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Travaglio il più spietato, Renzi il più furbo di fronte alla morte di Berlusconi

Berlusconi

Come hanno risposto quotidiani, avversari politici e non alla notizia della morte di Silvio Berlusconi.

 

E’ inutile che ve lo nasconda. Il primo giornale che ho avuto la curiosità di vedere oggi, con la notizia delle morte di Silvio Berlusconi su tutte le prime pagine, fatta eccezione per quella  volutamente distratta del Domani di Carlo De Benedetti, è stato Il Fatto Quotidiano. Che non ha disatteso le peggiori previsioni con quella specie di manifesto sulla “Repubblica del Banana” che Marco Travaglio spera forse sia morte col suo fondatore, protagonista e quant’altro.

         In un attacco di bile, quasi prevedendo il titolo “Ha vinto lui” che stava confezionando  Maurizio Belpietro sulla sua Verità, Travaglio ha così descritto lo scenario a suo avviso orrendo allestito per l’estremo saluto all’estinto: “E’ morto a 86 anni il fondatore di Fininvest e Forza Italia, capo di 4 governi, pregiudicato per frode fiscale, finanziatore della mafia e 9 volte prescritto. Le Tv lo beatificano a reti unificate. Domani i funerali di Stato con Mattarella e pure lutto nazionale”.

         Spero umanamente e cristianamente che qualche amico volenteroso non perda d’occhio il direttore del Fatto fra oggi e domani, specialmente domani, dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà entrato nel Duomo di Milano per omaggiare l’estinto e pregare per lui. Non vorrei che, desolato da tanto spettacolo. Il nostro facesse qualche pazzia, magari autolesionistica. O solo perdesse la fede rimuginando sul troppo sobrio titolo, forse, dedicato a Banana, come lui lo chiama, da Avvenire, il giornale dei vescovi italiani: “Addio a Berlusconi, leader che ha innovato. E diviso”.

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         Se l‘oscar funerario, chiamiamolo così, del cattivo gusto o della ferocia politica se l’è guadagnato Travaglio, quello della furbizia spetta forse a Matteo Renzi. Che sul Riformista ha celebrato canoramente Berlusconi titolando “Come te non c’è nessuno”. E in concorrenza col Giornale ancora parzialmente di faniglia, che lo ha salutato come “l’ultimo Cavaliere”, ne ha scritto come solo potrebbe un ammiratore, un figlio adottato, un aspirante erede, un royal baby di ferraresca memoria -da Giuliano Ferrara- avrebbe potuto onestamente fare.

         “Berlusconi -ha raccontato quasi autobiograficamente Renzi- sorrideva perché amava la vita, perché l’ha gustata fino alla fine, perché era capace di ironia e autoironia. Ed è con quel sorriso, caro Presidente, che oggi ti salutiamo. Sei stato incontenibile e imprevedibile. Hai fatto saltare ogni schema, ogni protocollo. Ti ricorderemo come un uomo affamato di vita. Che la terra ti sia lieve”. Il controcanto è quello del già ricordato Ferrara sul Foglio, che si è firmato con nome e cognome in prima pagina, come Renzi sul Riformista, scrivendo così  del loro comune amico: “ Inutile ripercorrere il labirinto delle sue grandezze, dei suoi errori, delle sue sconcezze culturali, delle sue invenzioni clamorose, delle sue raffinatezze, del suo linguaggio benigno e oltraggioso, dei suoi incantamenti”.

Pubblicato su graffidamato.com

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