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Sarà Enrico Borghi il nuovo Presidente del Copasir?
Mentre Letta scende nelle piazze per invocare la pace, anche il Pd pensa a nomine e cariche: Enrico Borghi per i più resta il candidato più naturale per la guida del Copasir
Tenere insieme il Pd, nelle piazze per la pace e in Parlamento, in vista dell’opposizione al nascituro Governo Meloni e del Congresso. Enrico Letta si è dato quest’obiettivo per i mesi che resterà alla guida del partito e quindi domani pomeriggio sarà sotto l’ambasciata russa insieme a chi chiede un cessate il fuoco, senza lasciare le bandiere arcobaleno a Giuseppe Conte o ad altri a sinistra. Il leader lo dice chiaro a margine della cerimonia di premiazione di Josep Borrell alla Fondacion Carlos de Amberes a Madrid: “Noi partecipiamo a tutte le iniziative che vogliono ribadire la necessità della pace e ovviamente a tutte quelle in cui viene dato il segnale del fatto che c’è una responsabilità chiara da parte della Russia”, spiega, sottolineando di avere “un solo traguardo come orizzonte: una pace lunga e duratura” e parlando di Vladimir Putin come “la più grave minaccia che il nostro continente e la nostra Unione abbiano mai vissuto”. “Nessuna lezione”, invece, da Conte o Calenda: del leader M5S i dem mettono in luce “la capacità camaleontica” dimostrata anche su questo fronte: “Se andasse di moda o tirasse nei sondaggi il blocco navale, non esiterebbe a sposare anche quello”, la frecciatina.
Oggi il segretario riunirà gli eletti e ribadirà quanto sostenuto sin qui. Se infatti “totale” sarà la neutralità rispetto al Congresso, l’ex premier osserva con attenzione il posizionamento sull’Ucraina e ne fa una questione “identitaria”. Non c’è solo la posizione da tenere in politica estera, però, i tempi della liturgia parlamentare impongono la scelta dei capigruppo, e di vicepresidenti, questori e segretari d’aula di Camera e Senato. Il giorno per le votazioni dei presidenti dei gruppi è lunedì prossimo, ma già da oggi i nodi verranno al pettine e Letta ribadirà la necessità di eleggere due donne. Le trattative, intanto, vanno avanti e l’obiettivo è quello di trovare una quadra sul pacchetto completo che contempli tutte le cariche elettive, incastrando tutti i nomi. L’ipotesi di una riconferma a tempo di Debora Serracchiani e Simona Malpezzi sembra scemare; alla Camera, allora, Serracchiani dovrebbe lasciare la presidenza del gruppo (puntando alla vicepresidenza di Montecitorio) e in pole ci sarebbe Anna Ascani.
Al Senato, dove il gruppo è quasi per intero rinnovato e sono presenti pezzi da 90 del calibro di Dario Franceschini e Francesco Boccia, tra le correnti è partita la sfida. Sulla carta sono 12 i senatori vicini al segretario (Meloni, Zampa, Lorenzin, Nicita, Zambito, Franceschelli, Basso, Boccia e il tesoriere Verini) ai quali vanno aggiunti Annamaria Furlan e Carlo Cottarelli, già garanti delle Agorà di Letta. Quattro sono di Area Dem (Franceschini, Astorre, Mirabelli, Losacco), quattro gli Orlandiani (Martella, Rossomando, Giorgis, Misiani e Fina) e nove i parlamentari di Base riformista (Irto, Manca, Malpezzi, Bazoli, Parrini, Rojc, Alfieri, Giacobbe, Borghi). In lizza restano la uscente Malpezzi, Valente e Rossomando, che però potrebbero anche restare alla vicepresidenza di palazzo Madama. Enrico Borghi per i più resta il candidato più naturale per la guida del Copasir anche se a spingere è anche l’attuale Ministro della Difesa Lorenzo Guerini.
Estratto da un approfondimento di Nomos.