Che cosa sta succedendo (ancora) sul Superbonus? Le volontà di Forza Italia (e di Fdi?), la risposta del Mef, i ritardi sulla Manovra, le parole del responsabile dei rapporti con il Parlamento
Nel governo sono ore agitate per la questione Superbonus. Da un lato, la posizione del Mef, il ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti. Dall’altro, la cautela del ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. In mezzo, il dibattito sul prolungamento o meno della misura simbolo del Movimento 5 Stelle già contrastata da questo esecutivo. Facciamo un punto su cosa è successo sinora.
COSA STA SUCCEDENDO SUL SUPERBONUS
Tutto è ripartito da una posizione, quella di Forza Italia, nota da mesi e relativa alla volontà di prolungare una parte del Superbonus sui condomini. Una proroga fino ad aprile che avrebbe riguardato solo le abitazioni che entro la fine del 2023 avrebbero potuto garantire un avanzamento certificato dei lavori al 60%. L’idea è stata tirata nuovamente fuori dai relatori della Manovra, Guido Quintino Liris (Fratelli d’Italia ) – che in un nuovo studio presentato ha parlato di Sal (stato di avanzamento dei lavori ndr) straordinaria, al 31 dicembre – e Dario Damiani (Forza Italia), in Commissione Bilancio al Senato. La deputata forzista Erica Mazzetti si era espressa stamani annunciando che era pronta la proposta di proroga.
Poi anche Paolo Barelli: “Va perseguito in modo duro chi ha abusato di questo strumento e addirittura ha truffato lo Stato. Ma al contempo Fi ritiene che i cittadini e le aziende oneste che ora sono in difficoltà debbano poter avere una proroga, seppur contenuta, del superbonus. Io ritengo che il governo debba tenere in considerazione la necessità di cittadini, condomini e aziende oneste di poter completare le opere”.
CIRIANI: “SUL SUPERBONUS SERVONO RIFLESSIONI ACCURATE”
“Servirebbe un meccanismo, dunque, per anticipare la rendicontazione di più spese possibili sul ‘23. Nei condomini restano da finire lavori per 13 miliardi, che se slittassero al ‘24 darebbero luogo a una detrazione molto inferiore, pari al 70%”, spiegava oggi Mario Sensini sul Corriere della Sera. “Di più, non si può fare, non ci sono le risorse. Secondo le stime del relatore alla Finanziaria in Parlamento Guido Liris qualunque tipo di ulteriore proroga dei termini costerebbe quattro miliardi e mezzo al mese”, ricorda anche Alessandro Barbera su La Stampa. Ma, appunto, il governo – sponda Ministero dell’Economia – non ne vuol sapere.
E così la nota del dicastero giorgettiano diramata in mattinata: “Il ministero dell’Economia e delle finanze esclude (e smentisce) qualsiasi ipotesi di proroga del Superbonus circolata in queste ore e pubblicata da alcuni organi di stampa”. Senza dimenticare poi che nei giorni scorsi Fdi aveva annunciato una commissione d’inchiesta sui danni del Superbonus, stoppata sempre da Forza Italia.
Di contro, rispetto al dicastero di via XX settembre, sono arrivate le dichiarazioni di Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento: “Sul Superbonus stiamo ancora discutendo perché è una misura costata 130 miliardi, una vera voragine per i conti dello Stato. È un tema su cui ci si deve muovere con molta, molta accortezza, prima di scrivere una norma e di garantire che venga approvata dal Parlamento. Quindi bisogna fare riflessioni molto accurate, perché si tratta di misure che costano un sacco di soldi”. Secondo il Corriere, “fonti di maggioranza provano a specificare meglio che l’emendamento non tratterà di una proroga dei lavori ma, in buona sostanza, di tempo in più (fino al 10 gennaio) per documentare quello che è stato fatto fino all’ultimo giorno utile del 2023 sul quale è possibile ottenere la detrazione del 110%”. Intanto, la Legge di Bilancio rimane bloccata.
IL DIBATTITO CON LE OPPOSIZIONI SU SUPERBONUS E NON SOLO
In tarda mattinata, sulla vicenda Superbonus, è arrivata anche la risposta dal Pd tramite il responsabile economia Antonio Misiani: “Abbiamo varato la manovra di bilancio per il 2024 a tempo di record, aveva proclamato trionfalmente la premier Meloni il 16 ottobre scorso, annunciando che i parlamentari di maggioranza non avrebbero presentato emendamenti per approvare la legge in Parlamento entro metà dicembre. Parole al vento. I senatori della maggioranza hanno rispettato il diktat di palazzo Chigi, accettando una compressione umiliante delle loro prerogative. Ma questa scelta, sconcertante e senza precedenti, è stata totalmente inutile. Siamo al 12 dicembre e la commissione bilancio del Senato non ha ancora esaminato niente”.
