittadini (vedi anche le missioni 5 e 6). Riguarda il continuo e necessario aggiornamento tecnologico
nell’agricoltura, nei processi industriali e nel settore terziario (vedi anche le missioni 2 e 3).
Riguarda le modalità di fruizione della cultura e del patrimonio artistico e archeologico, che
costituiscono uno dei tratti distintivi del nostro Paese. La valorizzazione di tale patrimonio dovrà
viaggiare anche attraverso canali digitali e raggiungere un vasto pubblico, guidandolo nei percorsi
e nella scoperta del territorio nazionale, della sua cultura e della sua storia. Riguarda, infine, la
stessa pubblica amministrazione e la giustizia in modo capillare, con importanti riflessi sulle
dotazioni tecnologiche, sul capitale umano e infrastrutturale, sulla sua organizzazione e sulle
modalità di funzionamento ed erogazione dei servizi ai cittadini.
In sinergia con la trasformazione digitale si sviluppa un “Programma di innovazione strategica
della PA” che mira a realizzare un cambiamento strutturale per rafforzare la PA italiana, in maniera
organica e integrata, ai diversi livelli di governo, attraverso una amministrazione capace,
competente, semplice e smart, in grado di offrire servizi di qualità ai cittadini e alle imprese e da
rendere più competitivo il sistema-Italia. Il Programma sarà accompagnato da interventi di
carattere ordinamentale a costo zero, volti a definire una cornice normativa abilitante al
cambiamento per il rilancio del Sistema Paese.
La realizzazione degli obiettivi di crescita digitale e di modernizzazione della PA costituisce
inoltre il presupposto per l’attuazione dei progetti previsti dalla Recovery e Resilience Facility (RRF)
e allo stesso tempo una chiave di rilancio del sistema paese. In quest’ ottica, la missione
ricomprende anche le iniziative in materia di digitalizzazione, innovazione e competitività del
sistema produttivo, e quelle in tema di turismo e cultura.
La seconda componente di questa missione ha l’obiettivo favorire l’innovazione e la
digitalizzazione delle imprese, di rafforzare le filiere produttive, con particolare riferimento a quelle
più innovative e strategiche per il posizionamento competitivo dell’Italia e del Made-in in ambito
internazionale, e di incentivare la realizzazione di reti ultraveloci in fibra ottica, promuovendo le
tecnologie 5G ed investimenti in infrastrutture per il monitoraggio satellitare. Gli interventi di
questa componente hanno l’obiettivo, da un lato, di incrementare gli investimenti privati in
tecnologie avanzate e, dall’altro lato, di migliorare le infrastrutture di rete che questi investimenti
necessariamente richiedono per essere efficaci. Queste trasformazioni devono tenere conto delle
41
caratteristiche specifiche del sistema produttivo italiano, e questo motiva gli interventi a supporto
delle PMI e delle filiere produttive, anche attraverso l’utilizzo della leva finanziaria per
massimizzare le risorse disponibili.
Giova inoltre sottolineare che in Italia il turismo ha un forte impatto sulla competitività in
quanto i suoi principali fattori di capacità attrattiva, bellezze naturali e patrimonio culturale, sono
strettamente legati. La crisi derivante dall’emergenza sanitaria da COVID-19 ha colpito in misura
imponente il settore, che dev’essere quindi sostenuto e rilanciato: a tal fine, il Piano mette in
campo un impegno importante per sostenere il turismo, la cultura e tutta la filiera associata. Questi
settori sono fondamentali per l’Italia, in termini di valore economico e occupazionale. Insieme essi
rappresentano il 12% del PIL nazionale. Il turismo e la cultura hanno anche impatti sociali positivi
significativi su altri ambiti, come la salute, l’istruzione, l’inclusione e la rigenerazione urbana. Viene
data, quindi, massima priorità all’attuazione efficace di tutte le misure di sostegno previste per il
settore. Obiettivi da perseguire anche tramite una integrazione sempre più intensa tra turismo e
fruizione del patrimonio culturale e paesaggistico, valorizzando, in particolare, i borghi, le aree
interne, i cammini e gli itinerari culturali, anche attraverso il coinvolgimento delle Regioni e degli
Enti Locali in modo da realizzare un’azione organica di promozione del sistema Paese.
Questa missione del Piano è costituita da tre componenti: 1) Digitalizzazione, Innovazione e
Sicurezza nella PA; 2) Digitalizzazione, Innovazione e Competitività del sistema produttivo; 3)
Turismo e Cultura. Tali componenti sono distribuiti su una serie di progetti, per un ammontare
complessivo di risorse pari a oltre 45 miliardi di euro.
IMPATTO SU GIOVANI, DONNE E SUD
Il disegno degli interventi della Missione punterà a valorizzare in particolare la dimensione
femminile, generazionale e territoriale. Gli interventi sono pensati in modo da destinare una quota
significativa di risorse alle regioni del Mezzogiorno e agli ambiti di attività caratterizzati da
un’incidenza relativamente elevata di professionalità femminile e giovanile. La nuova visone
digitale della PA che si propone utilizza anche lo smart-working, in coerenza con la recente Road
Map tracciata dalla Commissione Europea “New start to address the challenges of work-life
balance faced by working families”, come uno degli strumenti che consentono di aumentare la
flessibilità sul lavoro. Agisce, in particolare, sul doppio fronte dell’orario e della sede. Può essere
utilizzato da solo o insieme a Telelavoro e Co-working. L’obiettivo di tutti questi strumenti è
costruire modelli di organizzazione del lavoro innovativi che consentano a donne e uomini di
conciliare la propria vita professionale con quella familiare, tema che rientra tra le priorità
strategiche della programmazione del Recovery. Il miglioramento del benessere di lavoratrici e
lavoratori, oltre a incidere direttamente sui singoli, ha anche un effetto indotto sulla collettività,
perché è provato che negli ambienti in cui si lavora bene aumenta l’efficienza interna. Principi che
se, applicati alla Pubblica amministrazione, consentono di dare vita a una burocrazia sempre più
amica dei cittadini. Il Turismo e la Cultura sono poi due ambiti in cui risulta elevata la presenza di
lavoratori giovani e di donne (arte, restauro, architettura, design etc.) per questo necessita di
particolare attenzione e di un rafforzamento della connessione dei percorsi professionalizzati e ITS
per le professioni artistiche e culturali, oltre ad una nuova e digitalizzata formazione del servizio
turistico. Infine la riqualificazione dei contesti periferici ed extraurbani rappresenta uno strumento
di coesione sociale e territoriale. Quindi attraverso le azioni sui Borghi e sulle realtà più dimenticate
si interverrà per ridurre disuguaglianze e divari territoriali specialmente nel Sud e nelle aree interne,
nei suburbi urbani e nelle aree extra urbane più degradate.
42
1.7 1.1 – DIGITALIZZAZIONE E MODERNIZZAZIONE DELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE
Obiettivi della componente
• Cambiare la PA per favorire l’innovazione e la trasformazione digitale del settore
pubblico, dotandola di infrastutture moderne, interoperabili e sicure.
• Accelerare, all’ interno di un quadro di riforma condiviso, i tempi della giustizia.
• Favorire la diffusione di piattaforme, servizi digitali e pagamenti elettronici presso
le pubbliche amministrazioni ed i cittadini.
La realizzazione degli obiettivi di crescita digitale e di modernizzazione della PA costituisce una
chiave di rilancio del sistema paese. Questa componente si sostanzia da un lato nella
digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e nel rafforzamento delle competenze digitali del
personale della PA, dall’altro nel rafforzamento e nella riqualificazione del capitale umano nella
P.A. e in una drastica semplificazione burocratica. Riguarda la pubblica amministrazione in modo
capillare con importanti riflessi sulle dotazioni tecnologiche, sul capitale umano e infrastrutturale,
sulla sua organizzazione, sui suoi procedimenti e sulle modalità di erogazione dei servizi ai cittadini.
In questo ambito, il passaggio al cloud computing rappresenta una delle sfide più importanti per la
digitalizzazione del Paese, in quanto costituisce il substrato tecnologico che abilita lo sviluppo e
l’utilizzo di nuove tecnologie. Lo sviluppo di un cloud storage nazionale avverrà in parallelo e in
sinergia con il progetto Europeo GAIA-X, promosso a livello europeo e nel cui ambito l’Italia intende
avere un ruolo di primo piano. GAIA-X punta a creare un forum di standardizzazione europeo per
definire i protocolli di funzionamento dei servizi in cloud dal controllo dei dati processati e archiviati
sull’infrastruttura, in linea con il principio di «autonomia strategica digitale», alla piena
decentralizzazione dei dati grazie alle ultime tecnologie disponibili (multi-edge, multi-cloud o edgeto-
cloud).
Tali interventi mirati nelle infrastrutture digitali e nella cyber security si caratterizzano per una
stretta complementarietà con quelli relativi a tre gruppi di progetti, volti a un rafforzamento delle
capacità e delle competenze del “fattore umano” e a una riduzione di tempi e costi dei
procedimenti amministrativi, nell’ambito di un’articolata strategia di completamento della riforma
della PA. In altre parole, il completamento della riforma della PA (ivi compresa le innovazioni in
tema di giustizia) passa sia attraverso un rafforzamento delle competenze ed una semplificazione
dei processi decisionali, sia attraverso investimenti mirati nelle infrastrutture digitali.
Viene in tal modo costruito un intervento di riforma strategica che da un lato garantisca
l’attuazione dei progetti e dall’altro metta a regime alcune parti delle riforme della PA degli anni
precedenti e ne operi il completamento su alcuni aspetti cruciali.
43
Uno specifico profilo di investimento nell’ambito della missione, con una sua autonomia
progettuale, è volto a potenziare la digitalizzazione del sistema giudiziario italiano e a favorire lo
smaltimento dell’arretrato.
In questo quadro, un particolare valore rivestono l’impatto di genere (ad esempio in relazione allo
sviluppo della smart working, e all’accesso a posizioni dirigenziali) e quello sui giovani (ad esempio
in relazione al reclutamento straordinario per l’esecuzione del PNRR).
Tabella delle risorse della componente
M1C1 –
Digitalizzazione,
innovazione e
sicurezza nella P.A.
Risorse (€/mld)
In
essere
(a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Digitalizzazione
della Pubblica
Amministrazione 5,61 2,34 7,95 – 7,95
Infrastrutture
digitali e cyber
security 0,05 1,20 1,25 – 1,25
Dati e
interoperabilità 0,79 0,34 1,13 – 1,13
Cittadinanza
Digitale, Servizi e
Piattaforme Abilitanti 4,77 0,80 5,57 – 5,57
Modernizzazione
della PA – 1,50 1,50 – 1,50
PA capace:
reclutamento di
capitale umano – 0,21 0,21 – 0,21
PA Competente:
rafforzamento e
valorizzazione del
capitale umano – 0,72 0,72 – 0,72
PA semplice e
connessa:
semplificazione delle
procedure – 0,48 0,48 – 0,48
44
amministrative,
digitalizzazione dei
processi
PA Smart: creazione
di Poli Territoriali per il
reclutamento, la
formazione, il coworking
e lo smartworking
– 0,10 0,10 – 0,10
Innovazione
organizzativa della
Giustizia – 2,00 2,00 – 2,00
risorse umane per il
rafforzamento
dell’ufficio del
processo nuove
posizioni
organizzative – – – – –
Superamento della
disomogeneità fra i
vari tribunali – – – – –
TOTALE 5,61 5,84 11,45 – 11,45
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
45
Intervento 1 – Digitalizzazione della PA
Lo stanziamento totale per questi interventi è di 7 miliardi e 950 milioni a cui si aggiungono risorse
complementari per 300 milioni dai progetti PON e per 300 milioni dagli stanziamenti della Legge di
Bilancio
1.1 Infrastrutture digitali e cyber security
L’investimento mira allo sviluppo di infrastrutture ad alta affidabilità e efficienza per l’erogazione
di servizi cloud alla Pubblica Amministrazione. Nello specifico l’investimento mira alla creazione di
uno o più Poli Strategici Nazionali (PSN) verso cui «migrare» i Data Center di Cat. B delle
Amministrazioni pubbliche centrali. Questo consentirà di superare l’attuale frammentarietà degli
asset infrastrutturali IT, mettere in sicurezza i CED ed i dati di interesse strategico, e consentire a
tutte le PA di evolvere verso l’erogazione di servizi digitali in sicurezza ed alta affidabilità. La
razionalizzazione ed il consolidamento delle infrastrutture digitali esistenti in un nuovo modello di
cloud per la PA consentiranno notevoli risparmi nella spesa di manutenzione e aggiornamento dei
data-center del prossimo triennio. Questo implica investimenti per lo sviluppo di un’infrastruttura
ad alta affidabilità, localizzata sul territorio nazionale per la razionalizzazione e il consolidamento
dei Centri per l’elaborazione delle informazioni per ospitare i servizi più strategici della PA centrale
e per il rafforzamento in chiave green dei Data Center di Tipo A e dei Poli Strategici Nazionali definiti
dal censimento dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Si prevede inoltre la realizzazione di un Cloud
Enablement Program per favorire l’aggregazione e la migrazione delle PA centrali e locali verso
soluzioni cloud e fornire alle stesse PA procedure, metodologie e strumenti di supporto utili a
questa transizione.
Questi investimenti consentiranno anche il rafforzamento del perimetro di sicurezza nazionale
cibernetica (PSNC). Infatti, la sicurezza dell’ecosistema digitale del paese, con specifica attenzione
ai beni ICT che supportano le funzioni ed i servizi essenziali dello Stato, costituisce la premessa
necessaria per la crescita della comunità e un elemento fondamentale per lo sviluppo di tecnologie
in campi strategici quali quelli del cloud computing, Cyber security, Scrutinio tecnologico, Artificial
Intelligence. Il Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica (PSNC), unitamente all’attuazione della
Direttiva NIS e delle Misure Minime AGID, garantisce nel tempo un approccio integrato e univoco
della Pubblica Amministrazione italiana alla minaccia cibernetica e consentirà di migliorare la
capacità di resilienza del sistema paese, anche nel quadro dei lavori del costituendo Centro
europeo per lo sviluppo industriale, tecnologico e della ricerca in materia di sicurezza cibernetica.
Lo stanziamento totale per questo progetto è di circa 1.250 milioni, di cui circa 50 milioni già
stanziati per la realizzazione di un data center del ministero dell’ interno e per il potenziamento
delle reti di connettività delle strutture operatici del CNVVF.
1.2 Dati e interoperabilità
Le dotazioni infrastrutturali e il cloud sono tecnologie abilitanti per lo sviluppo di una sorta di
“sistema operativo del Paese”, che consenta di trattare le grandi quantità di dati e informazioni
indispensabili per erogare e gestire servizi a cittadini ed imprese. L’aumentata capacità di
46
archiviazione, stoccaggio ed estrazione dei dati da parte della singola amministrazione, tuttavia,
non è sufficiente per un uso razionale ed efficiente di tale patrimonio informativo, in assenza di
standard e strumenti che consentano la piena interoperabilità e condivisione delle informazioni fra
le pubbliche amministrazioni. Pertanto, per dare effettiva e completa attuazione al principio
dell’once only, ed in linea con la EU Data Strategy si rendono interoperabili le basi dati e accessibili
attraverso un catalogo di API che consenta alle Amministrazioni centrali e periferiche, secondo vari
livelli di autorizzazione, di attingere ai dati del cloud, di elaborarli e di fornire servizi a cittadini e
imprese. L’investimento supporterà anche l’implementazione del Single Digital Gateway (Sportello
Digitale Unico europeo), garantendo l’accesso ai servizi erogati dalla PA italiana anche da parte dei
cittadini europei, nonché della digitalizzazione e reingnerizzazione del Sistema Informativo Agricolo
Nazionale (SIAN).
Lo stanziamento totale per questo progetto è di circa 1.1 miliardo che include anche i vari interventi
delle amministrazioni centrali che hanno avviato progetti di digitalizzazione degli archivi e del
patrimonio attualmente su supporto analogico e percorsi di digitalizzazione dei processi operativi.
1.3 Cittadinanza digitale, servizi e piattaforme
Il “sistema operativo del Paese” deve sfruttare le tecnologie digitali a servizio dei cittadini e delle
imprese; richiede dunque di progettare, sviluppare, e monitorare, attraverso l’utilizzo dei dati del
settore pubblico, politiche e servizi incentrati sulle esigenze degli utenti che, per fruirne, devono
essere “abilitati” all’utilizzo di servizi digitali. Pertanto, all’ interno di questo progetto si prevede di
sviluppare i seguenti interventi:
• Cittadinanza digitale e diffusione delle piattaforme abilitanti ai servizi della PA: verranno
favoriti i servizi abilitanti attraverso la promozione dell’utilizzo delle identità elettroniche
(SPID e CIE), della firma elettronica/digitale e del domicilio digitale da parte dei cittadini,
accompagnata da capillare diffusione delle stesse presso le PA e da specifiche attività di
assistenza alla cittadinanza più anziana e meno digitalizzata. Verrà garantita la completa
adozione dell’ANPR e la digitalizzazione dall’Archivio nazionale informatizzato dei registri
di Stato civile e la dematerializzazione delle liste elettorali in ANPR, inserite nel più ampio
progetto “ItaliaSemplice”. L’APP “IO” diventerà lo strumento principale di accesso e
fruizione dei servizi della PA.
• Piattaforma Notifiche Digitali: notificazione con valore legale di atti, provvedimenti, avvisi
e comunicazioni della PA, far sì che i provvedimenti risultino più semplici ed efficienti e
maggiormente accessibili, attraverso una completa automazione dei processi, a garanzia
della certezza dei dati e del presidio puntuale (real time).
• Digitalizzazione dei pagamenti tra privati e verso la PA: Garantire una completa
digitalizzazione delle Pubblica Amministrazione dal punto di vista degli incassi, insieme alla
realizzazione di un piano nazionale avente l’obiettivo di accompagnare la transizione verso
una cashless community attraverso meccanismi di incentivo all’utilizzo di mezzi di
pagamento elettronici sia per i consumatori sia per gli esercenti, collegandola
47
all’infrastruttura digitale per le certificazioni fiscali (fatture elettroniche e corrispettivi
telematici).
Lo stanziamento totale per questo intervento è di 5.560 milioni, di cui 4.765 milioni già stanziati
per il progetto Italia Cashless ed iniziative già in corso da parte delle amministrazioni centrali.
Intervento 2 – Innovazione nella PA
2.1 PA capace: reclutamento di capitale umano
Il personale pubblico in Italia, dopo anni di blocco del turn over, registra forti carenze in alcuni
settori e un’età media molto elevata. Ciò rende prioritario assicurare un ricambio generazionale e
culturale nelle PA centrali e locali, anche semplificando significativamente le procedure di
reclutamento, che soddisfi le esigenze di nuovi profili professionali individuati mediante la
ricognizione dei nuovi fabbisogni e con una gestione digitalizzata del reclutamento e della mobilità.
L’investimento 2.1 mira a migliorare la capacità di reclutamento del settore pubblico e ad assumere
personale con competenze professionali adeguate, e si configura non come una misura a sé stante
ma fortemente connessa e funzionale anche alla realizzazione dei progetti del RRF, ivi inclusa la
Digitalizzazione della PA, assicurando sia una visione d’insieme dei reclutamenti necessari sia una
maggiore rapidità e funzionalità nel reclutamento medesimo. A tal fine, si prevedono le seguenti
azioni:
• ripensamento di modelli e standard procedurali per l’analisi dei fabbisogni e delle
competenze, da accelerare e da connettere anche con le nuove mission delle PA in
attuazione del PNRR, con un approccio organico ma bottom-up, che muova
prioritariamente dai progetti ammessi al Piano.
• rafforzamento della nuova stagione concorsuale, già avviata, attraverso la
programmazione continua e periodica dei concorsi pubblici, volti a reclutare
prioritariamente giovani laureati con competenze tecniche. Le procedure concorsuali, per
le quali si prevede implementazione di modalità di selezione secondo modelli già adottati
dalle istituzioni europee (modello EPSO), saranno inoltre volte a valutare anche le capacità
relazionali, motivazionali, attitudinali e di problem solving (c.d. soft skills).
• realizzazione di un piano organico straordinario di assunzioni di personale a tempo
determinato, destinato al rafforzamento delle amministrazioni coinvolte nella
realizzazione del Recovery Plan, per garantire il necessario supporto specialistico
all’attuazione concreta dei progetti, con attenzione particolare al tema della
digitalizzazione, dell’innovazione e della modernizzazione dell’azione amministrativa. Tale
reclutamento verrà effettuato sulla base della rilevazione del fabbisogno svolta entro
maggio 2021 da ciascuna amministrazione in collaborazione con il Dipartimento della
Funzione pubblica che provvederà a definire le modalità di selezione e reclutamento più
celeri ed efficaci Il personale reclutato sarà assegnato alle amministrazioni interessate, che
provvederanno all’assunzione e alla gestione del trattamento economico a valere sulle
48
risorse dei singoli progetti del PNRR, con l’occasione di questa nuova stagione concorsuale,
al fine di non disperdere le competenze tecniche acquisite e formate sul campo e di dare
certezze alle migliori professionalità emerse, le predette assunzioni sono accompagnate
dalla individuazione di meccanismi, selettivi e non automatici, di valorizzazione delle
competenze e delle conoscenze maturate presso le amministrazioni, nell’ambito del
reclutamento straordinario.
• realizzazione di un “Portale del reclutamento”: che consentirà ai cittadini di accedere in
maniera centralizzata e sistematica a tutti i concorsi a disposizione (per specifico profilo
professionale con sistema di georefenziazione integrato) e alle PA di gestire in maniera
unitaria i processi di reclutamento. La partecipazione alle procedure selettive da parte dei
candidati attraverso il Portale consentirà la creazione di un “fascicolo del candidato on line”
contribuendo alla riduzione degli oneri burocratici a carico dei partecipanti e delle stesse
amministrazioni. Il portale potrà inoltre, in una seconda fase, consentire la tempestiva
ricognizione delle esigenze delle PA e della mobilità dei dipendenti.
Lo stanziamento totale per questo intervento è di 210 milioni, che si aggiunge a quelli per le
assunzioni relative ai singoli progetti del PNRR, a valere sulle risorse degli stessi.
2.2 PA competente: rafforzamento e valorizzazione del capitale umano
L’investimento ha l’obiettivo di rafforzare la conoscenza e le competenze del personale dirigenziale
e non della PA, necessarie anche per contribuire proattivamente alla trasformazione digitale del
settore pubblico. L’investimento prevede altresì di rafforzare il capitale umano attraverso
l’implementazione di percorsi di upskilling e reskilling del personale in servizio e di stabilire un
sistema nazionale di certificazione ed accreditamento degli organismi di formazione. La formazione
va riformata con approccio operativo e behavioural, creando nuove professionalità pubbliche,
incrementando la cultura tecnica degli amministratori rispetto a quella giuridica, privilegiando la
priorità del raggiungimento dei risultati, facendo leva sullo spirito di missione dei civil servant.
Infine, l’investimento – che si accompagna a interventi strutturali di natura ordinamentale – è volto
a individuare nuove e più efficaci forme di valorizzazione del personale con elevate capacità
professionali in servizio nelle Amministrazioni, al fine di motivare e incentivare il predetto
personale e di migliorare conseguentemente l’efficienza delle amministrazioni (riducendo,
peraltro, la tensione verso strutture maggiormente attrattive in termini di prospettive di carriera e
degli sviluppi economici, con conseguenti costi in termini organizzativi e di perdita di know how da
parte delle amministrazioni di origine).
A tal fine, si prevedono le seguenti azioni:
• introduzione di meccanismi di rafforzamento del ruolo, delle competenze e delle
motivazioni dei civil servant, attraverso percorsi di valorizzazione della professionalità
acquisita e dei risultati raggiunti, anche tramite la previsione di progressioni di carriera
basate su percorsi non automatici ma selettivi di sviluppo e crescita;
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• introduzione di un nuovo modello di lavoro pubblico, anche attraverso strumenti normativi
e contrattuali, con valutazione e remunerazione basate sul risultato che richiede un nuovo
sistema di misurazione e valutazione delle performance – anche attraverso il
potenziamento della citizen satisfaction – volto a conseguire una maggiore selettività nella
individuazione delle eccellenze professionali e nel raggiungimento dei risultati, anche
attraverso sistemi di analisi di impatto del lavoro agile; valorizzazione economica delle
risorse umane aventi caratteristiche di eccellenze professionali;
• introduzione di meccanismi di rafforzamento del ruolo e delle competenze dei dirigenti
pubblici, riservando particolare attenzione al tema dell’ accesso delle donne a posizioni
dirigenziali. Previsione di percorsi di formazione manageriali ad hoc – partendo da un
assessment personalizzato delle competenze – per i dirigenti delle amministrazioni centrali,
con previsione di un percorso di formazione che tenga conto delle specifiche attività
previste nello svolgimento dell’incarico;
• riforma del sistema di formazione, in particolare con riferimento alla esigenza di
riqualificazione connessa alla trasformazione digitale. Programma integrato di formazione
e certificazione della qualità dell’offerta formativa e sistema nazionale di accreditamento
degli enti formatori;
• lavoro agile e nuove forme di organizzazione del lavoro pubblico: promozione del lavoro
da remoto quale strumento per la conciliazione vita-lavoro, in particolare per le donne,
l’incremento della produttività individuale e l’innovazione dei processi operativi, specie
quelli che hanno come destinatari una utenza esterna.
Lo stanziamento totale per questo intervento è di 720 milioni.
2.3 PA semplice e connessa: semplificazione delle procedure amministrative,
digitalizzazione dei processi
Il processo di digitalizzazione delle procedure e di sviluppo della interoperabilità costituisce una
occasione irripetibile per associarvi un radicale ripensamento dei procedimenti, spesso ancora
disciplinati da normative obsolete e prive di analisi di impatto, con l’obiettivo di realizzare una
drastica riduzione dei costi e dei tempi delle procedure, nonché di erogare servizi secondo nuovi
standard di qualità, così da costruire processi partecipati e dall’esito certo, anche sfruttando le
nuove tecnologie digitali.
L’investimento 2.3 ha l’obiettivo di trasformare la PA in un’organizzazione semplice, snella e
connessa, capace di offrire servizi pensati sulle reali esigenze di cittadini ed imprese e disegnati in
una logica utente-centrica. A tal fine, l’investimento prevede la mappatura completa di tutte le
procedure amministrative che ineriscono alle attività economiche o alla vita dei cittadini, con
priorità per quelle necessarie alla rapida attuazione dei progetti del Recovery Plan e con la
consultazione ad hoc delle categorie interessate.
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Tale sistematico “censimento dei procedimenti” è propedeutico e funzionale alla modifica, sul
piano normativo (se del caso, con apposita legge delega), della reingegnerizzazione, in chiave
digitale, della disciplina dei procedimenti medesimi, da effettuare, tra gli altri, secondo i principi
della soppressione degli adempimenti non più necessari, della riduzione dei tempi e dei costi, della
trasparenza e dell’affidamento, della integrale digitalizzazione e della interoperabilità digitale (con
una effettiva implementazione del principio once-only).
L’investimento prevede, altresì:
• la velocizzazione delle procedure per il rilancio supportando le amministrazioni statali,
regionali e locali nella gestione dei procedimenti complessi (infrastrutture, opere
pubbliche, impianti produttivi, valutazioni ambientali, transizione energetica, edilizie
urbanistiche e paesaggistiche etc.) attraverso la messa a disposizione di pool di esperti
multidisciplinari;
• la semplificazione, reingegnerizzazione e integrale digitalizzazione delle procedure per
edilizia ed attività produttive attraverso la digitalizzazione del front office e del back office
e l’interoperabilità dei flussi documentali tra amministrazioni (SUAP, SUE, Conferenze di
servizi telematiche e altre procedure rilevanti per le attività produttive).
Sono infine previste: i) una fase di verifica ex post e di monitoraggio, nonché azioni di ii) formazione
ad hoc dei dipendenti che dovranno attuare le procedure digitalizzate e semplificate e di iii)
comunicazione istituzionale delle riforme e delle semplificazioni adottate, anche attraverso il web
e i social media, sia per informare cittadini e imprese sia per accrescere la “reputazione Paese”,
secondo le tecniche del Country branding.
Lo stanziamento totale per questo intervento è di 480 milioni.
2.4 PA smart: creazione di poli territoriali per il coworking, lo smart working, il reclutamento
e la formazione
L’investimento prevede la progettazione e la realizzazione, anche attraverso il recupero di beni
demaniali, di poli tecnologici territoriali delle amministrazioni pubbliche (PTA), riprogettate
secondo modelli innovativi dell’utilizzo dello spazio e di prestazione delle attività lavorative, che
fungano da:
• spazi di coworking e smart working, anche al fine di decongestionare i centri urbani;
• poli di innovazione tecnico-organizzativa, grazie al confronto, all’interazione e alla
socializzazione della conoscenza di dipendenti di amministrazioni diverse;
• centri di formazione e di erogazione di servizi pubblici.
L’obiettivo è quello di sperimentare nuovi contesti fisico-organizzativi-tecnologici pubblici, da
replicare nelle sedi delle amministrazioni.
Lo stanziamento totale per questo intervento è di 100 milioni.
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Intervento 3 – Innovazione organizzativa della Giustizia
Lo stanziamento totale per questo intervento è di 2 miliardi a cui si aggiungono risorse
complementari per 1 miliardo e 10 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
L’investimento mira a ridurre notevolmente i tempi della giustizia, anche in base all’
esperienza maturata in altri paesi e in alcune best practices sperimentate in Italia di recente con
l’istituzione dell’“Ufficio per il processo”. L’obiettivo è garantire la ragionevole durata del processo
attraverso l’innovazione dei modelli organizzativi e assicurando un più efficiente impiego delle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione. L’ufficio per il processo è un modello di
collaborazione integrata attraverso il quale i giudici professionali possono avvalersi del contributo
di personale tecnico di supporto, così da concentrare le proprie energie sui profili decisionali. A
tale fine è prevista l’immissione di personale tecnico (informatici, architetti, ingegneri) per l’attività
edilizia, e di responsabili di organizzazione per lo sviluppo e il monitoraggio sul territorio
dell’avanzamento e dei risultati dei progetti informatici e di edilizia. Gli addetti all’ufficio del
processo avranno il compito di collaborare allo studio della controversia e della giurisprudenza
pertinente, di predisporre le bozze di provvedimenti, di collaborare alla raccolta della prova
dichiarativa nel processo civile. Tali figure verranno inserite in uno specifico progetto organizzativo
in modo da valorizzare il loro apporto di collaborazione con il magistrato, in un’ottica di progressiva
riduzione dell’arretrato e di accelerazione della trattazione dei procedimenti in corso.
Si prevede inoltre, per gli uffici del processo dei tribunali maggiormente gravati da arretrato
nel settore civile, l’innesto straordinario di professionalità già strutturate e, quindi, in grado di
operare da subito a pieno regime, con la finalità specifica di collaborare con il magistrato
nell’adozione della decisione e nella redazione della sentenza. Tali magistrati onorari aggregati,
dunque, concorreranno all’attività di definizione dei procedimenti mediante la redazione di
progetti completi di sentenza al fine di consentire la riduzione dei tempi di durata dei procedimenti
civili e la definizione anticipata dei procedimenti per i quali sia stata fissata udienza per la
precisazione delle conclusioni.
Un intervento specifico è previsto per lo smaltimento del contenzioso tributario pendente
davanti alla Corte di Cassazione. Come documentato nell’ultima relazione di inaugurazione
dell’anno giudiziario, da sola la sezione tributaria presenta una pendenza, al 2019, di 52.540
procedimenti, mentre tutte le altre sezioni ordinarie civili assieme hanno una pendenza di 51.583
procedimenti (esclusa la materia dell’immigrazione). Al fine di affrontare questa perdurante
criticità, si prevede che possano essere assegnati, in via straordinaria, magistrati onorari ausiliari
in via temporanea e contingente alle sezioni tributarie della Corte, e per due cicli, al fine di
abbattere l’arretrato endemico che appesantisce da tempo dette sezioni incidendo negativamente
sulla performance di smaltimento di tutta la Cassazione.
In tale cornice, il rafforzamento della sicurezza e l’innovazione dei software e delle
infrastrutture digitali assume primaria importanza. Combinandosi con il completamento della
digitalizzazione del processo civile e di quello penale e con le riforme normative in programma, le
misure relative al personale garantiranno performance di durata all’altezza di parametri europei.
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L’aspettativa di successo delle misure sopra descritta si fonda sull’elevato indice di smaltimento
degli affari da parte dei magistrati italiani (cd. Clearence Rate), e cioè sul costante incremento della
percentuale delle definizioni rispetto alle sopravvenienze annuali (1,6 nel 2019). Questo consente
di ritenere che l’assorbimento dell’arretrato attuabile con le misure straordinarie indicate
consentirà tempi di decisione in linea con gli standard europei.
___________________________________________________________________________
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BOX – LE RIFORME DELLA GIUSTIZIA: PROCESSO CIVILE, ORDINAMENTO GIUDIZIARIO,
PROCESSO PENALE
I progetti di riforma sono naturalmente aperti ai contributi che verranno avanzati nel corso
dell’iter parlamentare e che si dimostreranno capaci di conseguire, con ancora più
efficacia, gli obiettivi di efficientamento della Giustizia, di tutela dei diritti di azione e di
difesa, e di valorizzazione della professionalità e dell’indipendenza della Magistratura.
RIFORMA DEL PROCESSO CIVILE
E’ pendente in Parlamento un disegno di legge delega per la riforma del processo civile
finalizzato ad una semplificazione e razionalizzazione del processo, sia di primo grado che di
appello, attraverso la riduzione dei riti e la loro semplificazione. A grandi linee, il provvedimento
prevede:
• l’introduzione di un rito semplificato in materia civile: da tre riti (giudice di pace,
monocratico ordinario e monocratico sommario) si passa ad un unico rito;
• la riduzione delle ipotesi in cui la competenza è attribuita al tribunale in composizione
collegiale;
• la revisione del giudizio di appello, con la previsione che l’atto introduttivo del giudizio sia
il ricorso; previsto, inoltre, che il termine per la prima udienza non sarà comunque
superiore a 90 giorni;
• l’anticipazione dei termini per il deposito delle memorie di precisazione o modificazioni
delle domande, delle eccezioni e delle conclusioni con l’obiettivo di definire il thema
decidendum prima dell’udienza di prima comparizione delle parti;
• l’eliminazione dell’udienza di precisazione delle conclusioni;
• la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie con
l’esclusione del ricorso obbligatorio alla mediazione in materia di responsabilità sanitaria,
contratti finanziari, bancari e assicurativi. Nell’ambito della negoziazione assistita viene
data la possibilità agli avvocati di anticipare, ove possibile e con procedure definite, una
parte dell’attività istruttoria al fine di agevolare l’accertamento dei fatti prima dell’inizio
del processo, di consentire alle parti di valutare meglio l’alea del giudizio e incoraggiare
soluzioni transattive. Il vaglio di tale attività nell’eventuale successivo giudizio è rimesso
alla valutazione del giudice;
• in materia di scioglimento delle comunioni di beni si introduce uno speciale procedimento
di mediazione;
• l’implementazione del processo telematico, con la previsione che, nei procedimenti
davanti al giudice di pace, al tribunale ed alla Corte di Appello e di Cassazione, il deposito
dei documenti e degli atti di parte abbia luogo esclusivamente con modalità telematiche.
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Anche le notifiche potranno essere effettuate telematicamente nel caso in cui il
destinatario sia titolare di un indirizzo PEC o un domicilio digitale;
• il definitivo superamento del c.d. ‘rito Fornero’;
• l’introduzione, in tema di espropriazione immobiliare di norme volte ad accelerare il corso
della procedura esecutiva ed a contenerne i costi attraverso la collaborazione del debitore,
il quale può essere autorizzato dal giudice a vendere direttamente il bene pignorato.
L’intervento normativo dovrà necessariamente inserirsi in un contesto più ampio, di
complessiva riorganizzazione del sistema giustizia. Sono inoltre allo studio ed in fase di
elaborazione altre misure per un eventuale inserimento in un prossimo decreto-legge che
contenga le norme accompagnatorie e funzionali alla realizzazione dei progetti nell’orizzonte
temporale dato dal regolamento europeo che istituisce il Recovery and resilience fund. La necessità
di implementare le riforme di cui allo schema di DDL di delega AS 1662 è sorta anche dalle
sollecitazioni espresse dalla Commissione europea nel corso del bilaterale tenutosi lo scorso 18
novembre: nel prendere atto che il programma complessivamente predisposto va nella giusta
direzione, la Commissione ha ritenuto che, al fine di rafforzare ulteriormente l’assetto già
contenuto nel disegno di legge pendente in Parlamento, fossero necessari sforzi ulteriori per
garantire il raggiungimento dell’obiettivo generale di garantire una maggiore efficienza della
giustizia civile. Questi, in sintesi, gli ulteriori interventi in via di definizione:
• al fine di incrementare l’utilizzazione di procedimenti per la risoluzione alternative delle
controversie e di favorire la definizione di controversie mediante conciliazioni giudiziali o
transazioni extragiudiziali, si stanno predisponendo specifiche misure di incentivazione
fiscale, sia implementando e semplificando l’attuazione di quelle esistenti, sia
introducendone di nuove.
• Quanto al processo civile si stanno definendo ulteriori misure per migliorare l’efficienza
del processo con riferimento ai temi centrali delle preclusioni processuali, ristabilendo le
cadenze temporali per la definizione del thema decidendum, affinché alla prima udienza le
posizioni delle parti siano complete e il giudice possa valutare le scelte processuali
funzionali alla più rapida definizione del giudizio.
• E’ inoltre in fase di elaborazione l’ingresso operativo nel sistema del principio di chiarezza
e sinteticità degli atti delle parti e del giudice.
• Inoltre si sta lavorando per la definizione di ulteriori norme volte ad accelerare e snellire il
giudizio di appello.
• Sono allo studio alcune modifiche relative al giudizio arbitrale, al fine di conferire agli
arbitri il potere di concedere sequestri ed altri provvedimenti cautelari se previsto dalla
convenzione di arbitrato o da altro atto scritto separato redatto anteriormente
all’instaurazione del giudizio arbitrale.
• Infine sono in fase di elaborazione alcune misure in materia di spese di giustizia, le quali
introducono meccanismi premiali ove le parti, in casi specifici, concorrano a snellire la fase
decisoria in Cassazione, e in materia di digitalizzazione dei pagamenti delle indennità di cui
alla legge 24 marzo 2001, n. 89, al fine di accelerare il procedimento di liquidazione.
RIFORMA DELL’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO
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L’intervento di riforma dell’ordinamento giudiziario, pendente in Parlamento, non esplica
effetti solo sul profilo ordinamentale, ma produce conseguenze dirette anche sull’efficienza
dell’amministrazione della giustizia.
Quali norme di organizzazione dell’attività degli uffici di diretta incidenza sulla gestione
efficiente del comparto giustizia vengono in primo luogo in considerazione:
• l’attribuzione al dirigente dell’ufficio del compito di verificare che la distribuzione dei ruoli e
dei carichi di lavoro garantisca obiettivi di funzionalità e di efficienza dell’ufficio e assicuri
costantemente l’equità tra tutti i magistrati dell’ufficio, delle sezioni e dei collegi;
• la specifica previsione che è onere del dirigente (sia dell’ufficio che della singola sezione) di
monitorare il sopravvenire di ritardi da parte di uno o più magistrati dell’ufficio allo scopo di
accertarne le cause e di adottare ogni iniziativa idonea ad eliminarli, attraverso la
predisposizione di piani mirati di smaltimento, da verificare nella concreta funzionalità ogni tre
mesi;
• l’introduzione di specifici illeciti disciplinari in caso di mancata ottemperanza agli obblighi
indicati al punto precedente;
• la complessiva riorganizzazione delle Procure della Repubblica, per l’esigenza di imporre a tutti
gli uffici di dotarsi di un modulo organizzativo improntato anche a criteri di efficienza e di
valorizzazione delle competenze dei singoli;
In relazione alle norme di ordinamento giudiziario che producono effetti di efficienza nella
complessiva gestione delle risorse umane, si devono segnalare:
• la riduzione dei tempi di accesso alla carriera di magistrato che consente ai laureati di
partecipare direttamente al concorso, riducendo l’età media di accesso alla magistratura e
rendendola appetibile anche per quei giovani particolarmente dotati che, invece, per tempi
lunghi attuali, intraprendono carriere diverse;
• la riduzione della pianta organica dell’ufficio del massimario della Corte di cassazione
conseguente al ripristino delle funzioni di supporto alla nomofilachia proprie di quell’ufficio, in
modo da contenere il numero di magistrati sottratti all’esercizio ordinario della giurisdizione;
• l’estensione anche ai magistrati che ricoprono funzioni apicali dell’obbligo di permanenza negli
uffici per almeno quattro anni, che è un orizzonte temporale necessario per consentire
un’adeguata programmazione e organizzazione dell’ufficio che dirigono;
• precludere la partecipazione al concorso per la copertura di tutti i posti apicali (diversi da quelli
di primo presidente e procuratore generale presso la Corte di cassazione) ai magistrati che in
ragione dell’età non possano garantire la permanenza per almeno quattro anni che, come
detto, rappresentano l’orizzonte temporale necessario per consentire un’adeguata
programmazione e organizzazione dell’ufficio che dirigono;
• ridurre il numero dei passaggi di funzioni da giudicanti a requirenti;
• semplificare le procedure di approvazione delle tabelle e dei progetti di organizzazione degli
uffici;
• semplificare l’attività dei Consigli giudiziari.
In relazione agli interventi diretti a garantire un esercizio dell’autogoverno della magistratura
libero da condizionamenti esterni e, quindi, improntato a scelte fondate solo sul buon andamento
dell’amministrazione è prevista:
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• una riforma del procedimento di selezione e di conferma dei dirigenti degli uffici e delle sezioni,
per consentire che gli uffici siano diretti da magistrati dotati delle capacità e delle
professionalità necessarie;
• una riforma del procedimento di selezione dei magistrati addetti alle funzioni di legittimità, per
consentire un recupero di qualità della funzione nomofilattica;
• una riforma del meccanismo di elezione dei componenti del Consiglio superiore della
magistratura e una rimodulazione dell’organizzazione interna di quell’organo.
• Una nuova disciplina, fortemente restrittiva, delle condizioni che consentono la candidatura
dei magistrati per incarichi elettivi e dello status dei magistrati, sia in caso di mancata elezione
sia, in caso di elezione, al termine del mandato parlamentare o consiliare;
• Una nuova disciplina, altrettanto restrittiva, dello status dei magistrati che abbiano assunto
incarichi di governo nazionale, regionale o locale.
LA RIFORMA DEL PROCESSO PENALE
Il disegno di legge delega pendente in Parlamento inerisce anzitutto alla necessaria realizzazione
della progressiva digitalizzazione del processo penale: con norme riferite al deposito telematico
degli atti e dei documenti e una disciplina delle comunicazioni e notificazioni incentrata sull’utilizzo
della pec ed anche di soluzioni tecnologiche diverse dalla pec stessa. Ciò detto sono previste una
serie di disposizioni con l’unico scopo di eliminare i “tempi morti” del processo penale, di ridurre
drasticamente i casi in cui il procedimento sfocia nel dibattimento, di razionalizzare la disciplina di
una serie di istituti con una prospettiva di accelerazione e semplificazione. Un’attenzione
particolare è riservata al giudizio d’appello, vero e proprio collo di bottiglia del processo penale.
I principi ispiratori dell’intervento di riforma sono in sintesi i seguenti.
La durata delle indagini preliminari viene rimodulata in funzione della gravità dei reati per cui si
procede. Per rendere più difficilmente eludibile il termine di durata massima si istituisce un
meccanismo di verifica giudiziale della tempestività nell’iscrizione delle notizie di reato da parte
del pubblico ministero e viene introdotto l’obbligo per il p.m. di depositare gli atti delle indagini al
decorso dei termini massimi di durata, con l’ulteriore obbligo di presentare richiesta di
archiviazione o esercitare l’azione penale entro il termine di trenta giorni dalla presentazione della
relativa richiesta da parte del difensore dell’indagato o della persona offesa.
Viene ridefinito il criterio orientativo della decisione, rispettivamente del Pubblico ministero e del
giudice per l’udienza preliminare, di formulare richiesta di archiviazione del procedimento e di
emissione della sentenza di non luogo a procedere, sostituendo il parametro della inidoneità degli
elementi acquisiti a sostenere l’accusa con quello dell’inidoneità degli stessi a consentire una
ragionevole previsione di accoglimento della tesi accusatoria nel giudizio.
Viene modificata la disciplina dei riti alternativi in modo da incentivarne l’adozione, eccezion fatta
per i casi in cui si proceda per reati molto gravi.
Con riguardo al giudizio dibattimentale, la riforma contiene alcune direttive specificamente rivolte
all’obiettivo dell’accelerazione del procedimento, tra le quali:
-l’eliminazione della necessità del consenso delle altre parti processuali per revocare l’ammissione
di una prova alla quale abbia rinunciato la parte richiedente;
-la previsione che il deposito degli elaborati delle consulenze tecniche e delle perizie debba
avvenire entro un termine antecedente all’udienza fissata per l’esame del consulente o del perito;
-l’obbligo per il giudice di stabilire e comunicare alle parti, all’inizio del dibattimento, il calendario
del processo.
Con riguardo al procedimento davanti al tribunale in composizione monocratica viene introdotta,
sempre in una prospettiva di forte deflazione, nei soli casi di citazione diretta a giudizio, un’udienza
“filtro” nella quale il giudice (diverso da quello davanti al quale, eventualmente, dovrà celebrarsi il
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giudizio) valuta, sulla base degli atti presenti nel fascicolo del pubblico ministero, se il dibattimento
debba essere celebrato o se, al contrario, debba intervenire una pronuncia di sentenza di non luogo
a procedere.
Gli interventi riferibili al giudizio d’appello sono numerosi e significativi:
Il difensore potrà appellare la sentenza di primo grado solo se munito di uno specifico mandato ad
impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza stessa, con l’obiettivo di evitare un gran
numero di impugnazioni presentate nell’interesse di soggetti che si sono resi irreperibili.
Si elimina la possibilità di presentare l’impugnazione nella cancelleria di un ufficio giudiziario
diverso da quello che ha emesso l’atto da impugnare previa disciplina del deposito telematico
dell’impugnazione.
Viene introdotto il giudice monocratico d’appello, con competenza a giudicare sulle sentenze di
primo grado pronunciate dal giudice monocratico, accompagnando tale innovazione con adeguate
garanzie per le parti.
Al fine di garantire maggiore speditezza, sono inoltre introdotti termini di durata massima delle
diverse fasi e dei diversi gradi del processo penale, da cui l’obbligo, per i singoli magistrati, di
adottare misure organizzative del proprio lavoro tali da assicurare la definizione dei processi penali
nel rispetto dei termini; la mancata adozione di tali misure (e non il mancato rispetto dei termini),
se imputabile a negligenza inescusabile, potrà costituire causa di responsabilità disciplinare; nei
giudizi di impugnazione delle sentenze di condanna, alla scadenza dei termini di durata del
processo fissati in sede di riforma, le parti processuali potranno sollecitare la trattazione del
giudizio di impugnazione avverso la sentenza di condanna in primo grado. Dalla presentazione
dell’istanza il processo dovrà essere definito entro sei mesi. Spetterà ai dirigenti degli uffici
giudiziari e ai singoli magistrati assicurare il rispetto di tali termini, dettando le necessarie misure
organizzative.
L’obiettivo della riforma è insomma quello di snellire e semplificare il processo e, senza conculcare
i fondamentali diritti di azione e di difesa, accelerarne la conclusione in modo da soddisfare la
duplice esigenza di evitare che si consumino prescrizioni (in ogni stato e grado) e, al tempo stesso,
che i processi abbiano una durata irragionevole.
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1.2 – DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE E COMPETITIVITA’ DEL
SISTEMA PRODUTTIVO
Obiettivi della componente
• Sostenere la transizione digitale e l’innovazione del sistema produttivo attraverso
stimoli agli investimenti in tecnologie all’avanguardia e 4.0, ricerca, sviluppo e
innovazione, cybersecurity.
• Realizzare reti ultraveloci in fibra ottica, 5G e satellitari, per la realizzazione,
l’ammodernamento e il completamento delle reti ad altissima capacità collegate
all’utente finale nel Mezzogiorno e nelle aree bianche e grigie, nonché per garantire
la connettività di realtà pubbliche ritenute prioritarie e strategiche, integrando le
migliori tecnologie disponibili per offrire servizi avanzati per il comparto produttivo
e della sicurezza (inclusa l’offerta di pacchetti di servizi per la gestione in sicurezza
dei dati in cloud, la rindonanza delle reti strategiche, la costruzione di reti dedicate).
• Favorire lo sviluppo delle filiere produttive, in particolare quelle innovative, nonché
del Made in Italy ed aumentare la competitività delle imprese italiane sui mercati
internazionali, utilizzando a tale scopo anche strumenti finanziari innovativi.
Negli ultimi anni, per colmare il gap di “digital intensity” del nostro sistema produttivo verso il resto
d’Europa (minori investimenti valutabili in 2 punti di PIL), specie nella manifattura e nelle PMI, è
stata perseguita una politica di incentivazione fiscale degli investimenti in beni materiali
strumentali funzionali alla trasformazione tecnologica secondo il modello “Transizione 4.0”, ed in
beni immateriali ad essi connessi, nonché in attività di ricerca e sviluppo. Le analisi disponibili
indicano che gli incentivi per l’acquisto dei beni materiali ed immateriali effettivamente innovativi
ha avuto effetti positivi sulla digitalizzazione delle imprese nonché sull’occupazione, specie
giovanile e nelle nuove professioni. E’ ora necessario rafforzare tale linea di azione, al fine di ridurre
i costi di implementazione della trasformazione digitale, incrementando, al contempo, il grado di
coinvolgimento delle attività economiche di minore dimensione e collocate al Sud.
Le politiche innanzi descritte, per essere pienamente efficaci, devono essere accompagnate dallo
sviluppo di una rete di connessione digitale veloce e ultraveloce per diffondere innovazione e nuovi
servizi. La connessione infatti è prerequisito abilitante per usufruire di diverse “tecnologie 4.0” –
quali i sensori, l’ Internet of Things, e le stampanti tridimensionali – che richiedono connessioni
veloci e con bassi tempi di latenza. L’intervento dei Piano nazionale di ripresa e resilienza in questo
ambito si colloca nel solco degli sfidanti obiettivi definiti in sede europea (iniziativa flagship
“connect”) e nella consapevolezza che le reti a banda larga ultra-veloce sono una General Purpose
Technology, in grado di innescare guadagni di produttività e di crescita su larga scala in tutti i settori
dell’economia.
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Tuttavia, secondo l’ultimo indice DESI, il nostro Paese si posiziona al 17° posto (sui 28 Paesi UE)
sulla connettività. Il tasso di copertura delle famiglie italiane con reti ultra-veloci è pari al 24%,
rispetto a una media UE28 del 60%. Per superare questo ritardo, dovuto sia a fattori legati alla
domanda ma anche strozzature dal lato dell’offerta, il Governo italiano ha approvato nel 2015 la
Strategia nazionale per la Banda Ultra-Larga, capace di mobilitare oltre 12 miliardi di risorse
pubbliche e private, per lo sviluppo integrato di una rete di TLC fissa e mobile, basata sulla
tecnologia “future proof” della fibra. Nonostante l’incremento degli investimenti nella rete fissa
degli ultimi anni, con il PNRR si intende accelerare ulteriormente, promuovendo un “progetto
fibra” che eviti il rischio di duplicazioni nella messa a terra della rete – che è parte delle
infrastrutture strategiche nazionali – garantendo al contempo la piena concorrenza nella fornitura
dei servizi.
L’innovazione tecnologica va perseguita continuando, nello stesso tempo, a sostenere lo sviluppo
e l’internazionalizzazione delle nostre imprese e delle filiere produttive, con attenzione anche alle
imprese di minori dimensioni e alle scelte di localizzazione produttiva (reshoring).
Rafforzare il Paese, infatti, significa sostenere la crescita e la resilienza delle PMI, vero motore
propulsivo del sistema Italia, potenziando la capacità delle filiere, in particolare di quelle
tecnologicamente avanzate, di competere sui mercati internazionali e di rispondere alla crisi in
atto. Molti settori d’eccellenza del Made in Italy sono oggi caratterizzati da una forte incidenza di
micro e piccole imprese. Quest’ultime rappresentano quasi il 70% del valore aggiunto industriale
non-finanziario e l’80% della forza lavoro. Ciononostante, la frammentazione e le ridotte
dimensioni hanno portato nel lungo periodo a problemi di competitività, soprattutto nei settori
dove sono maggiormente rilevanti le economie di scala e la capacità di investimento. Inoltre, gli
impatti economici della crisi hanno determinato situazioni di grave tensione patrimoniale e
finanziaria in molte società, specie nelle PMI, con conseguenti potenziali impatti sulle filiere
produttive: molti produttori dipendono infatti da un elevato numero di fornitori e sub-fornitori di
piccole dimensioni, non immediatamente sostituibili. È dunque fondamentale prevedere nuovi
sistemi di finanziamento, come il fondo di fondi, che massimizzino le risorse disponibili per le filiere
produttive sfruttando la leva finanziaria.
Nel loro insieme, i progetti di questa componente hanno un ruolo essenziale per lo sviluppo del
Sud e per l’occupazione giovanile. L’incremento del grado di digitalizzazione del Paese andrà a
particolare beneficio delle giovani generazioni, che saranno inoltre destinatarie principali degli
investimenti in capitale umano previsti dalla Missione 4 di questo stesso piano. Di assoluta
rilevanza strategica per il nostro Paese e per il nostro Sud è lo sviluppo della filiera sulle tecnologie
di base, cioè sulla microelettronica e sui microprocessori, ambito di azione che rientra tra le sette
iniziative bandiera indicate dall’Unione nelle linee guida per la redazione dei PNRR (flagship “scaleup”),
a cui viene quindi destinato un progetto specifico. Infine, alcune tra le filiere produttive ad
alta vocazione all’esportazione sono collocate nel Sud Italia, in particolare in Puglia e in Campania.
Lo stanziamento totale per questa componente è di 26,7 miliardi (di cui 800 milioni sul React/EU).
59
Tabella delle risorse della componente
M1C2 –
Digitalizzazione,
innovazione e
competitività del
sistema produttivo
Risorse (€/mld)
In
essere
(a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Transizione 4.0 3,10 15,88 18,98 – 18,98
Innovazione e
tecnologia dei
microprocessori
– 0,75 0,75 – 0,75
Digitalizzazione
PMI e Fondo di
Garanzia **
– – – 0,80 0,80
Banda Larga, 5G
e monitoraggio
satellitare
1,10 3,10 4,20 – 4,20
Connessioni
Veloci
1,10 2,20 3,30

