Raffaella Docimo, consigliera anziana del cda del Maxxi e candidata alle Europee con FdI, dovrebbe…
Tra von der Leyen e Draghi, quali sono le carte di Meloni in Ue
Per la premier, oltre al nodo della sua candidatura, c’è da risolvere la più ampia questione delle grandi alleanze in vista del voto di giugno. E per la commissione Meloni punterà ancora su von der Leyen nonostante lo scandalo Pfizer? La carta Draghi
A cosa sta pensando Giorgia Meloni? Nella testa della premier c’è sicuramente tanto materiale ma una quota sempre più in aumento la sta guadagnando la questione delle elezioni europee. L’inizio di giugno in Ue sarà un passaggio chiave perché con il voto partirà un nuovo quinquennio. Tutti i leader italiani stanno avviando la campagna elettorale con i propri partiti ma devono risolvere ancora l’incognita dei candidati. Per Fdi c’è (o c’era?) in vista un progetto che puntasse alla riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della commissione, ricevendo in cambio l’ingresso e un relativo peso in una nuova maggioranza di centrodestra anche a Bruxelles, spodestando i socialisti. Cosa può ostacolare questa strategia?
ULTIME MOSSE E PENSIERI DI MELONI IN VISTA DEL VOTO
Il percorso verso l’8 e 9 giugno dev’essere ancora segnato per tutti i protagonisti ma nel contesto della maggioranza di governo porterà sempre più alla luce le differenze tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
Infatti, mentre Tajani e la sua rinata Forza Italia post-Berlusconi sono tornati a guadagnare consenso e credibilità partitica, consapevoli di essere protagonisti con i Popolari anche nel prossimo quinquennio (sia che l’asse vada a destra sia che si confermi la cosiddetta maggioranza Ursula), tra Fdi e Lega continuano a emergere dissidi su tanti dossier di lavoro di politica interna ed estera. E anche la visione della futura Unione Europea divide i due leader: Meloni ha costruito da Palazzo Chigi un nuovo identikit personale moderato per essere credibile nelle relazioni internazionali mentre Salvini, pur dai banchi di governo, continua a essere un animale da opposizione e scompiglio. Nel dossier russo-ucraino parteggia per una pace che lo consacra come filo-Putin, sulla partita del voto Usa non ha dubbi nel sostenere Donald Trump e sull’Europa continua a tifare per una Unione sovranista e radicale sul modello Le Pen.
E, dunque, visto che i Popolari non vogliono seguire i più estremisti di destra, Fdi (dentro Ecr) lavorerà più per entrare nello schema attuale di alleanze o per convincere Tajani&Co. a virare a destra? Si gioca molto sul filo del rasoio ma intanto, come segnala oggi La Repubblica, “l’idea, quella almeno che trapela in queste ore direttamente dallo staff presidenziale e da esponenti di peso del governo, è lanciare presto un candidato alla Presidenza della Commissione dei Conservatori. Di peso. Credibile. Italiano, se possibile, in modo da zittire il ministro leghista”. Salvini, appunto. E il primo nome su questo tavolo è l’attuale ministro per il Pnrr, Raffaele Fitto.
IN QUESTO PUZZLE RIENTRA ANCHE DRAGHI?
Il puzzle è, però, molto più complicato di così. Se Meloni finora ha puntato a consolidare il rapporto con von der Leyen e Metsola, sulla numero uno di Palazzo Berlaymont adesso incombe lo scandalo Pfizer degli sms che può guastare i piani della premier italiana. L’inchiesta, già aperta, sui contratti per i vaccini colpisce ora UvdL. Secondo Francesca De Benedetti di Domani, occorre capire: “fino a che punto sarà disposta, la premier, a sostenere la presidente? Le sue dichiarazioni recenti fanno pensare che il tempo della luna di miele si sia già concluso”. La nuova Ue, d’altronde, sembra improntata più ai temi della Difesa piuttosto che a quelli green che hanno caratterizzato questo quinquennio e i recenti dietrofront su tante scadenze e politiche (come quella agricola pur di placare gli agricoltori in protesta sui trattori a Bruxelles e nelle strade di tutto il continente) non aumentano, al contrario, la credibilità della presidente della Commissione attuale in vista di un ipotetico bis.
E allora, quali scenari? Ecco che torna prepotente il nome e la figura di Mario Draghi. Un nome pesante e di assoluto rilievo, inutile ribadirlo. Per il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, sarebbe “difficile per il ministro dei Trasporti opporsi, dopo aver votato la fiducia al governo dell’ex banchiere centrale. È un’idea che diventa sempre più forte, dalle parti di Palazzo Chigi. Che prende quota con l’aumentare del coefficiente di difficoltà di queste elezioni, da cui davvero dipende la stabilità dell’esecutivo. È però uno scenario che difficilmente Meloni riuscirà a sostenere pubblicamente prima del voto, proprio a causa della competizione spietata di Identità e democrazia”.
Per La Stampa, addirittura per Meloni “sganciarsi da Von der Leyen, e dalla percezione di essere ormai la migliore amica di Ursula, è una necessità sempre più evidente, ed è stato argomento di cui si è ampiamente discusso tra i meloniani durante l’ultima tappa delle conferenze programmatiche organizzate tre giorni fa da Ecr, il gruppo dei conservatori guidati dalla premier, a Cipro”. Ecco quindi che serve riempire le caselle dei vice-von der Leyen per mantenere comunque il filo della strategia. Dal premier croato Andrej Plenković a Antonio Tajani, passando per lo stesso Mario Draghi.
LA LISTA DI IV E +EUROPA DICE NO A VON DER LEYEN
Intervistata dal Messaggero e dal Mattino, Maria Elena Boschi (Italia Viva) ha detto chiaramente che la lista di scopo Stati Uniti d’Europa composta principalmente da Iv e +Europa punterà almeno a sei eurodeputati che “si impegneranno sulle nostre proposte come la riapertura del Mes sanitario, una politica estera e difesa comune. Il mio sogno sarebbe essere determinanti per vedere Draghi presidente della commissione. O Bonino presidente del parlamento”. Per l’ex ministra, inoltre, detto che la Difesa sarà tra i temi cardine per l’Ue, è confermato il mancato sostegno a von der Leyen: “Il nostro giudizio su questi 5 anni non è positivo specie per politica estera e per il green deal che danneggia le nostre aziende”. Senza contare il fatto che verrà sostenuta ancora da Forza Italia e, forse, proprio da Meloni. Forse.