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Visibilia, il suicidio di Luca Ruffino
Il racconto del caso Ruffino sui giornali commentato da Francesco Damato
Chi più e chi meno, ma col maggiore risalto sul Corriere della Sera, non vi è giornale che non abbia riferito in prima pagina di un suicidio misterioso risalente a sabato 5 agosto. Si è tolto la vita a Milano, sparandosi con una pistola regolarmente posseduta, il “re dei condomini” -come lo chiamavano nell’ambiente- Luca Giuseppe Reale Ruffino. Amministrava con la sua società 80 mila palazzi. Aveva compiuto da poco 60 anni. Già segretario locale dell’Udc, aveva spostato frequentazioni e simpatie verso la destra ambrosiana capeggiata da Ignazio La Russa e Daniela Santanchè, la ministra del Turismo della quale aveva rilevato quote per oltre un milione di euro della società “Visibilia” in prossimità del suo ingresso nel governo, nell’ottobre dello scorso anno.
Più dell’amministrazione di decine di migliaia di condomini, hanno naturalmente incuriosito i giornali -ma temo anche gli inquirenti, se è vero che si indaga anche per istigazione al suicidio- i rapporti del ricco Ruffino con la ministra appena uscita vittoriosa al Senato dallo scontro con le opposizioni che ne avevano proposto la sfiducia “individuale” per i suoi affari precedenti all’esperienza di governo e attenzionati, diciamo così, da due Procure -di Milano e di Bergamo- e dalla testata televisiva Report, di Rai 3.
Il quotidiano Repubblica si è in qualche modo vantato di averne raccolto “l’ultima intervista” nella quale Ruffino aveva preso “in parte le distanze dall’accusa di “soccorso nero” nei confronti della sua socia” ministra. “Ma quale soccorso nero. Daniela Santanchè- aveva detto l’acquirente delle sue quote di Visibilia- ci deve un milione e mezzo di euro e per questo ha messo a garanzia anche la sua casa. Non ho nulla da spartire con lei per il resto e stiamo sistemando le cose che abbiamo trovato”.
Quella di rilevarne le quote “è stata -aveva raccontato Ruffino- una scelta imprenditoriale. Viene fatta confusione tra la posizione debitoria gigantesca che Santanchè ha nei confronti del mondo intero e la posizione della holding di cui sono presidente”, debitrice di soli 150 mila euro in corso di pagamento all’Agenzia delle Entrate. “Santanchè invece -aveva raccontato Ruffino- è una mia debitrice. Siamo creditori verso di lei di una somma importante, un milione e mezzo di euro, che lei sa ripianando con rate mensili da 50 mila euro”. Il credito è passato naturalmente agli eredi del suicida.