3,30
Costellazione
satellitare e Istituto
Nazionale di
Osservazione della
Terra
– 0,90 0,90

0,90
Politiche
industriali di filiera e
internazionalizzazione
*
– 2,00 2,00

2,00
TOTALE 4,20 21,73 25,93 0,80 26,73
Intervento 1: Transizione 4.0
Si prevedono incentivi per agevolare la transizione digitale e verde, sostenendo i processi virtuosi
generati da trasformazioni tecnologiche interconnesse nella progettazione, nella produzione e
nella distribuzione di sistemi e prodotti manifatturieri. Il Piano agisce sui fattori che abilitano la
trasformazione digitale delle imprese creando le condizioni favorevoli alla realizzazione degli
investimenti innovativi. I principi fondanti del Piano possono sintetizzarsi in una logica di neutralità
tecnologica e nella scelta di intervenire con azioni orizzontali e automatiche. Con il “Piano
60
Transizione 4.0” è stata elaborata una nuova strategia di politica industriale del Paese, più inclusiva
e attenta alla sostenibilità.
Il Piano si compone di una serie di misure volte a:
• stimolare la domanda di investimenti privati in beni strumentali per favorire sia la
trasformazione digitale delle imprese che il necessario ammodernamento di macchinari e
impianti in un’ottica di efficientamento produttivo ed energetico;
• sostenere prodotti e processi innovativi attraverso una misura dedicata alle attività di
ricerca e sviluppo che portano all’adozione di soluzioni nuove per il settore o mercato di
riferimento.
Il nuovo progetto Transizione 4.0 prevede misure pluriennali per favorire la pianificazione delle
strategie di investimento delle imprese. Introduce inoltre significativi potenziamenti, sia in termini
di aliquote e massimali delle agevolazioni, sia in termini di semplificazione e accelerazione delle
procedure di erogazione del vantaggio fiscale. L’estensione degli investimenti agevolabili, che a
partire dal 2021 includono un bacino più ampio di beni strumentali immateriali, dovrebbe
consentire il coinvolgimento maggiore delle piccole imprese che storicamente devono colmare un
divario in termini di digitalizzazione di base. Infine, sempre in favore delle piccole imprese, il Piano
prevede un bacino più ampio di beni strumentali immateriali agevolabili e meccanismi semplificati
e accelerati di compensazione dei benefici maturati per le aziende con fatturato annuo inferiore ai
5 milioni di euro. La possibilità di fruizione immediata del credito potrebbe favorire maggiori
investimenti da parte delle PMI ovviando alle note carenze di liquidità.
Il progetto si basa su un credito d’imposta articolato per spese in beni strumentali (materiali e
immateriali 4.0), e per investimenti in ricerca e sviluppo, nonché in processi di innovazione e di
sviluppo orientati alla sostenibilità ambientale e all’evoluzione digitale. A queste misure potranno
accedere anche le imprese editoriali per le attività di digitalizzazione e per gli interventi a sostegno
della trasformazione digitale dell’offerta e della fruizione di prodotti editoriale. Infine, uno
specifico finanziamento di 180 milioni viene attribuito alle infrastrutture digitali per le filiere
agroalimentari nelle regioni meridionali.
Lo stanziamento totale per questo progetto è di 19 miliardi, di cui 3,1 miliardi già stanziati a
legislazione vigente.
Inoltre, si aggiungono risorse complementari per 6 miliardi e 760 milioni dagli stanziamenti della
Legge di Bilancio.
Intervento 2: Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione
Il progetto prevede di sostenere le filiere industriali in particolare quelle che maggiormente hanno
risentito degli effetti della crisi e quelle più avanzate dal punto di vista dell’innovazione e della
sostenibilità ambientale, favorendone il rafforzamento anche al fine di migliorarne il
posizionamento nelle catene del valore europee e globali e di ridurre la dipendenza da paesi terzi.
Particolare attenzione sarà rivolta, in questo ambito progettuale, alle imprese che promuovono nel
mondo i prodotti del Made in Italy, in particolare a quelle di minori dimensioni.
61
A tale scopo, sarà utilizzato il sistema del fondo di fondi attraverso il quale le risorse stanziate sono
conferite a fondi operativi specializzati per strumenti finanziari, rischi assunti e settori di
intervento. Tale conferimento, unitamente a strumenti BEI e dell’UE e alla partecipazione al
capitale e/o ai finanziamenti di intermediari finanziari e partner, può rappresentare la dotazione
che ogni singolo fondo utilizzerebbe per finanziare le iniziative di questo progetto. Inoltre,
sostenere le filiere significa anche prevedere un insieme di interventi che stimoli la qualità e la
specializzazione nei processi di aggregazione delle filiere in ogni settore, soprattutto in quelli di
rilevanza nazionale. Saranno così incentivate le integrazioni e le interconnessioni tra le aziende
nelle diverse fasi dei processi produttivi, favorendo, con strumenti idonei, anche processi di fusione
e di patrimonializzazione.
Lo stanziamento totale per questo progetto è di 2 miliardi.
Intervento 3: Finanziamento PMI e fondo di garanzia
La crisi di liquidità provocata dall’emergenza sanitaria fa emergere, per ampi segmenti del sistema
produttivo e a prescindere dalla dimensione di impresa, l’esigenza di accedere a fonti di
finanziamento diverse dal cash flow, compromesso dal calo di fatturato. In tale contesto il sistema
bancario e le misure di sostegno intraprese dal Governo hanno giocato un ruolo preminente. Per
questo, il PNRR – grazie ad una sinergia tra più programmi europei – mette a disposizione diversi
strumenti per il rafforzamento del sistema produttivo, in particolare strumenti per favorire
l’accesso al credito e la liquidità delle imprese, come il rifinanziamento del Fondo di Garanzia.
Lo stanziamento totale per questo progetto è di 800 milioni su React-EU.
Inoltre, si aggiungono risorse complementari per 1 miliardo dai progetti PON e per 3 miliardi e 100
milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Intervento 4: Banda larga, 5G e monitoraggio satellitare
In questo ambito si prevedono interventi per la riduzione del digital divide favorendo il
raggiungimento degli obiettivi europei della Gigabit society. Tra le principali linee di progetto vi
sono:
• Il Piano Italia 1 Gbit/s che prevede il completamento del progetto Banda ultra larga, con
iniziative per il collegamento all’utente finale delle connessioni ultraveloci e la sua
estensione alle nelle aree grigie;
• La copertura in fibra ottica in realtà pubbliche ritenute prioritarie (completamento Piano
scuole; piano sedi della sanità; piano fibra per parchi naturali; piano fibra per musei e siti
archeologici);
• Fibra per il 5G lungo le vie di comunicazione extra-urbane e diffusione di reti 5G negli
impianti sportivi pubblici;
• Interventi per la promozione dei servizi 5G e la safety del 5G.
Inoltre, in piena coerenza con le iniziative avviate dall’Unione europea e da numerosi stati
membri in un settore in forte espansione a livello globale, nel quadro del Piano straordinario per
62
la space economy si prevede il lancio di una costellazione satellitare per il monitoraggio della Terra
(ottico e via radar) ad elevata risoluzione con la relativa realizzazione dell’infrastruttura di terra per
il controllo della costellazione e la costituzione di un istituto per il monitoraggio ambientale e di
difesa del territorio, tramite sistemi di IA e high speed computing. Previsti poi interventi in materia
di tracciamento (mirror Galileo) e di telecomunicazioni satellitari a bassa latenza per servizi
istituzionali e governativi (GovSatCom), attuati anche in partenariato pubblico-privato. E’ noto
infatti l’apporto che tecnologie e applicazioni spaziali possono fornire nella risoluzione di sfide
sociali di diversa natura, incluso il contrasto alla pandemia da Covid19, oltre che il ruolo di
propulsione che tale settore può giocare nel processo di rilancio del potenziale di crescita del
paese. Potranno trovare spazio all’interno di questa linea di finanziamento anche i progetti
dell’Agenzia Spaziale Italiana.
Lo stanziamento totale per questo progetto è di 4,2 miliardi [di cui 1,1 già stanziati per
progetti in essere].
Intervento 5: Innovazione e tecnologia dei microprocessori
Il progetto è volto a sostenere il settore ad alto contenuto tecnologico della microelettronica,
attraverso un mix di strumenti per il sostegno finanziario agli investimenti in macchinari,
attrezzature e impianti produttivi. Data la specializzazione nel settore di alcune aree del paese, è
ragionevole attendersi che una quota significativa di questa linea di intervento possa riguardare il
Sud e favorire peraltro l’occupazione, anche giovanile, altamente qualificata.
Lo stanziamento totale per questo progetto è di 750 milioni.
63
1.3 – TURISMO E CULTURA 4.0
Obiettivi della componente
• Incrementare il livello di attrattività del sistema turistico e culturale attraverso la
modernizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali del patrimonio storico
artistico, miglioramento della fruibilità digitale e dell’accessibilità fisica e cognitiva
della cultura.
• Rigenerare i borghi e le periferie urbane attraverso la promozione della
partecipazione alla cultura, il rilancio del turismo sostenibile, della tutela e
valorizzazione dei parchi e giardini storici.
• Mettere in sicurezza e restaurare i luoghi di culto e il patrimonio storicoarchitettonico.
• Potenziare le strutture ricettive attraverso investimenti in infrastrutture e servizi
turistici strategici, rinnovando l’ecosistema turistico e promuovendo il turismo delle
radici.
• Turismo e cultura 4.0 per promuovere la formazione e l’interazione tra scuola,
università, impresa.
• “Caput Mundi” e “Percorsi nella Storia” per promuovere la capacità attrattiva
turistica del Paese attraverso una fruizione sinergica e innovativa del Patrimonio e
riqualificando i contesti, con forme di turismo “lento” e sostenibile.
Nella terza componente “Turismo e Cultura” si concentrano gli interventi in due settori che
offrono potenziale di crescita, costituiscono concreti fattori di sviluppo, nonché vantaggi
comparativi ed asset strategici del Paese, e che, conseguentemente, rappresentano ambiti di
intervento imprescindibili nelle politiche di rilancio. La transizione verde e la sostenibilità
ambientale nel nostro Paese non possono che fondarsi sulla tutela e sulla valorizzazione del
patrimonio culturale, politiche intrinsecamente ecologiche che comportano la limitazione del
consumo di suolo, minimizzano l’uso di risorse naturali ed energetiche e assicurano un basso
impatto ambientale.Tursimo e cultura sono tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia che
necessitano un sostegno specifico per accompagnarne la ripresa e rafforzarne la resilienza per il
futuro.
Nel settore pubblico l’Italia dispone di un patrimonio culturale molto vasto e di pregio che
richiede il mantenimento di importanti investimenti annuali, ma può essere un importante polo di
attrazione per le attività culturali e turistiche. Il Piano prevede pertanto numerosi progetti di
64
valorizzazione dei siti culturali e storici delle principali città metropolitane, comprese le aree
periferiche.
C’è anche la necessità di investire per rendere i siti culturali italiani più accessibili a fasce più
ampie della popolazione e dei turisti. Gli investimenti proposti comprendono interventi mirati a
migliorare l’accessibilità ai siti e agli edifici del patrimonio culturale, consentendo una più ampia
partecipazione alla cultura, promuovendo così l’inclusione e la rigenerazione socio-culturale delle
aree trascurate e il benessere economico e sociale. Le aree remote e le periferie urbane saranno
incluse fra le aree di investimento.
Esiste l’opportunità di bilanciare flussi turistici investendo nel turismo rurale e sostenibile.
L’Italia ha ad esempio tanti piccoli centri storici (“borghi”) e luoghi di culto, che possono offrire
esperienze turistiche arricchenti e diversificate. Inoltre, sono tanti i cittadini di origine italiana nel
mondo che potrebbero essere interessati a un tipo di turismo legato alla scoperta delle proprie
radici. C’è però la necessità di riqualificare le strutture ricettive.
L’accesso digitale alle informazioni pubbliche sul patrimonio culturale è limitato, riducendo
così le opportunità per le imprese culturali e creative di utilizzare e riutilizzare le informazioni per
i loro prodotti e servizi e per il settore dell’istruzione e della ricerca di aumentare il livello dei servizi
culturali essenziali.
Il rapido sviluppo delle nuove tecnologie digitali nel settore cinematografico, soprattutto
quelle legate alla produzione virtuale, richiede un investimento strategico nella formazione di
nuove figure professionali in questo campo, per non perdere competitività rispetto ad altri paesi.
È necessario tuttavia migliorare l’efficienza energetica degli edifici del patrimonio culturale e
aggiornare le pratiche relative al patrimonio culturale, al fine di progredire verso un’economia più
circolare e contribuire al Green Deal europeo. Peraltro sono attività ad alta incidenza di lavoro
femminile e giovanile che rappresentano due capisaldi del Piano di Rilancio.
Nella consapevolezza che il patrimonio artistico e culturale rappresenta un biglietto da visita
unico che nessun altro Paese può vantare, la valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale
e il turismo diventano una delle nostre “iniziative bandiera”. La componente Turismo e Cultura è
stato conseguentemente valorizzato in termini di risorse per investimenti e contributi con una
dotazione di 8 miliardi che potrebbero anche essere rafforzati da importanti effetti leva su alcune
aree di azione come quella legata alla infrastruttura ricettiva.
65
Riforma del settore Turismo e delle imprese culturali
Per il 2021 è previsto un Collegato turismo alla legge di bilancio, che conterrà la riforma del
settore. La riforma reca norme in materia di turismo, nei limiti consentiti dalla competenza statale,
provvedendo al riordino, al coordinamento e all’integrazione delle disposizioni legislative statali
vigenti, nel rispetto dell’ordinamento dell’Unione europea e delle attribuzioni delle regioni e degli enti
locali. Tale riforma si rende necessaria per superare alcune criticità rilevate dagli operatori, rese
ancora più problematiche dalla pandemia, assicurando la regolamentazione e lo sviluppo del settore
turistico a livello nazionale, anche al fine di stimolare l’offerta turistica per rafforzare la competitività
del sistema nazionale nel suo complesso.
Riforma connessa all’adozione formale dei Criteri Ambientali Minimi (C.A.M.)
La riforma mira a favorire la riduzione dell’impronta ecologica di eventi culturali: mostre,
esposizioni, festival, rassegne culturali, eventi musicali mediante l’inclusione di criteri sociali ed
ambientali nelle politiche per gli appalti pubblici negli eventi culturali finanziati, promossi o organizzati
da enti pubblici, orientandoli verso la sostenibilità ambientale. La loro applicazione sistematica e
omogenea consente di diffondere le tecnologie ambientali e i prodotti ambientalmente preferibili e
produce un effetto leva sul mercato, inducendo gli operatori economici meno virtuosi ad adeguarsi
alle nuove richieste della Pubblica Amministrazione. Tale azione può pertanto contribuire a dirigere
la catena di approvvigionamenti verso l’eco-innovazione di prodotti e servizi nel settore della cultura.
Il Piano per il Turismo e la Cultura si divideo in tre grandi aree di intervento: “Patrimonio
culturale per la EU Next Generation”, “Siti Minori, Aree Rurali e Periferie” e “Turismo e Cultura
4.0”. Gli interventi che saranno descritti prevedono una forte cooperazione tra attori pubblici
coinvolti nell’attuazione del programma in modo da agevolare la messa a terra dell’intervento in un
ambito dove è usuale che insistano diverse responsabilità a livello centrale (Amministrazioni) e
locale (Comuni, Città Metropolitane e Regioni). Inoltre saranno anche coinvolti i privati, i cittadini e
le comunità sia in termini di incentivazione delle sponsorship, sia attraverso forme di governance
multilivello, in linea con la “Convenzione di Faro” sul valore del patrimonio culturale per la società,
e con il Quadro di azione europeo per il patrimonio culturale, che invita a promuovere approcci
integrati e partecipativi al fine di generare benefici nei quattro pilastri dello sviluppo sostenibile:
l’economia, la diversità culturale, la società e l’ambiente.
Tabella delle risorse della componente
M1C3 –
Turismo e cultura
4.0
Risorse (€/mld)
In
essere
(a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Patrimonio
culturale Next
Generation
– 2,70 2,70 – 2,70
66
Potenziamento
del piano strategico
grandi attrattori
turistico-culturali
– 1,10 1,10

1,10
Piattaforme e
strategie digitali per
l’accesso al
patrimonio
culturale
– 0,50 0,50

0,50
Miglioramento
dell’accessibilità
fisica
– 0,30 0,30

0,30
Caput Mundi.
Interventi sul
patrimonio
artistico-culturale di
Roma
– 0,50 0,50

0,50
Sviluppo
industria
cinematografica
(Progetto Cinecittà)
– 0,30 0,30

0,30
Siti minori,
aree rurali e
periferie
– 2,40 2,40 – 2,40
Piano
nazionale borghi
– 1,00 1,00

1,00
Patrimonio
storico rurale
– 0,50 0,50

0,50
Programma
Luoghi identitari,
Periferie, Parchi e
giardini storici
– 0,40 0,40

0,40
Sicurezza
antisismica dei
luoghi di culto e
restauro patrimonio
FEC
– 0,50 0,50

0,50
67
Turismo e
Cultura 4.0
0,30 2,60 2,90 – 2,90
Cultura 4.0:
Formazione
Turistica e iniziative
per la diffusione
culturale nelle
scuole
– 0,40 0,40

0,40
Supporto agli
operatori culturali
nella transizione
green e digitale
– 0,50 0,50

0,50
“Percorsi nella
storia” – Turismo
lento
– 0,50 0,50

0,50
Miglioramento
delle infrastrutture
di ricettività e dei
servizi turistici *
0,30 1,20 1,50

