skip to Main Content

A che punto è il Pnrr in Italia?

Pnrr Italia

Ecco cosa emerge dall’ultimo rapporto sull’attuazione dei Pnrr in Italia pubblicato dalla Commissione europea, tra scena e retroscena

A che punto è il Pnrr dell’Italia? Se ci limitiamo al dibattito della politica nazionale non è facile dare una risposta, troppe tifoserie in giro. Tra l’altro con le imminenti elezioni Europee sarebbe chiedere troppo una discussione obiettiva.

Un aiuto per capire meglio come stanno davvero le cose lo dà oggi il rapporto sull’attuazione dei Pnrr pubblicato dalla Commissione europea, a cui sono seguite le dichiarazioni – al solito – del ‘falco’ Valdis Dombrovskis (vicepresidente della Commissione europea) e della ‘colomba’ Paolo Gentiloni (commissario all’Economia).

RAPPORTO UE: ITALIA IN TESTA PER OBIETTIVI RIFORME E INVESTIMENTI

Cosa emerge quindi dal rapporto sull’attuazione dei Pnrr pubblicato dalla Commissione europea? L’Italia, seguita da Spagna e Croazia, ha registrato il numero più elevato di “milestone” e “target’ per investimenti e riforme nell’ambito del Pnrr: rispettivamente 178 su un totale di 527, 121 su un totale di 416 e 104 su un totale di 372.
Per “milestone” si intendono le fasi rilevanti di natura amministrativa e procedurale; per “target’” si intendono i risultati attesi dagli interventi, quantificati con indicatori misurabili (per esempio km di ferrovie costruite, metri quadri di superfice oggetto di interventi di efficientamento energetico, numero di studenti che hanno completato la formazione).

GENTILONI: “L’ITALIA SFRUTTA ENORMEMENTE IL PNRR, BENE L’IMPATTO”

Uno scenario che è stato particolarmente apprezzato dal commissario Gentiloni, il quale senza giri di parole ha affermato che l’Italia “sta sfruttando enormemente” il Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Noi proiettiamo un impatto medio di un punto e mezzo di Pil nel 2026 e l’Italia ne avrà uno nella media” ha aggiunto, sottolineando poi che “Dobbiamo essere consapevoli che queste riforme e investimenti servono per il futuro del nostro Paese come per il futuro dell’intera Europa”.

Il commissario italiano dell’Ue, nel presentare la valutazione intermedia del Pnrr, ha inoltre ricordato che “alcune autorità e istituzioni nazionali, anche se non tutte, vorrebbero vedere una maggiore flessibilità sia nel processo di valutazione delle tappe intermedie e degli obiettivi, sia nella procedura di revisione dei piani. E siamo pronti a cercare modi per affrontare queste sfide, senza riaprire il quadro giuridico”.

DOMBROVSKIS: “NON SI PUO’ RINVIARE LA SCADENZA DEL PNRR AL 2026”

Alle parole di Gentiloni come di consueto fanno eco quelle del vicepresidente Dombrovskis, il quale ha tenuto a puntualizzare che comunque “non è fattibile” rinviare la scadenza al 2026 del Pnrr, gelando così la prospettiva di aprire il vaso di Pandora delle scadenze per l’attuazione dei Piani. “Cambiare le scadenze – ha detto nel corso del punto stampa a Bruxelles – è questione molto complessa ed una decisione che implica l’unanimità tra gli stati membri, il passaggio al Parlamento europeo relativamente per esempio alle risorse proprie della Ue, ma non vediamo questo uno scenario probabile, invece di concentrarsi sulle scadenze il focus andrebbe riferito all’attuazione dei Pnrr”.

Il commissario Gentiloni, dal canto suo, ha consigliato di “investire il capitale politico non sulle scadenze” del Recovery Fund, che sono “impegnative ma realistiche”, bensì “sulla definizione di nuovi strumenti finanziari comuni per finanziare obiettivi Ue specialmente per le spese per la difesa”. Tema, in ogni caso, che orami riguarderà il prossimo ciclo politico Ue.

FITTO: “ITALIA PRIMA IN UE PER OBIETTIVI E INVESTIMENTI”

A stretto giro sono arrivate ovviamente le parole di “grande soddisfazione” del ministro italiano competente, Raffaele Fitto, sottolineando che “il rapporto di oggi conferma che l’attuazione del Pnrr italiano va avanti con grande efficacia e rapidità e che l’Italia è prima in Europa per obiettivi, riforme e investimenti realizzati”. “Un riconoscimento molto importante del lavoro di squadra fatto finora anche perché frutto di una valutazione affidata dalla Commissione ad un consorzio scientifico indipendente e di grande prestigio”, ha aggiunto Fitto. “Consideriamo questo ulteriore segnale positivo come uno stimolo a proseguire con efficacia e determinazione il nostro lavoro” ha concluso.

A RISCHIO 6 MILIARDI DEL PNRR ITALIANO? IL DECRETO CHE ANCORA NON C’E’

Alla scena, alle posizioni in chiaro, corrisponde solitamente anche un retroscena. Così oggi Repubblica scrive che per quanto riguarda il Piano italiano sarebbero a rischio 6 miliardi di euro e che il famoso nuovo decreto Pnrr, su cui gli uffici ragionano da mesi, dovrebbe slittare ancora.

Il Governo sta lavorando “così lento – riferisce Giuseppe Colombo sul quotidiano romano – che il decreto chiamato a muovere il nuovo Pnrr è ancora pieno di norme da correggere e riscrivere. E sei miliardi, quelli del piano Transizione 5.0, sono in pericolo. A due mesi e mezzo dal via libera dell’Europa, l’attuazione della revisione «possibile e doverosa» del Piano nazionale di ripresa e resilienza, come l’ha definita Giorgia Meloni, è ancora incagliata”.

DAL FT DUBBI E RISCHIO RITARDI SUI LAVORI DEI VARI PIANI NAZIONALI

Il rapporto Ue e le valutazioni illustrate dai due commissari sembrano un po’ stonare inoltre con i dubbi filtrati in questi giorni ad esempio sul Financial Times, con riferimenti ai vari Piani nazionali, come rilanciato oggi sul Corriere della Sera: “Il Financial Times ha anticipato alcuni risultati del report. «Secondo la Commissione — scrive il quotidiano della City — il rapporto tra investimenti pubblici e prodotto interno lordo è aumentato a livello aggregato dal 3% nel 2019 al 3,2% nel 2022». Tuttavia «sembra sempre meno probabile che venga raggiunto il secondo obiettivo: alimentare la crescita futura. L’attuazione del fondo è in ritardo: i disaccordi tra le capitali e Bruxelles sulle riforme hanno ritardato i pagamenti e gli investimenti sono stati ritardati o ridimensionati a causa dell’inflazione. Ad oggi è stato erogato solo un terzo dei fondi»”.

Leggi anche: Ue: la coperta corta dei fondi per la coesione, cosa potrebbe cambiare

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top