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Ecco chi sono le donne Ceo in Italia

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La premier Meloni in occasione dell’8 marzo: “Mi piacerebbe, e lo dico alla vigilia di una scelta importante che il Governo deve fare, immaginare che anche nelle grandi partecipate statali possa esserci un amministratore delegato donna perché non c’è mai stato. Credo che questa sia la grande sfida della parità”

“Mi piacerebbe, e lo dico alla vigilia di una scelta importante che il Governo deve fare, immaginare che anche nelle grandi partecipate statali possa esserci un amministratore delegato donna perché non c’è mai stato. Credo che questa sia la grande sfida della parità”. Le parole di Giorgia Meloni, prima premier del nostro Paese, aiutano a capire la necessità di riflettere sul momento storico.

Nella giornata dell’8 marzo, in occasione della festa della donna, è opportuno fare un punto  sullo stato dell’arte delle figure femminili ai vertici delle aziende in Italia. Secondo Cerved, meno di due imprese su dieci in Italia è a guida femminile.

         – Leggi anche: Festa della donna, dopo Meloni premier tocca al Quirinale

E come sottolinea Il Sole 24 Ore, citando ancora i dati della società, i vertici sono rosa nei ruoli di “amministratrice, amministratrice unica, amministratrice delegata solo nel 26% dei casi. Un dato più o meno in linea per le presidenti e le vicepresidenti, che sono rispettivamente il 20% e il 28%”. Mentre nei consigli di amministrazione, secondo Cerved, “le consigliere, contate in 300mila società di capitale su base nazionale, sono il 27%”.

“Un rapporto dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere ha anche mostrato che l’8,3% delle più grandi società quotate in Europa aveva amministratori delegati donne nel periodo più recente studiato. L’Italia non ne aveva”, scriveva Bloomberg a novembre citando il caso di Cristina Scocchia, nuovo Ceo di Illy Caffè.

LA PARTITA DELLE NOMINE DELLE PARTECIPATE

La primavera sta arrivando e con essa anche la partita delle nomine nelle società a partecipazione statale. Una sfida che coinvolge anche le donne, come evidenziato da Giorgia Meloni.

– Leggi anche: Nomine partecipate: chi sono gli sherpa dei partiti che decidono i vertici

E che si avvicina, già dalla fine di questo mese. Sono diciassette le partecipate del Ministero dell’Economia e delle finanze che dovranno rinnovare i vertici, circa cinquanta invece le società collegate.

In Eni la presidente è Lucia Calvosa, in Poste Maria Bianca Farina,  Francesca Isgrò è presidente di Enav, Maria Patrizia Grieco presiede Mps ma difficilmente rinnoverà la carica, Valentina Bosetti è presidente di Terna dal 2020.  Dunque, sul tavolo ci sono loro ma non solo.

LE ALTRE AZIENDE NON PARTECIPATE (POCO) GUIDATE DA DONNE

Come ricorda ancora il quotidiano di Confindustria, “ci sono anche varie società private per le quali si aspetta una nuova tornata di nomine: da Anima a Banco Bpm in primavera, a Mediobanca, il cui rinnovo è atteso per ottobre. In tutto si tratta di 62 board da rinnovare, con 584 consiglieri: per legge, almeno 230 membri del board, ovvero il 40%, dovrebbero essere donne”. Secondo i dati Consob citati dal Sole 24 Ore, “nel 2022 sono solo 17 le società quotate guidate da una donna”. E “il dato, rappresentativo del 2% della capitalizzazione totale del mercato, risulta in linea con quello diffuso per il 2021”.

LA SITUAZIONE EUROPEA

A fine dicembre, su Alley Oop del Sole si poteva leggere che “ome ricorda la rete EWOB – European Women on Board – il numero di donne nominate è aumentato nell’ultimo decennio, raggiungendo il 35% nel 2021. Tuttavia, le donne CEO nell’Unione sono solo il 7%. Su 668 aziende, riferiscono, 50 hanno una donna alla guida. Un aumento rispetto ai numeri registrati nel 2020 (42), ma una crescita troppo lenta”.

“In questi decenni la Repubblica ha fatto progressi enormi. Sul piano legislativo e su quello della diffusione di una cultura della parità. Tra le istituzioni e nella società”, ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella stamani.  Il tetto di cristallo, insomma, per dirla alla Giorgia Meloni dev’essere ancora sfondato.

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