1,50
TOTALE 0,30 7,70 8,00 – 8,00
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Intervento 1: Patrimonio Culturale per la EU Next Generation
La prima area di investimento della linea di azione consiste nel potenziamento del Piano
Strategico Grandi Attrattori Turistico-Culturali, che prevede l’investimento nella rigenerazione del
patrimonio culturale e urbano in alcune delle principali città italiane. Si tratta di provvedere
restauro e alla rifunzionalizzazione di complessi di elevata valenza storico-architettonica e
testimoniale. Gli interventi, salvo alcune eccezioni, sono localizzati nelle principali città italiane e
condividono tutti la natura di progetti complessi ove il recupero dei beni del patrimonio culturale è
alla base di processi di rigenerazione urbana nei quali, in taluni casi, le amministrazioni locali sono
già da tempo impegnate. Si considera che simili investimenti nella rigenerazione del patrimonio
culturale producano una vasta gamma di benefici economici, sociali e ambientali: rafforzano il
valore culturale del sito, aumentano l’attrattiva dei luoghi e contribuiscono alla loro prosperità
economica e sociale. L’investimento nel patrimonio culturale garantisce una buona redditività ed è
un generatore significativo di entrate fiscali derivanti direttamente dalle attività economiche di
settori connessi al patrimonio culturale e, indirettamente, grazie ai nuovi progetti stimolati dagli
interventi di riqualificazione.
68
Si investirà inoltre su piattaforme e strategie digitali per l’accesso al patrimonio culturale, per
incrementare, organizzare e integrare l’immenso patrimonio digitale prodotto nel corso degli anni
da archivi, biblioteche, musei e in generale dai luoghi della cultura, per consentire a cittadini e
operatori nuove esperienze di fruizione e per migliorare l’offerta di servizi. Questo importante
sforzo di digitalizzazione del patrimonio culturale sarà accompagnato dallo sviluppo di una
infrastruttura per la raccolta, conservazione e accesso alle risorse digitali, che metterà a
disposizione le risorse per il riuso per servizi complementari ad alto valore aggiunto sviluppati dalle
imprese culturali e creative e da start-up innovative, e per fini educativi.
Un altro intervento infrastrutturale fondamentale per innalzare i livelli di attrattivi del Paese
riguarderà il miglioramento dell’accessibilità fisica e cognitiva di istituti e luoghi della cultura, con
particolare attenzione ai musei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici, archivi e
biblioteche statali. L’intervento prevede la realizzazione di un Piano strategico per l’eliminazione
delle barriere architettoniche (P.E.B.A) senso-percettive, culturali e cognitive, di interventi di
accessibilità fisica, senso-percettiva, culturale e cognitiva e di fruizione diffusa nei luoghi della
cultura italiani e la realizzazione di un sistema informativo per la qualità della fruizione del
patrimonio culturale da parte di persone con esigenze specifiche. Verranno infine realizzate attività
di formazione sui temi della fruizione ampliata al patrimonio ai professionisti del patrimonio.
Viene previsto anche una importante area di investimento, “Caput Mundi”, con cui si vuole
definire un processo innovativo di valorizzazione del patrimonio archeologico, culturale e turistico
su Roma usando l’opportunità offerta prossimo Giubileo del 2025. Con questa azione si andranno
a valorizzare quei siti “minori” importanti e preziosi ma non promossi e da tempo trascurati. Si tratta
di più interventi di valorizzazione, messa in sicurezza, restauro e restituzione al pubblico di
monumenti inseriti in percorsi integrati di fruizione capaci di aggiungere itinerari a quelli più noti
esistenti a Roma. In particolare le azioni si estendono anche alle aree periferiche della città in cui
esistono e insistono realtà importanti che sorgevano lungo le principali vie che uscivano da Roma.
Si dovrà quindi prevedere una strategia importante di integrazione ad esempio offrendo una
bigliettazione congiunta e sconti tra aree principali e aree “riscoperte”. Dovranno essere incentivate
le sinergie tra il mondo formativo a tutti i livelli educativi sfruttando le nuove realtà rese fruibili e
rifunzionalizzate. A conclusione degli interventi ogni sito oggetto di intervento dovrà essere
corredato da una fruibilità digitale e divulgativa “smart”.
Si investirà infine nello sviluppo dell’industria cinematografica attraverso il Potenziamento
degli studi cinematografici di Cinecittà per migliorare il livello qualitativo e quantitativo dell’offerta
produttiva, aumentare la capacità di attrazione delle grandi produzioni nazionali, europee e
internazionali e potersi confrontare con i grandi competitor internazionali. Si rilancerà la
Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia mediante lo sviluppo di infrastrutture (“virtual
production live set”) ad uso professionale e didattico tramite e-learning, nonché attraverso la
digitalizzazione e la modernizzazione degli immobili e degli impianti e mediante investimenti sulla
formazione, in modo da rafforzare le capacità e le competenze professionali nel settore audiovisivo
legate soprattutto a promuovere la transizione tecnologica.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 150 milioni dai progetti PON.
69
Intervento 2: Siti Minori, Aree Rurali e Periferie
Una linea di intervento rilevante di questa componente è quindi lo sviluppo del Turismo e della
Cultura nelle aree rurali e nelle periferie. Si realizzeranno interventi di valorizzazione del grande
patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri italiani dall’enorme
potenziale naturalistico, paesaggistico e culturale.
Sotto questa linea si interverrà sui piccoli borghi storici e rurali con un Piano Nazionale Borghi.
Si tratta di frequente di contesti fragili sotto il profilo demografico, sociale, caratterizzati da elevati
rischi ambientali. Sono previsti interventi di valorizzazione del grande patrimonio di storia, arte,
cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri italiani, favorendo la rinascita delle antiche strutture
agricole e dei mestieri tradizionali (ad es. l’artigianato). Si sosterrà l’attivazione di iniziative
imprenditoriali e commerciali, tra le quali nuove modalità di ricettività quali ospitalità diffusa e
albergo diffuso, per la rivitalizzazione del tessuto socio-economico dei luoghi, contrastando lo
spopolamento dei territori e favorendo la conservazione del paesaggio e delle tradizioni.
Si investirà nella riqualificazione di luoghi identitari, periferie, parchi e giardini storici,
sostenendo progetti partecipati di rigenerazione urbana a base culturale, incentrati sulle comunità
locali, che vedranno protagoniste le amministrazioni comunali, con il fine di sostenere la
realizzazione e il potenziamento del’offerta di attività culturali e creative. Si prevedono anche
interventi di riqualificazione di beni immobili pubblici destinati ai servizi sociali e culturali, educativi,
in condizioni di degrado e/o non utilizzati.
Grande attenzione verrà riservata all’ambiente attraverso la riqualificazione di Parchi e giardini
storici, per la prima volta in modo sistematico, mettendo in piedi un’estesa azione di conoscenza e
di recupero dei parchi e giardini storici italiani nella prospettiva di una loro corretta manutenzione,
gestione e fruizione pubblica.
Si investirà inoltre nella sicurezza antisismica dei luoghi di culto e nel restauro del patrimonio
del Fondo Edifici di Culto (FEC). Il programma realizza un grande piano di interventi preventivi
antisismici per ridurre significativamente il rischio ed evitare l’enorme investimento necessario per
il ripristino dopo eventi calamitosi, oltre che la perdita definitiva di molti beni, come purtroppo
accade dopo ogni terremoto. Per quanto riguarda il patrimonio mobile si realizzeranno depositi
temporanei per la protezione del patrimonio culturale ad elevato rischio legato a grandi fenomeni
naturali derivanti da azioni esogene (pioggia, neve, escursione termica, vento, piene, alluvioni,
frane) o endogene (sisma, eruzione vulcanica) determinando situazioni di emergenza che vanno
affrontate con tempestività.
Infine, per diffondere attività culturali e creative e rafforzare il tessuto sociale, sono previsti
interventi nelle Periferie urbane. In particolare, si sosterranno progetti partecipati di rigenerazione
urbana a base culturale, incentrati sulle comunità locali, per sostenere la realizzazione e il
potenziamento dell’offerta di attività culturali e creative, in partenariato (co-progettazione) con
attori pubblici e privati, sociale organizzato, terzo settore, fondazioni e/o associazioni culturali,
Università, centri di ricerca, istituti di alta formazione non profit, imprese e professionisti.
Intervento 3: Turismo e Cultura 4.0
70
Turismo e Cultura 4.0 si prefigge l’obiettivo di promuovere l’interazione tra scuola, università,
impresa e luoghi della cultura sulla base di strategie locali di specializzazione intelligente anche
attraverso l’interazione tra le imprese creative ed artigianali con attività di formazione specialistica
e affiancamento. L’azione è connessa alla formazione professionale e alla riforma degli ITS
potenziando le professionalità in ambito di valorizzazione e manutenzione del patrimonio storico
culturale. Verrà promossa la formazione professionale di qualità nel settore del turismo attraverso
la creazione di una struttura nazionale per l’alta formazione e la formazione del personale addetto
alle attività turistiche.
Si investirà inoltre per supportare agli operatori culturali nella transizione green e digitale,
attraverso interventi volti: a favorire la domanda e la partecipazione culturale, incentivando la
transizione tecnologica degli operatori culturali e la partecipazione attiva dei cittadini; a migliorare
l’ecosistema nel quali i settori culturali e creativi operano, sostenendo l’integrazione tra hub
creativi e territorio attraverso l’innovazione tecnologica.
Si interverrà sul miglioramento delle infrastrutture di ricettività e dei servizi turistici,
riqualificando e migliorando gli standard di offerta ricettiva, con il duplice obiettivo di innalzare la
capacità competitiva delle imprese e di promuovere un’offerta turistica basata sulla sostenibilità
ambientale, innovazione e digitalizzazione dei servizi. L’azione include interventi di riqualificazione
e ammodernamento delle imprese che operano nel comparto turistico per potenziare il loro livello
di digitalizzazione; promuovere modelli innovativi di organizzazione del lavoro anche attraverso lo
sviluppo dei network e altre forme di aggregazione; sviluppare le competenze, digitali e non, degli
operatori del settore attraverso l’accesso ad una formazione qualificata. In questo ambito sarà
anche possibile attivare degli effetti leva delle risorse attraverso opportune iniziative di Fondi di
Investimento con importante benefici moltiplicativi degli investimenti e di funding.
Infine “Percorsi nella Storia” è una azione profonda che vuole coinvolgere tutto il territitorio
introducendo un nuovo modo di fruire il patrimonio. E’ un “Turismo lento” fatto di percezione, di
appartenenza e di contesto identitario. Un grande progetto innovativo che punta a generare nuove
aree di attrazione e a promuovere una maggiore diffusione dei flussi dei visitatori, aprendo alla
valorizzazione di nuovi territori, in chiave di sostenibilità e autenticità, anche attraverso la creazione
e l’offerta di cammini, percorsi ciclabili, percorsi ferroviari, riscoperta di aree archeologiche
“dimenticate”. Avrà anche un ruolo di riequilibratore di fammentazione locale e territoriale
aumentandone l’integrazione lungo i principali attrattori.
Infine, ma molto importante per gli obiettivi “green” che guidano il Piano di Rilancio e
Resilienza, tutti i progetti sopraddetti cercheranno di avere una importante valenza ambientale,
rinverdendo e riqualificando il contesto urbano e periferico attraverso il rimboschimento e
l’assorbimento della CO2.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 150 milioni dai progetti PON.
71
2. RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA
Obiettivi generali della missione
• Rendere la filiera agroalimentare sostenibile, preservandone la competitività.
• Implementare pienamente il paradigma dell’economia circolare
• Ridurre le emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli obiettivi 2030 del Green
Deal
• Incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili e sviluppare rete
trasmissione
• Promuovere e sviluppare la filiera dell’idrogeno
• Sostenere la transizione verso mezzi di trasporto non inquinanti e le filiere
produttive
• Migliorare l’efficienza energetica e la performance antisismica degli edifici
• Assicurare la gestione sostenibile della risorsa idrica lungo l’intero ciclo
• Contrastare il dissesto idrogeologico ed attuare un programma di riforestazione
• Migliorare la qualità delle acque interne e marine
Risorse impiegate nella Missione (miliardi di euro)
Agricoltura sostenibile ed economia
circolare……………………………………………………………..6,3
Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità
sostenibile………………………………………………….18,2
Efficienza energetica e riqualificazione degli
edifici……………………………………………………29,35
Tutela del territorio e della risorsa
idrica……………………………………………………………………15,0
Totale…………………………………………………………………………………………………………………………
68,9
La Missione 2 concerne i grandi temi dell’agricoltura sostenibile, dell’economia circolare, della
transizione energetica, della mobilità sostenibile, dell’efficienza energetica degli edifici, delle
risorse idriche e dell’inquinamento. Essa comprende tre dei programmi flagship del NGEU
identificati dalla Commissione Europea nella Strategia Annuale di Crescita Sostenibile 2021 e
ribadite nelle Linee Guida per i Piani di Ripresa e Resilienza: Power up (rinnovabili e produzione e
trasporto di idrogeno verde), Renovate (efficienza energetica degli edifici), Recharge and Refuel
(sviluppo della mobilità sostenibile tramite reti di distribuzione di elettricità e idrogeno).
Lo European Green Deal fissa un nuovo e più ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni
di CO2 e gas clima alteranti, pari ad almeno il 55% entro il 2030 (in confronto al livello del 1990), e
72
di neutralità climatica entro il 2050. Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 richiede
ingenti investimenti e una vasta gamma di riforme abilitanti.
In Italia, tra il 1990 e il 2018 le emissioni di gas a effetto serra si sono ridotte del 17%, passando
da 516 a 428 milioni di tonnellate equivalenti. Aggiungendo gli assorbimenti netti del settore
agricolo e forestale, l’ammontare delle emissioni 2018 era pari a 390 Mton CO2 eq. Lo scenario che
porterebbe l’Italia alla neutralità climatica entro il 2050 evidenzia dunque un gap emissivo che
dovrà essere chiuso tramite tre principali tipologie di azioni:
(1) una riduzione sostanziale della domanda di energia (soprattutto nel settore residenziale e
commerciale e in quello dei trasporti);
(2) un ulteriore cambiamento nel mix energetico a favore delle fonti rinnovabili, insieme ad
una estesa elettrificazione degli usi finali e alla produzione di idrogeno;
(3) un aumento degli assorbimenti della CO2 dalle superfici e dai suoli forestali.
FIGURA II.2.1: EMISSIONI COMPLESSIVE DI GAS CLIMA-ALTERANTI NEI SETTORI ETS E NON-ETS
E DISAGGREGAZIONE PER SETTORI DELLE EMISSIONI “NON-ETS”
Fonte: European Environment Agency.
Gli investimenti in cui si concretizzano le quattro componenti della missione Rivoluzione
verde e transizione ecologica sono distribuiti su diverse linee progettuali per un ammontare
complessivo di risorse pari a 68,9 miliardi di euro. Tali linee progettuali verranno più puntualmente
definite, con le relative concrete iniziative di investimento in coerenza con la strategia nazionale
complessiva in corso di definizione per alcuni aspetti e alla capacità di raggiungere con efficacia ed
efficienza gli obiettivi PNIEC.
Le azioni di investimento della Missione saranno accompagnate da specifiche riforme volte a
favorire la transizione energetica e la svolta ecologica, fra le quali spicca la definizione di una
strategia nazionale in materia di economia circolare. Essa si baserà su un intervento di riforma
normativa, denominato “Circolarità e tracciabilità” volto a promuovere la semplificazione
amministrativa in materia di economia circolare e l’attuazione del piano d’azione europeo per
l’economia circolare. Quest’ultimo punterà a migliorare l’organizzazione e il funzionamento del
sistema di controllo e tracciabilità dei rifiuti, per rafforzare l’ecodesign e la simbiosi industriale,
riducendo a monte la produzione di rifiuti e per rafforzare la posizione dell’Italia come paese con i
più alti tassi di riuso circolare in Europa.
ETS
Non ETS
0
100
200
300
400
500
600
1990
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
2014
2016
2018
La maggior parte delle emissioni non è soggetta al sistema
di scambio EU ETS
Trasporti
Servizi
Residenziale
Manifattura
Agricoltura
Rifiuti
0
50
100
150
200
250
300
350
400
1990
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
2014
2016
2018
I trasporti e il settore residenziale sono critici per la
riduzione delle emissioni
73
Saranno inoltre contemplate misure normative, coerenti con le direttive e gli obiettivi
europei, per favorire il riuso/recupero dei prodotti e la promozione di nuovi sistemi gestionali, in
particolare di quelli che ricadono in catene del valore strategiche o individuati in base all’impatto
ambientale e al loro potenziale di circolarità. La strategia prevede, tra l’altro, la nascita di un hub
tecnologico nazionale e centri di competenza territoriali per l’economia circolare a supporto del
sistema produttivo. La strategia intende rendere il Paese più resiliente in alcuni settori strategici,
mitigando anche le criticità relative alla sicurezza degli approvvigionamenti di materie prime.
IMPATTO TERRITORIALE, GENERAZIONALE E DI GENERE DELLA
MISSIONE 2
La Missione 2 è prevalentemente orientata al perseguimento della sostenibilità ambientale, ma ha
anche notevoli contenuti di digitalizzazione, che sono presenti in numerose linee progettuali. La
valutazione degli impatti sociali, generazionali, territoriali e di genere è assai complessa e sarà più
compiutamente affrontata nella versione finale del PNRR anche attraverso l’aggregazione di
informazioni al livello dei singoli progetti. In via preliminare, è peraltro possibile formulare le
seguenti valutazioni di carattere qualitativo.
Inclusione sociale. Il riciclo, l’abbattimento delle emissioni e dell’inquinamento dell’aria e delle
acque, così come il contrasto al dissesto idrogeologico, rappresentano politiche intrinsecamente
inclusive da un punto di vista sociale, giacché i guasti prodotti dal deterioramento dell’ambiente e
dal consumo di suolo si ripercuotono maggiormente sugli strati della popolazione meno protetti e
a minor reddito. Un Paese meno inquinato, più verde e vivibile andrebbe a vantaggio di tutta la
cittadinanza, ma in termini relativi avvantaggerebbe maggiormente coloro che hanno minori
possibilità economiche di mitigare i relativi rischi per la salute.
Riequilibrio territoriale e Mezzogiorno. L’impatto positivo della Missione 2 sui divari territoriali sarà
molto rilevante, in particolare per quanto attiene al riciclo dei rifiuti, l’economia circolare, le reti
idriche, il dissesto idrogeologico e gli interventi edilizi antisismici- ambiti che attualmente vedono
il Mezzogiorno in una posizione di ritardo o di maggiore vulnerabilità. Anche i progetti riguardanti
le FER e le relative filiere industriali attiveranno investimenti nel Mezzogiorno. Inoltre, diversi
interventi di riconversione di processi produttivi da materie prime fossili a materiali riciclati
interesseranno impianti industriali situati nel Mezzogiorno e di notevole rilevanza occupazionale.
Infine, il miglioramento della qualità delle acque interne e marine e l’abbattimento
dell’inquinamento, nonché gli investimenti a sostegno del turismo, della cultura e del patrimonio
archeologico del Paese, accresceranno l’attrattività delle destinazioni turistiche del Sud Italia, con
positive ricadute sul turismo, settore assai importante per l’economia del Mezzogiorno.
Occupazione giovanile. L’impulso della Missione sulla crescita del PIL e dell’occupazione sarà
significativo e contribuirà alla riduzione della disoccupazione giovanile, uno dei principali problemi
dell’Italia. La spesa per investimenti prevista dalle linee progettuali porterà, infatti, ad un
significativo aumento dei posti di lavoro, non solo nel settore dell’energia e delle costruzioni, ma
anche nel manifatturiero. L’occupazione giovanile potrà beneficiarne in notevole misura,
soprattutto se altre missioni del PNRR contribuiranno a ridurre fortemente lo skills mismatch
attraverso la formazione e il miglioramento dell’efficienza del mercato del lavoro.
74
Parità di genere. Anche l’occupazione femminile beneficerà dello sviluppo economico e dei
miglioramenti ambientali generati dalle linee progettuali della Missione 2. Una critica rivolta al
NGEU è che il disegno complessivo del programma indirizza la maggior parte delle risorse verso
obietti ambientali e tecnologici, attivando settori a prevalente occupazione maschile. Va tuttavia
evidenziato che Il PNRR e la Legge di Bilancio mitigano questa distorsione dedicando ampie risorse
all’inclusione di genere, ed inoltre, che la crescita occupazionale generata dalla Missione 2
riguarderà anche settori in cui la quota di occupazione femminile è relativamente elevata (ad
esempio servizi alle imprese, turismo).
75
2.1 AGRICOLTURA SOSTENIBILE ED ECONOMIA CIRCOLARE
Obiettivi della componente
• Conseguire una filiera agroalimentare sostenibile, migliorare la competitività
delle aziende agricole e le loro prestazioni climatico-ambientali, potenziare le
infrastrutture della logistica del comparto.
• Rendere performante la filiera del riciclo con interventi volti a consentire il
recupero le materie prime secondarie (MPS).
• Implementare il paradigma dell’economia circolare, riducendo l’uso di materie
prime di cui il Paese è carente e sostituendole progressivamente con materiali di
scarto, conseguendo un minore impatto ambientale (ad esempio riduzione di
inquinanti e CO2) e la creazione di posti di lavoro legati all’economia verde.
Descrizione sintetica della componente
La componente “Agricoltura sostenibile Impresa verde ed economia circolare” ha come obiettivi
prioritari la promozione della sostenibilità ambientale nella filiera dell’agricoltura, il sostegno a
progetti innovativi di decarbonizzazione tramite processi di economia circolare, nonché la
definizione di un piano nazionale per l’economia circolare, anche promuovendo la transizione
verso processi sostenibili e certificati, che adottino i principi del Life Cycle Assessment (LCA) per la
valutazione dell’impronta ambientale di prodotti e servizi nonché l’utilizzo di materiali biobased.
La prima linea d’azione, “Agricoltura sostenibile”, prevede iniziative per la competitività, la
riqualificazione energetica e la capacità logistica del comparto agroalimentare italiano. La seconda,
intitolata “Economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti”, si concentra sul
revamping di istallazioni esistenti e la costruzione di nuovi impianti per la valorizzazione e la
chiusura del ciclo dei rifiuti, affrontando in particolare situazioni critiche attualmente esistenti nella
gestione dei rifiuti in grandi aree metropolitane del Centro e Sud Italia. Infine, la terza componente,
“Progetti di economia circolare per la riconversione di processi industriali”, mira a supportare con
interventi a bando la riconversione di industrie quali la chimica verso la sostituzione di materie
prime maggiormente inquinanti con materiali da riciclo.
Box – interventi di riforma della componente
Strategia nazionale per l’economia circolare. La nuova strategia sarà proposta dal Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nei prossimi mesi. Essa perseguirà la
riduzione dell’uso di materie prime non rinnovabili, la diminuzione del volume di rifiuti, il riutilizzo
e il riciclo dei rifiuti, attraverso l’introduzione di sistemi di tracciabilità dei flussi di materiali,
l’innovazione tecnologica, la diffusione di buone pratiche e l’adozione di strumenti per favorire la
sinergia tra i settori pubblico e privato e pianificare le infrastrutture per chiudere il ciclo dei rifiuti.
Cambiamenti normativi. Sarà modificata la normativa primaria e secondaria per il riconoscimento
della fine della qualifica di rifiuto per numerose tipologie di materiali prodotti nella filiera del riciclo
e per accelerare i procedimenti autorizzativi degli impianti e del loro esercizio.
76
Tabella delle risorse della componente
M2C1- Agricoltura
sostenibile ed Economia
Circolare
Risorse (€/mld)
In
essere
(a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Agricoltura
sostenibile
– 1,80 1,80

1,80
Economia circolare e
valorizzazione del ciclo
integrato dei rifiuti
– 3,40 3,40 1,10 4,50
Realizzazione di
nuovi impianti e
ammodernamento degli
impianti esistenti per il
riciclo
– 1,50 1,50 – 1,50
Progetti a bando di
economia circolare per
riconversione processi
industriali
– 1,90 1,90 0,30 2,20
Transizione
ecologica nel
Mezzogiorno-Progetti da
individuare
– – – 0,80 0,80
TOTALE – 5,20 5,20 1,10 6,30
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
1. Agricoltura sostenibile
Questa linea progettuale ha un costo complessivo di 1,8 miliardi, e consiste in tre progetti:
1.1 Contratti di filiera: Incentivi per progetti nei settori agroalimentari, ittici, forestali e
florovivaistici che prevedano investimenti in beni materiali ed immateriali finalizzati alla
riconversione delle imprese verso modelli di produzione sostenibile. L’individuazione delle priorità
di intervento è prevista entro il T2 2021, la pubblicazione del bando per la selezione dei programmi
di investimento entro il T4 2021 e l’approvazione delle graduatorie definitive dei bandi pubblici per
la concessione degli aiuti entro il T2 2023. La realizzazione degli investimenti avverrà entro il 2026.
1.2 Parchi agrisolari: Incentivi per l’ammodernamento dei tetti degli immobili ad uso produttivo nel
settore agricolo, zootecnico e agroindustriale (installazione pannelli solari, isolamento termico,
77
sostituzione coperture in eternit, ecc.) per incrementare la sostenibilità e l’efficienza energetica del
comparto, realizzando inoltre sistemi decentrati di produzione di energia. Il programma sarà
attuato tramite bandi, i cui criteri saranno coerenti con gli obiettivi europei (alta innovazione ed
elevato contributo alla sostenibilità energetica ambientale). La procedura per la presentazione
delle domande sarà avviata entro il T4 2021 e si punterà ad ottenere entro il 2026 una superficie
coperta con pannelli fotovoltaici pari a 13.250 mq, tale da produrre 1.300-1.400 GWh a regime (un
incremento della produzione fotovoltaica del 5% rispetto alla baseline di 24.000 GWh).
1.3 Logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, forestale, florovivaistica. Si opererà
tramite incentivi agli investimenti per il miglioramento della capacità di stoccaggio delle materie
prime agricole, il potenziamento delle infrastrutture dei mercati agricoli e per lo sviluppo di un
sistema logistico integrato per le filiere dei comparti coinvolti. Si individueranno dapprima le
priorità di intervento; quindi si predisporrà la misura, i livelli di aiuto e la relativa pubblicazione
delle manifestazioni d’interesse. Si aprirà quindi il bando, con successiva approvazione delle
graduatorie e concessione degli aiuti, puntando a realizzare 60 interventi entro il 2026.
2. Economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti
Investimenti per la valorizzazione e la chiusura del ciclo dei rifiuti. Gli investimenti aggiuntivi di
questa linea saranno pari a 1,5 miliardi. Si punterà all’adeguamento degli impianti esistenti e alla
realizzazione di nuovi impianti per la chiusura del ciclo dei rifiuti con la produzione di materie prime
secondarie. Gli investimenti saranno anche finalizzati a potenziare la raccolta differenziata con
investimenti su mezzi di nuova generazione e implementando la logistica per particolari frazioni di
rifiuti.
Gli interventi previsti sono volti in particolare ad affrontare situazioni critiche nella gestione dei
rifiuti nelle grandi aree metropolitane del Centro e Sud Italia (ad esempio Città metropolitane di
Roma Capitale, Napoli, Bari, Reggio Calabria e Palermo). Si attueranno azioni comunicative per
incrementare la raccolta differenziata e promozione dei centri di raccolta e riuso.
Si realizzeranno altresì progetti flagship ad alto contenuto innovativo, fra cui l’incremento della
raccolta e del recupero dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE); la chiusura
del ciclo di gestione dei fanghi di depurazione prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane;
la creazione di poli di trattamento per il recupero dei rifiuti prodotti da grandi utenze (porti,
aeroporti, ospedali, plessi scolastici).
La tempistica di realizzazione degli investimenti prevede un orizzonte 2026, partendo da progetti
disponibili proposti da città metropolitane, presenti nella pianificazione regionale, ove regolati,
verificati dall’ARERA per i profili tariffari e, comunque, verificati per i profili di sostenibilità
finanziaria, indicando l’eventuale effetto leva per la quota a carico dei soggetti attuatori privati.
3. Progetti di economia circolare per la riconversione di processi industriali
Questo pacchetto d’interventi viene finanziato attraverso un Fondo appositamente destinato a
realizzare gli obiettivi dell’economia circolare con la finalità di ridurre l’utilizzo di materie prime di
78
cui il Paese è carente nei processi industriali, sostituendole progressivamente con materiali
prodotti da scarti, residui, rifiuti.
Gli interventi dovranno essere coerenti con il Piano europeo per l’economia circolare (Circular
Economy Action Plan) con l’obiettivo di ridurre la produzione netta di rifiuti e il conferimento in
discarica di tutti gli scarti di processo (sotto questa finalità sono presenti tutte le azioni volte alla
valorizzazione dei rifiuti e alla produzione di prodotti intermedi da destinare ai vari settori
produttivi riducendo progressivamente l’approvvigionamento di materie prime dall’estero). Sul
Fondo verranno finanziati gli interventi attivando, ove possibile in relazione al soggetto attuatore
e alla sostenibilità economico-finanziaria dell’intervento, strumenti finanziari atti a massimizzare
l’effetto leva e il concorso dei capitali privati e di soggetti finanziatori come la BEI.
79
2.2 ENERGIA RINNOVABILE, IDROGENO E MOBILITÀ SOSTENIBILE
Obiettivi della componente
• Incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile (FER),
in linea con il PNIEC e gli obiettivi europei
• Stimolare la crescita di una filiera industriale nei settori tecnologici legati alla
produzione di energia da fonti rinnovabili
• Potenziare le reti di trasmissione e distribuzione per accogliere l’aumento di
produzione da FER e aumentarne la resilienza a fenomeni climatici estremi
• Promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno, in linea
con le strategie comunitarie e nazionali
• Rendere più sostenibile la mobilità delle persone attraverso il potenziamento del
trasporto rapido di massa e delle ciclovie oltre che il rinnovo del parco circolante
di mezzi di trasporto pubblico locale e di veicoli privati.
Descrizione sintetica della componente
Si tratta di una delle componenti più importanti del Piano per via del suo ruolo strategico all’interno
dell’obiettivo di sostenibilità ambientale e delle risorse ad essa dedicate. La componente interviene
innanzitutto sulla produzione e la distribuzione di energia, favorendo il ricorso alle fonti rinnovabili
e predisponendo le infrastrutture necessarie per la loro integrazione nel sistema elettrico
nazionale e le infrastrutture per alimentare veicoli elettrici e per lo sfruttamento dell’idrogeno
liquido. Tali interventi, finanziati dal PNRR, contribuiranno al conseguimento degli obiettivi UE, resi
ancor più sfidanti dalla revisione della normativa in essere in sede europea (Fit for 55 package) e
che saranno incorporati nella revisione del PNIEC.
Il programma di investimento nelle rinnovabili offshore e il Piano Idrogeno si avvarranno delle
consultazioni in corso e dei progetti in via di definizione. Si è tenuto conto del loro probabile costo
dati gli obiettivi di decarbonizzazione del PNIEC e le strategie annunciate a livello UE.
La componente interviene anche tramite un’azione di decarbonizzazione dei trasporti, con
particolare attenzione al rinnovo del parco rotabile degli enti locali – che risulta fra i più vetusti
dell’Unione europea – e soluzioni green di mobilità pubblica. L’approccio adottato punterà a far sì
che la domanda pubblica di veicoli, treni e navi ad emissioni basse o nulle sia accompagnato dallo
sviluppo della produzione nazionale in tutte le componenti della relative filiere. Anche per quanto
riguarda la mobilità privata si interverrà con soluzioni che tengano conto della filiera di produzione
più efficace ed efficiente.
Queste modifiche strutturali del sistema produttivo ed energetico ridurranno aiuteranno anche la
riduzione anche dell’inquinamento locale: il 3,3 per cento della popolazione italiana vive in aree
dove sono superati i limiti delle sostanze inquinanti (particolati e ossidi di azoto) presenti nell’aria
fissati dalle direttive europee. Parallelamente, verrà riformata la normativa nazionale sul controllo
dell’inquinamento dell’aria.
80
Box – interventi di riforma della componente
Autorizzazioni e sostegni rinnovabili. Semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli
impianti rinnovabili onshore e offshore e alla definizione del nuovo quadro giuridico per sostenere
la produzione da fonti rinnovabili innovative con proroga dei tempi e estensione del perimetro di
ammissibilità agli attuali regimi di sostegno.
Rilascio biogas. Nuova regolamentazione per l’imposizione di quote obbligatorie di rilascio di
biogas a importatori e produttori di gas naturale. Riforma finalizzata all’aumento della quota di
biogas in ambito industriale, commerciale e residenziale, in sostituzione del gas naturale fossile.
Valutazione dei progetti di trasporto pubblico locale con installazioni fisse e nel settore dei
trasporti rapidi di massa (TPM). Semplificazione delle procedure di valutazione dei progetti nel
trasporto pubblico locale e trasporto rapido di massa eliminando le duplicazioni di competenze
nell’ambito della valutazione dei progetti all’interno della stessa Amministrazione e accelerando i
processi di pagamento e tempistica degli interventi sui sistemi di TPM.
Programmi nazionali sul controllo dell’inquinamento dell’aria. Allineamento della legislazione
nazionale e regionale e misure di accompagnamento per la riduzione delle emissioni di inquinanti
atmosferici e il relativo sistema di monitoraggio.
Tabella delle risorse della componente
M2C2 – Energia
rinnovabile, idrogeno e
mobilità locale
sostenibile
Risorse (€/mld)
In
essere (a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Produzione e
distribuzione di
rinnovabili e sostegno
alla filiera
– 7,98 7,98 0,68 8,66
Fonti di Energia
Rinnovabile (FER)
– 4,00 4,00 – 4,00
Sostegno alla
filiera rinnovabili
– 0,36 0,36 – 0,36
Infrastrutture di
rete e smart grids
– 2,72 2,72 0,18 2,90
Progetti dei
Comuni in linea con
PNIEC
– 0,90 0,90 0,50 1,40
Investimenti nella
filiera dell’idrogeno
– 2,00 2,00

