Arriva un nuovo leader europeo nel risparmio, Generali tira dritto e va a nozze con…
Un tecnico o un politico per il dopo Fitto? I nomi in campo
Fitto lascia il governo per Bruxelles. Da Belloni a Cirielli, dalla tecnica Siniscalchi a vari deputati di FdI, chi sale e chi scende nel toto nomine
Raffaele Fitto saluta il governo italiano e si prepara a un nuovo capitolo a Bruxelles, dove da oggi ricopre il ruolo di commissario europeo alla Coesione e alle riforme, oltre a quello di vicepresidente esecutivo della Commissione von der Leyen. Un incarico prestigioso che arriva dopo due anni intensi nel governo Meloni, durante i quali ha gestito deleghe cruciali come il Pnrr, la Coesione, il Sud e gli Affari europei.
“Due anni entusiasmanti e indimenticabili”, ha scritto Fitto sui social per annunciare le sue dimissioni, ringraziando i colleghi e la premier Giorgia Meloni per la fiducia. Ma ora l’uscita del ministro apre una questione urgente: chi prenderà in mano il suo pesante pacchetto di deleghe?
LE DELEGHE DI FITTO NON DOVREBBERO ESSERE SPACCHETTATE
Nel giorno delle dimissioni ufficiali, sembra sempre più probabile che Meloni voglia mantenere le deleghe di Fitto accorpate in capo a un unico ministro, evitando di frammentare i dossier. La presidente del Consiglio, che ha discusso la questione anche con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è intenzionata a chiudere la partita entro pochi giorni, forse già all’inizio della prossima settimana.
Tuttavia, trovare la persona giusta non è semplice: servono competenze solide, esperienza e una profonda sintonia con Palazzo Chigi. Per questo si era ipotizzato di dividere i compiti tra più figure, ma il governo sembra orientato a mantenere un’unica regia.
I NOMI IN GIOCO, IN CALO LE QUOTAZIONI DI BELLONI E CIRIELLI
Tra i papabili, i rumors avevano inizialmente indicato figure di alto profilo come Elisabetta Belloni, capo dei servizi segreti e sherpa del G7, o Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri. Tuttavia, entrambe le ipotesi sembrano perdere quota. In molti ricordano il blitz rapido che portò al passaggio tra Giuliano Sangiuliano e Alessandro Giuli al ministero della Cultura, e c’è chi scommette che Meloni possa seguire uno schema simile, mantenendo le carte coperte fino all’ultimo.
Ignazio La Russa, presidente del Senato, si dice certo che “la decisione spetta a lei” e sottolinea l’importanza di scegliere qualcuno che venga dalla politica: “Più facile trovare le energie tra i parlamentari”, ha dichiarato, aggiungendo che Meloni farà comunque “l’interesse dell’Italia”.
DELEGHE A INTERIM E ALTERNATIVE
Intanto, l’ipotesi di affidare temporaneamente le deleghe ai sottosegretari Fazzolari e Mantovano è stata esclusa dalla premier, che preferisce mantenere il controllo diretto di Palazzo Chigi sui dossier di Fitto. Tuttavia, nonostante i tentativi di accelerare, il governo non sembra aver ancora trovato una soluzione definitiva.
Il Ministero sembra comunque destinato a rimanere saldamente nelle mani di Fratelli d’Italia, come già concordato tra gli alleati della maggioranza. L’eventualità di una candidatura esterna o di una spartizione delle deleghe non sembra convincere la premier, che punterebbe a una figura di fiducia in grado di garantire continuità e risultati concreti.
PER IL MESSAGGERO ANCORA IN BALLO IL NOME DI SINISCALCHI E POI LA ‘NEW ENTRY’ CARFAGNA
Il Messaggero nelle ultime ore ha fatto anche altri due nomi al femminile: il capo di Gabinetto (uscente) di Fitto, Ermenegilda Siniscalchi, o addirittura la suggestione legata all’ex ministra Mara Carfagna, che ha lasciato da poco Azione di Calenda e l’opposizione per entrare in maggioranza e avvicinarsi al partito centrista di Maurizio Lupi. Proprio su Siniscalchi, però, secondo quanto raccontava il Foglio un paio di settimane fa, sembra ci sia un veto da parte di Fratelli d’Italia.” Fitto, prima di lasciare – rivelava Caruso – avrebbe indicato lei come naturale sostituta, se solo FdI non si fosse messo di traverso e detto: ‘Eh, no. Il Pnrr a noi, a uno di noi'”.
LA NOMINA PERÒ DOVREBBE RIMANERE ALL’INTERNO DI FDI: DA FOTI A WANDA FERRO
Alla fine, infatti, con molta probabilità la partita della nomina rimarrà tutta interna a Fratelli d’Italia, con la leader Meloni che dovrà districarsi anche tra equilibri e pesi interni. La Stampa e Repubblica fanno i nomi di Tommaso Foti, Ylenia Lucaselli, Wanda Ferro, Alessio Butti. Una scelta che, in questo caso, creerebbe inevitabilmente un effetto domino. Sullo sfondo rimane anche la possibile sostituzione di Daniela Santanchè al Turismo (una cantilena che comunque va avanti da un anno ormai). E così se Meloni decidesse di premiare Foti, attuale capogruppo, il risiko sarebbe nei fatti avviato con la necessità di spostamenti a catena di varie pedine.
Tutti gli occhi sono ora puntati su Palazzo Chigi: il nome del successore di Fitto potrebbe arrivare già nei prossimi giorni, ma il peso di questa decisione non lascia spazio a errori.