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Tria oggi a Bruxelles ma la maggioranza è ancora divisa

Horizon Europe

Il 13 novembre è la data ultima fissata nella lettera inviata dalla Commissione al nostro governo mentre il 21 novembre dovrebbe pubblicare il parere definitivo sulla legge di bilancio avviando la procedura di infrazione

Somiglia sempre più a una polveriera pronta a esplodere la maggioranza giallo-verde al governo. L’ultimo contrasto sulla modifica della prescrizione nei processi, che ha acceso la miccia tra la ministra Giulia Bongiorno e i 5 Stelle, ha trovato di nuovo un Matteo Salvini nel ruolo di paciere. Ma per una toppa che viene messa un’altra se ne apre con il ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro (M5S) che rincara la dose su un altro tema delicato, quello della giustizia: “La vera bomba sui processi è l’impunità…”. Dall’altro lato è il sottosegretario leghista Armando Siri ad aprire un nuovo fronte sulla “persecuzione politica sulle fondazioni” dei pentastellati frenando sul reddito di cittadinanza (“Meglio pagare le imprese che assumono il disoccupato). Sullo sfondo rimangono le questioni legate alla manovra con il ministro dell’Economia Giovanni Tria oggi all’Eurogruppo pronto a presentare una nuova offerta all’Europa e gli attriti interni al M5S con la spaccatura in atto dei dissidenti sul Dl sicurezza e Luigi Di Maio.

SALVINI: CONTRATTO SACRO MA OCCHI BEN APERTI

Dalle colonne del Corriere della Sera il leader leghista ha confermato ancora una volta che l’alleanza con i Cinque Stelle procede spedita. “Il contratto è sacro”, ha ribadito “La riforma della giustizia e anche della prescrizione sono nel contratto di governo e li faremo. Però, la giustizia è affare delicatissimo: se ci si mette mano, bisogna farlo bene”. “Io non parlo di manine e di complotti, ma è vero che ogni tanto bisogna tenere gli occhi ben aperti”, il pensiero del leghista che dice di non essere incantato dai sondaggi dello stesso quotidiano che danno il Carroccio al 34,7%. “L`ho anche detto a Di Maio: l`unica cosa che mi interessa è che il governo abbia una solida maggioranza tra gli italiani. E dunque siamo tranquilli: io domani inizio in Aula con il dl immigrazione, sulla Fornero abbiamo condiviso la battaglia con Bruxelles… Mi pare che il governo funzioni. Unica preoccupazione, gli speculatori che giocano con lo spread, il che incide sui costi dei prestiti da parte delle banche. Penseremo anche a quello”. In un retroscena La Stampa ammette che il vicepremier non transige sul voto al dl sicurezza ed è pronto a tutto: se “fanno scherzetti cade il governo”, si legge sul quotidiano torinese che ammette pure come tra “i grillini cominciano a farsi largo i dubbi” sulla prescrizione sulla quale potrebbe trovare spazio l’ipotesi di uno stralcio “affrontando i delicati meccanismi della giustizia attraverso un ddl ben più articolato”. Anche se in un’intervista sempre al Corriere della Sera, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (M5S) “tiene il punto davanti all`altolà lanciato da Matteo Salvini e da Giancarlo Giorgetti” e dice: “Se arriveranno proposte di annacquamento, sulla prescrizione non arretreremo di un millimetro…”. Salvo poi aprire a una soluzione concordata con la Lega: “Mi fa molto piacere che Salvini confermi il valore di quello che abbiamo scritto nel contratto di governo. Per questo siamo qui in ascolto se si vuole migliorare il testo”.

SIRI: INTENZIONE È FINIRE LEGISLATURA. MA CI SONO TENSIONI SU FONDAZIONI E REDDITO DI CITTADINANZA

Altro fronte caldo rischia di diventare quello delle norme chieste dai 5 Stelle sulla trasparenza dei soldi ai partiti e alle fondazioni. Per Armando Siri, intervistato da La Stampa, “non è un no a una richiesta di trasparenza, la trasparenza ben venga. L’importante è che la scusa della trasparenza non diventi il pretesto per la persecuzione a scopo politico di chi magari fa altro. E giusto chiedere trasparenza, ma è il modo in cui lo si fa che sembra persecutorio. Perché vale solo per la politica? Allora si deve sapere tutto di tutti, dal comitato per le caldarroste a quello per la difesa dei bradipi, per esempio… Sennò è una persecuzione mirata”. Ma arriva anche la frenata sul reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia pentastellato (“Meglio pagare le imprese che assumono il disoccupato”). Alla domanda se il contratto di governo reggerà il sottosegretario leghista non ha invece dubbi: “Noi finché potremo fare le cose che abbiamo promesso ai cittadini il 4 marzo, andiamo avanti. Quello che ci interessa è dare risposte agli italiani che aspettano da troppo tempo. Abbiamo appena cominciato, la nostra intenzione è andare avanti per tutta la legislatura”. Ma su Il Giornale si ipotizza che se l’ala giustizialista grillina “tira” troppo la corda “la Lega è pronta a far saltare l’alleanza. La seconda opzione – minacciano i leghisti – è chiedere la poltrona a Palazzo Chigi per il ministro dell’Interno. Scenario concreto, alla luce dei sondaggi che certificano il sorpasso del Carroccio sui Cinque stelle. Un doppio pizzino che manda in fibrillazione i pentastellati”.