2,00
81
Trasporti locali
sostenibili, ciclovie e
rinnovo parco rotabile
2,95 4,60 7,55 – 7,55
TOTALE 2,95 14,58 17,53 0,68 18,21
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
1. Produzione energia da fonti rinnovabili
1.1 Produzione e distribuzione di rinnovabili e sostegno alla filiera industriale
L’azione di investimento prevede contributi a sostegno dello sviluppo di progetti fotovoltaici
galleggianti ed eolici offshore, progetti onshore realizzati su siti di proprietà della PA o a basso
consumo di suolo o abbinati a tecnologie di stoccaggio, nonché supporto finanziario tramite
finanziamenti (prestiti senior/junior e/o credit enhancement) per sistemi di grid parity
(pareggiamento fra costo dell’energia elettrica autoprodotta con un impianto fotovoltaico e costo
al chilowattora dell’energia prodotta con fonti tradizionali). Le sovvenzioni contribuiranno a
mitigare il rischio commerciale, mentre i prestiti faciliteranno la bancabilità del progetto e/o la
sostenibilità finanziaria con un focus specifico su iniziative di grid parity. Gli obiettivi fissati al 2026
sono rappresentati da un aumento di 4,5-5 GW della capacità di rinnovabili installata, al fine di
supportare l’obiettivo del PNIEC per il 2025. In combinazione con gli impianti eolici, saranno
progettati e installati impianti fotovoltaici galleggianti da 100 MW in un’area ad alto irraggiamento,
aumentando così la produzione totale di energia. Il programma punta alla realizzazione di un primo
gruppo di impianti integrati eolici/fotovoltaici/storage e relative infrastrutture di connessione.
Parallelamente, sarà infatti sviluppata l’infrastruttura di trasmissione elettrica per supportare le
tecnologie rinnovabili offshore emergenti.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 300 milioni dai progetti PON.
1.2 Sostegno alla filiera industriale nei settori tecnologici legati alle rinnovabili
Supporto alla crescita dei settori industriali legati alla produzione di tecnologie per la generazione
elettrica da fonte rinnovabile. L’investimento si concentra su due settori, fotovoltaico ed eolico. In
particolare, per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici di nuova generazione, l’obiettivo
dell’investimento è portare la produzione nazionale dagli attuali 200 MW/anno ad almeno 2
GW/anno nel 2025 e a 3 GW/anno negli anni successivi. Per quanto riguarda le turbine eoliche,
l’investimento supporterà la creazione di proprietà intellettuale e l’acquisizione di tecnologie e
competenze mancanti per la produzione di turbine ad alta efficienza, con la creazione di un
impianto di produzione prototipale.
1.3 Potenziamento e digitalizzazione delle infrastrutture di rete elettrica
L’investimento prevede l’installazione di sistemi di accumulo termico per disaccoppiare i flussi
termici ed elettrici degli impianti CCGT (Combined Cycle Gas Turbines), consentendo lo
82
spostamento temporale della produzione elettrica e garantendo al contempo una fornitura sicura
e continua ai complessi industriali. Queste azioni contribuiranno all’obiettivo enunciato nel PNIEC
di aumentare la quota rinnovabile nel mix energetico italiano (55,4% al 2030) e raggiungere una
capacità di stoccaggio di 3,0 GW al 2025 e sono in linea con la strategia di decarbonizzazione UE.
Al fine di aumentare l’integrazione delle energie rinnovabili nella rete di distribuzione elettrica, si
prevedono cospicui interventi di infrastrutturazione fisica e digitalizzazione della rete stessa.
Ulteriori interventi sono finalizzati ad aumentare la resilienza della rete di distribuzione elettrica e
ad istallare poli integrati di ricarica per veicoli elettrici. Per raggiungere gli obiettivi europei in
materia di decarbonizzazione, è previsto un parco circolante di circa 6 milioni di veicoli elettrici al
2030 (di cui 4 milioni completamente elettrici e 2 milioni ibridi plug-in). È pertanto essenziale
promuovere lo sviluppo di una rete di stazioni di ricarica veloce. La proposta favorisce l’innovazione
della rete di distribuzione dei carburanti, che conta oltre 22.000 stazioni con una diffusione
capillare sul territorio.
1.4 Supporto ai progetti dei Comuni in linea con PNIEC
I progetti inviati dall’ANCI, nonché quelli raccolti da Utilitalia, verranno selezionati in base alla
coerenza e contributo agli obiettivi del PNIEC, nonché per impatto locale, mediante procedura di
evidenza pubblica e intensità di aiuto, in linea con le norme comunitarie in vigore al momento
dell’avvio della selezione.
2. Produzione, distribuzione e utilizzo dell’Idrogeno verde
La Strategia Idrogeno è attualmente in fase di finalizzazione. In attesa della sua definizione, la linea
progettuale Idrogeno verde si basa sulle seguenti iniziative:
2.1 Produzione di idrogeno in aree dismesse. Questo investimento ha l’obiettivo di riconvertire
aree industriali abbandonate per testare la produzione di idrogeno da FER localizzate nelle aree
stesse. L’investimento consentirà l’uso locale dell’idrogeno nell’industria, creando da 5 a 10
Hydrogen Valley con produzione e utilizzo locali.
2.2 Produzione di elettrolizzatori e sviluppo di una filiera italiana dell’idrogeno. Il progetto mira a
creare un polo industriale per la produzione di elettrolizzatori. Il polo industriale dovrà essere in
grado di produrre elettrolizzatori di diverse dimensioni e tipologie per soddisfare le diverse
esigenze del mercato.
2.3 Utilizzo dell’idrogeno idrogeno nell’industria ‘Hard-to-abate’. Nell’industria siderurgica
primaria, l’idrogeno rappresenta in prospettiva un’alternativa al gas naturale per la produzione di
Ferro Ridotto Diretto (DRI). In linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, è previsto
un investimento per lo sviluppo del DRI connesso al progetto di decarbonizzazione dell’ex ILVA a
Taranto e alla transizione per la produzione di acciaio verde in Italia. Oltre alla produzione di acciaio
primario, l’idrogeno può essere utilizzato nel riscaldamento in altri processi produttivi della
siderurgia, della raffinazione del petrolio, della chimica, cemento, vetro e cartiere.
83
2.4 Rete stazioni di rifornimento idrogeno. Questo investimento mira a creare una rete di stazioni
di rifornimento di idrogeno con un massimo di 40 distributori di carburante adatti ai camion per
una riduzione delle emissioni legate al trasporto.
2.5 Utilizzo idrogeno nel trasporto ferroviario. Questo investimento mira a introdurre treni
alimentati a idrogeno nella rete ferroviaria nazionale. La propulsione FCH (Fuel Cell Hydrogen) può
sostituire il diesel laddove l’elettrificazione dei binari non è economicamente fattibile (attualmente
circa il 40% della rete nazionale).
2.6 Ricerca nel campo dell’idrogeno. L’investimento mira a migliorare la conoscenza
dell’implementazione del vettore idrogeno in tutte le fasi: produzione, stoccaggio e distribuzione.
Accanto alle tecnologie, si sosterrà la sperimentazione nei principali segmenti e la realizzazione di
prototipi per l’industrializzazione dei processi innovativi. Questo progetto sarà raccordato con
quelli previsti dalla Componente 2 della Missione 4 (“Dalla Ricerca all’Impresa”) con particolare
riferimento agli IPCEI e alla creazione di centri di eccellenza per la ricerca e le tecnologie emergenti.
2.7 Sviluppo tecnologico idrogeno verde. L’obiettivo principale dell’investimento è rendere le
turbine a gas parte integrante del futuro mix energetico, soddisfacendo la domanda in arrivo per
estendere la capacità delle infrastrutture di generazione di energia esistenti di incorporare
combustibili verdi, in particolare l’idrogeno. La strategia è progettare e realizzare bruciatori in
grado di utilizzare idrogeno in sostituzione del gas naturale fino al 70%, corrispondente a una
riduzione delle emissioni di CO2 del 40%.
3. Trasporti locali sostenibili, ciclovie e rinnovo parco rotabile
La linea si compone dei seguenti progetti:
3.1 Piano nazionale ciclovie. Realizzazione e manutenzione di reti ciclabili, di percorsi ciclopedonali
e di infrastrutture urbane e interurbane dedicate alla mobilità dolce e al cicloturismo. In particolare,
La misura prevede la (i) realizzazione di 1.000 km di piste ciclabili urbane e metropolitane; (ii)
realizzazione di 1.626 km di piste ciclabili turistiche.
3.2 Mobilità sostenibile: affrettati lentamente. Il progetto prevede di realizzare interventi integrati
(piste ciclabili, scuola bus, sharing mobility, mobility management ecc.) in 40 Comuni con oltre
50.000 abitanti, da individuare tramite pubblicazione di una manifestazione di interesse, a
beneficio delle aree urbane più affette dagli impatti negativi della qualità dell’aria, incidentalità e
congestione del traffico.
3.3 Trasporto pubblico locale green e trasporto rapido di massa
3.3.1 Rafforzamento dell’industria dei trasporti green e delle relative filiere nazionali.
L’investimento prevede diverse misure di supporto per le filiere produttive. Una prima misura
prevede la stipula di 25/30 contratti di sviluppo per aziende della filiera nazionale autobus che
permettano di implementare progetti di trasformazione industriale per servire l’incremento di
domanda di autobus a basso impatto ambientale. Una seconda azione promuove attraverso un
credito d’imposta l’acquisto o la costruzione di stampi per la laminazione sotto vuoto di scafi per
84
imbarcazioni da diporto in infusione di fibra di vetro o tessuti pre-gravati, che consentono una
maggiore efficienza in navigazione. Una terza misura prevede l’attivazione di bandi, appalti precompetitivi,
sistemi di early adoption con soglie più basse rispetto alle attuali per incentivare le PMI
alla riconversione verso nuove tecnologie (veicoli elettrici/ibridi, digitalizzazione, ecodesign, etc.),
nuove produzioni ed estensione alle filiere automotive, autobus, nautica e per la mobilità marittima
finalizzati al trasporto a basso impatto ambientale e smart.
3.3.2 Rinnovo flotta autobus a basso impatto ambientale. La misura viene attuata accelerando
l’attuazione del Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Sostenibile e prevede il progressivo
rinnovo degli autobus per il trasporto pubblico locale e la realizzazione di infrastrutture di ricarica
dedicate. In particolare, è previsto l’acquisto entro il 2026 di 5.139 bus a basse emissioni: 2.730
veicoli alimentati da GNC o GNL, 2.051 veicoli a propulsione elettrica e 358 veicoli alimentati a
idrogeno. La provincia autonoma di Bolzano ha presentato un progetto specifico per gli autobus a
propulsione a idrogeno.
3.3.3 Rinnovo flotta treni per trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa. L’obiettivo è
di ridurre l’età media della flotta rotabile regionale tramite l’acquisto di treni a propulsione elettrica
e treni alimentati a idrogeno. Il numero totale di treni da acquistare è di 80 unità entro il 2026, di
cui 59 a propulsione elettrica e 21 a idrogeno.
3.3.4 Rinnovo flotta navale per trasporto regionale con unità a propulsione alternativa. Si intende
rinnovare il 25% della flotta navale per il trasporto pubblico locale acquistando unità a basse e zero
emissioni. È previsto l’acquisto di 12 traghetti e di 10 unità navali ad alta velocità (aliscafi) alimentati
a GNL, elettrici o idrogeno. Sarà istituita una cabina di regia nazionale per gestirne l’acquisto da
parte delle Regioni, che le daranno in concessione ad operatori regolati da contratti di servizio
pubblico.
3.3.5 Digitalizzazione del trasporto pubblico locale. La proposta mira a rendere i servizi pubblici più
sicuri, versatili e collegati attraverso due azioni. La prima prevede la progettazione e realizzazione
di una piattaforma abilitante nazionale con servizi C-ITS a partire dai progetti flagship delle città di
Torino, Roma e Napoli, realizzabili anche in altre realtà urbane. La seconda prevede la creazione di
un living lab all’interno della città di Milano che ottimizzi le soluzioni più avanzate in termini di
motopropulsori per autobus urbani e l’adattamento delle infrastrutture con tecnologie C-ITS e 5G
al fine di migliorare la sicurezza dei veicoli e il servizio agli utenti.
3.3.6 Trasporto pubblico di massa. La misura prevede realizzazione di 195 km di rete attrezzata per
il trasporto rapido di massa. Tra gli interventi già individuati vi sono quelli che coinvolgono Genova,
Bergamo, Rimini, Firenze, Roma e Palermo. Inoltre, si prevede la realizzazione di ulteriori 97 km di
rete attrezzata per sistemi di trasporto rapido di massa. Gli interventi oggetto di questo secondo
gruppo saranno individuati tramite una nuova manifestazione di interesse nei primi mesi del 2021.
85
2.3 EFFICIENZA ENERGETICA E RIQUALIFICAZIONE DEGLI EDIFICI
Obiettivi della componente
• Efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato, con
contestuale messa in sicurezza e digitalizzazione delle strutture.
• Rilancio dell’edilizia in chiave di sostenibilità ambientale e performance
antisismica
Descrizione sintetica della componente
La componente intercetta una dimensione assai rilevante per l’abbattimento delle emissioni di
CO2: la riduzione dei consumi di energia degli edifici che generano più di un terzo dei consumi
totali in Italia, nonché l’adeguamento antisismico degli stessi. La maggior parte dei 14,5 milioni di
edifici del Paese è stata edificata in epoche precedenti alle vigenti normative legate all’efficienza
energetica. L’Italia è inoltre esposta a rischi sismici, che richiedono una diffusione capillare degli
interventi di prevenzione.
La componente è costituita da due linee progettuali. La prima riguarda la realizzazione di un
programma di efficientamento e messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico, con
particolare riferimento a scuole, edilizia residenziale pubblica, comuni e cittadelle giudiziarie. La
seconda prevede l’introduzione di un incentivo temporaneo per la riqualificazione energetica e
l’adeguamento antisismico del patrimonio immobiliare privato, attraverso una detrazione fiscale
pari al 110% dei costi sostenuti per gli interventi.
Tabella delle risorse della componente
M2C3 –
Efficienza energetica e
riqualificazione degli
edifici
Risorse (€/mld)
In
essere (a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Efficientamento
edifici pubblici
6,10 4,42 10,52 0,32 10,84
Programma di
risanamento
strutturale degli edifici
scolastici
5,87 0,50 6,37 0,05 6,42
Efficientamento
edifici demanio statale
– – – – –
Programma di
realizzazione di nuove
scuole
– 0,60 0,60 – 0,60
86
Programma
“Safe, green and
social” per l’edilizia
residenziale pubblica
– 2,00 2,00 – 2,00
Efficientamento
energetico e
riqualificazione edifici
pubblici delle aree
metropolitane
0,23 0,87 1,10 0,25 1,35
Efficientamento
cittadelle giudiziarie
– 0,45 0,45 0,02 0,47
Efficientamento
energetico e sismico
edilizia residenziale
privata e pubblica
10,26 8,26 18,51 – 18,51
TOTALE 16,36 12,68 29,03 0,32 29,35
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
1. Edilizia pubblica
1.1 Risanamento strutturale degli edifici scolastici
Efficientamento energetico degli edifici scolastici, digitalizzazione degli ambienti di apprendimento
attraverso il cablaggio interno delle scuole, in modo da favorire una progressiva riduzione dei
consumi energetici e delle emissioni climalteranti, un miglioramento delle classi energetiche e un
incremento della sicurezza sismica degli edifici. Il tasso di ristrutturazione della superficie degli
edifici scolastici che si intende realizzare è pari al 20% del patrimonio esistente, raggiungendo la
quota del 50% complessivo, data la situazione di partenza (30% di edifici efficienti e sicuri).
1.2 Realizzazione di nuove scuole mediante sostituzione edilizia
Realizzazione di nuove scuole sostituendo parte del patrimonio scolastico vetusto, soprattutto
nelle aree a maggior rischio sismico, incremento aree verdi, digitalizzazione degli ambienti di
apprendimento attraverso il cablaggio interno delle scuole. Il numero degli edifici oggetto di
intervento è pari al 20% del patrimonio esistente.
1.3 “Safe, green and social” per l’edilizia residenziale pubblica
Riqualificazione del patrimonio abitativo di edilizia residenziale pubblica nazionale, comprendente
interventi di efficientamento energetico, volti a realizzare il passaggio di classe energetica da classe
G a classe E, nonché interventi di miglioramento sismico. Si stima di intervenire su una superficie
di circa 10.200.000 mq, ovvero 1/5 dell’intera superficie del patrimonio edilizio residenziale
pubblico in Italia; per il miglioramento sismico si stima di intervenire su circa 1/5 di tale valore.
87
1.4 Efficientamento energetico e riqualificazione edifici pubblici in aree metropolitane
Progetti in corso di definizione con l’ANCI, che riguardano la riqualificazione di edifici di proprietà
comunale per utilizzi sociali.
1.5 Efficientamento cittadelle giudiziarie
Realizzazione delle cittadelle giudiziarie, riqualificazione e potenziamento del patrimonio
immobiliare della amministrazione della giustizia in chiave ecologica e digitale. Il target è stimato
in 40 edifici da riqualificare, ivi comprese la realizzazione delle cittadelle giudiziarie.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 150 milioni dai progetti PON.
Si segnala che questa linea di azione benefica anche di risorse complementari per 250 milioni dai
progetti PON per interventi di Efficientamento edifici demanio statale.
2. Edilizia privata: estensione del superbonus al 110% per efficientamento energetico e
messa in sicurezza degli edifici
La misura, introdotta di recente, prevede una detrazione d’imposta pari al 110% per le spese
sostenute per interventi di riqualificazione energetica, come quelli di isolamento termico degli
involucri edilizi, di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale e di riduzione del rischio
sismico degli edifici. Nel caso di tali casi interventi, è possibile includere nell’ incentivo anche
l’installazione di impianti solari fotovoltaici e di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici.
Il beneficio spetta per le spese sostenute per interventi effettuati su parti comuni di edifici, su unità
immobiliari funzionalmente indipendenti e con uno o più accessi autonomi dall’esterno, site
all’interno di edifici plurifamiliari, nonché sulle singole unità immobiliari. Si applica agli interventi
effettuati dai condomìni, dalle persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arti e
professioni, e dagli Istituti autonomi case popolari e enti aventi le stesse finalità sociali che
rispondono ai requisiti della legislazione europea in materia di “in-house providing”, cooperative di
abitazione a proprietà indivisa, Onlus e associazioni di volontariato, associazioni e società sportive
dilettantistiche.
Al fine di favorire l’utilizzo generalizzato della misura, è prevista la possibilità di optare, in luogo
della fruizione diretta della detrazione, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai
fornitori dei beni o servizi o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla
detrazione spettante.
In aggiunta agli adempimenti ordinariamente previsti per le detrazioni fiscali, ai fini della fruizione
dell’incentivo, il contribuente deve acquisire anche il visto di conformità della documentazione che
attesta la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d’imposta, ivi inclusi
l’asseverazione tecnica relativa agli interventi di efficienza energetica e di riduzione del rischio
sismico da parte di tecnici abilitati e l’attestazione della congruità delle spese sostenute in relazione
agli interventi agevolati in base a specifiche tabelle di costo.
88
La misura si applica alle spese sostenute fino al 30 giugno 2022 (31 dicembre 2022 per gli IACP).
Può essere applicata per ulteriori sei mesi nei casi di lavori effettuati da condomìni e IACP quando
siano stati effettuati almeno il 60% dei lavori prima del termine di scadenza della misura. Al fine di
dare maggiore tempo per gli interventi più complessi, si prevede di allungare l’applicazione della
misura (i) per gli IACP al 30 giugno 2023; e (ii) per i condomìni fino al 31 dicembre 2022, a
prescindere dalla realizzazione di almeno il 60% dei lavori.
L’obiettivo è di aumentare in modo sostanziale il risparmio annuale generato dagli interventi
di riqualificazione energetica. In termini di superficie sottoposta a riqualificazione energetica e
sismica, si stimano circa 3 milioni di metri quadri riqualificati per anno, corrispondenti a circa l’1%
della superficie complessivamente occupata da edifici residenziali.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 6 miliardi e 200 milioni dagli
stanziamenti della Legge di Bilancio.
89
2.4 TUTELA DEL TERRITORIO E DELLA RISORSA IDRICA
Obiettivi della componente
• Garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico a scopo idropotabile, irriguo
e industriale e una riduzione della dispersione delle acque attraverso una gestione
efficace, efficiente e sostenibile della risorsa idrica.
• Perseguire la salvaguardia, la tutela e il miglioramento della qualità ambientale
attraverso una gestione integrata dei bacini idrografici.
• Prevenire e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sui fenomeni di
dissesto idrogeologico e sulla gestione sostenibile dell’agro-ecosistema irriguo e
forestale.
• Digitalizzare e innovare i processi connessi alla gestione della risorsa idrica e al
rischio alluvioni e alla salvaguardia del territorio anche ai fini dell’economia
circolare dell’acqua.
• Attuare un programma di forestazione urbana per contribuire alla cattura della
CO2.
Descrizione della componente
La componente punta anzitutto a migliorare la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici
e all’incremento degli stress conseguenti, migliorando lo stato di qualità ecologica e chimica dei
corpi idrici, la gestione a livello di bacino e l’allocazione efficiente della risorsa idrica tra i vari
usi/settori (urbano, agricoltura, idroelettrico, industriale), investendo sulla manutenzione
straordinaria degli invasi e dei sistemi di approvvigionamento (alcuni con estensione
sovraregionale), ovvero completando i grandi schemi idrici ancora incompiuti, spesso utilizzati a
scopo plurimo.
Inoltre, si intende ridurre drasticamente la dispersione delle acque legata ad una gestione poco
efficiente di infrastrutture obsolete (la media nazionale è 41%, mentre nel Sud la media è 51%).
L’uso efficiente della risorsa idrica è una misura fondamentale di adattamento al cambiamento
climatico, considerando la maggior durata osservata dei periodi di siccità e lo stress idrico in alcune
aree del paese. Favorire la trasformazione e supportare il consolidamento delle reti quali smart
network con sensori e apparecchiature che consentano il controllo continuativo delle pressioni e
la identificazione proattiva delle perdite, investendo nella manutenzione con sostituzione delle
tubazioni, mirata ed economicamente più vantaggiosa nel breve e nel lungo periodo.
Un ulteriore obiettivo della componente è di favorire una depurazione più efficace delle acque al
fine di migliorare la qualità delle acque interne e marine combinando innovazione tecnologica,
transizione ecologica e miglioramento della qualità ambientale. Attualmente l’Italia è destinataria
di numerose procedure di infrazione aperte dalla Commissione Europea per violazione della
Direttiva 91/271/CEE, che per la maggior parte riguardano il Mezzogiorno. Gli impianti di
depurazione dovranno diventare “fabbriche verdi”, che consentano il recupero energetico e dei
fanghi, e la produzione di acque reflue depurate ad uso irriguo.
90
In aggiunta, si punta a mitigare i rischi legati al dissesto idrogeologico, esacerbati dagli impatti del
clima sul ciclo idrologico e su tutte le fenomenologie ad esso collegate. I finanziamenti per gli
interventi di mitigazione dei rischi derivanti da fenomeni di dissesto idrogeologico rivestono
carattere strategico, anche nell’ottica delle politiche complessive di sviluppo sostenibile, di crescita
economica dei territori e di costruzione di politiche di resilienza delle comunità locali.
Sempre per la mitigazione dei rischi dal dissesto vanno realizzate misure di tipo estensivo nelle
superfici forestali presenti nei bacini idrografici, con interventi di gestione forestale sostenibile e
di sistemazioni di idraulica forestale, con particolare riferimento alle zone collinari e montane ad
alto rischio idrogeologico e di frana, allo scopo di migliorare la funzionalità, la resistenza, la
resilienza dei boschi esistenti e, tra le funzioni, quella regimante ed antierosiva per prevenire il
dissesto idrogeologico e migliorare il deflusso nel reticolo idrografico minore e nel sistema irriguo
al servizio dei territori rurali.
Le azioni di mitigazione, nell’ambito dell’agroecosistema irriguo, devono necessariamente
riguardare in modo integrato da un lato interventi per la migliore gestione delle risorse idriche
quali interventi infrastrutturali irrigui di riconversione del sistema di irrigazione verso sistemi a più
alta efficienza, con installazione di tecnologie, quali misuratori e telecontrollo e sistemi di
monitoraggio delle concessioni irrigue ad uso privato e, dall’altro, interventi nella gestione e
manutenzione del territorio rurale quali manutenzione straordinaria della rete scolante, verifica e
potenziamento degli impianti idrovori, automazione e telecontrollo di sbarramenti mobili al fine di
prevenire fenomeni di esondazione a monte in caso di piene.
Infine, è necessario realizzare le misure supplementari e non strutturali dei Piani di gestione delle
acque e del rischio alluvioni anche per accompagnare il raggiungimento degli obiettivi delle
Direttive 2000/60/CE e 2007/60/CE. Per garantire un’adeguata riduzione del rischio residuo è
necessario affiancare alle misure strutturali di contrasto al dissesto idrogeologico misure non
strutturali, quali la manutenzione attiva del territorio, la riqualificazione, il monitoraggio e la
prevenzione. Inoltre, al fine di preservare e migliorare lo stato dei corpi idrici e ridurre il consumo
di suolo è necessario incrementare l’utilizzo di interventi nature-based e land-based, come le
Natural Water Retention Measures, che forniscono un ampio spettro di servizi ecosistemici,
integrando le esigenze di mitigazione del rischio idrogeologico con la tutela e il recupero degli
ecosistemi e della biodiversità.
Catalizzatore e strumento complementare alle precedenti azioni è la digitalizzazione dei processi
per quanto attiene la gestione della risorsa idrica e del rischio alluvioni. Risponde alla necessità di
promuovere la transizione digitale, perseguendo l’obiettivo di investire nella creazione di sistemi
di monitoraggio finalizzati a fornire una valida base conoscitiva per una corretta programmazione
mirata ad aumentare la resilienza del sistema idrico, irriguo e forestale nonché di rendere fruibili
agli utenti, con modalità informatizzate e digitali, dati e informazioni utili per la protezione del
territorio e della risorsa idrica dagli effetti dei cambiamenti climatici, garantendo al contempo lo
sviluppo di conoscenze e competenze e la valorizzazione del capitale ambientale nei bacini
distrettuali.
Per il raggiungimento degli obiettivi citati è indispensabile accompagnare i progetti di investimento
con un’azione di riforma che rafforzi e affianchi la governance del servizio idrico integrato,
affidando il servizio a gestori efficienti nelle aree del paese in cui questo non è ancora avvenuto e,
91
ove necessario, affiancando gli enti interessati con adeguate capacità industriali per la messa a
terra degli interventi programmati.
Risulta indispensabile per assicurare l’implementazione dei Piani di Gestione dei Distretti
Idrografici e della strategia complessiva per la gestione della risorsa, una governance adeguata a
livello di Bacino e la presenza di gestori dell’acqua all’ingrosso solidi dal punto di vista tecnico e
finanziario.
Nella stessa direzione è previsto un intervento di potenziamento delle strutture tecniche a
supporto dei Commissari nella progettazione, nell’appalto e nella supervisione di interventi di
tutela contro il rischio idrogeologico. La riforma è inoltre volta a potenziare la capacità progettuale
dei Consorzi di bonifica anche mediante centrali di progettazione regionali, promuovendo la
revisione e il rafforzamento dei Consorzi nelle regioni del Mezzogiorno.
Nella componente si aggiungono due ulteriori interventi. Il primo concerne la forestazione urbana
secondo criteri di abbattimento delle emissioni climalteranti previsti in un programma già definito
con apposita normativa di settore. Il secondo riporta interventi per la resilienza, la valorizzazione
ambientale del territorio e l’efficientamento energetico nelle aree urbane già oggetto della
legislazione vigente.
In sintesi, gli interventi della componente favoriscono la sostenibilità ambientale, lo sviluppo socio
economico del Paese, la competitività territoriale e l’ammodernamento infrastrutturale,
soprattutto nelle aree del Mezzogiorno, ove si registra una pesante arretratezza nella gestione dei
servizi pubblici essenziali nei settori idrico e della depurazione che comportano frequenti stati
emergenziali, rafforzando la coesione sociale e la resilienza alle sfide future. L’insieme delle azioni
descritte nonché quella trasversale a tutte di digitalizzazione dei processi concorrono a produrre
un impatto rilevante complessivo in termini di green e di digitalizzazione.
Box – interventi di riforma della componente
• Semplificazione della normativa relativa al Piano nazionale degli interventi nel settore idrico
• Rafforzamento della governance nell’ambito delle infrastrutture di approvvigionamento idrico
e misure per la piena attuazione degli affidamenti nel Servizio Idrico Integrato
• Rafforzamento dei soggetti attuatori e misure di supporto e accompagnamento per i
Commissari di Governo e le Autorità di bacino distrettuale
• Semplificazione e accelerazione delle procedure connesse ai progetti di dissesto e
forestazione e valorizzazione dei residui vegetali ottenuti dagli interventi di gestione forestale
• Potenziamento della capacità progettuale e gestionale dei Consorzi di bonifica
92
Tabella delle risorse della componente
M2C4 – Tutela del
territorio e della risorsa
idrica
Risorse (€/mld)
In
essere (a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Interventi sul
dissesto idrogeologico
3,36 0,25 3,61 – 3,61
Infrastrutture verdi
urbane
0,03 0,30 0,33 0,20 0,53
Forestazione e
tutela dei boschi (*)
– – – – –
Invasi e gestione
sostenibile delle risorse
idriche
1,46 2,40 4,38 – 4,38
Infrastrutture
idriche primarie per la
sicurezza
dell’approvvigionamento
1,46 0,90 2,36

2,36
Resilienza
dell’agrosistema irriguo
(compresa
digitalizzazione e
monitoraggio delle reti)
– 0,52 0,52

0,52
Reti di
distribuzione idrica e
digitalizzazione reti di
monitoraggio
– 0,90 0,90

0,90
Fognature e
depurazione
– 0,60 0,60

0,60
Resilienza,
valorizzare del territorio
e efficientamento
energetico dei comuni
6,00 – 6,00

