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Abruzzo zona rossa: scontro tra il governatore Marsilio e il ministro Boccia
Da oggi l’Abruzzo diventa arancione. Lo ha deciso il suo governatore Marco Marsilio, contravvenendo alla decisione del governo che voleva ancora la Regione in zona rossa. Che provvedimenti prenderà l’esecutivo?
“L’ABRUZZO DA DOMANI IN ZONA ARANCIONE”, ha annunciato ieri con un post su Facebook il governatore della Regione Abruzzo, Marco Marsilio di Fratelli d’Italia. Sebbene il cambiamento di colore tra le diverse fasce di rischio sia subordinato alla decisione del ministero della Salute, Marsilio ha finora agito autonomamente, portando la sua Regione da “rossa” ad “arancione” attraverso un’ordinanza firmata ieri.
LA RISPOSTA DEL GOVERNO
I ministri per gli Affari regionali, Francesco Boccia, e della Salute, Roberto Speranza, hanno assunto una posizione critica nei confronti di quanto avvenuto. Per Repubblica, dal governo c’è la volontà di procedere con una lettera di messa in mora nei confronti della Regione: “Secondo la diffida, se la richiesta non sarà eseguita, la responsabilità di eventuali nuovi contagiati nei luoghi che sarebbero invece dovuti restare chiusi ricadrebbe sotto la diretta responsabilità della Regione Abruzzo”. Boccia ha dichiarato: “Non ci possiamo permettere di rischiare, per gli abruzzesi e per tutti gli italiani. Mi rendo conto che ci sono pressioni dei territori per tornare alla normalità, ma non ci sarà la normalità finché ci sarà questo virus”.
RIAPRIRE PER NON “AMMAZZARE IL COMMERCIO”
Marsilio aveva già fatto di testa sua anticipando l’entrata della Regione in zona rossa il 18 novembre (2 giorni prima che lo stabilisse il governo) proprio in previsione di una riapertura che sarebbe dovuta comunque avvenire l’11 dicembre. Il governatore però ha ritenuto di poter anticipare di due giorni il ritorno alla zona arancione, per consentire ai negozi di riaprire in vista della festività di domani e – come scrive nel suo post – di mantenere “l’impegno di riaprire il commercio prima dell’Immacolata” poiché ha garantito: “La situazione è sotto controllo. Non potevo, sotto l’Immacolata, rischiare di ammazzare il commercio”.
Gli fa eco il consigliere regionale di maggioranza, Mauro Febbo: “Il Governo può impugnare, non smentire. L’ordinanza è valida ed efficace”.
L’UNICA ESCLUSA
Ieri, dopo il passaggio da rosso ad arancione – stabilito dal ministro Speranza – per Campania, Toscana, Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano, l’Abruzzo era l’unica Regione a essere ancora in zona rossa.
I DATI
“Il monitoraggio del fine settimana ha fornito ulteriori dati confortanti, dei quali ha preso atto anche il Comitato Tecnico Scientifico regionale. Non si registrava dal 23 ottobre scorso un numero così basso di nuovi positivi”. Così ha continuato Marsilio nel suo post. I numeri dell’Abruzzo non sono distanti da quelli delle altre Regioni in zona arancione. Da oggi, quindi, i negozi possono riaprire e da mercoledì i ragazzi di seconda e terza media torneranno a scuola.
LO SCONTRO CON IL GOVERNO
Il caso Marsilio però crea un precedente che non è piaciuto al governo, in quanto finora nessuna Regione, nonostante i diffusi malumori, aveva mai stabilito autonomamente il passaggio in una fascia di rischio più bassa, contravvenendo alle indicazioni del governo. Il ministero della Salute, infatti, venerdì 4 dicembre, aveva prorogato la zona rossa in Abruzzo perché secondo i parametri non era ancora possibile abbassare la guardia. Stando alla procedura, anche quando i parametri migliorano, è prevista un’attesa di 14 giorni prima di eventuali allentamenti per verificare la stabilità della situazione.
LA LETTERA DEI MINISTRI SPERANZA E BOCCIA A MARSILIO
È arrivata infine anche la risposta dei ministri Speranza e Boccia che invitano il presidente della Regione Abruzzo a revocare immediatamente l’ordinanza: “La invitiamo e diffidiamo a revocare ad horas l’ordinanza regionale n. 106 del 6 dicembre 2020, ricordandoLe le gravi responsabilità che potrebbero derivare dall’applicazione delle misure da Lei introdotte riguardo alla salute dei cittadini abruzzesi. Ci riserviamo, in mancanza, di intraprendere ogni iniziativa, anche giudiziaria, per garantire l’uniforme applicazione delle misure volte alla gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 e salvaguardare, in particolare, il bene primario della salute delle persone”.