FRACCARO: NORME SU PRESCRIZIONE E TRASPARENZA PARTITI CI SARANNO

Getta invece benzina sul fuoco il ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro che replicando alla collega Giulia Bongiorno (“una bomba sui processi” il congelamento della prescrizione dopo il primo grado) in un’intervista al Corriere della Sera ha ammesso: “La vera bomba sui processi è l’impunità. La riforma della prescrizione è una misura di civiltà, la prevede il contratto di Governo e la chiedono i cittadini. Non si può negare la giustizia perché a un certo punto arriva la scadenza, vogliamo sanare un vulnus tipico del nostro ordinamento. Per questo prevediamo pure l`incremento del personale della giustizia. Garantire la certezza del diritto è interesse comune. Sono convito che tutti si persuaderanno”. Nel frattempo nel ddl anticorruzione, ricorda il quotidiano, sono spuntati degli emendamenti che smontano le norme sulla trasparenza dei partiti chieste dal M5S. “La trasparenza dei partiti è un impegno scritto nel contratto di Governo che tutti siamo chiamati a rispettare. Come M5S invochiamo da anni una politica senza interessi opachi e finanziamenti occulti, gli italiani hanno il diritto di sapere da chi provengono le erogazioni ai partiti. Si tratta di una battaglia fondamentale che Pd e FI hanno sempre ostacolato, noi la porteremo avanti senza se e senza ma”.

TRIA, LA MANOVRA E L’EUROGRUPPO

Entra nel vivo intanto la manovra italiana. Oggi ministro Tria sarà a Bruxelles in occasione dell’Eurogruppo (cioè della riunione dei 19 ministri del Tesoro dei paesi aderenti all`Euro) per difendere l’impostazione data dal governo e cercando di far passare una bozza di offerta, come scrive Il Messaggero che consideri il deficit del 2,4% come un “tetto massimo” e che “dovrebbe portare entro il 13 novembre ad un accordo, come spera il ministro Tria, o a una drammatica rottura. Il 13 novembre è infatti la data ultima fissata nella lettera inviata dalla Commissione al nostro governo nella quale si bocciava la manovra e si chiedeva di riscriverla” (il 21 novembre la Commissione pubblicherà, invece, il parere definitivo sulla legge di bilancio e già in quella occasione potrebbe avviare la procedura di infrazione). Per il Tesoro, prosegue il quotidiano “è cruciale convincere i partners europei che i conti italiani restano sotto controllo perché nella lettera della Commissione si fa presente che se l’Italia non dovesse rispettare i patti (ovvero migliorare il deficit strutturale dello 0,6%) la Commissione potrebbe chiedere a Roma di rimettersi in carreggiata retroattivamente (cioè anche per il 2018) anche sulle regole sul debito che prevedono una sua riduzione annuale di un ventesimo l’anno. Una prescrizione rischiosa per un governo che intende varare una manovra espansiva e che rischierebbe di infilarsi in una lunga guerra a base di multe con Bruxelles”. Ma la missione del ministro Tria è difficilissima: “Da una parte deve convincere Matteo Salvini e Luigi Di Maio a dargli un po’ di spago, dall’altra deve trattare con partner europei molto irritati dalla sequela di insulti e improperi che nelle scorse settimane sono state lanciate proprio dai due leader di M5S e Lega”. Fonti autorevoli hanno confermato al Corriere della Sera che il presidente dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno “è stato in stretto contatto con Tria, la Commissione europea e vari ministri. E che l’esortazione del presidente Sergio Mattarella a dialogare con l`Unione avrebbe convinto il premier Giuseppe Conte ad aiutare Tria nella richiesta ai vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini di più margini negoziali da spendere domani all`Eurogruppo. Centeno vorrebbe evitare che la riunione a Bruxelles diventi l’atteso ‘processo’ contro l`Italia isolata, trasferendo nel livello politico-decisionale i pesanti richiami della Commissione Ue sulla manovra italiana”. Non sembra però preoccupato Di Maio che parlando con il Financial Times ha difeso la manovra che a suo giudizio sarà presa come modello per tutta l’Europa, per abbandonare l’austerity e adottare un approccio espansivo sul modello di Donald Trump negli Usa. “Se la ricetta funziona in Italia, sarà un modello a livello europeo”.

SEMPRE PIÙ TESI I RAPPORTI TRA DI MAIO E I DISSIDENTI

Di MaioCome se non bastasse, a rendere ancora più complicati i rapporti all’interno della maggioranza, sono nati una serie di dissidi interni al Movimento 5 Stelle sul Dl Sicurezza e proseguiti con le dichiarazioni di Di Maio contenute nell’ultimo libro di Bruno Vespa. Soprattutto una come ricorda Il Giornale in cui “Di Maio manda un avvertimento molto chiaro ai dissidenti (un decina di parlamentari, quelli che si sono espressi contro alcuni provvedimenti) e, alla domanda sulla possibilità di una scissione risponde: ‘No, tutti quelli che si sono messi fuori sono scomparsi’”. Provocando naturalmente la risposta immediata di Paola Nugnes, senatrice vicina a Roberto Fico. “Non trovo carino dire che chi si è fatto fuori dal Movimento è scomparso. Sarà scomparso all’orizzonte visivo di Di Maio, ma non è detto che non operi o lavori per portare avanti ideali sociali e politici importanti. Un po` di rispetto gioverebbe a tutti”. E dei senatori Gregorio De Falco ed Elena Fattori. “Siamo tutti al secondo mandato e destinati presto alla sparizione dalle scene. Per me quando questo avverrà sarà un piacere continuare a fare politica e attivismo a Cinque Stelle da cittadina”. Infine la stoccata di De Falco sul dl Sicurezza: “Mi cacciano? Anche Di Maio è a termine. E bisognerebbe andare a verificare quali sono i principi costituzionali che queste norme violano”.

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