6,00
Sistemi di gestione
rifiuti raccolti a mare
nelle aree portuali
– 0,50 0,50

0,50
93
TOTALE 10,85 3,45 14,83 0,20 15,03
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
(*) La dotazione del PNRR sulla componente forestazione sarà ulteriormente rafforzata dal FEASR, una
volta completato il processo programmatorio in corso e in accordo con le Regioni e PA. A titolo indicativo,
nel periodo2014-2020 sono stati destinati 1,6 miliardi di euro a misure forestali di gestione sostenibile e di
prevenzione del dissesto idrogeologico.
Descrizione sintetica degli interventi
Interventi sul dissesto idrogeologico
Si tratta di Interventi strutturali e manutenzione attiva del territorio, riqualificazione, monitoraggio
e prevenzione che sono selezionati in base a livello di rischio dell’area e numero dei cittadini
sottoposti al rischio al verificarsi di eventi calamitosi quali frane e alluvioni.
Questi interventi beneficiano di risorse complementari per 160 milioni dagli stanziamenti della
Legge di Bilancio.
Forestazione e tutela dei boschi. Sono interventi coerenti con la pianificazione regionale di
manutenzione dei sistemi di idraulica forestale, gestione e manutenzione del territorio rurale, per
ridurre le aree forestali in dissesto e le aree soggette a rischio idraulico che riguardano le seguenti
azioni:
– azioni estensive di gestione forestale sostenibile su superfici sottoposte a vincolo
idrogeologico;
– interventi di manutenzione e sistemazione straordinaria delle opere di idraulica forestale in
aree montane e collinari ad alto rischio idrogeologico e di frana;
– interventi di prevenzione degli incendi boschivi e di ricostituzione e restauro di aree forestali
degradate;
– interventi di manutenzione del territorio rurale, dei canali e della rete idrica minore.
Gli interventi sono finanziati con le risorse FEASR per 1 miliardo.
Infrastrutture verdi urbane
Si tratta di interventi di forestazione urbana realizzati nei comuni secondo criteri di abbattimento
delle emissioni climalteranti previsti in un programma già definito con apposita normativa di
settore.
Invasi e gestione sostenibile delle risorse idriche
Infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento. Si tratta di circa 100
interventi su tutto il territorio nazionale, riguardanti la manutenzione straordinaria, finalizzati alla
sicurezza statica e sismica, potenziamento e/o completamento di infrastrutture idriche di
derivazione, invasi artificiali e dighe, condotte di adduzione primaria e alla riduzione delle perdite
94
idriche nei sistemi di adduzione. Gli interventi sono collocati per lo più al Sud essendo le aree del
territorio più vulnerabili sotto l’aspetto della sicurezza e delle perdite
Resilienza dell’agrosistema irriguo. Interventi infrastrutturali sulle reti e sugli impianti irrigui e sui
relativi sistemi di digitalizzazione e monitoraggio, attraverso l’installazione di tecnologie quali
misuratori e sistemi di telecontrollo, e sistemi di monitoraggio dei depuratori con potenzialità di
riutilizzo irriguo.
Reti di distribuzione idrica e digitalizzazione reti di monitoraggio. Si tratta di investimenti per
ammodernare ed efficientare 45 reti di distribuzione idrica, per circa 25.000 Km con una riduzione
delle perdite del 15%. Gli interventi nell’immediato partono dalle aree con maggiori perdite già
note, con impiego delle nuove tecnologie e della digitalizzazione delle reti che permetteranno una
manutenzione di tipo predittivo più efficace e meno costosa.
Fognatura e depurazione. Investimenti nelle reti di fognatura e negli impianti di depurazione con il
fine prioritario di contribuire al superamento delle procedure di infrazione UE in materia nonché
per il miglioramento atteso della qualità dei corpi idrici riceventi.
Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficientamento energetico dei
comuni. Interventi di piccola dimensione realizzati nelle aree urbane e già oggetto della legislazione
vigente. Questi interventi beneficiano inoltre di risorse complementari per 600 milioni dagli
stanziamenti della Legge di Bilancio.
Sistemi di gestione dei rifiuti raccolti a mare nelle aree portuali. Interventi per la gestione dei
rifiuti raccolti a mare che si realizzano attraverso la costruzione di nuovi impianti di gestione dei
rifiuti marini, ovvero prodotti dalle navi o catturati in mare, ed interventi di adeguamento degli
impianti esistenti.
95
3. INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE
Obiettivi generali della missione
• Realizzare un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e
sostenibile dal punto di vista ambientale
• Introdurre sistemi digitali di monitoraggio da remoto per la sicurezza delle
arterie stradali e conseguenti urgenti opere per la messa in sicurezza arterie
stradali, ponti e viadotti ammalorati
• Investire per un sistema portuale competitivo e sostenibile dal punto di vista
ambientale per sviluppare i traffici collegati alle grandi linee di comunicazione
europee e valorizzare il ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti inframediterranei
e per il turismo
Risorse impiegate nella Missione
Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0 28,3
miliardi
Intermodalità e logistica integrata 3,68
miliardi
Totale 31,98
miliardi
La missione Infrastrutture per una mobilità sostenibile punta a completare entro il 2026, una
prima e significativa tappa di un percorso di più lungo termine verso la realizzazione di un sistema
infrastrutturale moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale, tenuto conto
delle specificità della orografia del territorio italiano. Aggiungendo risorse a progetti già esistenti
e accelerandoli, nonché introducendone di nuovi, si punterà a realizzare e completare opere che
fanno parte di progetti infrastrutturali europei o che vadano a colmare lacune che hanno sin qui
penalizzato lo sviluppo economico del Paese e, in particolare, del Mezzogiorno e delle Isole.
Per l’attuazione di questo percorso strategico sul sistema infrastrutturale della mobilità
italiana concorreranno e verranno messe in sinergia le risorse della NGEU, le risorse ordinarie di
bilancio, e le altre risorse europee disponibili allo scopo. In coerenza con il disegno strategico del
Recovery Plan, sono stati inseriti interventi aggiuntivi che vengono finanziati con le risorse del
programma Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2021-2027.
L’investimento sulla rete ferroviaria porta a compimento i principali assi ferroviari legandoli
e integrandoli alla rete AV/AC e contestualmente alla velocizzazione e messa in sicurezza dell’intera
rete, con un rapido miglioramento nei tempi di percorrenza delle linee, in particolare nel
Mezzogiorno. Punta, per quanto possibile, al trasporto su ferro per la movimentazione delle merci
96
sulle lunghe distanze (tra 500 e i 900 km) e a risolvere i problemi di ultimo miglio stradali e
ferroviari.
Gli investimenti ferroviari sono contestualmente finalizzati ad incrementare la resilienza
dell’infrastruttura, attraverso interventi mirati a garantirne la disponibilità al servizio ferroviario,
aumentare i livelli di sicurezza e adeguare le dotazioni ai migliori standard di settore.
l’accessibilità dell’infrastruttura migliorando l’integrazione modale del sistema ferroviario
nel più ampio contesto della mobilità pubblica e privata e ampliando la gamma ed il livello
qualitativo dei servizi forniti nelle stazioni ai viaggiatori.
E’ inoltre fondamentale agire fin da subito investendo in sistemi digitali di monitoraggio da
remoto per la verifica della sicurezza delle arterie stradali identificando con immediatezza le
necessarie urgenti opere per la messa in sicurezza arterie stradali, ponti e viadotti ammalorati. Si
tratta di interventi essenziali per garantire un futuro alle centinaia di opere realizzate nei decenni
passati e che vanno adeguate ai nuovi standard di sicurezza.
La missione ha infine l’obiettivo di sviluppare un sistema portuale competitivo su tutto il
territorio nazionale capace, da un lato di giocare un ruolo importante insieme ai porti del Nord
Europa per i traffici oceanici – in tal senso il completamento dei valichi alpini (a partire da Gottardo
e Brennero) e dei collegamenti TEN T con i porti dell’Alto Tirreno e Alto Adriatico consentiranno
all’Italia di godere di uno sviluppo coerente con la sua posizione geografica. Dall’altro, anche in
considerazione del ruolo strategico che possono assumere per il rilancio della competitività del
Paese, i necessari interventi infrastrutturali e di logistica permetteranno una valorizzazione del
ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti infra-mediterranei e per il turismo.
La missione Infrastrutture per una mobilità sostenibile si concretizza in 2 componenti che
prevedono 4 linee progettuali, per un ammontare complessivo di risorse pari a 31,98 miliardi di
euro.
Al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi e la realizzazione degli interventi si
applicherà il quadro di riforme procedurali di cui al “D.L. Semplificazioni” con possibilità di
attivazione di specifici strumenti in caso di blocchi
97
3.1 ALTA VELOCITÀ FERROVIARIA E MANUTENZIONE
STRADALE 4.0
Obiettivi della componente
• Decarbonizzazione e Riduzione delle emissioni inquinanti attraverso il potenziamento del
trasporto passeggeri e merci su ferrovia (passaggio da gomma a ferro).
• Connettività e Sviluppo della coesione territoriale / riduzione dei tempi di percorrenza.
• Digitalizzazione dei sistemi di controllo e conseguente messa in sicurezza delle
infrastrutture stradali (ponti, viadotti e gallerie).
• Sviluppo della competitività dei traffici e sostegno alla competitività del sistema
produttivo del Mezzogiorno
Descrizione sintetica della componente
Le proposte di interventi infrastrutturali e tecnologici consistono nel:
• Puntare all’alta velocità e alla velocizzazione della rete per passeggeri e merci
• Completare i corridoi ferroviari TEN-T
• Completare le tratte di valico
• Potenziare i nodi e le direttrici ferroviarie
• Colmare il gap infrastrutturale Nord -SUD per le regioni del Sud
In primo luogo, sono previsti interventi di velocizzazione delle principali linee passeggeri e di
incremento della capacità dei trasporti ferroviari per merci, lungo gli assi prioritari del Paese Nord-
Sud ed Est-Ovest, per favorire la connettività del territorio ed il passaggio del traffico da gomma a
ferro sulle lunghe percorrenze. In particolare, nel Nord del Paese si potenzieranno le tratte
ferroviarie Milano-Venezia, Verona-Brennero e Liguria-Alpi, migliorando i collegamenti delle aree
a nord delle Alpi con i porti di Genova e Trieste per servire i traffici oceanici; nel Centro del paese
si rafforzeranno due assi Est-Ovest (Roma-Pescara e Orte-Falconara) riducendo significativamente
i tempi di percorrenza ed aumentando le capacità ; verrà potenziata altresì la velocizzazione della
linea tirrenica e adriatica da nord a sud, secondo il principio più elettronica e meno cemento.
Si estenderà l’Alta Velocità al Sud, lungo la direttrice Napoli-Bari che viene conclusa, e con la
massima velocizzazione della Salerno-Reggio Calabria, ottimizzando gli interventi. Infine si
velocizzerà anche il collegamento diagonale da Salerno a Taranto e la linea Palermo-Catania-
Messina.
Una particolare attenzione è posta sulle linee regionali al Sud, con interventi di upgrading,
elettrificazione e resilienza. Integra il quadro degli interventi infrastrutturali nel mezzogiorno una
specifica previsione di un Piano per le stazioni del Sud.
98
Si tratta di interventi per lo più al sud mirati ad omogeneizzare ed elevare gli standard
prestazionali delle infrastrutture esistenti sia per il traffico viaggiatori che per quello merci. In tale
contesto rientrano anche gli interventi sulle ferrovie regionali. Gli interventi prevedono
l’adeguamento di alcune linee regionali (Canavesana, Torino-Ceres, Bari-Bitritto, Rosarno-San
Ferdinando, Sansepolcro-Terni, Benevento-Cancello, rete gestita da FSE) agli standard tecnici della
rete nazionale, sia dal punto di vista infrastrutturale che tecnologico di sicurezza. Tali interventi
garantiranno:
o Maggiore integrazione tra l’infrastruttura ferroviaria nazionale e le ferrovie regionali
o Ampliamento ed integrazione dei servizi ferro/gomma
o Omogeneizzazione degli standard di sicurezza
o Nuove connessioni passeggeri e merci con aeroporti, porti e terminali
o Ottimizzazione dell’offerta con integrazione tra servizi AV e TPL
Gli investimenti previsti sullo sviluppo tecnologico di vari nodi e direttrici della rete con
applicazione della tecnologia ERTMS, infine, aumenteranno significativamente la capacità e
sicurezza del trasporto ferroviario, con effetti importanti anche sul trasporto ferroviario regionale
e sulla frequenza del traffico pendolari in entrata a Milano, Roma e Napoli.
Inoltre, sono previsti interventi di messa in sicurezza, contrasto e adattamento al
cambiamento climatico, nonché di digitalizzazione della rete stradale che includeranno una forte
componente di ammodernamento tecnologico, attraverso un sistema di monitoraggio digitale
avanzato, che consenta una maggiore sicurezza delle infrastrutture stradali a fronte dei rischi
sismici, di dissesto e di incidentalità, realizzando risparmi sulle future spese di manutenzione
effettuate in termini predittivi, sulla base della vita dell’infrastruttura.
Si tratta di opere immediatamente cantierabili, per le quali si prevede un intervento
straordinario di messa in sicurezza e l’inserimento di un sistema di sensoristica avanzata e di
gestione informazioni digitali per il monitoraggio delle opere, rafforzandone la resilienza e
sicurezza. Questi interventi saranno agevolati dalla riforma attuata con il “D.L. Semplificazioni” che
ha recepito anche le pertinenti disposizioni in materia di sicurezza delle infrastrutture stradali e
autostradali.
Conclusioni e impatti trasversali
Completare la rete dei servizi Alta Velocità rappresenta una scelta di equità, di uguali
opportunità di sviluppo per tutto il Paese e di integrazione con le altre reti europee in quanto
introduce un cambiamento significativo nell’offerta di trasporto in grado di modificare
radicalmente le scelte di viaggio dei passeggeri, dei lavoratori e dei giovani per i quali le
opportunità di mobilità sono fondamentali sia per la loro formazione che per massimizzare la
corretta collocazione delle competenze.
Tali investimenti consentono di invertire i fenomeni di depauperamento demografico e
socioeconomico dei territori meno collegati, fungendo da fattore di coesione territoriale. Una
migliore e più estesa rete ferroviaria ed una rete stradale smart, più sicura grazie al controllo e
gestione dei flussi di traffico e più resiliente a fronte del cambio climatico e della sua vetustà, sono
99
imprescindibili per contribuire ad aumentare la competitività del Paese, colmare il divario tra il
nord e il sud, garantire collegamenti rapidi ed efficienti tra l’est e l’ovest della penisola e
uniformare la qualità dei servizi di trasporto su tutto il territorio nazionale. Si può registrare che
sulla rete ferroviaria il 50% degli interventi è al Sud, anche grazie all’integrazione in termini di
aggiuntività delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione.
RIFORME
Accelerazione dell’iter di approvazione dei contratti di programma con RFI,
semplificando alcune procedure (parere VIA, ecc..) ivi compreso l’utilizzo delle risorse
autorizzate per le opere del Piano nell’ambito del Contratto di programma, ed
eliminando fasi ridondanti.
Attuazione del sistema di Monitoraggio dinamico delle strade; Riforma attuata dal MIT
dicembre 2020, con l’emanazione del decreto (attualmente in attesa di pubblicazione
sulla G.U.)
Trasferimento della titolarità delle opere d’arte delle strade
Tabella delle risorse della componente
Investimento
Risorse (€/mld)
Im
patto
Green
Imp
atto
Digi
tal
In
essere
nu
ovi
tot
ale
Opere ferroviarie per la mobilità e la
connessione veloce del Paese
11
,20
15
,50
26
,70
10
0%
Interventi Alta Velocità e miglioramento della
velocità, frequenza e capacità di collegamenti
ferroviari esistenti
8,
66
6,
13
14
,79
Programmi European Rail Transport
Management Systems (ERTMS)
0,
27
2,
7
2,
97
Programma nodi e Programma direttrici –
Sviluppo e upgrading infrastrutturale e tecnologico.
Resilienza tratte appenniniche di collegamento con
i principali nodi.
2,
27
0,
7
2,
97
Rinnovo locomotori rotabili e infrastrutture
trasporto merci
0,
2
0,
2
Linee Regionali – integrazione AV con il
trasporto regionale (ferrovie interconnesse) e
adeguamento ferrovie regionali urbane
0
2,
67
2,
67
100
Upgrading, elettrificazione e resilienza al sud 0
2,
4
2,
4
Piano stazioni al sud 0
0,
7
0,
7
Messa in sicurezza e monitoraggio digitale di
strade, viadotti e ponti
0
1,
60
1,
60
40
%
100
%
Predisposizione nelle autostrade A24-A25 di
un sistema di monitoraggio dinamico per controlli
da remoto ed interventi di messa in sicurezza sulle
opere d’arte (ponti, viadotti, cavalcavia e gallerie)
0
1,
15
1,
15
Predisposizione sulla rete di un sistema di
monitoraggio dinamico per controlli da remoto
sulle opere d’arte (ponti, viadotti, cavalcavia e
gallerie) ed attuazione degli interventi nei punti di
maggior criticità e digitalizzazione delle
infrastrutture stradali
0
0,
45
0,
45
TOTALE
11
,20
17
,10
28
,30
Descrizione sintetica degli interventi ferroviari
Gli interventi danno attuazione alle indicazioni strategiche e programmatiche dell’allegato
al DEF #italia veloce, approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 luglio 2020:
• I principali investimenti per l’AV riguardano la realizzazione di alcune tratte fondamentali:
Napoli-Bari, Brescia-Verona-Vicenza-Padova e Salerno-Reggio Calabria.
• Sono previsti investimenti di velocizzazione e incremento delle capacità di 6 ulteriori tratte:
Roma-Pescara, Orte-Falconara, Palermo-Catania-Messina, Liguria-Alpi, Taranto-
Metaponto-Potenza-Battipaglia e Verona-Brennero (opere di adduzione).
• Aggiornamento tecnologico delle direttrici e dei nodi ferroviari tramite l’avvio
dell’implementazione dello European Rail Traffic Management System (ERTMS) sull’intera
rete nazionale.
• L’upgrade tecnologico dei sistemi di gestione della circolazione consente il miglioramento
della regolarità di circolazione ed il superamento della ridotta capacità di alcune direttrici
ferroviarie.
• Investimenti relativi alle sole linee regionali interconnesse alla rete nazionale (Torino
Cerese-Canavesana, FUC Ferrovia Udine-Cividale, linea Bari-Bitritto, linea Rosarno-S.
Ferdinando, FCU ferrovia Centrale Umbra, EAV, FSE Ferrovie del Sud Est).
• Si prevede inoltre l’adeguamento di alcune ferrovie regionali e urbane ritenute prioritarie
(Roma Lido, Circumvesuviana e Circumetnea e altre).
101
• Si prevedono specifici investimenti di upgrading, elettrificazione e resilienza al sud (tra li
linee specificatamente interessate si possono citare Ionica Sibari-Catanzaro Lido-Reggio
Calabria, Venafro – Campobasso – Termoli, Nodo di Catania, Raddoppio Decimomannu-
Villamassargia, Collegamento ferroviario aeroporto di Olbia, e altre).
• Infine il programma prevede una linea specifica di intervento per le stazioni al sud ( Piano
Stazioni al Sud).
A completamento della descrizione degli interventi si fornisce un quadro dello sviluppo
infrastrutturale relativo alla costruzione di nuove linee ferroviarie o a potenziamenti importanti
dell’esistente, suddiviso per quadranti geografici.
• Quadrante Nord-Ovest.
In questo ambito territoriale sono previsti la
prosecuzione di grandi interventi per lo sviluppo del corridoio
europeo Reno-Alpi e la parte occidentale del corridoio
Mediterraneo. Ci si riferisce al potenziamento delle linee del
corridoio nazionale Liguria-Alpi: Terzo Valico dei Giovi
unificato con le nuove realizzazioni nel nodo di Genova;
quadruplicamento delle linee Gallarate-Rho nella tratta
Parabiago-Rho e Milano Rogoredo-Pavia nella tratta Milano
Rogoredo-Pieve Emanuele.
Si tratta di investimenti che si caratterizzano da un elevato livello di maturità, essendo o
in realizzazione ad opera di General Contractor (Terzo Valico e connessi interventi nel nodo di
Genova) oppure con progettazioni in fase avanzata e che hanno già acquisito gran parte delle
autorizzazioni necessarie. Diversi gli obiettivi perseguiti: dalla capacità di trasporto dei corridoi
e delle penetrazioni nei nodi di Torino, Milano e Genova; al miglioramento della competitività
del trasporto ferroviario delle merci conseguente alla possibilità di effettuare treni più pesanti,
più lunghi e di maggiore sezione.
• Quadrante Nord-Est
102
Rientra in questo ambito territoriale il lotto
prioritario delle opere di adduzione della linea
Verona-Brennero identificato con la circonvallazione
di Trento, che consentirà una diversione del traffico
merci e una conseguente liberazione di capacità
sulla tratta storica in ambito urbano a beneficio di un
possibile incremento dei servizi di tipo regionale.
L’intervento, associato ad altri investimenti sulla
tratta, in parte in corso di realizzazione (nuovo
tunnel di base del Brennero) e in parte in fase di
progettazione (tratte di accesso al valico del Brennero), è prevalentemente rivolto allo
sviluppo del traffico merci, attraverso l’incremento di capacità di trasporto dell’infrastruttura
ferroviaria ed il superamento degli attuali limiti prestazionali per consentire una maggiore
competitività del vettore ferroviario lungo il corridoio europeo Scandinavia-Mediterraneo.
Inoltre il piano comprende la prosecuzione dell’Asse orizzontale AV/AC Brescia-Verona-
Vicenza-Padova di cui sono già in corso di realizzazione le tratte affidate a General
Contractors: 1° Lotto Funzionale Brescia Est-Verona e 1° Lotto Funzionale Verona – Bivio
Vicenza. L’investimento persegue l’incremento della capacità di trasporto e la disponibilità di
una nuova coppia di binari consente lo sviluppo dell’offerta di trasporto ferroviario nei diversi
settori: viaggiatori di breve e lungo raggio; merci.
• Centro
Per lo sviluppo infrastrutturale dell’Italia centrale
sono previsti gli interventi per il potenziamento delle
linee trasversali appenniniche: Orte-Falconara
(Ancona) e Roma-Pescara.
Si tratta di investimenti che si collocano nel filone
dell’evoluzione dell’attuale sistema ad alta velocità in
un sistema ad “Alta Velocità di Rete” (AVR), che riesca
a massimizzare le prestazioni offerte ai principali centri
urbani, mediante un utilizzo oculato di tratte
convenzionali e dedicate, eventualmente integrate da
interventi infrastrutturali di adeguamento della rete esistente, od anche, laddove necessario,
dalla realizzazione ex novo di varianti e tratte integrative.
Per diversi anni, la mancata approvazione dei progetti e l’assenza di risorse finanziarie
ha sospeso ogni successiva attività per lo sviluppo di queste trasversali appenniniche e solo
nell’ultimo periodo è stato possibile riavviare il confronto con le istituzioni nazionali e locali
sul tema della velocizzazione di queste relazioni ferroviarie per il collegamento del versante
adriatico con quello tirrenico e sulla valenza trasportistica a carattere locale che le linee di
adduzione ai centri di Roma e Chieti-Pescara ed Ancona possono rivestire per i rispettivi bacini
di traffico. Su queste basi è in corso la condivisione con tutti gli stakeholders delle prospettive
103
di sviluppo per delineare un piano di investimenti, caratterizzato da un approccio pragmatico
e concreto, che sia fondato sulla maggiore sostenibilità degli impegni finanziari derivante dal
Recovery Fund.
Per entrambi le direttrici, lo stato di attuazione degli investimenti candidati al
finanziamento vede interventi in corso di realizzazione e l’avvio di nuove proposte di
potenziamento per le quali è stato recentemente avviato un confronto con le Regioni,
preliminare allo sviluppo delle progettazioni. Lo stato di avanzamento delle progettazioni non
consente di prevedere il completamento di questi nuovi assi, per cui nel Recovery Plan sono
comprese le prime fasi di questi impegnativi investimenti.
• Sud
Il «Piano Sud 2030, Sviluppo e coesione per l’Italia» del Governo evidenza che in Italia
degli ultimi dieci anni vi è stato un disinvestimento complessivo nella spesa infrastrutturale,
con il conseguente aumento del divario di dotazione infrastrutturale tra l’Italia e gli altri grandi
paesi europei. Inoltre, questo divario si ampia anche all’interno dell’Italia stessa, con le regioni
del Sud che hanno visto diminuire in maniera significativa gli investimenti rispetto al Centro-
Nord, tanto che la spesa ordinaria in conto capitale della PA ha raggiunto nel 2018, nelle
regioni meridionali, i 6,2 miliardi, ovvero solo il 22,5% del valore nazionale, ben al disotto del
peso del Sud in termini di popolazione (circa 34%).
Nell’allegato al DEF 2020 «#italiaveloce», il Governo stabilisce la necessità di avviare una
programmazione di interventi strutturali rilevanti per il settore dei trasporti e della logistica
tra cui:
• il rilancio degli investimenti e dalla spesa pubblica nel settore delle infrastrutture e dei
trasporti, al fine di promuovere l’economia nazionale (effetto moltiplicatore) e dei territori
resi più accessibili;
• modifiche strutturali al settore della logistica e trasporto delle merci, al fine di renderlo più
resiliente e competitivo soprattutto a livello internazionale.
Il potenziamento della rete ferroviaria
esistente e la realizzazione di nuove linee
Alta Velocità e Alta Velocità/Alta Capacità
lungo le principali direttici del meridione
costituiscono un obiettivo primario per
l’Italia, sia per rilanciare gli investimenti e la
spesa pubblica nel settore delle
infrastrutture e dei trasporti, sia in un’ottica
di raggiungimento degli obiettivi europei di
riconversione ecologica e
decarbonizzazione.
Nell’allegato al DEF 2020
«#italiaveloce» viene giudicato prioritario l’intervento di velocizzazione della relazione Roma104
Napoli-Salerno-Reggio Calabria con progressivo upgrading delle linee di connessione con la
Basilicata (Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto) e la Calabria. Interventi la cui
progettazione è stata finanziata con il Decreto Rilancio per 40 mln.
Ad un diverso livello di maturità ci sono gli ingenti investimenti relativi all’itinerario
Napoli-Bari (circa 6 mld) e a quello Messina-Catania-Palermo (circa 8 mld).
Sono già stati appaltati i primi lotti della Napoli-Bari per un valore di circa 2,3 mld:
Variante Napoli – Cancello; Raddoppio e velocizzazione tratta Cancello – Frasso Telesino;
raddoppio Apice- Hirpinia. Sono in fase di affidamento tutti i restanti lotti ed è proprio di
questi giorni la pubblicazione del bando di gara per l’ultimo lotto relativo alla tratta Hirpinia –
Orsara, per un investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro. Già ultimato il raddoppio
Bovino-Cervaro. Dal prossimo anno tutti i cantieri della Napoli –Bari saranno operativi. Entro
il 2023, con il completamento delle prime tratte (Napoli – Cancello e Cancello – Frasso), partirà
il primo collegamento diretto tra Napoli e Bari con successiva estensione dell’itinerario fino a
Lecce e Taranto.
Per l’itinerario Palermo-Catania sono in corso i lavori del primo lotto Bicocca-
Catenanuova del valore di 0,4 mld, mentre sono in fase di progettazione gli altri lotti.
Inoltre, con le nuove risorse del Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027 si interverrà in
maniera puntuale su linee per lo sviluppo del trasporto (rete in concessione alle Regioni,
jonica, rete sarda e siciliana, nodi di Catania e Palermo, rete molisana, dorsale adriatica), i
collegamenti con gli aeroporti (Trapani Birgi e Olbia), i collegamenti con porti e terminali
(Augusta e Bari Lamasinata).
Infine, è previsto un piano per il rilancio delle stazioni al sud. Il programma è finalizzato
al miglioramento dell’accessibilità delle stazioni, in particolare alle persone a ridotta mobilità
(PRM), e dei servizi di assistenza in stazione e di informazione al pubblico. Il programma
prevede interventi per il miglioramento dell’integrazione modale nelle stazioni con la
realizzazione di parcheggi, l’attrezzaggio di aree di interscambio con i servizi di trasporto
pubblico su gomma, la creazione di aree di sosta per le biciclette. Un filone a parte riguarda
progetti di investimento finalizzati al potenziamento e sviluppo e/o alla riqualificazione
funzionale di stazioni medio-grandi, comprensivi delle aree esterne in asset, che si rivelano
strategici per il trasporto ferroviario e con rilevanti ricadute sul territorio, spesso integrati in
un contesto più ampio di rigenerazione urbana e del sistema di mobilità. Nodi ferroviari di
particolare rilevanza strategica, ovvero linee metropolitane da potenziare/riqualificare con un
investimento omogeneo che garantisca coerenza e riconoscibilità.
Nell’attuale configurazione della mobilità di viaggiatori e merci la quota modale ferroviaria è
molto inferiore a quella stradale. Gli investimenti ferroviari destinati allo sviluppo della rete sono
finalizzati a realizzare una infrastruttura più competitiva e mirano al riequilibrio della ripartizione
modale del traffico a favore del trasporto pubblico su ferro. Tra gli effetti attesi da questa tipologia
di investimenti c’è una diversione modale dalle altre modalità di trasporto, in particolare dalla
strada, verso la ferrovia.
105
Se si considera che il passaggio dalla mobilità privata a quella pubblica costituisce un
importante saving economico per la collettività e se si aggiunge che il vettore ferroviario è vincente
nel confronto con le altre modalità in termini di cosiddetti “costi esterni”: soprattutto
inquinamento e incidentalità, ci si attende che l’impatto di un investimento ferroviario abbia effetti
positivi (Benefici) molto importanti.
Descrizione degli interventi per la manutenzione stradale 4.0
Il Paese è servito da una rete infrastrutturale viaria che, nel tempo, si è sviluppata su un
territorio ove sono presenti numerose tipologie di vincoli (ambientali, orografici, archeologici,
sismici, idrogeologici…); ciò ha fatto sì che la rete nazionale (d’altronde più adatta, per
caratteristiche plano-altimetriche, a servire ampie porzioni del territorio) sia servita da numerose
opere d’arte, quali ponti, viadotti e gallerie, realizzate in massima parte a cavallo degli anni ’50 e
’60 dello scorso secolo, e principalmente in calcestruzzo, soggetto a fenomeni di deterioramento
che si stanno via via acuendo.
Attualmente c’è un uso limitato di strumenti digitali per analizzare e valutare i dati sul traffico
e sulla sicurezza per le strade a maggiore inetnsità e rischio. Il progetto si propone soprattutto un
aumento della digitalizzazione per gestire i flussi di traffico e pianificare le attività di manutenzione
in modo smart ed economico, oltre che ad aumentare notevolmente la resilienza della rete stessa.
L’insufficiente conoscenza dello stato manutentivo di ponti, viadotti e gallerie, che va a
sommarsi con un’incertezza sulla proprietà e sulla responsabilità manutentiva delle opere d’arte
che interferiscono sulla rete primaria, rischiano di depotenziare gli ingenti investimenti che il Paese
ha programmato.
La situazione appare particolarmente critica lungo le autostrade A24 e A25 (da Roma a
L’aquila e Teramo e da Roma a Pescara), infrastruttura strategica per il collegamento della parte
est del Paese con la Capitale, sulla quale insistono numerose opere d’arte con un elevato indice di
rischio, soprattutto in quanto realizzate in zona ad alta pericolosità sismica ed in tempi non
recenti,come sottolineato da una delibera del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
3.2 INTERMODALITÀ E LOGISTICA INTEGRATA
Obiettivi della componente
• Potenziamento della competitività del sistema portuale italiano in una dimensione di
sostenibilità e sviluppo delle infrastrutture intermodali sulla base di una pianificazione
integrata e realizzazione dei collegamenti di ultimo miglio dei porti
• Sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico dei porti (Green ports);
• Digitalizzazione della catena logistica e del traffico aereo;
106
• Riduzione delle emissioni connesse all’attività di movimentazione merci.
Descrizione sintetica della componente
Sono previsti una serie di interventi relativi al settore della logistica ed in particolare del
sistema marittimo. Il traffico merci intermodale in Italia è tipicamente terrestre, gomma-ferro, ma
è inefficiente il collegamento con il traffico marittimo. Considerando che i terminali dei corridoi
ferroviari merci (istituiti con il Reg. 913/2010) sono spesso dei porti, risulta dirimente, ai fini di un
rapido collegamento fra la linea ferroviaria e l’infrastruttura portuale, per migliorare la
competitività dei porti italiani, la realizzazione del cosiddetto “ultimo miglio”. A causa delle
inefficienze del settore, le nostre imprese pagano, infatti, un extra costo della logistica superiore
dell’11% rispetto alla media europea. Oltre al miglioramento dei collegamenti l’obiettivo generale
è quello della sostenibilità ambientale, riducendo le emissioni legate alla movimentazione delle
merci, accompagnando la trasformazione green del sistema portuale.
Pertanto, la seconda componente –Intermodalità e logistica integrata – attiene al
miglioramento della competitività, capacità e produttività dei porti in chiave green:
– considerando i porti non solo punti di transito, ma integratori del sistema mare-terra;
– proponendo un’offerta logistica efficace ed affidabile per i trasporti inland da/per le
destinazioni finali
– creando una massa critica che consenta economie di scala ed efficienze in termini
ambientali, e sviluppando i traffici verso l’area geograficamente a Nord delle Alpi
– realizzando una serie di interventi sistemici, l’accessibilità portuale e dei collegamenti
ferroviari e stradali con i porti (ultimo miglio);
– migliorando la situazione ambientale e la riduzione delle emissioni climalteranti dei porti
(riducendo le emissioni inquinanti da combustibili fossili sia degli edifici, che degli impianti,
che dei mezzi di servizio sia terrestri che navali).
Progetto integrato Porti d’Italia
I progetti di questa componente riguardano interventi su porti e intermodalità collegati alle
grandi linee di comunicazione europea.
Il fenomeno del gigantismo navale ha richiesto negli ultimi anni l’adeguamento dei nostri scali
alle mutate condizioni delle flotte marittime che prevedono navigli sempre più grandi.
I porti maggiori interessati dall’intervento (Genova e Trieste) rappresentano snodi strategici
per l’Italia e per l’Europa nei traffici da e per vicino-medio-estremo Oriente.
Tra i principali investimenti necessari, la realizzazione della nuova diga foranea di Genova,
opera necessaria per consentire la navigazione a doppio senso e un bacino di evoluzione adeguato
per le grandi navi operanti oggi nel porto ligure, e il progetto Adrigateway per lo sviluppo della
parte terminalistica e dei collegamenti retroportuali per un efficace instradamento delle merci
verso i mercati del Nord.
107
Il sistema portuale italiano si svilupperà efficacemente al nord per i traffici oceanici e al sud
per lo sviluppo dei traffici intermediterranei, aumentandone dinamicità, competitività, in un’ottica
di riduzione delle emissioni clima alteranti.
Gli interventi su porti e intermodalità per le linee di comunicazione nazionali riguardano lo
sviluppo dei porti del Sud anche a fini turistici. Occorre valorizzare i Porti del Sud anche attraverso
efficaci collegamenti con le linee ferroviarie veloci e stimolando le filiere logistiche territoriali con
particolare riferimento alla intermodalità delle merci in una dimensione green che consenta la
riduzione delle emissioni climalteranti.
Tale rafforzamento permetterebbe ai porti del Sud di svolgere un ruolo più rilevante nei
traffici intra mediterranei, resistendo maggiormente alla concorrenza dei porti del Nord Africa. A
tal fine è indispensabile valorizzare il ruolo delle Zone Economiche Speciali (ZES) vicino alle aree
portuali nel Sud, con l’obiettivo di attrarre investimenti produttivi, grazie alla semplificazione
amministrativa e all’applicazione di una legislazione economica agevolata.
Contestualmente vanno previsti interventi per lo sviluppo dei porti minori del Sud anche in
chiave turistica per la navigazione da diporto. Lo sfruttamento turistico del Mezzogiorno è infatti
una delle ricchezze che l’Italia deve sfruttare maggiormente, e si lega ad una maggiore accessibilità
delle coste delle regioni meridionali anche dal lato marittimo.
Quanto agli Interventi “Green Ports” sono integrati con i progetti di elettrificazione delle
banchine “Cold ironing”, essendo tutti volti alla sostenibilità ambientale.
L’elettrificazione delle banchine portuali si configura come un intervento strategico al fine
ridurre l’impatto inquinanti dei generatori delle navi ormeggiate in porto, attualmente tenuti
accessi durante le operazioni di carico e sbarco in banchina, riducendo significativamente l’impatto
dei navigli sul ecosistema marittimo e ambientale.
Digitalizzazione dei sistemi logistici del Paese, inclusi aeroporti
La digitalizzazione sistemi logistici, inclusi aeroporti costituiscono un ottimo impulso verso la
digitalizzazione avanzata a condizione che si rispettino le scadenze di realizzazione.
È evidente la necessità di concepire le infrastrutture logistiche come un unicum di nodi e reti,
adeguatamente interconnesse che consentano una movimentazione dei carichi quanto più
possibile fluida e priva di “colli di bottiglia”.
Un rilancio dalla logistica passa attraverso concetti innovativi possibili solo attraverso una
digitalizzazione a tutto campo per garantire:
– procedimenti “just in sequence”: combinando le due grandi variabili della logistica, il
tempo e lo spazio.
– “industrializzazione” della catena di trasporto tra i aeroporti, porti marittimi, i dry ports;
– “modularità” e standardizzazione necessaria per gestire grandi numeri di TEU sbarcati nei
porti.
108
La rivoluzione digitale e l’aumento di produttività ad esso correlati sono possibili solo
attraverso un investimento significativo per portare banda larga e 5G nei nodi principali della
catena logistica. L’intervento è pertanto trasversalmente collegato con la Missione digitalizzazione
M1C2 che contiene interventi destinati alla diffusione della Banda larga e dei 5 Giga sulle aree
bianche e grigie del territorio territorio.
Conclusioni e impatti trasversali
Gli effetti principali di questo gruppo di interventi interessano: a)sul fronte rivoluzione verde
la riduzione delle emissioni climalteranti legata alle modificazioni nel funzionamento strutturale
dei porti; b) sul fronte ripresa e resilienza del sistema economico impatti positivi in termini di
sviluppo di nuove aree e settori produttivi legati all’attività del retroporto e all’incremento dei
traffici commerciali, con conseguenti elevati effetti in termini di crescita occupazionale; un
aumento dei traffici consente infatti ricadute economiche non solo nell’ambito delle città portuali,
ma anche del lavoro indotto dalla catena logistica e nei terminal interni con lavorazioni di migliore
qualità.
RIFORME
Semplificazione dei procedimenti per l’aggiornamento della pianificazione portuale
sia a livello strategico con il Documento di pianificazione strategica di sistema (DPSS) che
a livello di Piano Regolatorio Portuale (PRP).
Dare attuazione alla riforma del 1994, che prevede l’emanazione di un
Regolamento sulle concessioni, che stabilisca le condizioni per un affidamento
competitivo delle concessioni nei porti.
Realizzazione di un apposito portale a servizio dello Sportello Unico Doganale, che
permetterà l’interoperabilità con le banche dati nazionali ed il coordinamento da parte
della dogana delle attività di controllo.
Approvazione di procedure semplificate per la realizzazione delle infrastrutture di
trasporto di energia finalizzate alla fornitura di energia elettrica da terra alle navi nella
fase di ormeggio.
Rendere i port community system (PCS) delle singole Autorità di Sistema Portuale
compatibili fra loro e con la piattaforma strategica di livello nazionale UIRNET.
Semplificazione delle procedure della logistica e della digitalizzazione dei
documenti, con particolare riferimento all’adozione della CMR elettronica, alla
spedizioni merci, alla individuazione dei laboratori di analisi accreditati
Tabella delle risorse della componente
109
Investimento
Risorse (€/mld)
Im
patto
Green
Imp
atto
Digi
tal
In
essere
n
uovi
tot
ale
Progetto integrato Porti d’Italia
0,
48
2
,84
3,
32
40
%
Porti e intermodalità collegati alle grandi linee
di comunicazione europea e nazionali e per lo
sviluppo dei porti del Sud
0,
48
1
,62
2,
10
Green ports e cold ironing
1
,22
1,
22
Digitalizzazione aeroporti e sistemi logistici
0
,36
0,
36
10
0%
Digitalizzazione dei sistemi logistici del Paese,
inclusi aeroporti
0
,36
0,
36
TOTALE
0,
48
3
,20
3,
68
Descrizione sintetica degli interventi
Progetto integrato Porti d’Italia
1.Porti e intermodalità collegati alle grandi linee di comunicazione europea e nazionali e per lo
sviluppo dei porti del Sud
Sviluppo del porto di Genova: è prevista la realizzazione di una nuova diga foranea che consentirà
l’accesso delle navi di nuova generazione, l’adeguata protezione dei bacini interni e l’innalzamento
dei livelli di sicurezza delle manovre di ingresso e di evoluzione.
Sviluppo del porto di Trieste: è prevista la realizzazione del progetto Adriagateway
di potenziamento complessivo del sistema logistico del Porto di Trieste sia con riferimento alla
parte terminalistica che a quella dei collegamenti ferroviari.
Linee di intervento in coerenza con la pianificazione strategica Italia Veloce:
– Ultimo miglio ferroviario e stradale (Porti di Venezia, Ancona, Civitavecchia, Napoli, Salerno);
– Resilienza Infrastrutture a cambiamenti climatici (Porti di Palermo, Salerno, Manfredonia,
Catania e Venezia);
– Accessibilità Marittima (Porti di Vado Ligure, Civitavecchia,Taranto, Marina di Carrara, Napoli
e Salerno e Brindisi);
110
– Aumento Capacità Portuale (Porti di Ravenna, Cagliari, La Spezia, Napoli, Trapani e Venezia);
– Efficientamento energetico e ambientale: porti dello Stretto di Messina.
2. Altri interventi di sostenibilità ambientale dei porti “Green Ports” e elettrificazione banchine
“Cold ironing”
Il progetto Green Port si concentra sulle nove Autorità di Sistema Portuale nel Centro-Nord, non
coperte dal PON Infrastrutture e Reti (Mar Ligure Occidentale, Mar Ligure Orientale, Mar Tirreno
Settentrionale, Mar Tirreno Centro Settentrionale, Mare di Sardegna, Mar Adriatico Centrale, Mar
Adriatico Centro-Settentrionale, Mar Adriatico Orientale, Mar Adriatico Settentrionale).
Si finanzieranno interventi di:
– riduzione dei consumi energetici legati alle attività di movimentazione merci e agli edifici
portuali, con particolare attenzione ai sistemi di illuminazione e sostituzione di impianti non
efficienti dal punto di vista energetico;
– efficientamento, produzione di energia da fonti rinnovabili e monitoraggio ambientale delle
aree portuali.
Il progetto cold ironing prevede l’elettrificazione delle banchine, in linea con la direttiva 2014/94
UE, per ridurre al minimo la dipendenza dal petrolio e attenuare l’impatto ambientale nel settore
dei trasporti. L’investimento proposto si focalizzerebbe su 41 porti, di cui 39 della rete TEN-T.
Digitalizzazione dei sistemi logistici del Paese, inclusi aeroporti
Il progetto di Digitalizzazione della catena logistica prevede la creazione di piattaforme di dialogo
e interlocuzione con i clienti per la gestione/monitoraggio/tracciamento e lo scambio bidirezionale
per le singole spedizioni nelle diverse modalità; la dotazione di sistemi di intelligenza artificiale per
