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Chi è Jack Markell, prossimo ambasciatore Usa in Italia

Jack Markell

Colmato il buco dopo due anni, Markell è oggi ambasciatore americano all’Ocse

Il mistero si è risolto. Joe Biden ha nominato Jack Markell come prossimo ambasciatore statunitense a Roma, colmando un vuoto durato due anni.

Tutti i dettagli.

UN VUOTO DURATO DUE ANNI

A villa Taverna sta arrivando un nuovo rappresentate Usa per l’Italia. Dopo Lewis Eisenberg, gli Stati Uniti hanno lasciato vuoto il posto a Roma da due anni a questa parte, paventando per alcuni mesi la possibilità di scegliere Nancy Pelosi come nuova ambassador. Ad interim hanno operato nel frattempo due incaricati d’affari, Thomas Smitham e Shawn Crowley.

“Una delle posizioni più scelte del Dipartimento di Stato”, più ambite, ricordava a marzo Axios, citando anche le parole del senatore Marco Rubio e dettagliando la situazione attorno al buco. “Il posto vacante a Roma lascia perplessi sia i donatori e i politici che vi aspirano, sia i senatori repubblicani, che probabilmente metterebbero sotto torchio qualsiasi potenziale candidato”, aggiungeva il portale politico.

TUTTI GLI AMBASCIATORI USA DEL G7 ORA SONO SCELTI DA BIDEN

Adesso, con questa nomina, tutti i paesi del G7 hanno un ambasciatore Usa scelto da Joe Biden, che intanto ha ufficializzato la sua ricandidatura per il 2024.

– Leggi anche: Biden ufficializza la ricandidatura per la Casa Bianca, J. Chavez Rodriguez guiderà la sua campagna

Sempre Axios faceva notare che “con 113 ambasciatori confermati, Biden è in ritardo rispetto ai presidenti Bush e Obama, che avevano rispettivamente 130 e 116, secondo i dati del Center for Presidential Transition presso la Partnership for Public Service”.

Riguardo ai Grandi 7, in Canada c’è David Cohen; in Germania Amy Gutmann; in Francia Denise Campbell Bauer; in Giappone Rahm Emanuel e nel Regno Unito Jane Hartley.

“Che ci sia o meno un ambasciatore  è importante sottolineare che la sua assenza in questi anni non ha danneggiato i nostri rapporti diplomatici, che sono forti e robusti, e si accompagnano ad una forte relazione militare: abbiamo oltre 30.000 militari ospitati in Italia. Dobbiamo guardare anche ai benefici di tutto questo”, diceva al Corriere della Sera un diplomatico Usa qualche giorno fa.

IL PROFILO DI JACK MARKELL

Jack Alan Markell difficilmente verrà contestato al Senato come profilo scelto per villa Taverna, fa notare sul podcast Prima Pagina del Messaggero la corrispondente da New York Anna Guaita. Anche se ad Axios, a marzo, il direttore del Center for Presidential Transition presso la Partnership for Public Service Valerie Smith Boyd notava che “il presidente Biden ha nominato più ambasciatori nei paesi a questo punto della sua presidenza di qualsiasi dei suoi tre predecessori, ma ha subito ancora più ritardi dei suoi predecessori nel far confermare quei candidati dal Senato”. E che: “per aumentare la velocità con cui vengono occupati i posti vacanti degli ambasciatori, dovremmo ridurre il numero complessivo di posizioni che richiedono la conferma del Senato”.

Markell, infatti, è una vecchia e affidata conoscenza di Biden, sono amici stretti, fu già ministro del Tesoro e due volte governatore dello Stato del Potus (rappresentato al Senato dal 1973 al 2008), il Delaware. Fu il primo ebreo a guidarlo, dal 2009 al 2017, e condusse politiche di sinistra incentrate sull’ambiente, l’energia pulita, la tutela delle minoranze, l’allargamento della sanità, l’istruzione, il blocco della vendita di armi.