“Dei quattro emendamenti annunciati dal governo, è ancora disperso quello sulle infrastrutture. Aleggia un emendamento dei relatori sul Superbonus, che il Mef avrebbe però stoppato. Un gran caos. La verità è che la legge di bilancio è pessima. Scritta sulla sabbia, di corto respiro, iniqua e inefficace. In una parola: indifendibile. La destra ne è consapevole e tenta di parlarne il meno possibile, riducendo al minimo anche la discussione parlamentare. Nel frattempo, litigano nelle segrete stanze per piantare qualche inutile bandierina. È uno spettacolo deprimente. Lontano anni luce dalla retorica grottesca del governo e della maggioranza”, ha aggiunto e concluso Misiani.
Anche dal M5S sono arrivate reazioni. “Siamo alla farsa più oscena”, ha scritto in una nota il vicecapogruppo alla Camera Agostino Santillo.
MELONI: “IL SUPERBONUS PESA COME UN MACIGNO”. FUMATA NERA DAL GOVERNO
Anche Giorgia Meloni si è pronunciata nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue: “L’Italia eredita il superbonus” che è “macigno sui conti” ma “si presenta con le carte in regola”, ha detto la premier.
Intanto gli emendamenti alla manovra saranno presentati entro stasera e al momento non è previsto nulla sul Superbonus, come si apprende da fonti di governo.
C’E’ UN PROBLEMA NEI RAPPORTI GOVERNO-PARLAMENTO?
Le tensioni nella maggioranza, intanto, permangono. Anche se il Mef non è certo la prima volta che blocca questi tentativi d’insistenza sul Superbonus. E anche Fdi pensa a una riapertura sul tema. Oggi, intervistato dal Corsera, Luca Ciriani ha detto che “la manovra sarà approvata nei tempi dovuti e senza stravolgimenti. Il tempo ci sarà, la disponibilità al confronto c’è sempre stata, prova ne siano le audizioni e il lavoro in Commissione”.
Definito qualche giorno fa da Domani come un Mr Wolf, il ministro che cura i rapporti con il Parlamento, “meno fa parlare di sé e meglio è, almeno per le mansioni che ricopre”. E ancora: “nella cerchia di Fratelli d’Italia c’è chi prevede: «Se continua a non sbagliare un colpo, Meloni gli affiderà compiti di ancora maggiore responsabilità» Per i detrattori, però, Ciriani è l’esecutore delle forzature portate avanti dalla destra, anteponendo l’interesse del suo partito, in particolare della sua premier, rispetto a quello delle prerogative dei parlamentari”.
IL MINISTRO CIRIANI COME STA GESTENDO I LAVORI DELLA LEGGE DI BILANCIO?
“Gentile e riservato – ha scritto sul Tempo Luigi Bisignani – [Ciriani] ormai vive l’aula di Montecitorio con terrore e, così, si rifugia spesso in Senato, da dove proviene, complice un capo gabinetto non proprio all’altezza, Massimiliano Lucà. Il suo ufficio non riesce a star dietro neppure agli ordini del giorno, facendosi sfuggire nei testi critiche al Governo da parte della sua stessa maggioranza. A Palazzo Madama poi, in questi giorni, nonostante la mancanza della solita pioggia di emendamenti, Ciriani è riuscito nell’impresa impossibile, al contrario dei buoni propositi di inizio mandato meloniano, di dilatare i tempi di approvazione della Legge di bilancio che si concluderanno, come sempre, a ridosso di Capodanno, creando una frattura con il presidente leghista della Camera Lorenzo Fontana”.
Con l’ultimo slittamento della manovra al 18 dicembre, ha ricordato su Repubblica Giuseppe Colombo martedì scorso, il ministro non ha potuto “fare altro che presentarsi alla riunione dei capigruppo e chiedere di rinviare l’approdo in aula della Finanziaria. Per la terza volta in un mese”. A rischio di materializzare “un pantano che può sfociare in uno scenario ancora più catastrofico: l’emiciclo di Montecitorio riaperto nel mezzo delle vacanze natalizie, tra il 27 e il 30 dicembre, per il via libera definitivo. A ridosso del precipizio dell’esercizio provvisorio”.
CHI E’ LUCA CIRIANI
Questo il profilo ufficiale del ministro Ciriani dal dipartimento dei Rapporti con il Parlamento.
Luca Ciriani è ministro per i rapporti con il Parlamento del governo Meloni dal 22 ottobre 2022. Senatore della Repubblica dal 2018 è stato eletto anche alle ultime elezioni del 25 settembre nella sua regione d’origine, il Friuli Venezia Giulia. Nel corso della XVIII Legislatura è stato capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, ruolo in cui è stato riconfermato anche ad inizio di questa Legislatura e che ha lasciato in seguito alla nomina a Ministro della Repubblica.
Laureato in lettere moderne e specializzato in Marketing e Comunicazione, è tra gli esponenti che hanno partecipato alla nascita del progetto politico di Fratelli d’Italia. Ha una consolidata esperienza amministrativa che si è rafforzata con diversi incarichi in Regione Friuli Venezia Giulia, dove è stato vicepresidente della giunta regionale oltre che assessore alle Attività produttive, all’Ambiente, energia e politiche per la montagna, delegato alla Protezione Civile, alla Salute, integrazione socio sanitaria e politiche sociali.
IL CURRICULUM DEL MINISTRO LUCA CIRIANI