pianificare, programmare ottimizzare i carichi, la digitalizzazione integrale dei documenti di
trasporto.
Il Progetto Digital Innovation dei sistemi aeroportuali prevede l’implementazione, su alcuni
aeroporti, di un sistema Air Traffic Management di nuova generazione che consente la completa
digitalizzazione delle operazioni e aumentando la sicurezza delle infrastrutture informatiche (117
mln).
111
MISSIONE 4 – ISTRUZIONE E RICERCA
Obiettivi generali della missione
• Colmare il deficit di competenze che limita il potenziale di crescita del nostro Paese
e la sua capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali
• Migliorare i percorsi scolastici e universitari degli studenti; agevolarne le condizioni
di accesso per accrescere l’incentivo delle famiglie a investire nell’acquisizione di
competenze avanzate da parte dei giovani
• Rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con il mondo delle imprese e delle
istituzioni
Risorse impiegate nella Missione
Componente 1: “Potenziamento delle competenze e diritto allo studio” …….. 16,72
Componente 2: “Dalla Ricerca all’impresa” ……………………………………………. 11,77
Totale ………………………………………………………………………………………………… 28,5
La missione “Istruzione e ricerca” ruota attorno ai seguenti assi portanti:
• l’ampliamento delle competenze acquisite nelle scuole, nelle università e nelle istituzioni di
Alta Formazione Artistica e Musicale da parte di giovani, di lavoratori e ampie fasce di
popolazione attiva;
• il potenziamento della ricerca di base e delle grandi infrastrutture di ricerca, fondamentali nelle
aree di frontiera e per il trasferimento tecnologico, il miglioramento dell’interazione tra mondo
della ricerca e mondo produttivo, nonché della propensione all’innovazione delle imprese,
soprattutto delle PMI, e la loro partecipazione a progetti e filiere strategiche. Per questa via si
sostengono anche la domanda e l’adeguato impiego di competenze avanzate nel nostro
sistema produttivo;
• l’internazionalizzazione della formazione superiore e della ricerca attraverso la promozione
della mobilità di docenti e ricercatori, sia verso l’estero che verso l’Italia, per contribuire ai
principali processi internazionali di ricerca e formazione di nuove competenze, nei principali
ambiti strategici per il futuro;
• il supporto alla ricerca condotta dai giovani talenti, con finanziamenti ad essi dedicati,
seguendo il modello d’eccellenza degli ERC grant europei.
Per accompagnare queste azioni sarà fondamentale un’attenzione specifica alle disparità
regionali, e riqualificare la forza lavoro per farla attivamente contribuire all’attuazione delle
transizioni gemelle.
Le linee di azione della missione saranno accompagnate da una serie di riforme volte a
rimuovere i possibili ostacoli alla efficiente attuazione delle varie iniziative di investimento e a
rafforzarne la ricaduta attesa sul diffuso ampliamento delle competenze, sull’aumento degli
112
investimenti in ricerca e sviluppo da parte del settore pubblico e di quello privato, sul fluido e
tempestivo trasferimento dei risultati della ricerca di base al mondo produttivo
La missione si concretizza in 2 componenti per quanto riguarda gli investimenti:
Ø Potenziamento delle competenze e diritto allo studio
Ø Dalla ricerca all’impresa
Per quanto riguarda gli investimenti in cui si concretizzano le due componenti della missione
Istruzione e ricerca, questi sono distribuiti su 24 progetti per un ammontare complessivo di risorse
pari a 26,1 miliardi di euro.
Contributo della missione alla riduzione dei divari di genere, territoriali e generazionali
Il lavoro di cura deve essere una questione di rilevanza pubblica mentre oggi nel nostro Paese
è lasciato sulle spalle delle famiglie e distribuito in modo diseguale fra i generi. Su questo principio
si fonda una delle più rilevanti azioni a sostegno della parità di genere contenuta in questa
missione.
Il potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia, delle scuole per l’infanzia e
del tempo scuola fornisce un concreto supporto a una piena libertà di scelta ed espressione della
personalità da parte delle donne e contribuisce ad aumentare l’occupazione femminile. A questo
obiettivo concorrono le misure previste nel campo dell’istruzione, in particolare quelle che
favoriscono l’accesso da parte delle donne all’acquisizione di competenze STEM.
Questa missione ha un impatto diretto particolarmente rilevante sulle nuove generazioni
dato che tutti i suoi obiettivi, dal contrasto all’abbandono scolastico alla digitalizzazione della
didattica, dai percorsi professionalizzanti al potenziamento della ricerca, sono rivolti innanzitutto
a dare ai giovani gli strumenti necessari per una partecipazione attiva alla vita sociale, culturale ed
economica del Paese, fornendo al contempo quel bagaglio di competenze ed abilità che sono
indispensabili per affrontare i processi di trasformazione del nostro vivere indotti dalla
digitalizzazione e dalla transizione ecologica.
Istruzione e ricerca 28,5
Potenziamento delle competenze
e diritto allo studio
16,72
Dalla ricerca all’impresa
11,77
113
I progetti relativi ad asili, lotta all’abbandono scolastico e contrasto alla povertà educativa, ed
efficientamento delle scuole avranno un forte impatto in termini di riduzione dei divari territoriali
aggredendo uno dei fattori strutturali di ritardo in alcune regioni. Inoltre la promozione di nuovi
centri di eccellenza ricerca al Sud – integrati in ecosistemi dell’innovazione a livello locale –
favoriranno anche il trasferimento tecnologico e l’impiego di risorse qualificate.
Come per tutte le altre missioni il monitoraggio e la valutazione degli effetti su queste tre
dimensioni orizzontali avverranno a livello sia di singoli progetti sia di risultati complessivi attesi.
114
POTENZIAMENTO DELLE COMPETENZE E DIRITTO ALLO STUDIO
Obiettivi della componente
• Aumentare l’offerta di asili nido e servizi per l’infanzia e favorirne una distribuzione
equilibrata sul territorio nazionale
• Ampliare le opportunità di accesso all’istruzione e contrastare l’abbandono
scolastico e la povertà educativa
• Migliorare i risultati e i rendimenti del sistema scolastico
• Potenziare la formazione e il reclutamento del personale docente
• Potenziare la didattica in particolare in discipline STEM, linguistiche e digitali anche
attraverso una maggiore autonomia scolastica
• Istituire un Fondo per la riduzione dei gap dell’istruzione e per facilitare la diffusione
del tempo pieno su tutto il territorio nazionale
• Rafforzare la formazione professionale secondaria e universitaria, l’apprendistato
professionalizzante e gli investimenti in formazione terziaria
• Ridurre lo squilibrio di competenze tra domanda e offerta di lavoro
Descrizione sintetica della componente
Secondo il Programme for International Student Assessment (PISA), gli studenti italiani di 15
anni si collocano al di sotto della media OCSE in lettura, matematica e scienze, con ampie differenze
territoriali che documentano risultati migliori della media OCSE al Nord e molto inferiori al Sud.
Analoghe evidenze – come riportato nella Figura II 4.1 – si hanno per gli italiani adulti, per i
quali il programma di valutazione internazionale delle competenze degli adulti (PIAAC) indica un
peggioramento costante dei risultati rispetto alla media OCSE.
La componente persegue l’obiettivo di potenziare le competenze di base nella scuola
secondaria di I e II grado, con interventi capaci di ridurre il tasso di abbandono scolastico (14,5%
nel 2018 rispetto alla media UE del 10,6%) e di ridurre i divari territoriali. Gli interventi terranno
conto delle esperienze maturate in passato. L’INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del
sistema educativo di istruzione e di formazione), a seguito di un’azione informativa e formativa
rivolta a tutte le scuole del Mezzogiorno conclusa nel 2019, ha rilevato che la formazione dei
docenti ha ricadute positive non solo sulle competenze e le metodologie di insegnamento, ma
anche sulla motivazione degli studenti e sui loro risultati scolastici nelle discipline di base. Inoltre,
la collaborazione delle istituzioni scolastiche con il terzo settore ha dato prova di garantire
un’inclusione ampiamente intesa, caratterizzata dal recupero della socialità e dall’attenzione ad
aspetti motivazionali, metacognitivi e legati alle soft skills, che hanno un peso determinante per il
successo formativo e la prevenzione della dispersione scolastica.
115
FIGURA II.4.1: IL LIVELLO DELLE CONOSCENZE BASE SIA TRA GLI SCOLARI SIA NELLA POPOLAZIONE ADULTA MOSTRA UN FORTE RITARDO
RISPETTO ALLA MEDIA OCSE
I risultati sull’apprendimento scolare misurati dai test
“PISA” dell’OCSE evidenziano un ritardo dell’Italia …
… un ritardo che dipende soprattutto dal forte divario tra
nord e sud del Paese in termini di risultati educativi.
Risultati dei test PIACC (2013-16) per classe d’età
Fonte: OCSE.
Ulteriore e sinergico obiettivo è aumentare la percentuale di popolazione di età compresa tra
i 25 e i 34 anni in possesso di un titolo di studio di livello terziario (28% rispetto al 44% di media nei
paesi dell’OCSE). A tal fine si incrementerà l’investimento pubblico in istruzione terziaria,
prevedendo efficaci azioni di orientamento degli studenti verso i più adeguati percorsi universitari,
in modo da ridurne anche l’abbandono precoce, l’ampliamento del numero delle borse di studio a
favore degli studenti meritevoli e meno abbienti e del numero di alloggi per studenti, il
rafforzamento delle agevolazioni per la frequenza di corsi universitari. Si aggiungono da un lato il
potenziamento dei programmi professionali di livello secondario e terziario che consentono un
migliore inserimento nel mondo produttivo, colmando un importante deficit di offerta formativa
nei confronti dei nostri principali partner europei, dall’altro lato l’ampliamento del numero di
ricercatori, a sostegno sia dello sviluppo della formazione superiore, sia della ricerca di base.
Parallelamente, in coerenza con quanto quanto previsto nella missione 2 in tema di
efficientamento energetico degli edifici scolastici, si realizzeranno interventi di ammodernamento
e di cablatura delle scuole.
116
Per realizzare tali obiettivi, oltre alle iniziative di riforma sopra citate, sono previste tre linee
d’azione, con rispettivi investimenti riforme.
Accesso all’istruzione e riduzione dei divari territoriali
La scuola determina il futuro del Paese, preparando i più giovani alla vita, al loro inserimento nella
società e offrendo loro prospettive e scelte di lavoro. Rappresenta il primo strumento per
l’integrazione, la pari opportunità sociale e migliori prospettive di vita professionale. È la base su
cui si poggiano la creazione della comunità nazionale e la coesione sociale garantendo lo sviluppo
del Paese e la sua crescita di lungo periodo. Per questo la scuola e l’istruzione sono uno dei cardini
del Piano di Rilancio. Questa linea di azione agisce per rafforzare l’accesso all’istruzione a tutti,
prescindendo dalle possibilità economiche garantendo pari opportunità ai giovani su tutto il
territorio e riducendo la povertà educativa; per aumentare il “tempo-scuola”, incrementando lo
spazio per l’offerta formativa e contemporaneamente aiutando la conciliazione dei tempi di vita e
lavoro delle famiglie e specialmente delle donne. Questo avviene anche attraverso il
potenziamento delle scuole materne (3-6 anni) e classi “primavera” (dai 2 anni). Il Piano asili nido
e servizi per l’infanzia viene inserito all’interno di questa Missione e portato a 3,6 mld di euro (80%
di copertura del fabbisogno), a fronte di un target minimo del 33%, invertendo in questo modo la
posizione dell’Italia da paese sotto la media a paese sopra la media europea. Queste ultime azioni
producono effetti positivi immediati sul mercato del lavoro, anticipando una dinamica che, via
capitale umano, tipicamente si possono avere solamente nel medio-lungo termine.
Competenze STEM e multilinguismo
Le azioni sono volte a colmare il deficit di competenze che limita il potenziale di crescita del nostro
Paese e la sua capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali. Si agisce sul
potenziamento della didattica e su qualità e diritto allo studio. Formare il futuro è un lavoro
difficilissimo con alte responsabilità che deve essere accompagnato e valorizzato nel tempo. Si
deve quindi costruire una carriera docente dando l’opportunità ai docenti più dinamici e capaci di
assumere responsabilità all’interno della scuola, accompagnata alla possibilità di crescere in ruolo.
Potranno avere funzioni di coordinamento, progettazione o formazione dei loro colleghi e per le
loro mansioni aggiuntive e per la qualifica raggiunta avranno una retribuzione mensile maggiore. I
migliori docenti del Paese potranno dedicare alcuni anni a inizio o fine carriera all’insegnamento in
scuole svantaggiate. Si incoraggerà la mobilità dei docenti (e la loro permanenza) presso aree
svantaggiate o scuole con particolari criticità socio-economiche; sarà premiato il miglioramento
delle scuole rispetto ai parametri più critici (inclusi gli apprendimenti certificati da test INVALSI). Si
sostiene l’autonomia scolastica valorizzando docenti e dirigenti e il ruolo attivo di studenti e
genitori nella vita scolastica e nella progettazione dei piani di offerta formativa. Il Progetto Scuola
4.0 attraverso un massiccio intervento di innovazione e digitalizzazione delle strutture scolastiche
(es. cablaggio, nuove aule e laboratori) darà una importante spinta agli investimenti e avrà un ruolo
abilitante su molti interventi del cluster, contribuendo a renderli più efficaci.
Istruzione professionalizzante e ITS
La seconda grande area di intervento riguarda lo “skill mismatch” tra educazione e mondo del
lavoro. Si agisce quindi attraverso l’ampliamento delle competenze nelle scuole, nelle università e
117
presso le aziende e i lavoratori. Si potenzia l’offerta formativa, in particolare in discipline abilitanti
4.0, e correlate alla vocazione produttiva del territorio di riferimento. Si investe
nell’ammodernamento tecnologico e della dimensione strutturale degli istituti tecnici superiori,
anche attraverso l’istituzione di forme di collaborazione congiunta (es. laboratori) pubblico-privati.
Verranno introdotti i moduli di orientamento nelle scuole secondarie di secondo grado. In ambito
universitario si darà una maggiore incidenza ai crediti formativi in materia digitale e ambientale,
istituendo anche nuovi dottorati di ricerca negli stessi ambiti e su programmi specifici per il mondo
produttivo. Si riformano i percorsi di dottorato, con semplificazione delle procedure di
accreditamento per potenziare i programmi in collaborazione con aziende ed i programmi
internazionali e con atenei ed istituzioni straniere. Il dottorato viene arricchito con dei moduli
dedicati allo sviluppo di idee imprenditoriali e alla valorizzazione economica delle tecnologie e
dell’innovazione. Parimenti si agisce sui corsi di laurea professionalizzanti, per renderli più flessibili
rispetto alle esigenze poste dalle imprese e adeguati allo scenario internazionale della formazione
terziaria. Si potenziano gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) con l’obiettivo di decuplicarne in 5 anni gli
studenti e creando una maggiore osmosi fra ITS e percorsi universitari. Si apriranno percorsi di
formazione terziaria professionalizzante per i “drop out” universitari e consentendo il
riconoscimento di crediti universitari ai diplomati degli ITS. Fondamentale sarà assicurare la
coerenza di questi interventi con la Missione 5 per dare una spinta al sistema duale e
all’apprendistato per rimettere al lavoro i più vulnerabili attraverso il contratto di apprendistato
formativo. Infine, si vogliono migliorare i percorsi scolastici e universitari degli studenti rafforzando
i sistemi di ricerca e l’interazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni nonché della Cultura
4.0.
Box – riforme componente
• Riforma del sistema di reclutamento dei docenti. La riforma integra le procedure concorsuali
con una modalità innovativa di un anno di formazione e di prova, superata la quale si intende
effettivamente vinto il concorso per docente. Tale percorso consente di selezionare i nuovi
docenti non solo in base al livello di conoscenza, ma anche in riferimento alle metodologie
didattiche acquisite e alle capacità di relazionarsi con la comunità educante.
• Scuola di alta formazione (Università – Indire) e Formazione in servizio obbligatoria per
dirigenti scolastici, docenti e personale ATA. Introduzione di moduli di formazione continua di
dirigenti, docenti e personale ATA (life-long learning), con sistema di crediti e obbligatorietà
della frequenza. La riforma introduce una sistema di formazione di qualità per tutto il personale
della scuola (dirigenti, docenti e personale ATA) correlato con il sistema di sviluppo
professionale continuo e di carriera; la norma introduce altresì l’obbligatorietà della formazione
in servizio e istituisce una scuola di alta formazione dedicata a tutto il personale scolastico. La
riforma confluisce nell’investimento Didattica digitale integrata e formazione continua del
personale scolastico
• STEM e competenze digitali nei gradi di istruzione. La riforma consiste nell’integrazione, nelle
discipline curriculari, di attività, metodologie e contenuti correlati a sviluppare e rafforzare le
competenze STEM e di digitalizzazione e innovazione, in tutti i gradi d’istruzione, a partire dall’
infanzia e primaria alla secondaria di I e II grado, in ottica di piena interdisciplinarità, avendo
118
cura di garantire pari opportunità di accesso alle carriere scientifiche, tecnologiche,
ingegneristiche e matematiche.
• Riforma del sistema di istruzione terziaria professionalizzante ITS. La riforma rafforza il
sistema degli ITS attraverso l’estensione del modello organizzativo e didattico in altri contesti
formativi (potenziamento dell’offerta formativa, introduzione di premialità e ampliamento dei
percorsi per lo sviluppo di competenze tecnologiche abilitanti – Impresa 4.0), il posizionamento
degli ITS nel sistema ordinamentale dell’Istruzione Terziaria Professionalizzante e il riequilibrio
qualità della connessione con il tessuto imprenditoriale nei territori.
• Riforma degli istituti tecnici e professionali. La riforma mira a adeguare i programmi di
formazione degli istituti tecnici e professionali alle esigenze del mondo della produzione e della
situazione socio-economica dei singoli territori. In particolare, essa orienta gli Istituti tecnici e
Istituti professionali verso l’innovazione prodotta dal piano industria 4.0 oltre che alla profonda
innovazione digitale in atto in tutti i settori del mercato del lavoro.
• Riforma del sistema di Orientamento. L’intervento normativo introduce moduli di
orientamento – non inferiori a 30 ore annue – nelle scuole secondarie di secondo grado e in
riferimento alle classi iv e v., al fine di incentivare l’innalzamento dei livelli di istruzione. Inoltre,
intende realizzare una piattaforma digitale di orientamento relativa alla offerta formativa
terziaria universitaria e ITS facilmente accessibile da parte dei giovani.
• Lauree abilitanti. La riforma prevede la semplificazione delle procedure per l’abilitazione
all’esercizio delle professioni, rendendo l’esame di laurea coincidente con l’esame di stato, con
ciò rendendo semplificando e velocizzando l’accesso al mondo del lavoro da parte dei laureati
• Classi di laurea. La riforma prevede l’aggiornamento della disciplina per la costruzione degli
ordinamenti didattici dei corsi di laurea. L’obiettivo consiste in una rimozione dei vincoli nella
definizione dei crediti formativi da assegnare ai diversi ambiti disciplinari, in modo da consentire
la costruzione di ordinamenti didattici che consentano il rafforzamento di competenze
multidisciplinari, sulle tecnologie digitali ed in campo ambientale oltre alla costruzione di softskills.
La riforma inoltre amplierà le classi di laurea professionalizzanti.
• Riforma dei Dottorati. La riforma prevede l’aggiornamento della disciplina dei dottorati,
semplificando le procedure per il coinvolgimento di imprese, centri di ricerca nei percorsi di
dottorato, per rafforzare le misure dedicate alla costruzione di percorsi di dottorato non
finalizzati alla carriera accademica
• Innovazione del quadro normativo legato all’edilizia universitaria, all’offerta di residenze per
studenti e all’erogazione di borse di studio.
119
Tabella delle risorse della componente: potenziamento delle competenze e diritto allo
studio
M4C1 –
Potenziamento delle
competenze e diritto
allo studio
Risorse (€/mld)
In
essere (a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Accesso
all’istruzione e
riduzione dei divari
territoriali
1,60 7,40 9,00 0,45 9,45
Alloggi per
studenti
– 1,00 1,00 – 1,00
Borse di studio e
accesso gratuito
all’università
– 0,90 0,90 0,45 1,35
Fondo Tempo
pieno Scuola
– 1,00 1,00 – 1,00
Riduzione dei
divari territoriali nelle
competenze e
contrasto
all’abbandono
scolastico
– 1,50 1,50 – 1,50
Piano Asili Nido e
servizi integrati
1,60 2,00 3,60 – 3,60
Potenziamento
scuole dell’infanzia (3-6
anni) e sezioni
“primavera”
– 1,00 1,00 – 1,00
Competenze
STEM e multilinguismo
1,39 2,73 4,12 0,90 5,02
Didattica digitale
integrata e formazione
continua del personale
scolastico
0,39 0,03 0,42 – 0,42
Competenze
STEM e multilinguismo
– 1,10 1,10 – 1,10
120
per professori e
studenti
Scuola 4.0: scuole
innovative, cablaggio,
nuove aule didattiche e
laboratori
1,00 1,10 2,10 0,90 3,00
Didattica e
competenze
universitarie avanzate
– 0,50 0,50 – 0,50
Istruzione
professionalizzante e
ITS
– 2,25 2,25 – 2,25
Sviluppo e riforma
degli ITS
– 1,50 1,50 – 1,50
Formazione
professionalizzante e
collaborazione
università – territori
– 0,50 0,50 – 0,50
Orientamento
attivo nella transizione
scuola-università
– 0,25 0,25 – 0,25
TOTALE 2,99 12,38 15,37 1,35 16,72
121
Descrizione sintetica degli interventi
Potenziamento delle competenze e diritto allo studio
1. Alloggi per studenti
Descrizione
Il progetto prevede investimenti per il potenziamento dei servizi abitativi destinati agli studenti
fuori sede al fine di migliorare le condizioni di accessibilità, agendo sulle barriere legate alla
condizione reddituale con meccanismi di elegibilità basati sull’ISEE della famiglia di origine.
L’iniziativa prevede l’utilizzo di meccanismi di leva finanziaria con un conseguente, contenuto,
risparmio di risorse o, in alternativa, la possibilità di soddisfare una maggiore domanda di alloggi a
parità di risorse impegnate. È possibile finanziare interventi infrastrutturali proposti dalle città
metropolitane di riqualificazione di edifici pubblici degradati e inutilizzati per destinarli ad alloggi
per studenti a canoni ridotti finalizzati alle spese di gestione e manutenzione.
2. Borse di studio e accesso gratuito all’università
Descrizione
Finanziare l’aumento del numero di borse di studio universitarie e riformare il sistema di esenzione
dalle tasse scolastiche a favore di studenti meritevoli e bisognosi. Con questo progetto si persegue
l’integrazione delle politiche di contribuzione con quelle per il sostegno allo studio attraverso:
• l’estensione della no-tax area a studenti provenienti da famiglie con ISEE inferiore ai
23.500 €;
• incremento delle borse di studio di 700€;
• finanziamento delle borse per una quota più ampia di iscritti
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 660 milioni dagli stanziamenti della
Legge di Bilancio.
3. Fondo Tempo pieno Scuola
Descrizione
Si aumenterà il “tempo-scuola” incrementando lo spazio per l’offerta formativa e
contemporaneamente aiutando la conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle famiglie e
specialmente delle donne. Questo avverrà anche attraverso il potenziamento delle scuole materne
(3-6 anni) e classi “primavera” (dai 2 anni).
L’intervento è finanziato con 1 miliardo di euro, sono inoltre previsti 300 milioni per interventi
all’interno dei progetti PON.
122
4. Riduzione dei divari territoriali nelle competenze e contrasto all’abbandono scolastico
Descrizione
Piano per il potenziamento delle “Competenze di base”, che pone particolare attenzione alle scuole
che hanno registrato maggiori difficoltà in termini di rendimento scolastico – differenziando quindi
gli interventi in relazione ai bisogni degli studenti. Oltre all’intervento di supporto del dirigente
scolastico con tutor esterni, nei casi più critici vi sarà la disponibilità di organico potenziato di
almeno un’unità per disciplina (Italiano, Matematica e Inglese) e per almeno un biennio. Sono
previste azioni di tutoraggio e di formazione per i docenti. Un unico portale nazionale per la
formazione online supporterà il piano.
Il progetto include altresì un investimento rivolto al contrasto alla dispersione scolastica attraverso
tutoraggio, consulenza e orientamento attivo e vocazionale che prevengano l’abbandono
prematuro degli studi nel periodo della scuola secondaria e consentano di ridurre il fenomeno
dell’abbandono scolastico ai parametri europei della strategia ET2020 (fascia di età 18-24).
Il progetto mira anche a favorire l’inclusione sociale ed in particolare garantire DDI (Didattica
digitale integrata) a soggetti con disabilità sensoriali e/o intellettive o in territori svantaggiati.
L’intervento è finanziato con 1,5 miliardi di euro, sono inoltre previsti 750 milioni per interventi
all’interno dei progetti PON e 240 milioni di stanziamenti della Legge di Bilancio.
5. Piano Asili Nido e servizi integrati
Descrizione
L’obiettivo dell’investimento è superare il target fissato dal Consiglio europeo di Barcellona del
2002, relativo al raggiungimento di un’offerta minima al 33% per i servizi per la prima infanzia, e
conseguentemente raggiungere un’offerta media nazionale pari al 83%, con la creazione di circa
622.500 nuovi posti entro il 2026. Il raggiungimento di tale obiettivo permetterebbe all’Italia,
dall’attuale offerta pari al 25,5%, di superare la media europea (35,1%) e collocandosi ben oltre il
livello di altri Stati membri come la Spagna (50,5%) e la Francia (50%).
Ai fini dell’implementazione complessiva del progetto, si procederà all’emanazione di atti per
l’aumento delle risorse disponibili del Fondo asili nido e scuole dell’infanzia, istituito presso il
Ministero dell’interno dalla legge di bilancio per il 2020 (art. 1, comma 59, legge n. 160/2019), al
fine di prevedere un finanziamento aggiuntivo e specifico per la riconversione o costruzione di
nuovi servizi per la prima infanzia. A questo seguiranno gli atti necessari a definire le modalità e le
procedure di presentazione delle richieste di contributo, i criteri di riparto e le modalità di utilizzo
delle risorse, di monitoraggio, i criteri di ammissibilità e valutazione (decreto ministeriale e avviso
pubblico) per la selezione dei progetti ricevuti da parte dei Comuni, soggetti beneficiari.
In seguito alla pubblicazione della graduatoria degli ammessi a finanziamento, i beneficiari
attiveranno le loro procedure per la sottoscrizione delle convenzioni e l’avvio dei lavori di
riconversione e costruzione necessari alla creazione di circa 622,5 mila posti aggiuntivi nei servizi
per la prima infanzia, per il conseguimento a oggi del 83% di offerta a copertura del fabbisogno.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 300 milioni dagli stanziamenti della
Legge di Bilancio.
123
6. Potenziamento scuole dell’infanzia (3-6 anni) e sezioni “primavera”
Descrizione
Investimento per la realizzazione, riqualificazione e messa in sicurezza delle scuole dell’infanzia,
anche attraverso l’innovazione degli ambienti di apprendimento e la sostenibilità ambientale, con
il potenziamento delle sezioni sperimentali Primavera (24-36 mesi) e la costituzione dei poli per
l’infanzia, di cui al decreto legislativo n. 65 del 2017.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 560 milioni dagli stanziamenti della
Legge di Bilancio.
Competenze STEM e multilinguismo
7. Didattica digitale integrata e formazione continua del personale scolastico
Descrizione
Il progetto, collegato alla riforma “scuola di alta formazione” (vedi box riforme della componente,
secondo punto), prevede la realizzazione di un sistema per lo sviluppo professionale continuo di
tutto il personale della scuola (dirigenti, docenti e personale ATA) con interventi mirati in
formazione per 300.000 destinatari, sulla base di una rilevazione dei bisogni di aggiornamento degli
insegnanti e del personale della scuola. Il progetto prevede altresì la realizzazione di un sistema
digitale che documenti le esperienze e la formazione (portfolio delle professionalità “Open
badge”), la realizzazione di un bilancio di competenze e le azioni formative di miglioramento.
Saranno coinvolte nei progetti di formazione, previsti da una pianificazione nazionale, tutte le
8.000 scuole presenti sul territorio italiano. Il sistema digitale sofia.istruzione.it consentirà di
garantire il monitoraggio e la governance nazionale del progetto.
Include la riforma Scuola di alta formazione (Università – Indire) e Formazione in servizio
obbligatoria per dirigenti scolastici, docenti e personale ATA.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 400 milioni dai progetti PON e
140 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
8. Competenze STEM e multilinguismo per professori e studenti
Descrizione
L’intervento consiste nell’integrazione nelle discipline curriculari di attività, metodologie e
contenuti correlati a sviluppare e rafforzare le competenze STEM e di digitalizzazione e
innovazione, in tutti i gradi d’istruzione, a partire dall’infanzia e primaria alla secondaria di I e II
grado, in ottica di piena interdisciplinarità, con particolare attenzione alle pari opportunità e alla
parità di genere nell’approccio metodologico e nell’orientamento alle materie STEM.
124
Il programma di sviluppo/potenziamento delle competenze prevede la collaborazione con il
settore produttivo. Per quanto concerne il rafforzamento delle competenze multilinguistiche,
l’intervento consta di azioni indirizzate agli alunni e ai docenti, con un allargamento dei programmi
di informazione e consulenza relativi a Erasmus +. In particolare, si prevede di attivare:
• corsi curricolari per la scuola dell’infanzia, extracurricolari per la primaria e la secondaria
di primo grado e un periodo di studio all’estero per gli alunni della scuola secondaria di II
grado (attraverso una iniziale erogazione di borse di studio);
• la mobilità in entrata di docenti stranieri;
• corsi di lingua e metodologici per docenti.
Sarà anche realizzato un sistema di monitoraggio digitale delle competenze linguistiche del nostro
Paese anche con la collaborazione dei relativi enti certificatori.
L’intervento è finanziato con 1,1 miliardi di euro, sono inoltre previsti 250 milioni per interventi
all’interno dei progetti PON.
9. Scuola 4.0. scuole innovative, cablaggio, nuove aule didattiche e laboratori
Descrizione
Si investe nell’ammodernamento tecnologico e della dimensione strutturale delle scuole di ogni
ordine ma soprattutto per gli istituti tecnici superiori, anche attraverso l’istituzione di forme di
collaborazione congiunta (es. laboratori) pubblico-privati, necessitano di strutture a tecnologie
adeguate al mercato lavorativo. Anche le dotazioni “smart” saranno integrate nelle scuole di ogni
ordine e grado per ridurre le disparità e i gap di dotazione sul territorio.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 630 milioni dagli stanziamenti della
Legge di Bilancio.
10. Didattica e competenze universitarie avanzate
Descrizione
Il progetto mira a qualificare e innovare, attraverso un insieme di sottomisure, i percorsi
universitari (e dei dottorati), finanziando iniziative in tema di:
o (T1) formazione digitale d’eccellenza, sinergiche tra università e imprese;
o (T2) “cultura dell’innovazione”, potenziando il ruolo delle Scuole Superiori Universitarie;
o (T3) internazionalizzazione
125
Istruzione professionalizzante e ITS
11. Sviluppo e riforma degli ITS
Descrizione
L’investimento è orientato ad incrementare l’offerta formativa degli Istituti Tecnico-Scientifici,
rafforzandone le dotazioni strumentali e logistiche e incrementando la partecipazione delle
imprese nei processi di formazione per una migliore connessione con il tessuto imprenditoriale. E’
inoltre prevista l’attivazione di una piattaforma digitale nazionale che consenta agli studenti di
conoscere le offerte di impiego per chi consegue un titolo di studio professionale.
12. Formazione professionalizzate collaborazione università – territori
Descrizione
Il progetto mira a implementare un programma per la Formazione Superiore Professionale, che
preveda la costruzione di collaborazioni su base regionale con il contributo delle Università e delle
articolazioni locali di associazioni di categoria. Incrementare l’offerta di percorsi di laurea
professionalizzanti è cruciale in questa in questa categoria di formazione superiore si determina in
larga parte il divario del nostro paese rispetto alla media europea in termini di percentuale della
popolazione con titolo di studio terziario rispetto al totale della popolazione con 25-34 anni.
Ogni ambito regionale potrà gestire diverse lauree professionalizzanti in diverse classi, secondo la
vocazione delle imprese del territorio. Le collaborazioni su base regionale potranno prevedere la
partecipazione degli ITS e la creazione di percorsi in sinergia con meccanismi di scambio e di
integrazione dei percorsi formativi
13. Orientamento attivo nella transizione scuola-università
Descrizione
La misura consiste in un programma di investimenti a favore degli studenti al quarto ed al quinto
anno delle scuole superiori, con un risultato atteso di aumento del tasso di transizione tra scuola e
università. Essa è finalizzata a un orientamento attivo e vocazionale verso le opportunità di
formazione universitaria, attraverso corsi brevi erogati da docenti universitari e insegnanti
scolastici che consentano agli studenti di comprendere meglio l’offerta dei percorsi didattici
universitari e di colmare i gap presenti nelle competenze di base che sono richieste. Inoltre,
obiettivo concorrente è anche costruire un programma, integrato con il precedente, che preveda
iniziative di orientamento al quarto ed al quinto anno delle scuole superiori per avvicinare le
ragazze alle opportunità offerte dalle discipline STEM e dalle discipline legate al digitale.
126
DALLA RICERCA ALL’IMPRESA
Obiettivi della componente
• Accrescere la spesa, pubblica e privata, in ricerca e innovazione
• Rafforzare le iniziative IPCEI
• Potenziare i meccanismi di trasferimento tecnologico
• Sostenere l’innovazione
• Favorire una più stretta interazione tra imprese e mondo della ricerca
Descrizione sintetica della componente
La seconda componente “Dalla ricerca all’impresa” mira ad innalzare il potenziale di crescita
del sistema economico, agendo in maniera sistemica sulla leva degli investimenti in R&S, tenendo
conto dei divari territoriali e della tipicità delle imprese. Le ricadute attese si sostanziano in un
aumento del volume della spesa e in un più efficace livello di collaborazione tra la base scientifica
pubblica e il mondo imprenditoriale.
Sul primo fronte, l’Italia rimane, infatti, ancora distante dalle performance di altri Paesi
facendo registrare una intensità delle spese in R&S rispetto al PIL (nel 2018 pari all’1,4%)
decisamente più bassa della media OCSE (2,4%), tanto nel settore pubblico quanto nel privato
(0,9% contro una media OCSE dell’1,7% – si veda la figura II 4.2).
FIGURA II.4.2: L’ITALIA SPENDE MOLTO POCO IN R&S E IN INVESTIMENTI IN CAPITALE “KNOWLEDGE BASED”
Spesa in ricerca e sviluppo
(% del PIL)
Investimenti privati in capitale “knowledge-based”
(% del PIL)
Fonte: OCSE.
Il minor numero di ricercatori in Italia rispetto ai principali paesi avanzati (pari solo a 5,5 ogni
mille lavoratori, contro i quasi 9 dell’OCSE) e il numero di brevetti, normalizzato in base alle
dimensioni del PIL, rispecchia tali carenze, attestandosi a meno della metà rispetto alla media dei
127
paesi OCSE. Sul fronte della integrazione dei risultati della ricerca nel sistema produttivo, infatti,
la frammentazione del tessuto industriale in micro e PMI ha finora mantenuto bassa la domanda
di innovazione, limitando il potenziale di utilizzo (e la relativa valorizzazione) della base scientifica
e tecnologica già disponibile: deve considerarsi, al riguardo, che il volume della ricerca condotta
nel sistema di R&I pubblico e finanziata dalle imprese (in percentuale del PIL) resta ancora distante
dalla media UE e ben lontano dalle performance dell’industria tedesca2; nel 2019, inoltre, solo il
2% delle pubblicazioni italiane erano co-pubblicazioni pubblico/privato rispetto al 4 % dell’UE.
Rafforzare la propensione all’innovazione del nostro sistema produttivo comporta una sua
maggiore domanda di competenze avanzate, la cui remunerazione aumenterebbe sostenendo
l’incentivo all’investimento delle famiglie nell’istruzione e nella formazione. Ne discenderebbe una
progressiva riduzione dell’attuale squilibrio tra domanda e offerta di elevate competenze, che
rappresenta una condizione essenziale per una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile.
Per affrontare tali sfide sono previste tre linee d’intervento che riguardano nel dettaglio:
Rafforzamento di Ricerca e Sviluppo e delle iniziative IPCEI
Una prima direttrice di intervento, significativamente potenziata, è rivolta al rafforzamento della
filiera di R&S nel sistema della ricerca e nel sistema economico, attraverso il potenziamento delle
grandi infrastrutture di ricerca; i partenariati allargati per lo sviluppo di progetti di ricerca orientati
alle sfide strategiche di innovazione che il Paese ha davanti a sé; e il finanziamento di progetti di
ricerca di giovani ricercatori. Si vogliono inoltre costituire poli per l’innovazione e la ricerca e lo
sviluppo degli IPCEI con partnership ed investimenti pubblici e privati. Sono stati infine introdotti
interventi per quasi due miliardi volti al finanziamento del fondo programma nazionale della
ricerca e dei nuovi PRIN, e un miliardo in favore del fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca,
in particolare nel Mezzogiorno.
Tali interventi daranno un significativo contributo a ridurre il divario di spesa in ricerca e sviluppo
rispetto agli Paesi più avanzati, come richiesto anche da eminenti esponenti dello stesso mondo
della ricerca italiano (Piano Amaldi) e saranno accompagnati da iniziative di riforma volte a
favorire: l’integrazione e semplificazione degli strumenti di incentivazione e agevolazione; la
maggiore apertura del sistema scolastico e universitario al mondo delle imprese, anche attraverso
una modifica dei centri di trasferimento tecnologico presso gli atenei.
Trasferimento di tecnologia e sostegno all’innovazione
Con la seconda linea di azione si mira a migliorare il sistema di produzione dei risultati scientifici
migliorando la competitività delle istituzioni di ricerca, creando un ecosistema attraente per i flussi
internazionali di talento creativo e trattenendo all’interno del sistema nazionale competenze che
altrimenti sarebbero destinate a perseguire la loro carriera altrove.
Si introducono “ecosistemi dell’innovazione” attorno a “sistemi territoriali” di R&S, un nuovo
modello simile a quello dei “Fraunhofer” ovvero una rete di istituti di ricerca applicata sparsi in
tutto il territorio italiano, attraverso un finanziamento pubblico-privato (30 pubblico 70 privato)
2 European semester thematic factsheet Research and innovation
128
volto a assicurare la piena osmosi tra ricerca e sua applicazione industriale. Sono contemplati, in
quest’ambito, investimenti per il potenziamento di strutture di ricerca e la creazione di “reti
nazionali” di R&S su alcune tecnologie abilitanti (Key Enabling Technologies) quali lo sviluppo dei
sistemi di comunicazione di quinta (5G) e generazioni successive, con un aumento di un fattore
mille della velocità dei dati, con un servizio sicuro, affidabile e a bassa latenza, con un consumo di
energia inferiore ad oggi; il supercalcolo; la nuova diagnostica medica; l’integrazione di biologia
con intelligenza artificiale; le tecnologie quantistiche e i nuovi materiali. Gli ecosistemi
dell’innovazione sono rafforzati attraverso la costruzione di una rete selezionata di facilities di
ricerca duali in settori strategici quali le scienze della vita, scienza dei materiali, tecnologie digitali,
secondo schemi di partenariato pubblico-privato.
I benefici oltre a quelli a lungo termine di innovazione, sarebbero anche un effetto leva sulla
capacità complessiva del Paese di recuperare gli ingenti Fondi competitivi europei in Horizon
Europe and ERC con un evidente effetto leva. La realizzazione di strutture duali di ricerca
all’avanguardia, di laboratori con macchinari di ultima generazione rappresenta, ad esempio, un
incentivo per attrarre giovani talenti e aumentare la percentuale di assegnazione di fondi europei
per la ricerca.
Il sostegno all’innovazione delle PMI è stimolato anche attraverso l’istituzione di dottorati dedicati
a specifiche esigenze di R&S delle imprese.
Infine, i progetti di questa componente consentiranno di incoraggiare l’innovazione attraverso
l’uso sistemico dei risultati della ricerca da parte di tutto il tessuto produttivo, coinvolgendo anche
le PMI che tradizionalmente fanno più fatica a partecipare a questi processi virtuosi.
Box – riforme della componente
• Riforma a supporto degli interventi di promozione della R&S
• Potenziamento delle grandi infrastrutture di ricerca, presso gli enti e gli istituti di ricerca e gli
atenei, per renderle accessibili alle filiere produttive. La riforma mira a potenziare la capacità
di attuazione degli interventi agendo su tre fronti:
• approccio al sostegno delle attività di R&S, introducendo un modello basato su poche priorità
– di natura orizzontale – intorno alle quali aggregare gli interventi che coprono l’intera filiera,
garantendo continuità al finanziamento delle iniziative
• semplificazione delle modalità di gestione dei fondi ai partenariati pubblico-privati per le
attività di ricerca
• potenziamento, da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca, dei centri di technology
transfer presso Atenei ed enti di ricerca, stimolando la definizione di modelli di funzionamento
che mirino a rafforzare la collaborazione tra ricerca pubblica e privata, secondo buone pratiche
di successo di altri paesi (es. Fraunhofer Institute in Germania)
• Costruzione di ecosistemi di innovazione e reti tematiche nazionali, intorno alle sfide di
innovazione strategiche per il paese, attraverso la collaborazione tra mondo della ricerca,
mondo produttivo, istituzioni e società, per promuovere la contaminazione tra formazione
129
avanzata, ricerca di base, ricerca orientata, innovazione e disseminazione dei risultati della
ricerca.
• Riforme a sostegno dell’attrattività delle posizioni di ricercatore, con riferimento alla
disponibilità di fondi di ricerca ed alla mobilità tra le sedi e verso istituzioni straniere.
Tabella delle risorse della componente: Dalla Ricerca all’Impresa
M4C2 – Dalla
ricerca all’impresa
Risorse (€/mld)
In
essere (a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Rafforzamento di
Ricerca e Sviluppo e
delle iniziative IPCEI
1,38 5,91 7,29 – 7,29
Partenariati
allargati estesi a
Università, centri di
ricerca, imprese e
finanziamento progetti
di ricerca di base
– 1,61 1,61 – 1,61
Finanziamento
giovani ricercatori
– 0,60 0,60 – 0,60
Accordi per
l’Innovazione
– 0,70 0,70 – 0,70
IPCEI, Partenariati
in ricerca e Innovazione