Nato nel 1960 a Newark, Delaware, ha studiato alla Brown University e ha conseguito un MBA presso l’Università di Chicago, ha lavorato come consulente di McKinsey and Company e fatto parte dei cda di diverse società presenti in borsa e private. Attualmente è ambasciatore americano all’Ocse di Parigi dal 2021 (operativo da gennaio 2022, ndr). Beau Biden, figlio del presidente morto nel 2015 per cancro, era vicino a succedergli al governo del Delaware (nel 2016, ndr) dopo aver guidato la Giustizia di quello Stato. “Se avesse corso, avrebbe vinto. E se avesse vinto sarebbe stato un governatore bravissimo”, disse in seguito Markell.

CHE SI DICE DEL DELAWARE COME PARADISO FISCALE?

A proposito di Delaware, Jana Kasperkevic nel 2016 riportava sul Guardian le parole di Shruti Shah, vicepresidente dei programmi e delle operazioni di Transparency International (organizzazione anticorruzione, ndr): “In ogni stato degli Stati Uniti, puoi incorporare una LLC – [una società a responsabilità limitata] – o un’altra entità legale e non devi rivelare chi è il beneficiario. In effetti, il Delaware è così sinonimo di società anonime e società fantasma che è stato nominato nella campagna Unmask the Corrupt di Transparency International come uno dei casi più simbolici di corruzione. (…) Delaware, Nevada e Wyoming sono famigerati – o famosi, comunque tu lo guardi – [per le loro leggi fiscali]”.

Nel 2018, però, lo stato della capitale Dover fu destinatario di una riforma federale nel mese di giugno con l’obiettivo esplicito di contrastare evasione e riciclaggio. Come scriveva Italia Oggi, secondo il segretario di Stato del Delaware Jeffrey Bullock era giunta l’”ora di ottenere qualcosa di praticabile che possa aiutare le forze dell’ordine”.

“Tutto sembrava accadere nel Delaware: tutti i procedimenti giudiziari, le fusioni e le acquisizioni, i fallimenti”, dissea giugno scorso Hal Weitzman (già giornalista del Financial Times) all’International Consortium of Investigative Journalists. Raccontando quanto scritto nel libro What’s the Matter with Delaware?, spiegò che “c’è una cosa chiamata scappatoia del Delaware, che essenzialmente consente alle aziende di evitare di pagare l’imposta statale sul reddito delle società dove guadagnano le entrate. Home Depot e Toys R Us e molti rivenditori hanno usato quella scappatoia. E poi il Delaware è uno dei cinque stati che non hanno un’imposta sulle vendite”.

Di più. Rispondendo alla domanda sul nuovo contesto globale generato dall’invasione russa dell’Ucraina, Weitzman raccontò che “alcuni dei grandi centri finanziari, in particolare Londra, erano stati sottoposti a molto controllo perché hanno cercato di strangolare la ricchezza di questi oligarchi russi, e hanno trovato difficile farlo” e in America “c’è ancora meno trasparenza di quanto non ci sia nel Regno Unito.

Neanche il Corporate Transparency Act del 2020 ha risolto granché. “Non cambierà quel sistema di registrazione. Sarai comunque in grado di registrarti in Delaware in modo anonimo senza documentazione, non è richiesto un documento d’identità, niente”

I DOSSIER USA-ITALIA: 5G AL CENTRO IN FUNZIONE ANTI-CINESE

Secondo Formiche.net, le esperienze di Markell in Fleet Call/Nextel e Comcast Corporation “sommate alla spinta del Congresso per mettere al sicuro le telecomunicazioni statunitensi e degli alleati (nei giorni scorsi la Camera ha approvato e inviato al Senato il Countering Untrusted Telecommunications Abroad Act), suggeriscono che il 5G rimarrà al centro dell’agenda della missione in Italia degli Stati Uniti, decisi a sbarrare la strada ai fornitori cinesi Huawei e Zte (ritenuti minacce in quanto potenziali strumenti di spionaggio per Pechino)”.

Pubblicato anche su Start Magazine

 

 

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