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Tutte le paure di Salvini

Lega Salvini

Cosa succede alla Lega di Matteo Salvini

Beh, ironia a parte, Emilio Giannelli si è ispirato alla cronaca più ancora che alla sua fantasia rappresentando nella vignetta di prima pagina del Corriere della Sera di oggi Matteo Salvini ed Enrico Letta seduti ai punti opposti della solita panchina dei giardinetti politici entrambi rinfrancati, con giornale in mano, dal divieto dei sondaggi. Che in questa campagna elettorale hanno segnato la loro progressiva sconfitta: l’uno all’interno del centrodestra pur vincente per le distanze quasi siderali che lo separano, nella corsa a Palazzo Chigi, da Giorgia Meloni e l’altro all’interno e all’esterno del centrosinistra perdente per l’obiettivo ormai mancato di portare il Pd almeno in testa alla classifica dei partiti presi singolarmente.

Tutto ha miseramente o allegramente congiurato -secondo i gusti- contro il segretario piddino, lasciato per strada persino dal bus elettrico al quale aveva affidato i passaggi salienti del suo viaggio elettorale. Benedett’uomo. Viene quasi la voglia di consolarlo pedonalmente e di augurargli quanto meno di potersi sottrarre alla minaccia di Giuseppe Conte di reclamarne la testa per ristabilire col Pd qualche rapporto stando insieme all’opposizione nella nuova legislatura. Al Nazareno sono sempre più numerosi ed evidenti quelli che non aspettano altro per la solita resa finale dei conti, al plurale.

A proposito di Salvini, e della sua sfortunata campagna elettorale nel fronte -ripeto- pur considerato ormai vincente, c’è da lettori o elettori l’imbarazzo di scegliere fra due rappresentazioni mediatiche dei guai in cui egli si trova a furia di cercare di procurarne alla concorrente Meloni tra i soliti abbracci ad uso e consumo dei fotografi. Riferendo di un incontro avuto da solo con Berlusconi ad Arcore, la Repubblica ha attribuito al capo della Lega, con tanto di titolo virgolettato, questa richiesta, raccomandazione o altro ancora nei riguardi della Meloni: “Dopo il 25 Giorgia va contenuta”. E a contenerla dovrebbe essere proprio Berlusconi da “padre” politico di entrambi, come lo stesso Cavaliere ama ormai proporsi sapendo comunque che dei due figli, sempre politici, è la femmina questa volta ad avere più carte per la partita di Palazzo Chigi.

Di lettura più lunga, ed anche saporita, è invece la storia di copertina dedicata nell’edizione riflessiva del Foglio di lunedì alla “fregatura” alla fine rifilata da Giorgia Meloni ad un Matteo Salvini che dall’ormai lontano 2016 aveva pensato di averla sottomessa all’interno del centrodestra. “Giorgia che fregò Matteo”, é il titolo appunto di prima pagina. All’interno se ne possono leggere altri come “Meloni s’infilò le scarpe di Salvini”, ma soprattutto rivelazioni -se non saranno smentite dagli interessati- di trancianti giudizi espressi dalla leader della destra nei riguardi del suo alleato parlandone, per esempio, con Enrico Letta. Al quale, sospettando chissà quale “piano segreto”  del leader leghista  durante la convulsa edizione ultima della corsa al Quirinale, la Meloni disse: “Quello un piano non ce l’ha mai”.

A commento non del tutto ingiustificato della campagna elettorale nel centrodestra, ormai lanciato verso il successo per la mancata competitività degli avversari, Ezio Mauro si è chiesto oggi sulla prima pagina di Repubblica: “Si può andare al governo divisi sulla questione più rilevante del momento, vale a dire la guerra dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la contesa tra il Cremlino e l’Occidente, la risposta dell’Unione Europea con le sanzioni a Mosca, gli aiuti dell’Italia alla resistenza di Kiev?”: una resistenza peraltro che si sta rivelando di successo. “Incredibilmente, si può”, si è risposto da solo l’ex direttore di Repubblica.

 

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