1,00
1,00 – 1,00
Fondo
programma nazionale
della ricerca
0,45 0,40 0,85

0,85
Nuovi PRIN –
Ricerche su temi di
rilevante interesse
nazionale
0,35 0,60 0,95 – 0,95
Fondo per
l’edilizia e le
infrastrutture di ricerca
0,58 1,00 1,58 – 1,58
130
Trasferimento di
tecnologia e sostegno
all’innovazione

4,00
4,00
0,48 4,48
Ecosistemi
dell’innovazione e
campioni territoriali di
R&S
– 1,30 1,30 – 1,30
Potenziamento
strutture di ricerca e
creazione di campioni
nazionali di R&S su Key
Enabling Technologies
(Agritech, Fintech, IA,
Idrogeno, Biomedics)
– 1,60 1,60 – 1,60
Potenziamento ed
estensione tematica e
territoriale dei centri di
trasferimento
tecnologico per
segmenti di industria
– 0,50 0,50 – 0,50
Dottorati
innovativi per le
imprese e immissione
di ricercatori nelle
imprese
– 0,60 0,60 – 0,60
Dottorati e
ricercatori green e
innovazione
– –

0,48 0,48
TOTALE 0,80 9,91 11,29 0,48 11,77
Descrizione sintetica degli interventi
Rafforzamento di Ricerca e Sviluppo e delle iniziative IPCEI
131
14. Partenariati allargati estesi a Università, centri di ricerca, imprese e finanziamento
progetti di ricerca
Descrizione
Finanziare progetti di R&S, nell’ambito di 10 “missioni”, che prevedano la partecipazione di
partenariati allargati – estesi a Università, centri di ricerca, imprese – capaci di coprire l’intero
spettro del livello di maturità tecnologica (dalla ricerca di base, alla ricerca industriale, allo sviluppo
sperimentale)
I progetti di R&S prevedono inoltre investimenti da parte degli atenei in nuove posizioni di
ricercatore a tempo determinato, per consentire la conduzione delle attività di ricerca previste dai
progetti stessi e far crescere, nel lungo periodo, le competenze adeguate a cogliere le sfide di
innovazione che i progetti di R&S delineano.
15. Finanziamento giovani ricercatori
Descrizione
Finanziare – sul modello dei bandi ERC, nel pillar Excellent Science del programma Horizon Europe
– attività di ricerca gestite da giovani ricercatori per 5 anni, al fine di consentire loro di maturare
una prima esperienza di responsabilità di ricerca. Il progetto prevede, inoltre, un programma di
periodi brevi di mobilità per ricerca o didattica di docenti universitari presso altre sedi,
incentivando lo scambio presso le sedi meno favorite o all’estero, con l’obiettivo di potenziare la
mobilità dei docenti. Questo intervento beneficia di risorse complementari per 200 milioni dai
progetti PON.
16. Accordi per l’Innovazione
Descrizione
Finanziare, attraverso uno strumento di natura negoziale, progetti di ricerca e sviluppo, in grado di
sperimentare e introdurre soluzioni innovative di alto profilo, anche tramite la collaborazione con
centri di trasferimento tecnologico, organismi di ricerca e di diffusione della conoscenza
17. Iniziative sul modello di IPCEI Partenariati in ricerca e Innovazione – Horizon Europe
Descrizione
La misura prevede il sostegno pubblico (tramite incentivi) alla partecipazione delle imprese italiane
alle catene strategiche del valore attraverso iniziative quali IPCEI e a Partenariati in ricerca e
Innovazione – Horizon Europe. Nel dettaglio, gli IPCEI, che si applicano in sei catene strategiche del
valore europee, consentono di riunire conoscenze, competenze, risorse finanziarie e attori
economici di tutta l’Unione, favorendo la collaborazione tra settore pubblico e privato per progetti
su larga. I Partenariati in ricerca e Innovazione – Horizon Europe mirano a sostenere progetti di
ricerca, sviluppo e innovazione individuati con specifici bandi, in raccordo con gli omologhi UE, per
la partecipazione ai partenariati per la ricerca e l’innovazione
18. Fondo Programma Nazionale della Ricerca
Descrizione
132
Il Fondo è finalizzato a rafforzare le misure di sostegno alla ricerca scientifica indicate nel
Programma nazionale per la ricerca (PNR) 2021–2027 in modo tale da garantire l’attuazione delle
linee strategiche nel campo della ricerca scientifica in coerenza con il programma quadro di ricerca
e innovazione dell’Unione europea.
19. Nuovi PRIN – Ricerche su temi di rilevante interesse nazionale
Descrizione
Finanziare progetti di ricerca triennali, per promuovere il sistema nazionale della ricerca, rafforzare
le interazioni tra università ed enti di ricerca e favorire la partecipazione italiana alle iniziative
nell’ambito del Programma Quadro di ricerca e innovazione dell’Unione Europea. Ciascun progetto
deve prevedere un costo massimo di euro 1.200.000 e un numero di unità di ricerca da 1 a 5.
20. Fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca
Descrizione
Il Fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca finanzierà interventi in strutture e infrastrutture
di ricerca con particolare attenzione al Mezzogiorno.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 420 milioni dagli stanziamenti della
Legge di Bilancio.
Trasferimento di tecnologia e sostegno all’innovazione
21. Creazione e potenziamento degli “ecosistemi dell’innovazione”, costruendo “campioni
territoriali di R&S”
Descrizione
Finanziare la creazione di 20 “campioni territoriali di R&S” che, caratterizzati da una
specializzazione legata alle vocazioni produttive e di ricerca di un territorio, ne mettano a sistema,
intorno a una eccellenza (tipicamente, Università o Centro/Infrastruttura di ricerca), le competenze
scientifiche e le facilities, favorendo, secondo un approccio market-oriented, il collegamento tra
ricerca e industria.
Una componente rilevante nella strutturazione e nel rafforzamento di “innovation ecosystem”
inter-disciplinari consiste nella realizzazione di nuove infrastrutture digitali, con integrazione di
intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche, materiali avanzati, metodi avanzati di analisi
matematica e di intelligenza artificiale applicati al business, con erogazione di servizi alle imprese
e alle strutture di ricerca e, inoltre, con il sostegno allo sviluppo di imprese innovative. Gli
“innovation ecosystem” potranno valorizzare forme di partenariato pubblico privato (PPP) per
realizzare infrastrutture duali (utilizzate dalle strutture pubbliche e dalle imprese) di ricerca e
innovazione, imperniata su linee pilota per lo sviluppo di nuovi materiali e dispositivi, per
tecnologie quantistiche, tecnologie per la salute, energie rinnovabili. L’obiettivo è quello di
generare infrastrutture di ricerca rilevanti per molte applicazioni chiave: sviluppo dei sistemi di
comunicazione di quinta (5G) e sesta generazione (6G), con un aumento di un fattore mille della
velocità dei dati, con un servizio sicuro, affidabile e a bassa latenza, con un consumo di energia
133
inferiore ad oggi; supercalcolo; nuova diagnostica medica, integrazione di biologia con intelligenza
artificiale, tecnologie quantistiche e nuovi materiali. La rete di infrastrutture di ricerca consentirà
di sostenere l’apertura di nuove traiettorie di sviluppo e innovazione. Ad esempio, nelle scienze
della vita, la facility sosterrà lo sviluppo e il test di sensori, dispositivi flessibili e integrabili in abiti
o con il corpo umano, algoritmi di intelligenza artificiale per la diagnosi e la prognosi di malattie
complesse, e per lo sviluppo di nuovi vaccini, nuove tecnologie ottiche non invasive per
differenziare tessuti sani e malati, dando un impulso importante alla “capacità di resilienza”
rispetto alle future emergenze sanitarie. In questa infrastruttura saranno integrati didattica
avanzata (master e Dottorati innovativi per le imprese e immissione di ricercatori nelle imprese),
ricerca, laboratori pubblico-privati e terzo settore, per rafforzare le ricadute sociali ed economiche.
La disponibilità di una linea pilota favorirà la partecipazione delle imprese italiane a collaborazioni
europee e internazionali su progetti di innovazione ed hub tecnologici. Le infrastrutture duali, là
dove rilevanti per la strutturazione degli “innovation ecosystem”, saranno basate su schemi di
partnership pubblico-privato, per mobilitare competenze e capitali capaci di valutare la
sostenibilità e la fattibilità di ciascuna operazione. La combinazione di garanzie e finanziamenti
pubblici con prestiti della Banca Europea degli Investimenti, capitali privati e industriali consentirà
la realizzazione e gestione ottimale delle infrastrutture.
Nel dettaglio, il progetto, che riprende e si ispira ad alcune esperienze di successo (come il Polo
universitario dell’Università Federico II a San Giovanni a Teduccio), copre un ampio spettro della
collaborazione tre impresa ed enti di ricerca: potenziamento delle infrastrutture di ricerca, luoghi
di didattica e formazione, soprattutto innovativa come le academies, laboratori multidisciplinari,
spazi innovativi misti per ospitare imprese innovative e start-up, luoghi per la contaminazione con
il territorio, inclusi gli operatori del terzo settore
22. Potenziamento strutture di ricerca e creazione di “campioni nazionali di R&S” su alcune
Key Enabling Technologies”
Descrizione
Finanziare la creazione di 7 centri attivi in altrettanti domini tecnologici di frontiera attraverso il
rafforzamento della dotazione infrastrutturale hardware e software e di personale altamente
qualificato. Nel dettaglio:
– Centro Nazionale per l’intelligenza artificiale (l’Istituto avrà sede a Torino)
– Centro Nazionale di Alta Tecnologia ambiente ed energia.
– Centro Nazionale di Alta Tecnologia quantum computing.
– Centro Nazionale di Alta Tecnologia per l’Idrogeno
– Centro Nazionale di Alta Tecnologia per il Biofarma
– Centro Nazionale Agri-Tech (il Polo Agri-Tech avrà sede a Napoli)
– Centro Nazionale Fintech, (il Polo avrà sede a Milano)
Si prevede che circa la metà degli investimenti saranno localizzati al Sud.
23. Potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento
tecnologico per segmenti di industria
134
Descrizione
Finanziare, anche attraverso un processo di riorganizzazione e razionalizzazione, i centri (Centri di
Competenza, Digital Innovation Hub, Punti di Innovazione Digitale) incaricati della erogazione alle
imprese di servizi tecnologici avanzati e servizi innovativi qualificanti di trasferimento tecnologico.
Oltre al sostegno per il trasferimento tecnologico sono previste risorse PON per 400 milioni in
favore di progetti di investimento innovativi per le piccole e medie imprese.
24. Dottorati innovativi per le imprese e immissione di ricercatori nelle imprese
Descrizione
Finanziare il potenziamento delle competenze di alto profilo, in modo particolare nelle aree delle
KET’s, attraverso:
– (T1) l’istituzione di programmi di dottorato dedicati, con il contributo e il coinvolgimento delle
imprese, anche favorendo spin-off da ricerca
– (T2) incentivi all’assunzione di ricercatori precari junior da parte delle imprese.
È, inoltre, prevista, in collaborazione con Istituzioni nazionali, la creazione di un hub finalizzato a
supportare il trasferimento tecnologico dalla ricerca all’economia reale e la valorizzazione
economica della ricerca prodotta dai dottorati industriali, favorendo la creazione di spin-off.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 100 milioni dai progetti PON.
25. Dottorati e ricercatori green e innovazione
Descrizione
È prevista l’attivazione di percorsi di dottorato coerenti con le strategia di ecosostenibilità e
di innovazione e digitalizzazione, finanziati con risorse ReactEU per 480 milioni di euro, cui si
aggiungono 200 milioni per interventi all’interno dei progetti PON.
Se segnala infine nell’ambito di questa linea di azione su Trasferimento di tecnologia e
sostegno all’innovazione” la presenza di un progetto “investimenti innovativi PMI” da 400 milioni
di euro all’interno dei PON.
5. INCLUSIONE E COESIONE
Obiettivi generali della missione
135
• Rafforzamento delle politiche attive del lavoro e della formazione di occupati e disoccupati.
• Aumento dell’occupazione giovanile di qualità attraverso il rafforzamento del sistema
duale.
• Sostenere l’imprenditoria femminile come strumento di autonomia economica
• Potenziare il servizio civile universale stabilizzando i posti annui.
• Potenziamento della quantità e qualità delle infrastrutture sociali, per minori, anziani non
autosufficienti e persone con disabilità.
• Recupero e rigenerazione di edifici e territori urbani, con particolare attenzione a periferie
e aree interne del paese, per destinarli a un importante gamma di obiettivi:
• Ristrutturazione – e dotazione di investimenti di domotica – di abitazioni da destinare a
percorsi di vita indipendente di anziani non autosufficienti e persone con disabilità;
• Realizzazione di impianti sportivi e parchi urbani attrezzati, che contrastino il degrado
urbano, favoriscano la socializzazione dei giovani, e contrastino la marginalizzazione sociale;
• Ampliamento dell’offerta residenziale pubblica e di alloggi a canone calmierato, anche per
studenti (social housing) nonché di abitazioni a prezzi più bassi di quelli di mercato.
• Interventi speciali per la Coesione territoriale mirati alla riduzione dell’impatto della
crisi e alla creazione delle condizioni per uno sviluppo equo e resiliente in ambiti
territoriali specifici.
Risorse impiegate nella Missione
Politiche per il lavoro ……………………………………………………………………. 12,62 mld
Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore …………………… 10,83 mld
Interventi speciali per la coesione territoriale …………………………………….. 4,18 mld
Questa missione ha un ruolo di grande rilievo nel perseguimento degli obiettivi, trasversali a
tutto il PNRR, di sostegno all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere,
di incremento delle competenze e delle prospettive occupazionali dei giovani, di riequilibrio
territoriale e sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne.
Un’attenzione prioritaria è dedicata alle politiche di sostegno all’occupazione e alle transizioni
occupazionali, con attenzione alla qualità dei posti di lavoro creati.
Per accompagnare la modernizzazione del sistema economico del Paese e la transizione verso
un’economia sostenibile e digitale, si prevede infatti un forte sostegno alla creazione di posti di
lavoro, alla formazione e alla riqualificazione dei lavoratori, nonché al reddito durante le transizioni
occupazionali (la cassa integrazione e la NASPI sono finanziate in legge di bilancio e la riforma degli
ammortizzatori sociali avverrà nel rispetto della sostenibilità finanziaria prevista dalle Country
Specific Reccomendations). L’Italia vuole porre rimedio agli scarsi investimenti nelle competenze,
e al conseguente rallentamento della transizione verso un’economia basata sulla conoscenza. In
questa missione sono quindi previsti investimenti in attività di upskilling, reskilling e life-long
learning di lavoratori e imprese, che mirano a far ripartire la crescita della produttività e migliorare
la competitività delle PMI e delle microimprese italiane, in ritardo rispetto a quelle degli altri Paesi
europei. La formazione e il miglioramento delle competenze, in particolare quelle digitali, tecniche
e scientifiche, miglioreranno la mobilità dei lavoratori e forniranno loro le capacità di raccogliere
le future sfide del mercato del lavoro poste anche dalle transizioni verde e digitale. Si prevede un
136
investimento volto a rafforzare le politiche attive per il lavoro e misure specifiche per favorire
l’occupazione giovanile anche attraverso l’apprendistato duale (che unisce formazione e lavoro) e
il servizio civile universale. Il potenziamento del servizio civile, attraverso un incremento del
numero di giovani che possono accedere a tale opportunità, si accompagna a un innalzamento del
livello di qualità dei programmi e progetti in cui i giovani vengono impegnati.
È inoltre introdotto un sostegno specifico all’imprenditorialità femminile, con l’obiettivo di
favorire l’indipendenza economica delle donne, e che può costituire un importante contributo per
sostenere le donne vittime di violenza, nel loro percorso verso l’autonomia economica.
Nonostante gli importanti sforzi compiuti negli ultimi anni, le politiche sociali e di sostegno
della famiglia devono essere notevolmente rafforzate, inserendole in una programmazione
organica, che abbia anche lo scopo di superare i sensibili divari territoriali esistenti, con la finalità
di migliorare l’equità sociale, la solidarietà intergenerazionale e la conciliazione dei tempi di vita e
di lavoro.
A questi scopi concorre in modo determinante la scelta di destinare risorse ingenti alle
infrastrutture sociali, funzionali alla realizzazione di politiche a sostegno dei minori, delle persone
con gravi disabilità e degli anziani non autosufficienti. Si tratta di interventi finalizzati a favorire la
socializzazione, sostenere percorsi di vita indipendente, e a prevenire la istituzionalizzazione,
anche attraverso la ristrutturazione di alloggi che sfruttino le tecnologie innovative per superare le
barriere fisiche, sensoriali e cognitive che sono di impedimento allo svolgimento autonomo degli
atti della vita quotidiana. Questo tipo di progetti saranno affiancati da servizi a valere sui fondi
PON. Ne va inoltre sottolineata l’integrazione possibile con le misure di sostegno monetario
contenute nel Family Act, con particolare riferimento all’Assegno unico per i figli.
Il potenziamento delle infrastrutture sociali contribuisce a ridurre i forti divari di opportunità
di cura che caratterizzano il nostro Paese e che sono alla base dei processi di riproduzione e
ampliamento delle disuguaglianze sociali, economiche e territoriali. Attraverso il riconoscimento
del valore sociale dell’attività di cura, permetteranno di raggiungere inoltre il duplice obiettivo di
alleggerire i carichi di cura tradizionalmente gestiti nella sfera familiare, con una ripartizione
fortemente squilibrata fra i generi – stimolando conseguentemente una maggiore partecipazione
delle donne al mercato del lavoro – e favorire una maggiore domanda di lavoro in un settore in cui
è più alta la presenza femminile.
Gli interventi di costruzione o ristrutturazione di immobili esistenti (pubblici o privati),
destinati ad essere occupati da persone con gravi disabilità o da anziani non autosufficienti si
affiancano ad altri interventi di rigenerazione urbana, con importanti ricadute sulla riqualificazione
del tessuto urbano, soprattutto periferico, e con un significativo impatto nelle aree interne del
paese.
Le politiche di inclusione, prioritariamente dedicate alle fasce più vulnerabili della
popolazione, in condizioni di marginalità sociale, sono sostenute attraverso interventi volti a
potenziare l’edilizia pubblica residenziale e l’housing temporaneo (come le strutture di accoglienza
temporanea per gli individui senza fissa dimora o in difficoltà economica), ma anche
137
l’housing sociale rivolto a offrire alloggi a canone ridotto, ad esempio, a studenti o famiglie
monoreddito.
Un ruolo importante è esercitato anche dalla valorizzazione del ruolo della cultura e dello
sport per l’inclusione e il benessere sociale.
Nella definizione e implementazione dei progetti a valenza sociale e territoriale di questa
missione verrà valorizzato il ruolo degli enti locali e in particolare delle aree metropolitane dove le
condizioni di disagio sociale e di vulnerabilità sono più diffuse. Il coinvolgimento degli enti locali è
fondamentale per assicurare il finanziamento a regime dei servizi forniti attraverso le strutture e
l’operatività di quest’ultime con risorse non a valere sul PNRR, che dovranno, nel corso della
programmazione di bilancio dei prossimi anni, essere opportunamente rafforzate.
L’azione pubblica potrà avvalersi del contributo del Terzo Settore anche attraverso la
pianificazione in coprogettazione di servizi, che potrà giovarsi della sinergia tra impresa sociale,
volontariato e amministrazione, operando così una lettura più penetrante dei disagi e dei bisogni
al fine di intercettare le nuove marginalità e fornire servizi più innovativi, in un reciproco scambio
di competenze ed esperienze che arricchiranno sia la PA sia il terzo settore.
Il PNRR persegue trasversalmente a tutte le missioni l’obiettivo di riduzione dei divari
territoriali. In aggiunta a ciò, la presente missione include alcuni interventi che si focalizzano sul
rafforzamento di specifiche azioni mirate alla riduzione dell’impatto della crisi e alla creazione delle
condizioni per uno sviluppo equo e resiliente in specifici ambiti territoriali: il Mezzogiorno, le aree
interne del Paese, i territori dei terremoti.
Ridurre i divari tra cittadini e tra territori è una priorità nazionale per un’Italia più unita e più
giusta, è la vera opportunità per riavviare uno sviluppo forte e durevole, per riprendere a investire
attivando potenziali di crescita e innovazione inespressi, per creare opportunità di lavoro buono,
in particolare per i giovani e le donne, nei territori marginali.
La missione si esplicita in 3 linee di azione (componenti) per quanto riguarda gli investimenti:
• Politiche per il lavoro
• Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore
• Interventi speciali per la coesione territoriale
Queste linee di azione, che tengono conto e rispondono alle raccomandazioni della
Commissione europea n. 2 per il 2019 e n. 2 per il 2020, saranno accompagnate da una serie
di riforme che sostengono e completano l’attuazione degli investimenti.
Contributo della missione alla riduzione dei divari di genere, territoriali e generazionali
Gli interventi previsti in questa missione avranno un forte impatto sulle tre dimensioni
orizzontali previste nel Piano: divari di genere, giovani e sud. In particolare le ricadute più forti si
avranno, in qualità e quantità, sul tasso di occupazione.
138
Per quanto riguarda le donne questo avviene prevalentemente con l’investimento in
infrastrutture sociali e la progressiva attivazione dei servizi ad essi connessi, che favorisce
l’occupazione femminile sia dal punto di vista dell’offerta che della domanda. Allo stesso esito
contribuiranno gli interventi a favore dell’imprenditoria femminile. Il riequilibrio territoriale in
questo tipo di investimenti avrà l’ulteriore effetto di contribuire a ridurre i divari occupazionali fra
nord e sud del paese.
Gli interventi sulle politiche attive del lavoro e sulla formazione, che sono diretti a migliorare
il funzionamento del mercato del lavoro attraverso lo strumento prioritario di una creazione e
valorizzazione delle competenze con un forte investimento nelle politiche di istruzione e
formazione (apprendistato duale), andranno a vantaggio principale delle nuove generazioni, e,
assieme al potenziamento del servizio civile universale, aiuteranno anche ridurre il numero dei
Neet, fra i quali pure si registra un divario significativo di genere.
Le misure a sostegno del sud che rafforzano la dotazione dei servizi essenziali e colmano il gap
di connettività e digitalizzazione nelle aree marginali sono diretti a aumentare l’attrattività dei
territori a maggior rischio di spopolamento, accrescere le opportunità di lavoro e affermare il
diritto a restare per le nuove generazioni, migliorare le condizioni di occupabilità delle donne.
Mettere in rete Università e imprese innovative innesca virtuosi processi di innovazione
tecnologica e sociale nei contesti urbani da rigenerare al Sud ed ha effetti diretti sul capitale umano
qualificato di giovani e donne. Valorizzare i beni confiscati alle mafie con il contributo Terzo Settore
contribuisce alla creazione di una nuova consapevolezza sociale sui temi del contrasto alla
criminalità organizzata.
Gli effetti di questa missione nel suo complesso comporteranno un miglioramento dei
seguenti indicatori:
– dotazione di servizi pubblici essenziali nelle aree marginalizzate,
– investimenti in ricerca e sviluppo nel Mezzogiorno,
– divari territoriali dei tassi di occupazione e di disoccupazione,
– tasso di occupazione femminile, pari al solo 50,1% nel 2019, e di quasi 18 punti percentuali
inferiore a quello maschile,
– gap nel tasso di occupazione fra donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e donne
senza figli: per le prime tale tasso è pari al solo 74,3% delle seconde;
– tasso di disoccupazione giovanile, che è pari al 29,2% per giovani compresi fra i 15-24 anni
di età e al 14,8% per quelli far i 25 e i 34 anni.
– Incidenza dei Neet fra i giovani: pari al 27,9% delle donne e al 19,9% degli uomini.
– Tasso di occupazione al Sud che è pari al 44,8% contro il 67,9% del nord.
– Il saldo migratorio netto dal sud che negli ultimi 20 anni è stato di circa 1 milione di persone
– la quota di 18-24enni italiani che possiede al più un titolo secondario inferiore ed è già
fuori dal sistema di istruzione e formazione è pari al 13,5% (561mila giovani), un valore più
elevato del benchmark europeo fissato al 10%
139
140
POLITICHE PER IL LAVORO
Obiettivi della componente
• Sostenere i livelli di occupazione, in particolare quella giovanile, attraverso la definizione
e l’ampliamento di misure di politica attiva del lavoro a sostegno dell’acquisizione di
competenze per l’adattamento ai cambiamenti del mercato del lavoro e per la
ricollocazione;
• Far fronte al disallineamento tra le competenze in possesso dei lavoratori e i fabbisogni
di competenze delle imprese mediante intese ai diversi livelli di governo e tra le diverse
amministrazioni statali e regionali competenti, al fine di garantire l’accesso a una
formazione adeguata e di qualità su tutto il territorio nazionale, definendo standard
uniformi e rafforzando il sistema di certificazione delle competenze (Piano Nazionale
delle Nuove Competenze);
• Far fronte alle esigenze di formazione e lavoro per i giovani con l’apprendistato duale
per i giovani;
• Promuovere l’autonomia economica e l’autoimprenditorialità delle donne con il
sostegno all’imprenditorialità femminile;
• Sostenere l’attivazione del Servizio Civile Universale per i giovani nella fascia tra
i 18 e i 28 anni e l’acquisizione da parte di questi di competenze chiave (soft skills)
Descrizione sintetica della componente
La componente, “politiche per il lavoro”, mira ad accompagnare la trasformazione del mercato del
lavoro con adeguati strumenti volti a facilitare le transizioni occupazionali, a migliorare
l’occupabilità dei lavoratori, a innalzare il livello delle tutele attraverso la formazione.
L’obiettivo strategico di questa componente è aumentare il tasso di occupazione facilitando
le transizioni lavorative dotando le persone di formazione adeguata; ridurre il mismatch di
competenze (e quindi affrontare il problema dei NEET); aumentare quantità e qualità dei
programmi di formazione continua degli occupati e dei disoccupati.
A tal fine si rivedono le politiche attive del lavoro a partire dall’assegno di ricollocazione per
arrivare all’istituzione di un programma nazionale («Garanzia di occupabilità dei lavoratori» –
GOL) che prevede un sistema di presa in carico unico dei disoccupati e delle persone in transizione
occupazionale che associ la profilazione dei servizi al lavoro alla formazione. Si rafforzano i centri
per l’impiego e si integrano con il sistema di istruzione e formazione anche attraverso la rete degli
operatori privati. Nello specifico si interverrà nella ridefinizione degli strumenti di presa in carico
dei disoccupati con politiche attive che a partire dalla profilazione della persona permettano la
costruzione di percorsi personalizzati di riqualificazione delle competenze e di accompagnamento
al lavoro. Contestualmente si procederà alla fissazione di standard di formazione per i disoccupati
profilati presso i centri per l’impiego e al rafforzamento del sistema della formazione professionale
in Italia, promuovendo una rete territoriale dei servizi di istruzione, formazione, lavoro anche
attraverso partenariati pubblico-privati, (anche nelle forme di industry accademy). Per i lavoratori
occupati è previsto il Fondo nuove competenze al fine di permettere alle aziende di rimodulare
141
l’orario di lavoro dei lavoratori al fine di favorire attività di formazione sulla base di specifici accordi
collettivi con le organizzazioni sindacali.
È previsto un progetto di sostegno all’imprenditoria femminile e una misura per stabilizzare
l’apprendistato duale che coniuga formazione e lavoro dei giovani. Infine si potenzia il Servizio
Civile Universale con l’obiettivo di disporre di un numero più elevato di giovani che, attraverso il
Servizio Civile, compiono un percorso di apprendimento non formale, attraverso il quale
accrescono le proprie conoscenze e competenze e sono meglio orientati rispetto allo sviluppo della
propria vita professionale.
Queste azioni sono volte a promuovere nuove competenze e a favorire l’ingresso dei giovani
nel mondo del lavoro e si affiancano agli incentivi per le assunzioni attraverso misure di
decontribuzione per i datori di lavoro (finanziate in legge di bilancio).
Nel complesso, questi interventi beneficiano di risorse complementari per 1 miliardo e 650
milioni dai progetti PON e 24 miliardi e 650 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Box – riforme
Riforma 1. Politiche attive del lavoro e nuove competenze dei lavoratori. Si
vogliono riformare le politiche attive attraverso la piena integrazione dei percorsi di
riqualificazione delle competenze a supporto dei lavoratori in transizione occupazionale
mediante l’istituzione di un programma nazionale “garanzia di occupabilità dei
lavoratori” (GOL). In particolare, si intende potenziare i centri per l’impiego, affinché
possano sistematicamente e diffusamente svolgere attività di analisi del fabbisogno di
competenze, di costruzione di piani formativi e, quindi, di orientamento e
accompagnamento al lavoro in un sistema che coinvolge pubblico e privato. A partire
dalla rivisitazione dell’assegno di ricollocazione (già finanziato in legge di bilancio), verrà
istituito un sistema di profilazione unico a livello nazionale e un’offerta di servizi che
integri la formazione per l’aggiornamento professionale, la riqualificazione o la
riconversione, anche attraverso percorsi che consentano di acquisire, tramite
riconoscimento dei crediti, qualifiche e diplomi professionali, diplomi di tecnici superiori
e lauree professionalizzanti. Le modalità di calcolo delle spese ammissibili, del rimborso
a processo e risultato e la relazione con gli operatori privati sono definite a livello
nazionale ma il programma sarà gestito in accordo con le regioni. La riforma sarà
parzialmente finanziata da ReactEU.
Riforma 2. Il rafforzamento delle politiche attive sarà accompagnato da un
intervento strategico nazionale di riorganizzazione della formazione dei lavoratori,
occupati e disoccupati. Si procederà al rafforzamento del sistema della formazione
professionale in Italia, promuovendo una rete territoriale dei servizi di istruzione,
formazione, lavoro anche attraverso partenariati pubblico-privati fino a sviluppare un
142
sistema permanente di formazione (life-long learning, reskilling e upskilling). In stretto
coordinamento con le Regioni, l’obiettivo della riforma è di definire gli standard
qualitativi per le attività formative che devono essere attivate, in relazione al sistema di
profilazione stabilito a livello nazionale. Si propone di fissare standard per la formazione
dei beneficiari di strumenti di sostegno al reddito dei disoccupati (NASPI, DIS-COLL),
ovvero dei beneficiari del reddito di cittadinanza e di disoccupati di lunga durata, nonché
per lavoratori che godono di strumenti straordinari o in deroga di integrazione salariale
(CIGS, cassa per cessazione attività, trattamenti in deroga nelle aree di crisi complessa).
143
Tabella delle risorse della componente
M5C1 –
Politiche per il
Lavoro
Risorse (€/mld)
In
essere
(a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Politiche
attive del lavoro e
sostegno
all’occupazione
0,40 5,60 6,00 1,50 7,50
Politiche
attive del lavoro e
formazione
0,40 2,60 3,00 0,50 3,50
Sostegno
all’imprenditoria
femminile
– 0,40 0,40 – 0,40
Apprendistato
duale
– 0,60 0,60 – 0,60
Piano nuove
competenze
– 2,00 2,00 1,00 3,00
Fiscalità di
vantaggio per il
lavoro al sud e
nuove assunzioni
di giovani e donne
**
– – – 4,47 4,47
Servizio civile
universale
0,40 0,25 0,65

0,65
TOTALE 0,80 5,85 6,65 5,97 12,62
Note:
(b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
Piano nuove competenze. Si svilupperà un sistema permanente di formazione (life-long
learning, reskilling e upskilling), attraverso il potenziamento del sistema dei Centri di Formazione
Professionale, dei Fondi Interprofessionali (che potranno fare attività di formazione anche per i
144
disoccupati), degli ITS, dei Centri Provinciali di Istruzione per Adulti (CPIA) e delle Università (che
potranno anche esse fare corsi per occupati e disoccupati). Si valorizzeranno gli strumenti esistenti
che utilizzano modalità di apprendimento duale (IeFP, IFTS, ITS, percorsi professionalizzanti con il
coinvolgimento degli Atenei) e si favorirà l’istituzione di partenariati pubblico – privati con
l’attivazione di reti sinergiche tra i portatori di interesse, anche nella forma delle industry
accademy, in analogia con quanto previsto dalla recente Agenda per le competenze per l’Europa.
Per i lavoratori occupati è istituito il Fondo nuove competenze al fine di permettere alle aziende di
rimodulare l’orario di lavoro dei lavoratori al fine di favorire attività di formazione sulla base di
specifici accordi collettivi con le organizzazioni sindacali. In tal modo, individuato il fabbisogno
formativo per la specifica azienda, il settore o il territorio, si assicura l’aggiornamento professionale
richiesto mettendo in capo alle risorse del Fondo il costo delle ore trascorse in formazione. Restano
a carico delle imprese i costi della formazione (docenti e aule), per i quali è possibile il ricorso ai
Fondi interprofessionali. Il Fondo può essere attivato anche per aziende che utilizzano la Cassa
integrazione e, quando i trattamenti sono volti a far fronte a ristrutturazioni o crisi strutturali, le
attività di formazione promosse sono cruciali per accompagnare processi di ricollocazione della
forza lavoro ovvero aiutare la transizione verso nuova occupazione. Questo intervento è
parzialmente finanziato da ReactEU per 1 miliardo.
Attività di sostegno all’imprenditoria femminile. Il progetto, nella sua duplice natura, di riforma e
di investimento, intende sistematizzare e ridisegnare gli attuali strumenti di sostegno all’avvio e
alla realizzazione di progetti aziendali innovativi per imprese a conduzione femminile o prevalente
partecipazione femminile già costituite e operanti (digitalizzazione delle linee di produzione,
passaggio all’energia verde, ecc.). Allo strumento del “Fondo a sostegno dell’imprenditoria
femminile” già previsto in Legge di Bilancio 2021 saranno affiancati misure di accompagnamento
(mentoring, supporto tecnico-gestionale, misure per la conciliazione vita-lavoro, ecc.), campagne
di comunicazione multimediali ed eventi e azioni di monitoraggio e di valutazione.
Apprendistato duale. Sono previste ulteriori azioni specifiche per favorire l’ingresso dei
giovani nel mondo del lavoro. È previsto il potenziamento del sistema duale con l’obiettivo di
rendere sempre più sinergici i sistemi d’istruzione e formazione con il mercato del lavoro,
nell’ottica di favorire l’occupabilità dei giovani tramite l’acquisizione di nuove competenze, con la
modalità di apprendimento on the job spendibili sul mercato del lavoro. Si punta alla costruzione
di percorsi formativi che rispondano alle esigenze dei fabbisogni professionali delle imprese,
fornendo al tessuto produttivo le competenze di cui ha bisogno riducendo così il mismatch tra
competenze richieste nel mercato del lavoro e quelle in uscita dai percorsi di istruzione e
formazione al fine di uscire dalla crisi e agganciare la ripresa.
Servizio civile universale verrà potenziato al fine di incrementare la qualità dei progetti e il
numero dei giovani (con un obiettivo pari a 80 mila volontari nel corso del periodo di vigenza del
PNRR) coinvolti in attività che contribuiscono al miglioramento della coesione sociale del Paese. Gli
obiettivi specifici del Progetto sono i seguenti: disporre di un numero più elevato di giovani che,
attraverso il Servizio Civile, compiono un percorso di apprendimento non formale, attraverso il
quale accrescono le proprie conoscenze e competenze e sono meglio orientati rispetto allo
sviluppo della propria vita professionale; diffondere il valore e l’esperienza della cittadinanza attiva
dei giovani come strumento di inclusione e di coesione sociale; realizzare, attraverso i progetti in
145
cui operano i volontari, interventi di valenza sociale più efficaci sui territori, anche intercettando la
dimensione della transizione al verde e al digitale; implementare i servizi a favore delle comunità
per rendere il Paese più resiliente ma anche per attenuare l’impatto sociale ed economico della
crisi.
146
INFRASTRUTTURE SOCIALI, FAMIGLIE, COMUNITA’ E TERZO
SETTORE
Obiettivi della componente
• Rafforzare le infrastrutture sociali a favore di minori, anziani e persone con disabilità,
per migliorarne la qualità della vita, e favorire l’occupazione femminile
• Accelerare i processi di deistituzionalizzazione e di prevenzione della
istituzionalizzazione al fine di migliorare l’autonomia delle persone con disabilità e/o
non autosufficienti, anche sviluppando soluzioni residenziali ad alta tecnologia (es.
domotica);
• Migliorare il sistema di protezione e le azioni di inclusione a favore di persone in
condizioni di estrema emarginazione (es. persone senza dimora) e di deprivazione
abitativa attraverso una più ampia offerta di strutture e servizi;
• Riconoscere il ruolo dello sport nell’inclusione e integrazione sociale come strumento di
contrasto alla marginalizzazione di soggetti e comunità locali;
• Integrare politiche e investimenti nazionali che riguardino sia la disponibilità di
case pubbliche e private più accessibili, sia la rigenerazione urbana e territoriale.)
Descrizione sintetica della componente
Questa componente vuole predisporre strumenti attraverso i quali il “sociale” interpella ed
orienta le politiche sanitarie, urbanistiche, abitative i servizi per l’infanzia per gli anziani per i
soggetti più vulnerabili, quelle della formazione, del lavoro, del sostegno alle famiglie, della
sicurezza, della multiculturalità, dell’equità tra i generi.
La finalità è quella di intervenire per evitare l’emergenza che insorge quando non si è riusciti
a prevenire i rischi di esclusione.
In particolare questa componente mira ad intercettare e supportare situazioni di fragilità
sociale ed economica, sostenere le famiglie e la genitorialità. Una specifica linea d’intervento è
pensata per le persone con disabilità o non autosufficienti e prevede l’incremento di infrastrutture
(per esempio soluzioni abitative temporanee per persone con gravi disabilità, centri diurni, luoghi
di sostegno e socializzazione per gli anziani fragili, case famiglia per il sostegno al disagio minorile)
e la messa a disposizione di servizi e reti di assistenza territoriale. Uno degli obiettivi è quello di
accelerare il processo di deistituzionalizzazione e prevenire la istituzionalizzazione attraverso
percorsi di autonomia accompagnati da servizi integrati di assistenza domiciliare, realizzando
anche soluzioni abitative personalizzate e dotate di supporti tecnologici avanzati. Si interviene
inoltre con progetti volti ad affrontare le principali vulnerabilità sociali in materia di povertà
materiale, disagio abitativo, attraverso il rafforzamento dei servizi sociali, l’adozione di modelli
innovativi di presa in carico dei soggetti più fragili e iniziative di housing sociale, anche nei confronti
di situazioni più complesse (nuclei familiari in difficoltà temporanea, senza dimora) e potenziando
le iniziative di housing sociale.
147
Per il sostegno alle politiche per l’abitazione a prezzi più bassi (sostenibili) di quelli di mercato
(affordable housing) è inoltre immaginato un meccanismo a leva con l’investimento in fondi target
che propongono il progetto di social housing.
Un’attenzione particolare è riconosciuta ad interventi di rigenerazione urbana, anche come
strumento di supporto all’inclusione soprattutto giovanile, e al recupero del degrado sociale e
ambientale. Un ruolo strategico è affidato alla riqualificazione delle strutture sportive, volte a
garantire il potenziamento del ruolo dello sport ai fini della inclusione e della integrazione sociale.
Il potenziamento delle infrastrutture sociali previsto in questa componente, con un
significativo focus nel Mezzogiorno, appare particolarmente rilevante in relazione all’occupazione
femminile e alla liberazione di parte del tempo che le donne dedicano al lavoro di cura.
Box – Interventi di riforma
Accelerazione dell’attuazione della riforma del terzo settore Al completamento della riforma del
terzo settore mancano ancora importanti decreti attuativi. Ci si propone di accelerarne
l’implementazione e al tempo stesso valutare gli effetti della riforma su tutto il territorio regionale.
Tabella delle risorse della componente
M5C2 –
Infrastrutture
sociali, famiglie,
comunità e terzo
settore
Risorse (€/mld)
In
essere
(a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Servizi socioassistenziali,
disabilità e
marginalità
– 3,45 3,45 0,38 3,83
Infrastrutture
sociali nei Comuni e
coinvolgimento del
Terzo Settore
– 2,50 2,50 0,10 2,60
Percorsi di
autonomia per i
disabili
– 0,50 0,50 – 0,50
Housing
temporaneo e
Stazioni di Posta
– 0,45 0,45 0,28 0,73
148
Interventi
previsti dal Family
Act ***
– – – – –
Rigenerazione
urbana e Housing
sociale
3,30 3,00 6,30 – 6,30
Rigenerazione
urbana
2,80 0,70 3,50 – 3,50
Housing
sociale
0,50 2,30 2,80 – 2,80
Sport e
periferie
– 0,70 0,70

0,70
TOTALE 3,30 7,15 10,45 0,38 10,83
*** Family Act finanziato con 30,5 miliardi stanziati dalla Legge di Bilancio.
Descrizione interventi:
1) Servizi socio assistenziali, disabilità e marginalità
-1.1 Infrastrutture sociali a favore di minori, anziani non autosufficienti e persone con
disabilità, con particolare attenzione alla prevenzione delle vulnerabilità di famiglie e minori.
Complessivamente questo investimento vale 2,5 miliardi di euro nel corso di vigenza del PNRR a
cui si aggiungono 100 milioni a valere sul ReactEU. La progettazione è affidata agli Enti locali in
sinergia con il Terzo settore, con attenzione alla necessaria perequazione territoriale nella
distribuzione di queste infrastrutture.
-1.2 Servizi sociali dedicati alle persone con disabilità, potenziati al fine di sostenere il
processo di deistituzionalizzazione e prevenire la istituzionalizzazione, dando supporto
all’assistenza domiciliare. Il piano propone la definizione di progetti personalizzati di presa in
carico, che individuano le diverse necessità, incrementando i percorsi di accompagnamento verso
l’autonomia, anche mediante il sostegno diretto alla ristrutturazione degli alloggi, dotandoli di
strumenti tecnologicamente avanzati. Il rafforzamento delle diverse misure di assistenza
domiciliare, la correlata attivazione di dispositivi utili a favorire il lavoro a distanza e la
riqualificazione professionale dei soggetti con disabilità faciliterà l’accesso al mercato del lavoro.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 200 milioni dai progetti PON.
-1.3 Programmi di housing temporaneo (fino a 24 mesi) per singoli o nuclei familiari in
difficoltà estrema con contestuali azioni volte ad agevolare l’uscita dai percorsi di assistenza. Nei
centri urbani di più grandi dimensioni, sono previsti progetti dedicati a persone che versano in
condizioni di marginalità estrema e senza fissa dimora. Nelle strutture realizzate e dedicate
149
all’accoglienza notturna o temporanea (Stazioni di Posta) opereranno equipe multidisciplinari che
prenderanno in carico gli utenti e con un approccio socio sanitario integrato, ne favoriranno
l’inserimento nel mondo del lavoro.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 150 milioni dai progetti PON.
2) Rigenerazione urbana e Housing sociale:
-2.1 Interventi promossi dalle Città Metropolitane mirati alla rigenerazione urbana e
rifunzionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, con particolare attenzione alle periferie. Si
propone di contribuire alla riduzione delle difficoltà abitative e insediative con particolare
riferimento al patrimonio pubblico esistente ed alla riqualificazione in quartieri privi di servizi. Il
piano prevede anche la predisposizione di un “progetto pilota” ad alto impatto strategico per il
recupero urbano
– 2.2 Interventi promossi da Comuni destinati alla rigenerazione urbana al fine di ridurre le
situazioni di emarginazione e degrado sociale. I progetti intervengono sulla qualità e il decoro
urbano finalizzando il recupero al miglioramento del contesto sociale e ambientale.
-2.3 Progetti di recupero territoriale e d’incremento della disponibilità di alloggi pubblici, per
sostenere le persone vulnerabili e le famiglie a basso reddito e investimenti per ampliare l’offerta
di edilizia residenziale pubblica e di alloggi a canone calmierato, anche per studenti (cd. Housing
Sociale). Le azioni verranno affiancate da misure per garantire trasparenza, legalità ed equità e si
prevede un meccanismo a leva con l’investimento in fondi target che propongono progetti di social
housing.
3) Sport e periferie.
Interventi volti alla rigenerazione delle aree periferiche, integrando il recupero urbano con la
realizzazione di impianti sportivi. Si tratta di un modello d’intervento di contrasto al degrado
urbano attraverso il recupero di infrastrutture sportive e la realizzazione di parchi urbani attrezzati.
In tal modo si favorirà lo sport anche come strumento di contrasto all’emarginazione, e di aiuto
alla socializzazione, soprattutto tra i giovani.
Si intende agire, in via preferenziale, sulle comunità più indigenti, grazie a misure e interventi
coerenti alle politiche e alle strategie a sostegno della transizione verde e digitale, promuovendo
le istanze di coesione economica, sociale, territoriale nazionale ed europea, nonchè rafforzando la
capacità di resilienza economica e sociale e di mitigazione dell’impatto sociale ed economico della
crisi indotta dal perdurare della pandemia da Covid-19.
Questi interventi beneficiano di risorse complementari per 180 milioni dagli stanziamenti
della Legge di Bilancio.
150
151
INTERVENTI SPECIALI DI COESIONE TERRITORIALE
Obiettivi della componente
Rafforzamento della Strategia nazionale per le aree interne, attraverso misure a
supporto del miglioramento dei livelli e della qualità dei servizi scolastici e sanitari
e delle infrastrutture sociali, e dell’imprenditoria giovanile, in particolare nel settore
turistico e agroalimentare.
Rafforzamento della vocazione internazionale e della propensione alla ricerca e
all’innovazione dell’economia e della società del Mezzogiorno, attraverso la creazione
di Ecosistemi dell’innovazione in contesti urbani da rigenerare, in grado di rispondere
alle sfide poste dalle transizioni gemelli (digitale e verde) nonché al rafforzamento della
collaborazione tra imprese, istituzioni e organismi di ricerca e cittadini.
Valorizzazione economica e sociale del riutilizzo dei beni confiscati alle mafie.
Investimenti per la sostenibilità delle aree colpite dai Terremoti al fine di potenziare le
attività economiche, rispettando la vocazione dei territori; favorire la transizione
ecologica; dare impulso alla diffusione dell’economia circolare; recuperare la dotazione
infrastrutturale in uso o dismessa.
Descrizione sintetica della componente
La terza componente, “Interventi speciali per la Coesione territoriale”, non esaurisce
l’obiettivo di riduzione dei divari territoriali, che il PNRR persegue trasversalmente a tutte le
missioni, ma si focalizza sul rafforzamento di specifici interventi mirati alla riduzione dell’impatto
della crisi e alla creazione delle condizioni per uno sviluppo equo e resiliente in ambiti territoriali
particolari: le aree interne del Paese, i territori colpiti dai terremoti, i contesti urbani da rigenerare
mediante l’innovazione tecnologica e sociale nelle regioni del Mezzogiorno.
Nel ventennio della stagnazione italiana la geografia dei divari territoriali si è complicata:
accanto alla frattura tra Nord e Sud, in tutto il Paese è aumentata la divergenza tra centri e
periferie, tra città e campagne deindustrializzate, tra aree urbane e aree interne. Occorre
rafforzare una nuova politica territoriale per la prossimità ai luoghi per rispondere alla nuova
connotazione “nazionale” della coesione territoriale, provando a restituire protagonismo ai luoghi
marginalizzati dalle politiche pubbliche, che necessitano di una rinnovata attenzione per la
garanzia dei servizi essenziali e il rilancio delle vocazioni produttive. Occorre rafforzare le politiche
che consentano l’accessibilità e la mobilità nelle aree interne e la possibilità di usufruire di servizi
scolastici, sanitari e sociali in linea con il resto del Paese.
In tema di innovazione e ricerca va necessariamente rafforzato il ruolo delle politiche
pubbliche nella creazione di contesti che favoriscano la radicazione sul territorio delle Università e
la loro prossimità e collaborazione con le imprese locali ed esterne per le attività di ricerca applicata
e di trasferimento delle conoscenze. Come enfatizzato nel Piano Sud 2030, la riqualificazione dal
punto di vista ambientale e socio-economico delle aree urbane interessate da fenomeni di
152
disagio/degrado è centrale al fine di creare le condizioni per l’insediamento di imprese innovative,
per l’attrazione dei talenti e nei processi di trasformazione tecnologica del sistema produttivo del
Mezzogiorno. Il Piano Sud 2030, in particolare, individua quale modello di riferimento per la
promozione dell’innovazione replicabile in altre regioni meridionali il Polo Universitario di San
Giovanni a Teduccio: un’esperienza di riqualificazione urbanistica e di rilancio economico e sociale
in un’ottica di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei residenti e di integrazione dei
siti riqualificati nel tessuto territoriale di riferimento.
La strategia per il recupero e la riqualificazione dei beni confiscati alle mafie rappresenta un
elemento di grande rilievo e simbolicità. Nel Piano Sud 2030 la prevenzione e il contrasto dei
fenomeni corruttivi e di criminalità organizzata vengono individuate come aree di intervento
prioritarie delle politiche, riconoscendo il valore economico e sociale del riutilizzo dei beni
confiscati con particolare riferimento ai territori meridionali.
Interventi di riforma della componente
Riforma 1. Riforme per le aree interne: rafforzamento delle misure a favore e delle aree interne del
Paese, attraverso l’erogazione di maggiori servizi, mediante uno specifico rifinanziamento della
norma per il potenziamento delle infrastrutture sociali, e l’attuazione di misure a favore
dell’imprenditorialità, nonché l’estensione al 2026 del superbonus per i territori colpiti dal sisma
Tabella delle risorse della componente
M5C3 –
Interventi speciali di
coesione territoriale
Risorse (€/mld)
In
essere
(a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Strategia
nazionale per le aree
interne
– 1,50 1,50 – 1,50
Interventi per le
Aree del Terremoto
– 1,78 1,78

1,78
Ecosistemi
dell’innovazione al
Sud in contesti urbani
marginalizzati
– 0,60 0,60

