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Cosa pensa Prodi del M5S con Conte

Conte

Per Romani Prodi Conte è il “cane pastore” del Movimento 5 Stelle. I Graffi di Damato

Manca solo la cinematografica “polvere di stelle” all’elenco delle definizioni della crisi dei grillini dopo l’ultimo scontro fra l’associazione di Davide Casaleggio intitolata a Rousseau, che ha messo in cassa integrazione i dipendenti, e il vertice ormai anonimo del movimento maggiormente rappresentato in Parlamento dalle elezioni del 2018. Vi offro solo alcune delle parole o immagini offerte dai titoli e dalle cronache dei giornali: transizione, rottura, strappo, divorzio, distacco, addio, big bang, agonia, funerale. A pensarci bene, oltre alla polvere di stelle, manca anche il naufragio, ma solo per non fare confusione -credo- con quello vero e proprio appena scoperto al largo della Libia con più di cento morti e finito giustamente su tutte le prime pagine dei giornali fra le solite grida di dolore, proteste, polemiche e palleggi di responsabilità nella gestione di questa continua tragedia di migranti.

Come una sibilla ambrosiana, dai suoi uffici milanesi Davide Casaleggio ha emesso frasi aperte a ogni tipo di interpretazione e scenario. “Noi siamo movimento”, ha detto omettendo l’articolo al sostantivo, per cui si può immaginare ma anche scartare la scissione. L’articolo invece compare in quest’altra fase:“Il movimento è dov’è chi ne rispetta i principi”, per cui si potrebbe addirittura pensare che il giovanotto consideri ormai abusivo tutto ciò che è fuori dalla sua associazione pur in crisi di sopravvivenza con quella foto di piazza sul blog delle stelle e il riconoscimento scritto che “oggi siamo a terra” e la certezza, non speranza, che “ci rialzeremo”, si vedrà in che modo ed eventualmente in quanti movimenti, al plurale.

Immagino lo sconcerto di Giuseppe Conte, forse costretto a rinviare ancora, spinto anche dagli sviluppi di alcune vertenze giudiziarie alle quali ne stanno sopraggiungendo altre, il debutto da “rifondatore” annunciato per il 29 aprile. E continuo a pensare che l’ex presidente del Consiglio sia sotto sotto tentato dalla rinuncia, trattenuto solo dal desiderio di fare un dispetto a quel rompiscatole di Matteo Renzi avventuratosi a prevederla, o consigliarla.

L’unico incoraggiamento a Conte, per quanto relativo, è arrivato in una intervista al Corriere della Sera dall’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, che temeva di peggio da quello che ha definito “il magma di stato nascente” del Movimento 5 Stelle, cioè la “implosione”. A me, in verità, essa sembra evidente ma non a Prodi, che probabilmente se ne intende di più con la sua pur sfortunata esperienza con i movimenti che non hanno mai fatto durare i suoi governi più di 19 mesi: 17 il primo – fra il 1996 e il 1998 – e 19, appunto, il secondo dieci anni dopo.

Evidentemente convinto che Casaleggio non abbia munizioni per un suo eventuale progetto davvero scissionistico, Prodi sostiene che dal “magma” grillino sia “uscita solo una minoranza estremista” e che quelli rimasti “trovino una coerenza e un equilibro interni” grazie a quel “cane pastore dei Cinque Stelle” che sarebbe Conte. “Un po’ esitante”, gli ha fatto notare l’intervistatore. “Ma i cani pastore girano, vanno da una pecora, poi dall’altra”, ha risposto olimpicamente Prodi. Che ha insistito, sempre parlando dei cani pastore alle prese con le pecore: “Ne mordono qualcuna riluttante al garretto per portarla dove c’è l’erba verde. E poi, quelle riluttanti sono già andate via: per ora meno del previsto, in realtà”. Ma, appunto, “per ora”, caro il mio professore.

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