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Washington e Bruxelles, successi di Meloni o tentativi di ‘domare’ l’ascesa della destra in Europa?

Meloni

Come leggere la figura della premier Meloni in relazione agli Stati Uniti e all’Unione europea. Analisi

“Washington is closely watching Meloni as an indicator of whether Europe’s rising parties of the right can be “tamed” once in office”. Questo è uno dei passaggi centrali dell’editorial board pubblicato sul sito del Financial Times dal titolo ‘I limiti del pragmatismo di Meloni’. In tanti si stanno interrogando sull’effettiva portata del viaggio della premier italiana a Washington. In chiave interna e con gli occhi dei partiti di maggioranza è stato sicuramente un successo diplomatico.

LA SINTONIA TRA BIDEN E LA PREMIER

Molti analisti e opinionisti non hanno potuto fare altro che ravvisare la sintonia (per certi versi inaspettata) tra Biden e Meloni su quasi tutti i dossier. Ma se dalla prospettiva meloniana una legittimazione dagli Usa era un obiettivo necessario da perseguire, ci si chiede quali fossero le effettive intenzioni dell’amministrazione Biden. E qui viene in soccorso l’editorial board del Ft che fornisce una chiave di lettura interessante, ovvero che la strategia di Washington è quella di tentare attraverso il governo Meloni di ‘addomesticare’, di ‘domare’ i partiti di ‘estrema destra’ in ascesa in Europa. In questo scenario non è affatto sfuggito che qualche ora dopo l’incontro con Meloni, Biden ha finalmente nominato il nuovo ambasciatore Usa la a Roma.
Si tratta di Jack Markell, uomo di fiducia e amico di famiglia del presidente americano. Ovviamente le letture sono di segno opposto, c’è chi dice che sia stata un’ulteriore dimostrazione dell’assonanza maturata tra i due leader e chi invece che si tratti di un vero e proprio ‘commissariamento’ dell’amministrazione Biden sul governo Meloni.
L’ex ministro socialista Rino Formica sul Domani ha scritto: “Gli Stati Uniti hanno un difetto di fondo, che aiuta a superare le situazioni di scarsa sintonia, ed è quello di ritenere che un capo di stato estero, che gravita nell’orbita degli interessi degli Stati Uniti e del mondo occidentale, più è debole e fragile, più è domabile e asservibile”. Il riferimento ovviamente è a Giorgia Meloni.

MELONI INDISPENSABILE A WASHINGTON E BRUXELLES?

Una analisi analoga a quella del Ft sulle strategia di Washington era affiorata nei giorni scorsi tra vari osservatori a Bruxelles, con riferimento ai rapporti del governo italiano con l’Europa dopo il via libera della Commissione Ue alla terza rata del Pnrr italiano e alle modifiche alla quarta tranche. Partendo dal presupposto che – per le rispettive ambizioni e obiettivi individuali – ad oggi Ursula von der Leyen non può fare a meno di Giorgia Meloni, e viceversa, in molti leggono nelle aperture della presidente della Commissione europea (come sul tema migranti con le due missioni a Tunisi, con la vicinanza per l’alluvione in Emilia-Romagna, con i toni soft sul Pnrr) il tentativo di ‘istituzionalizzare’ Fratelli d’Italia e provare così ad anestetizzare la destra nello scacchiere europeo.
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