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100 anni del Manifesto ‘Liberi e Forti’ ritornano i cattolici in politica?

Con sovranismi e populismi alle porte una lezione arriva da Don Luigi Sturzo di cui ricorrono i cento anni dall’“Appello al paese” ai “liberi e forti” espressa esattamente il 18 gennaio del 1919

Prendere delle decisioni, governare è una “questione di metodo” specialmente in questo momento storico, che cade nell’anniversario dei cento anni dall’“Appello al paese” ai “liberi e forti” che esattamente il 18 gennaio del 1919 don Luigi Sturzo fece, gettando le fondamenta del Partito Popolare. Sul tavolo c’è la proposta avanzata dal cardinal Bassetti della costituzione di un “forum civico” per un possibile ritorno dei cattolici in politica e il richiamo a persone di fede che sappiano “rammendare il tessuto sociale dell’Italia con prudenza, pazienza e generosità” fatto lo scorso settembre.

BASSETTI: DIMOSTRARE CHE NOI CATTOLICI NON DISERTIAMO LE SFIDE IMPEGNATIVE

Mai come oggi, con sovranismi e populismi alle porte, “le nostre decisioni devono seguire un metodo, supportato da un’idea forte e da continue verifiche”, ha detto il Card. Gualtiero Bassetti introducendo i lavori della sessione invernale del Consiglio Episcopale Permanente della CEI che si è svolta a Roma tra il 14 e il 16 gennaio. “Vorrei che sapessimo mostrare al Paese che noi cattolici non disertiamo le sfide impegnative di questo nostro tempo, convinti come siamo che possono essere affrontate e superate – ha aggiunto –. Governare il Paese significa servirlo e curarlo come se lo si dovesse riconsegnare in ogni momento. Ai liberi e forti di oggi dico: lavorate insieme per l’unità del Paese, fate rete, condividete esperienza e innovazione. Come Chiesa assicuro che faremo la nostra parte con pazienza e coraggio, senza cercare interessi di bottega, per meritarci fino in fondo la considerazione e la stima del nostro popolo”.

L’EMERGERE DI UN ORIZZONTE CONFUSAMENTE NAZIONALISTA-IDENTITARIO RIATTUALIZZA L’ISPIRAZIONE DEMOCRATICO-LIBERALE PROPRIA DEL CATTOLICESIMO POLITICO ITALIANO

Un invito, insomma, quello del Cardinal Bassetti, a ripensare un nuovo impegno politico dei cattolici italiani. “Proprio perché oggi la situazione è mutata – scrive Ernesto Galli della Loggia in un’editoriale sul Corriere della Sera di oggi -. Oggi la morte delle antiche culture politiche di destra e di sinistra, la crisi evidente del bipolarismo, l’emergere prepotente di un orizzonte confusamente nazionalista-identitario dai tratti populisti mentre ancora sopravvive una Sinistra senz’anima e senza idee, oggi, dicevo, tutto ciò apre nuovi spazi, ridà una nuova prospettiva strategica e sembra riattualizzare in misura decisa l’ispirazione democratico-liberale propria del cattolicesimo politico italiano. Aggiungendovi un fondo di ‘popolarismo’ il quale può ben rappresentare il germe potenziale di un populismo ‘buono’ da opporre a quello cattivo del plebiscitarismo ‘russoiano’ e della ruspa salviniana. Senza contare una speranza non irrilevante: che forse l’ambiente cattolico ancora rappresenta strati della società italiana che per qualità e preparazione personali, per cultura civica, sono in grado di dare ai gruppi dirigenti politici del paese un personale alquanto diverso dai nani, dalle ballerine e dai capataz che oggi affollano le stanze del potere”.

DA STURZO LA LEZIONE CHE LE RAPIDE TRASFORMAZIONI SOCIALI POSSONO FAR CADERE L’EUROPA ITTIMA DELL’ESASPERAZIONI IDEOLOGICHE COME LA STATO-LATRIA E L’IDOLO DEL NAZIONALISMO

Ma ricordare la lezione di Don Luigi Sturzo può servire anche a chiarire un altro aspetto, come dice Andrea Monda sull’Osservatore Romano: “Egli intuisce che un’Europa fatta di stati ‘vinti e poveri’, dopo la catastrofe della guerra e all’interno di rapide trasformazioni sociali (che oggi potremmo chiamare con il termine di globalizzazione), può cadere facilmente vittima dell’esasperazioni ideologiche come la stato-latria e l’idolo del nazionalismo, vero nemico della democrazia e della pace. Ecco perché si appella agli uomini, per lui l’eticità è della persona e non dello stato o della nazione che fa coincidere la moralità con i propri confini. Contro la concezione ‘panteistica’ dello stato egli fonda un partito laico, aconfessionale, di ispirazione cristiana e profondamente riformista. (…) Il Partito Popolare da lui fondato possiede un ambizioso programma di rinnovamento, frutto non di un’ideologia ma di una precisa analisi storica e fattuale, contenente alcune riforme che poi germoglieranno dopo l’inverno del ventennio fascista: il suffragio universale esteso alle donne, il proporzionalismo, le autonomie locali, l’importanza dei corpi intermedi, la riforma del sistema fiscale in senso progressivo, l’importanza centrale della dimensione internazionale per cui di fatto coincidono politica estera e interna perché è l’internazionalismo l’antidoto al nazionalismo, così come, possiamo dire oggi, il popolarismo è l’antidoto al populismo”.

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