0,60
Valorizzazione
dei beni confiscati
alle mafie
– 0,30 0,30

0,30
TOTALE – 4,18 4,18 – 4,18
153
Descrizione sintetica degli interventi
1. Strategia nazionale per le aree interne: il rafforzamento della Strategia nazionale per le aree
interne (SNAI), in coerenza con quanto definito nel Piano Sud 2030 e in numerosi interventi
normativi nel corso dell’ultimo anno, prevede interventi aggiuntivi per migliorare il livello e la
qualità dei servizi scolastici, sanitari e di mobilità, un potenziamento dell’infrastrutturazione
sociale, ambientale e digitale (anche attraverso spazi di co-working), nonché misure a sostegno
dell’imprenditoria giovanile, in particolare nel settore turistico e agroalimentare, e del
reinsediamento abitativo e produttivo. Inoltre si prevede la realizzazione di un’infrastruttura
digitale capace di erogare servizi innovativi automatizzati e da remoto che contribuiscano al
rafforzamento delle filiere agroalimentari. Obiettivo del rafforzamento della SNAI nel Piano è
di incrementare il numero di aree coinvolte nella Strategia, a partire da quelle maggiormente
caratterizzate da accesso limitato ai servizi di base, indici di disagio socioeconomico e di
spopolamento.
2. Interventi per le aree dei Terremoti. Si prevede l’ulteriore incentivazione della ricostruzione
privata e pubblica (con particolare attenzione ai servizi sociali, agli asili, ai centri di formazione
tecnica ed alle scuole), l’efficientamento energetico e l’illuminazione ecosostenibile; il
rafforzamento del sistema delle competenze e della formazione, il sostegno alle attività
economiche e produttive locali, anche attraverso la valorizzazione delle risorse ambientali,
agroalimentari, il turismo ed i beni culturali, ed il miglioramento della dotazione in termini di
infrastrutture di servizi e di trasporto. Questi interventi beneficiano di risorse complementari
per 2 miliardi e 950 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
3. Ecosistemi dell’innovazione al Sud, in contesti urbani marginalizzati. Come parte del progetto
nazionale previsto nella seconda componente della missione 4, gli interventi per l’innovazione
e la trasformazione ecologica e digitale nelle regioni del Sud sono finalizzati a realizzare
infrastrutture e laboratori per il trasferimento tecnologico riqualificando il tessuto urbano. Lo
scopo è la creazione di nuovi asset infrastrutturali destinati all’attrazione e alla creazione di
imprese innovative, al potenziamento del capitale umano altamente qualificato, ad una
riqualificazione delle competenze in grado di rispondere alle sfide poste dalle transizioni
ecologica e digitale, nonché al rafforzamento della collaborazione tra imprese, istituzioni e
organismi di ricerca e cittadini. La scelta è di localizzare tali interventi in contesti urbani da
rigenare al Sud, coniugando innovazione tecnologica e innovazione sociale.
4. Valorizzazione dei beni confiscati. Si interviene sulla valorizzazione dei beni confiscati alle
mafie, potenziando il lavoro congiunto dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati e
dell’Agenzia per la coesione territoriale, con investimenti finalizzati alla restituzione alla
collettività dei beni confiscati e al loro utilizzo a fini di sviluppo economico e sociale (inclusa la
creazione di posti di lavoro), nonché come presidi di legalità a sostegno di un’economia più
trasparente e del contrasto al fenomeno della criminalità organizzata.
154
M6 – SALUTE
Obiettivi generali della missione
• Intervenire con azioni di rafforzamento sia del sistema ospedaliero sia, in
particolare, della rete dell’assistenza territoriale, al fine di garantire omogenità
nella capacità di dare risposte integrate (di natura sanitaria e sociosanitaria),
nonché equità di accesso alle cure.
• Rafforzare la resilienza e la tempestività di risposta del sistema sanitario alle
patologie infettive emergenti gravate da alta morbilità e mortalità, nonché ad
altre emergenze sanitarie.
• Dare impulso alla sanità digitale, disporre di soluzioni digitali per piani di presa in
carico multidisciplinari e multiprofessionali in grado di integrare processi di cura
ed assistenza, nonché di supportare la vicinanza e la comunicazione alle persone.
• Promuovere e rafforzare il settore della ricerca scientifica, incrementando le
risorse destinate alla ricerca biomedica e sanitaria anche attraverso la
promozione di fondi equity e sviluppando le competenze che possano facilitare
il trasferimento tecnologico.
• Realizzare ospedali sicuri, tecnologici, digitali e sostenibili, con azioni miranti
all’all’ammodernamento tecnologico delle strutture ospedaliere con particolare
riferimento alle attrezzature di alta tecnologia e ad altri interventi orientati alla
digitalizzazione delle strutture sanitarie.
• Rafforzare la capacità, l’efficacia, la resilienza e l’equità del Paese di fronte agli
impatti sulla salute, attuali e futuri, associati ai rischi ambientali e climatici.
• Rafforzare la compagine del personale sanitario, anche sotto il profilo formativo
al fine sviluppare le competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei
professionisti del SSN nonché di colmare le carenze relative sia ad alcune figure
specialistiche, sia nel campo della medicina generale.
Risorse impiegate nella Missione
Componente 1
Assistenza di prossimità e telemedicina 7,5 miliardi a cui si aggiungono 400 milioni di
ReactEU
Componente 2
Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria 10,5 miliardi a cui si
aggiungono 1,31 miliardi di ReactEU
Totale della Missione Salute 18 miliardi a cui si aggiungono risorse React UE per 1,71
miliardi, per complessivi 19,72 miliardi
155
La pandemia da Covid-19 ha reso evidente il valore universale della salute e la sua
natura di bene pubblico fondamentale.
Il Servizio Sanitario Nazionale italiano è riconosciuto in tutto il mondo come uno dei
pochi sistemi che, nel garantire la salute come diritto, riesce a raggiungere adeguati
risultati in termini di salute e, al contempo, una spesa sanitaria contenuta.
L’Italia, infatti, si caratterizza per una popolazione con elevata speranza di vita alla
nascita (circa 83 anni secondo la rilevazione Istat relativa al 2019) e un tasso di mortalità
inferiore (circa 10.5 per mille abitanti) rispetto ai paesi OCSE, e, al tempo stesso, per una
spesa sanitaria pubblica in rapporto al PIL relativamente contenuta (pari al 6,5%, contro il
7,8% della media europea, il 9,6% della Germania e il 9,4% della Francia).
FIGURA 2.6.1: SPESA SANITARIA DEGLI STATI MEMBRI DELL’UNIONE EUROPEA
Fonte: statistiche sulla Salute dell’OCSE 2019 (i dati si riferiscono a 2017).
Le dinamiche e i trend del settore individuano nell’invecchiamento della popolazione,
e nel conseguente aumento delle cronicità, la sfida più importante che i sistemi sanitari
dovranno affrontare. Tale sfida è rilevante anche per il SSN del nostro Paese dove
l’incidenza della popolazione anziana sul totale è elevata (23% circa di over 65 e 3,6% circa
di over 80); ciò si traduce inevitabilmente, a livello epidemiologico, in una costante crescita
dell’incidenza di malattie croniche non trasmissibili, cosi come nel resto del mondo.
156
Considerato il cambiamento demografico in corso e l’aumento della popolazione
anziana, il SSN deve quindi orientarsi sempre di più ad una domanda di salute e a bisogni
complessi, che necessitano di una offerta di servizi integrati della rete di assistenza
territoriale (sanitaria e socio sanitaria), quale elemento imprescindibile per garantire una
risposta assistenziale appropriata ed efficace alle persone.
Il quadro attuale dell’assistenza sanitaria territoriale, tuttavia, mostra elevata
frammentarietà e significativi elementi di criticità: in particolare, l’Italia evidenzia un forte
ritardo sulla diffusione dell’assistenza domiciliare rispetto agli altri Paesi OCSE (4% pazienti
anziani rispetto alla media OCSE del 6%) e un’elevata disomogeneità fra regioni di tutti i
servizi residenziali e di prossimità.
La tendenza a razionalizzare i ricoveri ospedalieri inappropriati, già evidente se si
considera che tra il 2008 e il 2018 si assiste ad una riduzione del numero di ricoveri del
3,3%, deve essere consolidata e rafforzata. Occorre demandare all’ospedale le attività a
maggiore complessità e spostare a livello territoriale le prestazioni meno complesse.
Anche il sistema ospedaliero manifesta ritardi in particolare riguardo alla carenza e
formazione del personale, ma anche in termini di vetustà delle apparecchiature
tecnologiche e delle dotazioni informatiche, per cui è prioritario prevedere interventi
ammodernamento in modo uniforme sul territorio nazionale.
A fronte di tale contesto, il sistema sanitario è giunto, inoltre, alla prova del Covid-19
manifestando elementi di relativa debolezza e in presenza di divario tra regioni un ampio
e persistente. La risposta del sistema sanitario all’avanzata della pandemia, infatti, è stata
ostacolata da difficoltà nell’approvvigionamento di dispositivi medici e sanitari adeguati, e
da carenze dotazione di risorse umane specializzate e di infrastrutture (in particolare
tecnologiche e digitali), ma soprattutto da una risposta non sempre adeguata
dell’assistenza territoriale e di quella ospedaliera (sebbene quest’ultima abbia mostrato
nel complesso una buona capacità di “tenuta”).
Emerge quindi l’esigenza di intervenire con azioni di rafforzamento sia del sistema
ospedaliero sia, in particolare, della rete dell’assistenza territoriale: quest’ultima appare,
infatti, debole e non omogenea nella capacità di dare risposte integrate (di natura sanitaria
e sociosanitaria), non garantendo equità di accesso alle cure e costituendo una delle
principali criticità del SSN.
Per supportare lo sviluppo dell’assistenza territoriale e per fronteggiare il futuro
fabbisogno di cure la sanità digitale riveste un ruolo cruciale e trasversale. Solo l’1,2% della
spesa sanitaria pubblica è destinato a tecnologie digitali 4.0. In termini assoluti, la spesa in
sanità digitale in Italia si assesta su 22 € pro capite, contro i 70 € della Danimarca, il paese
più virtuoso a livello europeo, mentre il “DESI Index” – Indice di digitalizzazione
dell’economia e della società ci vede posizionati al 25° posto in Europa nel 2020. Disporre
157
quindi di soluzioni digitali per piani di presa in carico multidisciplinari e multiprofessionali
– in grado di integrare processi di cura ed assistenza, nonché di supportare la vicinanza e
la comunicazione alle persone – diventa un fattore fondamentale per sostenere il processo
di potenziamento e di omogeneizzazione dei servizi territoriali in tutte le aree del Paese
nella fase post emergenziale.
Sul versante della ricerca scientifica, che è uno degli asset strategici del nostro Paese,
si rilevano alcune tendenze strutturali su cui è altrettanto importante intervenire: la
riduzione dei fondi destinati alla ricerca biomedica e sanitaria; il numero ridotto di brevetti,
pur a fronte della crescita delle produzioni scientifiche degli IRCCS; la carenza di capitali di
rischio e di competenze che possano facilitare il trasferimento tecnologico.
Infine, ulteriore elemento da affrontare e non più rinviabile per il SSN riguarda il
rafforzamento della compagine del personale sanitario, anche sotto il profilo formativo:
l’Italia mostra un numero di infermieri inferiore ai Paesi OCSE (5,8 per 1.000 abitanti
rispetto alla media europea di 8,8) e, nonostante il numero dei medici sia nel complesso
superiore al valore europeo, è necessario colmare le carenze relative sia relativamente ad
alcune figure specialistiche (in particolare in anestesia e terapia intensiva, medicina
interna, pneumologia, pediatria) sia nel campo della medicina generale. In particolare,
occorre rafforzare il ruolo del Ministero della salute e delle regioni nell’attività di
programmazione dei fabbisogni formativi.
Per la missione che riguarda la Salute, il PNRR indirizza risorse per il rafforzamento
della resilienza e della tempestività di risposta del sistema sanitario alle patologie infettive
emergenti gravate da alta morbilità e mortalità, nonché ad altre emergenze sanitarie.
Questo obiettivo viene perseguito in primo luogo attraverso lo sviluppo di una sanità di
prossimità, vicina ai bisogni delle persone, ma anche grazie ad una più forte integrazione
tra politiche e servizi sanitari e sociali. In secondo luogo, il PNRR punta a rafforzare il
settore della ricerca scientifica e a sostenere la sfida dell’innovazione, attraverso
l’ammodernamento tecnologico ed il potenziamento dei processi di digitalizzazione e di
innovazione tecnologica, sia a livello locale, a supporto del processo di ammodernamento
delle aziende, che regionale, sviluppando modelli assistenziali innovativi e digitali. Inoltre,
occorrerà accelerare l’evoluzione e il completamento del Fascicolo Sanitario Elettronico,
e, non da ultimo, a livello centrale, rafforzare l’infrastruttura tecnologica e la capacità del
Ministero della Salute di disporre di strumenti innovativi di analisi dei dati e di simulazione
di scenari predittivi in grado di supportare scelte complesse di programmazione sanitaria
e di prevenzione.
La missione si concretizza in due componenti per quanto riguarda gli interventi:
Ø Assistenza di prossimità e telemedicina
Ø Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria
158
Gli interventi saranno caratterizzati da linee di azione coerenti all’interno di un unico
progetto di riforma, volte a rafforzare e rendere più sinergica la risposta territoriale e
ospedaliera, nonché l’attività di ricerca del SSN:
Ø Promuovere e rafforzare un’assistenza di prossimità, vicina ai bisogni dei cittadini, per
consentire un’effettiva equità di accesso della popolazione alle cure sanitarie e
sociosanitarie, attraverso la definizione di standard qualitativi e quantitativi uniformi,
il potenziamento della rete dei servizi distrettuali, nonché il consolidamento di quella
ospedaliera ad essa integrata.
Ø Definire un nuovo assetto istituzionale di prevenzione Salute-Ambiente-Clima,
secondo l’approccio “One-Health”, per promuovere la salute umana rispetto alle
determinanti ambientali e ai loro cambiamenti, in sinergia con lo sviluppo economico
e sociale del Paese.
Ø Riformare il rapporto tra Salute e Ricerca, rivisitando il regime giuridico degli Istituti
di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e delle politiche afferenti al Ministero
della Salute, sostenere l’attività di ricerca e rafforzare le capacità di risposta del SSN
alle emergenze sanitarie, alla transizione epidemiologica e ai fabbisogni sanitari legati
al quadro demografico.
Gli investimenti in cui si concretizzano le due componenti della missione Salute sono
distribuiti su 4 progetti per un ammontare complessivo di risorse pari a 18 miliardi di euro
a cui si aggiungono risorse React UE per 1,71 miliardi, per complessivi 19,72 miliardi.
Salute 19,72
Assistenza di prossimità e
telemedicina
7,9
Innovazione, ricerca e
digitalizzazione dell’assistenza
sanitaria
11,82
159
M6C1 – ASSISTENZA DI PROSSIMITÀ E TELEMEDICINA
Obiettivi della componente
• Potenziare e riorientare il Sistema Sanitario Nazionale verso un modello incentrato
sui territori e sulle reti di assistenza socio-sanitaria;
• Superare la frammentazione e il divario strutturale tra i diversi sistemi sanitari
regionali garantendo omogeneità nell’accesso alle cure e nell’erogazione dei Livelli
Essenziali di Assistenza – “LEA”;
• Potenziare la prevenzione e l’assistenza territoriale, migliorando la capacità di
integrare servizi ospedalieri, servizi sanitari locali e servizi sociali, per garantire
continuità assistenziale, approcci multiprofessionali e multidisciplinari, percorsi
integrati ospedale-domicilio a tutta la popolazione;
• Rafforzare la capacità, l’efficacia, la resilienza e l’equità del Paese di fronte agli
impatti sulla salute, attuali e futuri, associati ai rischi ambientali e climatici, in una
visione “One- Health” e nella evoluzione di “Planetary health”
La componente M6C1, denominata Assistenza di prossimità e telemedicina, è finalizzata a
potenziare e riorientare il SSN verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza
socio-sanitaria; a superare la frammentazione e il divario strutturale tra i diversi sistemi sanitari
regionali garantendo omogeneità nell’accesso alle cure e nell’erogazione dei Livelli Essenziali di
Assistenza – “LEA”; a potenziare la prevenzione e l’assistenza territoriale, migliorando la capacità
di integrare servizi ospedalieri, servizi sanitari locali e servizi sociali, per garantire continuità
assistenziale, approcci multiprofessionali e multidisciplinari, percorsi integrati ospedaledomicilio
a tutta la popolazione; a rafforzare la capacità, l’efficacia, la resilienza e l’equità del
Paese di fronte agli impatti sulla salute, attuali e futuri, associati ai rischi ambientali e climatici,
in una visione “One- Health” e nella evoluzione di “Planetary health”.
Lo stanziamento totale di questo cluster è pari a 7,5 miliardi a cui si aggiungono 400 milioni
di ReactEU.
160
BOX Riforme
Riforma denominata “Assistenza di prossimità e telemedicina” – sotto riforma “Definire
standard strutturali, tecnologici e organizzativi dell’assistenza territoriale” e “Istituire un
Sistema Nazionale Prevenzione Salute-Ambiente-Clima (SNPS) con conseguenti atti
regolamentari applicativi ed attuativi” che sostengono e accompagnano gli interventi
prospettati.
La riforma è trasversale alle due componenti della Missione Salute e si pone come azione
preliminare e di accompagnamento a tutti gli interventi in ambito salute.
Con riferimento alla prima componente, la Riforma è finalizzata a Definire standard
strutturali, tecnologici e organizzativi dell’assistenza territoriale; la seconda azione di
riforma consiste nell’Istituzione di un Sistema Nazionale Prevenzione Salute-Ambiente-
Clima (SNPS) con conseguenti atti regolamentari applicativi ed attuativi, funzionale a:
o consentire una effettiva equità di accesso della popolazione alle cure sanitarie e
sociosanitarie;
o definire un nuovo assetto istituzionale, in grado di gestire la tematica saluteambiente-
clima in sinergia con lo sviluppo economico e sociale del Paese.
Tabella delle risorse della componente
M6C1 –
Assistenza di
prossimità e
telemedicina
Risorse (€/mld)
In
essere
(a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Potenziamento
assistenza sanitaria e
rete territoriale
– 7,00 7,00 – 7,00
Casa della
Comunità e presa in
carico della persona
– 4,00 4,00 – 4,00
Casa come
primo luogo di cura.
Assistenza
domiciliare
– 1,00 1,00 – 1,00
161
Sviluppo delle
cure intermedie
– 2,00 2,00 – 2,00
Salute,
Ambiente e Clima.
Sanità pubblica
ecologica
– 0,50 0,50 0,40 0,90
TOTALE – 7,50 7,50 0,40 7,90
Note:
(b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
Intervento 1.1 Casa della Comunità e presa in carico delle persone
La carenza di coordinamento negli interventi sanitari, sociosanitari e
socioassistenziali, le disomogeneità regionali presenti nell’offerta dei servizi di assistenza
territoriale, soprattutto per le popolazioni che abitano in zone rurali o svantaggiate,
costituiscono criticità superabili attraverso l’implementazione di strutture assistenziali di
prossimità per le comunità, collocando nello stesso spazio fisico un insieme di prestazioni
sanitarie e socio-sanitarie e sfruttando la contiguità spaziale dei servizi e degli operatori,
consentendo anche percorsi di prevenzione, diagnosi e cura per ogni persona con un
approccio basato sulle differenze di genere, in tutte le fasi e gli ambienti della vita.
Il Progetto nasce pertanto per potenziare l’integrazione complessiva dei servizi
assistenziali socio-sanitari per la promozione della salute e la presa in carico globale della
comunità e di tutte le persone, siano esse sane o in presenza di patologie (una o più
patologie) e/o cronicità
Per realizzare tale integrazione, il progetto prevede la realizzazione di strutture
fisicamente identificabili (“Casa della comunità”), che si qualificano quale punto di
riferimento di prossimità e punto di accoglienza e orientamento ai servizi di assistenza
primaria di natura sanitaria, socio-sanitaria e sociale per i cittadini, garantendo interventi
interdisciplinari attraverso la contiguità spaziale dei servizi e l’integrazione delle comunità
di professionisti (équipe multiprofessionali e interdisciplinari) che operano secondo
programmi e percorsi integrati, tra servizi sanitari (territorio-ospedale) e tra servizi
sanitari e sociali.
Dal punto di vista operativo, il modello proposto prevede l’identificazione di uno
standard di riferimento comune, attraverso il quale distribuire in maniera capillare e
omogenea tali strutture su tutto il territorio nazionale, indentificandole quale nodo,
facilmente riconoscibile e raggiungibile dalla popolazione di riferimento, all’interno della
162
più ampia rete di offerta dei servizi sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali, e al tempo
stesso come parte integrante dei luoghi di vita della comunità locale. In questo senso,
con questo intervento si intende definire un atto regolamentare preliminare e action plan
entro il 2022, e realizzare entro il 2026 1 Casa della Comunità ogni 24.500 abitanti: si
punta a realizzare 2.564 nuove Case della comunità con l’obiettivo di prendere in carico 8
milioni circa di pazienti cronici mono-patologici e 5 milioni circa di pazienti cronici multipatologici:
Intervento 1.2 Casa come primo luogo di cura. Assistenza domiciliare
L’assistenza domiciliare integrata (ADI) rappresenta oggi il setting assistenziale che
meglio risponde ai cambiamenti epidemiologici della popolazione (invecchiamento,
aumento della comorbilità e delle patologie croniche) e alle esigenze di sostenibilità
economica del Servizio Sanitario Nazionale. Costituisce un modello di cura alternativo al
ricovero ospedaliero, che consente la permanenza a domicilio di persone fragili e con
patologie croniche e l’attuazione di percorsi terapeutici integrati dal punto di vista
sanitario e sociale, garantendo nel contempo una adeguata socialità e la prossimità della
rete dell’assistenza primaria.
Attraverso tale progetto si intende promuovere e rafforzare l’assistenza domiciliare,
incrementarne la diffusione e la qualità dell’offerta su tutto il territorio nazionale
attraverso la riorganizzazione della gestione dei servizi di cure domiciliari integrate e lo
sviluppo e implementazione locale di un modello digitale dell’ADI, che renda fruibile
soluzioni e strumenti di telemedicina e connected care, fondamentali per la presa in carico
al domicilio, il monitoraggio e la diagnosi a distanza dei pazienti.
In questa prospettiva, il progetto si pone in stretta connessione con la progettualità
sopra descritta della “Casa della Comunità”, in quanto nell’ambito della Presa in carico
globale che la Casa della Comunità realizza, uno degli strumenti necessari ad una
integrata ed efficace gestione delle cronicità, soprattutto per i pazienti cronici anziani, è
l’erogazione di prestazioni di assistenza domiciliare integrata con il supporto delle
soluzioni tecnologiche e digitali e di telemedicina. L’obiettivo è quello di definire a livello
nazione indicazioni per l’erogazione di prestazioni in telemedicina entro il 2022 e di
implementare e mettere a regime un nuovo modello ADI entro il 2026, con 575 Centrali di
coordinamento attivate, 51.750 medici e altri professionisti nonché 282.425 pazienti con kit
technical package attivo.
Risultati attesi: circa 500.000 nuovi pazienti over 65 Presi in Carico (PIC).
Intervento 1.3 Sviluppo delle cure intermedie
163
Il progetto mira alla implementazione di presidi sanitari a degenza breve (Ospedali di
comunità) che, interconnesse con il sistema dei servizi sanitari e sociali, svolgono una
funzione “intermedia” tra il domicilio e il ricovero ospedaliero al fine di sgravare l’ospedale
da prestazioni di bassa complessità che non necessitano di un elevato carico assistenziale
e contribuire in modo sostanziale alla riduzione degli accessi impropri alle strutture di
ricovero e ai pronto soccorso.
Gli Ospedali di comunità sono, pertanto, strutture che si pongono ad un livello
intermedio tra l’assistenza territoriale e l’assistenza ospedaliera, per fornire assistenza a
tutti i soggetti che non hanno necessità di ricovero ma di un’assistenza e sorveglianza
sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio.
Dal punto di vista operativo si prevede di definire entro il 2022 il piano d’azione per
realizzare/adeguare le strutture a ospedale di comunità; il progetto si traduce nella
realizzazione di posti letto in strutture di ricovero di breve durata (15-20 giorni), secondo
uno standard uniforme su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è quello di realizzare e/o
adeguare 1 ospedale di comunità ogni 80.000 abitanti – 753 ospedali – entro il 2026.
Intervento 2 Salute ambiente e clima. Sanità pubblica ecologica
Il progetto è finalizzato a rafforzare la capacità, l’efficacia, la resilienza e l’equità del
Paese di fronte agli impatti sulla salute, attuali e futuri, associati ai rischi ambientali e
climatici, in una visione “One-Health”, e nella evoluzione di “Planetary health”,attraverso
un piano di riforme e investimenti che istituisce, sul piano normativo e di dotazioni di
infrastrutture e risorse, la rete del “sistema nazionale di prevenzione salute-ambiente e
clima, SNPS”, articolata a livello centrale regionale e territoriale, per la piena integrazione
con l’esistente Sistema Nazionale per la Protezione ambientale (SNPA).
In particolare, si prevede di realizzare:
§ un Piano di investimenti associato alla riforma strutturale istitutiva del SNPS;
§ Investimenti funzionali allo sviluppo di programmi operativi di attuazione di modelli
integrati in specifici siti contaminati di interesse nazionale
Dal punto di vista operativo si prevede di definire entro il 2022 un Action plan per
l’istituzione/rafforzamento di poli di eccellenza e riferimento nazionale della rete SNPS e
di poli regionali e istituzioni territoriali della rete SNPS-SNPA; la digitalizzazione della rete
SNPS e SNPA; la creazione/rafforzamento di strutture territoriali della rete SNPS-SNPA e
eventuali enti pubblici di ricerca; il rafforzamento di strutture sanitarie territoriali e
ospedaliere, IRCSS e altri enti di ricerca, per interventi integrati di promozione della salute,
sorveglianza attiva e assistenza sanitaria e sistemi di comunicazione partecipativa delle
comunità, in specifici siti contaminati di interesse nazionale. Sempre entro il 2022,
effettuare la Procedura per assegnazione di Bandi di ricerca triennali nazionali in salute164
ambiente-clima.
Si prevede entro il 2026 di riqualificare in infrastrutture, risorse strumentali e umane
il 100% delle strutture di riferimento nazionale SNPS e il 50 % (circa. 190) delle strutture
SNPS-SNPA.
Si prevede altresì di finanziare 8 borse di studio universitarie in Salute-Ambiente e Clima
per 3 cicli; saranno istituiti a) un centro di formazione e aggiornamento in Salute-
Ambiente/Clima con 11 percorsi di formazione FAD su tematiche specifiche a carattere
prioritario; b) un centro di formazione e aggiornamento in Salute-Ambiente/Clima con 11
progetti di ricerca triennali a carattere nazionale, su tematiche Salute/Ambiente/Clima di
carattere prioritario.
Saranno elaboratori programmi operativi per l’attuazione di modelli integrati di
intervento salute-ambiente-clima in almeno due siti specifici contaminati di interesse
nazionale, con il coinvolgimento di strutture territoriali della rete SNPS-SNPA, strutture
sanitarie e ospedaliere, IRCSS e altri enti di ricerca.
165
M6C2 – INNOVAZIONE, RICERCA E DIGITALIZZAZIONE
DELL’ASSISTENZA SANITARIA
Obiettivi della componente
• promuovere e rafforzare il settore della ricerca scientifica, privilegiando la
creazione di reti clinico-transnazionali di eccellenza;
• rafforzare i sistemi informativi sanitari e gli strumenti digitali a tutti i livelli del
servizio sanitario nazionale;
• valorizzare le risorse umane, attraverso l’ammodernamento degli strumenti e
dei contenuti formativi e lo sviluppo delle competenze tecnico-professionali,
digitali e manageriali dei professionisti del SSN;
• superare le criticità legate alla diffusione limitata e disomogenea della cartella
clinica elettronica;
• risolvere il problema relativo all’invecchiamento delle apparecchiature e al basso
uso di tecnologie sanitarie negli ospedali, raggiungendo maggiori standard di
efficienza e di efficacia
• realizzare ospedali sicuri, tecnologici, digitali e sostenibili
• superare la limitata diffusione di strumenti e attività di telemedicina.
La componente M6C2, denominata Innovazione, ricerca e digitalizzazione
dell’assistenza sanitaria è finalizzata a promuovere e rafforzare il settore della ricerca
scientifica privilegiando la creazione di reti clinico-transnazionali di eccellenza; a rafforzare
i sistemi informativi sanitari e gli strumenti digitali a tutti i livelli del SSN; a valorizzare le
risorse umane attraverso l’ammodernamento degli strumenti e dei contenuti formativi e
lo sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti
del SSN; a superare le criticità legate alla diffusione limitata e disomogenea della cartella
clinica elettronica; a risolvere il problema relativo all’invecchiamento delle
apparecchiature e al basso uso di tecnologie sanitarie negli ospedali, raggiungendo
maggiori standard di efficienza e di efficacia; a realizzare ospedali sicuri, tecnologici, digitali
e sostenibili; a superare la limitata diffusione di strumenti e attività di telemedicina.
Lo stanziamento totale di questo cluster è stato pari a 10,51 miliardi a cui si
aggiungono 1,31 miliardi di ReactEU. Questi interventi beneficiano, inoltre, di risorse
complementari per 1,01 miliardi dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
BOX Riforme
166
Intervento di riforma denominato “Assistenza di prossimità e telemedicina” – sotto riforma
“Riorganizzare la rete degli IRCCS per contribuire al miglioramento delle eccellenze SSN”.
La riforma è trasversale alle due componenti della Missione Saluteche si pone come azione
preliminare e di accompagnamento a tutti gli interventi in ambito salute.
Con riferimento alla seconda componente la riforma è finalizzata a riorganizzare la rete
degli IRCCS per contribuire al miglioramento delle eccellenze del SSN, ed in particolare a
rivisitare il regime giuridico degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
(IRCCS) e delle politiche della ricerca afferenti al Ministero della Salute per rafforzare le
capacità di risposta del SSN.
Tabella delle risorse della componente
M6C2 –
Innovazione, ricerca e
digitalizzazione
dell’assistenza sanitaria
Risorse (€/mld)
In
essere
(a)
Nuovi
(b)
Totale
(c) =
(a)+(b)
React
EU
(d)
TOTALE
NGEU
(c) + (d)
Ammodernamento
tecnologico e digitale
5,28 4,73 10,01 – 10,01
Ammodernamento
parco tecnologico e
digitale ospedaliero
1,41 2,00 3,41 – 3,41
Ospedali 3,30 2,30 5,60 – 5,60
Fascicolo Sanitario
Elettronico e raccolta,
elaborazione e analisi
dei dati a livello centrale
0,57 0,43 1,00 – 1,00
Ricerca e
trasferimento
tecnologico e
formazione
– 0,50 0,50 1,31 1,81
Valorizzazione e
potenziamento della
– 0,20 0,20 – 0,20
167
ricerca biomedica del
SSN
Ecosistema
innovativo della salute
– 0,10 0,10

0,10
Sviluppo delle
competenze tecnicoprofessionali,
digitali e
manageriali dei
professionisti in sanita
– 0,20 0,20 1,31 1,51
TOTALE 5,28 5,23 10,51 1,31 11,82
Note:
(b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
Intervento 1.1 Ammodernamento parco tecnologico e digitale ospedaliero
Il progetto è finalizzato all’ammodernamento tecnologico degli ospedali in
riferimento alle attrezzature di alta tecnologia e ad altri interventi orientati alla
digitalizzazione delle strutture sanitarie (sia in termini di processi che di infrastruttura
tecnologica e asset informatici). In particolare, l’intervento è orientato a:
– ammodernare gli asset tecnologici in dotazione presso le strutture ospedaliere,
sostituendo tutto il parco delle grandi apparecchiature sanitarie vetuste (anzianità
maggiore di 5 anni);
– digitalizzare tutti i processi clinico-assistenziali ospedalieri delle strutture sede di DEA di
II livello, con particolare riferimento ai sistemi di blocco operatorio, Laboratory
Information System, risonanze, servizi di farmacia, pronto soccorso, sistemi di
accettazione/dimissione/trasferimento, prescrizione e somministrazione farmaci,
diagnostica per immagini, repository e order entry.
Entro marzo 2021 è prevista la produzione di report con la rilevazione fabbisogno
delle grandi apparecchiature; sarà adottato entro il 2023 un action plan per la
progettazione e pianificazione degli interventi sulle grandi apparecchiature, ivi
ricomprendendo la definizione delle procedure di appalto, la stipula contratti con fornitore
del servizio e la realizzazione degli interventi;
L’obiettivo è acquistare e collaudare 2.648 grandi apparecchiature sanitarie e
digitalizzare 184 strutture sanitarie sede di DEA.
168
Intervento 1.2 Ospedali
Il progetto intende delineare un percorso di miglioramento strutturale in materia di
sicurezza delle strutture ospedaliere, che rivestono un ruolo cruciale e strategico nelle
situazioni di emergenza, con l’obiettivo di allinearle alle più moderne normative sismiche
a livello internazionale, tenuto anche conto che l’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio
sismico del Mediterraneo. All’ospedale, sede tra le più esposte e sensibili in quanto
affollata da migliaia di persone aventi capacità reattive diversissime, viene quindi richiesto
non solo di resistere senza danni eccessivi alla forza d’urto del sisma, ma anche di
continuare a offrire sufficienti livelli di assistenza sanitaria.
Ciò significa che si deve porre una particolare attenzione non solo agli elementi
portanti, ma anche a quelli non strutturali e impiantistici, oltre che alla distribuzione delle
funzioni e ai flussi, per far sì che possano rimanere pienamente operative le unità
ambientali e le apparecchiature necessarie per la gestione delle maxiemergenze.
A tal fine, il Ministero della Salute ha rilevato nel 2020 un fabbisogno complessivo di
interventi in materia di antisismica ospedaliera nelle diverse Regioni di circa 10 miliardi e
ha individuato 675 interventi finanziabili a valere sulle risorse del Recovery Fund,
ripartendo l’ammontare disponibile di 2,3 miliardi di euro in misura proporzionale tra le
Regioni per quota di accesso.
Il periodo di esecuzione previsto è 2021-2026. Sarà elaborato entro il 2022 un action
plan per l’avvio delle procedure e dei cantieri di lavoro al fine di completare 675 interventi
di antisismica entro il 2026.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 680 milioni dagli stanziamenti della
Legge di Bilancio.
Intervento 1.3 Fascicolo Sanitario elettronico e raccolta, elaborazione e analisi dei
dati a livello centrale
Il progetto è finalizzato a realizzare interventi regionali per l’evoluzione, il
completamento e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), anche
ampliandone gli strumenti (es. IoT, app) che abilitino la raccolta di nuove informazioni su
base volontaria da parte del cittadino (es. abitudini e stili di vita).
Il progetto intende inoltre potenziare e ampliare a livello centrale il Sistema
Informativo Sanitario nazionale, in termini di evoluzione e ammodernamento
dell’infrastruttura, dei sistemi di costruzione, raccolta e analisi delle informazioni sanitarie
169
e non sanitarie, con particolare riferimento al completamento del percorso in atto di
costruzione di strumenti simulativi e predittivi del fabbisogno di salute della popolazione.
E’ prevista entro il 2021 la predisposizione di piani regionali e della pubblica
amministrazione centrale per il rafforzamento del FSE ed entro il 2022 il completamento
di studi di fattibilità per la realizzazione dei nuovi flussi a livello nazionale e regionale. Entro
il 2026 si prevede 1 miliardo di documenti digitalizzati.
L’obiettivo è anche quello di implementare entro il 2024 2 nuovi flussi informativi a
livello nazionale e regionale; di implementare entro il 2026 l’infrastruttura tecnologica e
applicativa del Ministero della salute e attivare la piattaforma e portale Open Data; di
realizzare ed integrare, sempre entro il 2026, un modello predittivo su dati di real world.
Intervento 2.1 Valorizzazione e potenziamento della ricerca biomedica del SSN
Il progetto è finalizzato a realizzare due tipologie di interventi:
§ finanziamento di progetti di PoC (Proof of Concept), per complessivi 100 mln, attraverso
cui ridurre il gap fra risultati della ricerca e applicazione industriale e sostenere lo
sviluppo di tecnologie con un basso grado di maturità tecnologica, nonchè favorirne il
trasferimento tecnologico verso l’industria. Vengono quindi rese disponibili risorse
finanziarie a breve termine per realizzare esperimenti che dimostrino la fattibilità di una
tecnologia o del concept di un prodotto, per:
a. costruire/migliorare un prototipo per prepararne la commercializzazione;
b. verificare la fattibilità commerciale o effettuare test per lo scale-up;
c. dimostrare la mitigazione del rischio per un potenziale investitore/industria o
licenziatario, nel caso esista un brevetto;
d. affrontare e superare uno specifico gap identificato dall’industria e che ne
ostacola l’attrattività per gli investitori;
§ finanziamento di programmi/progetti di ricerca finalizzata in materia di malattie rare e
tumori rari. Queste patologie, ad alta complessità biomedica e spesso ad espressione
multiorgano, necessitano della convergenza di elevata competenza clinica e di avanzate
attività diagnostiche e di ricerca e richiedono tecnologie di eccellenza e il
coordinamento di reti collaborative a livello nazionale ed europeo. Al fine di rafforzare
la capacità di risposta dei centri di eccellenza presenti in Italia, si intende lanciare un
programma di ricerca con un finanziamento dedicato per complessivi 100 mln, al fine di
sviluppare terapie mirate in grado di fornire risposte concrete ai bisogni di salute dei
cittadini affetti da patologie rare.
È prevista entro il 2023 la definizione di una procedura selettiva biennale per
l’assegnazione dei voucher per il sostegno al trasferimento tecnologico ed entro il 2026 la
170
procedura ad evidenza pubblica per la ricerca finalizzata in materia di malattie rare e tumori
rari.
Si prevede di effettuare 2 bandi da 50 milioni per assegnare voucher per progetti di
PoC (Proof of Concept) entro il 2023 per un valore complessivo di 100 milioni e, sempre
entro il 2023, con due bandi da 50 milioni, l’assegnazione di finanziamenti per
programmi/progetti di ricerca finalizzata in materia di malattie rare e tumori rari per un
valore complessivo di 100 milioni.
Intervento 2.2 Ecosistema innovativo della salute
L’intervento si propone di sviluppare un ecosistema per l’innovazione nell’Area
“Salute” così come individuata dal Programma Nazionale per la Ricerca (PNR) e dalla Strategia
Nazionale di Specializzazione Intelligente (SNSI). L’elemento innovativo nel metodo di
approccio risiede nella funzione strutturata di “regia” e condivisione per determinare le
priorità di intervento, le Traiettorie Tecnologie e dei Domini cui orientare l’azione, nello
specifico contestuale e di fase attuativa.
La finalità è quella di generare con continuità nuove occasioni di innovazione, sviluppo
e occupazione qualificata nell’Area Salute, anche attraverso partenariati pubblico-privati,
mediante la collaborazione virtuosa tra Sistema Sanitario, Università, Incubatori
d’impresa, Centri di ricerca, Grandi Imprese, PMI ed altri soggetti del mondo produttivo,
della ricerca e degli Investitori istituzionali, finalizzata al consolidamento della catena
dell’innovazione a cui agganciare lo sviluppo competitivo dell’Ecosistema Salute e in
quest’ambito del SSN.
Il programma coglie la necessità di valorizzare la specificità e la complessità
dell’innovazione nelle scienze della vita in ordine ai temi della proprietà intellettuale, alla
dilatazione dei tempi della ricerca, alla complessità regolatoria e alle implicazioni etiche. Si
svilupperà comunque in coerenza e collaborazione con i programmi di ecosistema della ricerca
proposti dal MUR e di trasferimento tecnologico proposti dal MISE, anche attraverso iniziative
congiunte.
Il progetto si pone in continuità con Piano Operativo Salute (POS) in fase di
implementazione da parte del Ministero della Salute, che prevede la realizzazione di Hub
Lifescience, ovvero infrastrutture dedicate alla ricerca pubblica-privata, all’attrazione di
iniziative imprenditoriali innovative, al trasferimento tecnologico e allo sviluppo di servizi e
attività per l’open innovation, anche grazie ad iniziative di partnership pubblico-private. Le
risorse messe a disposizione dal Recovery Plan, pertanto, saranno rese disponibili a ciascun
Hub per la realizzazione un progetto finalizzato su una linea specifica di ricerca e
trasferimento tecnologico.
E’ programmata l’elaborazione entro il 2023 di un action plan per la realizzazione di
171
una rete di centri per il il trasferimento tecnologico dedicata alle scienze della vita e alla
salute con i soggetti attivi nel campo a livello regionale e territoriale, negli IRCCS, in
partnership pubblico/privato, in ambito universitario o di iniziativa privata e sempre entro
il 2023 l’elaborazione di un action plan per il rafforzamento della rete nazionale di
infrastrutture innovative specializzate – HUB Scienze della Vita avviata dal Ministero della
Salute nell’ambito del POS – Piano Operativo Salute.
E’ prevista la realizzazione entro il 2026 di almeno 3 azioni con co-finanziamento di 40
milioni destinato a Centri per il trasferimento tecnologico e di almeno 3 progetti Nord-
Centro-Sud con co-finanziamento di 60 milioni per il rafforzamento degli Hub Lifescience.
Investimento 2.3 Sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e
manageriali dei professionisti in sanità
Il progetto è finalizzato a rafforzare l’attività formativa lungo tre direttrici:
– aumentare le borse di studio e il corso di formazione specifica in medicina
generale, garantendo il completamento di tre cicli formativi triennali;
– avviare un piano di formazione straordinario di tutto il personale ospedaliero della
dirigenza medica e non medica ed il personale infermieristico e tecnico del SSN in
materia di infezioni ospedaliere;
– attivare un percorso di formazione dei ruoli apicali degli Enti del SSN e delle sue
macro-articolazioni organizzative (Direttori generali, sanitario, amministrativo delle
aziende, direttore dei distretti, dei dipartimenti, dei presidi ospedalieri, nonché
collegio sindacale e Organismo di Vigilanza), ai fini dell’acquisizione delle necessarie
competenze e capacità manageriali per affrontare le sfide sanitarie attuali e future
in un’ottica integrata, sostenibile, innovativa, flessibile ed orientata al risultato.
E’ programmata l’adozione di un action plan per la definizione dei fabbisogni delle
borse di studio per il corso di formazione specifica in MMG per ciascuno dei trienni
formativi 2021-2024, 2022-2025, 2023-2026.
E’ programmata l’adozione entro il 2023 di un action plan per la realizzazione dei
percorsi formativi per i ruoli apicali e per il personale del SSN.
L’obiettivo è erogare e completare 900 borse di studio per il corso di formazione
specifica in medicina generale per ciascuno degli anni 2024, 2025, 2026; erogare corsi di
formazione tecnico-manageriale entro il 2025 a almeno 5.000 operatori dei ruoli apicali
ed erogare corsi di formazione straordinaria in materia di infezioni ospedaliere entro il
2026 ad almento 200.000 dipendenti del SSN.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 330 milioni dagli stanziamenti della
Legge di Bilancio.
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