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Cosa si dice su Rosy Bindi al Quirinale

Rosy Bindi

Cosa scrivono i giornali sulla candidatura di Rosy Bindi per la successione a Sergio Mattarella. I Graffi di Damato

Oddio, che cosa è successo?, mi sono chiesto leggendo l’”Allarme Quirinale” sparato sulla prima pagina di Libero come una specie di attentato temuto al torrino, perché “nel vuoto d’idee che attraversa la confusa dirigenza del Pd”, come ha raccontato Alessandro Giuli, si sarebbe “affacciato il profilo della 70 enne Rosaria da Sinalunga”, cioè Rosy Bindi, per la successione a Sergio Mattarella. “Manovre sinistre”, ha gridato sempre Lbero, in rosso, cercando di rafforzare la paura.

Poi ho appreso, leggendo sempre il buon Giuli, dell’interesse lasciatosi sfuggire per una donna al Quirinale dal segretario del Pd, dopo un appello di una settantina di donne di “area di centrosinistra e sinistra”, prevalentemente venete, a favore appunto di una candidatura della Bindi. E ciò in deroga ad una “moratoria” verbale dallo stesso Letta proposta sul tema quirinalizio sino a gennaio prossimo. E mi sono detto, tranquillizzandomi un po’, ve lo confesso, che è un po’ troppo tirare il segretario del Pd così per la giacchetta. peraltro dopo tutto quello che egli ha fatto, tornando al Nazareno, per piazzare due donne ai vertici dei suoi gruppi parlamentari.

Ancora di più mi sono tranquillizzato trovando, all’interno dello stesso Libero, un articolo di Fausto Carioti sul Pd in cui fra le “trappole” attribuite a Dario Franceschini contro il segretario del partito c’è anche -come un inciso- la possibilità di candidarsi al Quirinale manovrando fra le correnti piddine, e altrove, come solo lui sa fare, essendo sempre riuscito il ministro dei beni culturali ad anticipare, anzi a preparare cambiamenti di equilibri e rapporti politici. “Non è un mistero -ha scritto Carioti- che il primo candidato di Franceschini” nella partita de Quirinale “sia lui stesso”, anche se “prendere il posto di Sergio Mattarella sarebbe impresa ardua” perché “Letta al momento non ha un’agenda chiara”. Egli è stretto fra la tentazione dichiarata di lasciare Draghi a Palazzo Chigi “almeno fino al 2023” e la voglia di qualcuno a sinistra di mandare il presidente del Consiglio al Colle, “in modo da provocare il voto anticipato”. Il solito casino del e nel Pd, direte voi. E non avreste torto, specie alla luce di una notiziola che sto per darvi.

Dovete sapere, in particolare, che prima ancora di essere lanciata nel già citato appello di una settantina di donne pervenuto anche ad Enrico Letta nella campagna elettorale in corso nel Senese, alla quale il segretario del Pd partecipa per tornare alla Camera sostituendo il collega di partito ed ex deputato Pier Carlo Padoan, la candidatura bindiana al Quirinale fu lanciata il 1° agosto scorso dal Fatto Quotidiano, pur senza clamore, come un messaggio che si trasmette come assaggio, giusto per vedere l’effetto che fa e comunque rivendicarne la paternità. Che in questo caso sarebbe grillina, o più in particolare contiana, dal nome del nuovo presidente del Movimento 5 Stelle già dichiaratamente affaticato Giuseppe Conte. Che al Fatto è di casa, diciamo così.

In una lettera “firmata” secondo la garanzia personale del direttore Marco Travaglio, che si tenne comunque la firma per sé, si chiedeva “dove la troviamo” per il Quirinale “una figura come poteva essere Nilde Jotti”. E dopo un po’ di giudizi liquidatori su Marta Cartabia e, “peggio”, sulla presidente berlusconiana del Senato Elisabetta Casellati, si scriveva che “ne rimane solo una: Rosy Bindi”, appunto. Che quello sgraziato di Vittorio Sgarbi, imitato da Berlusconi, definì una volta “più bella che intelligente”.

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