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Al ‘Mulino’ arriva Pombeni e impazza il dibattito. Ecco cosa si dice
L’elezione di Paolo Pombeni alla direzione della Rivista il Mulino da giorni sta alimentando un vivace dibattito d’area sui social, giornali e web
Riformista o progressista? Massimalismo o “problemismo”? Destra o sinistra del Pd? Negli ultimi giorni sui quotidiani e sui social impazza il dibattito tra intellettuali e opinionisti di area sorto a seguito dell’elezione del prof. Paolo Pombeni alla guida della Rivista Il Mulino.
La scelta sullo storico, politologo emerito dell’Alma Mater Studiorium, nonché editorialista del Messaggero, ha spaccato l’assemblea dei soci dell’Associazione, dopo che è riuscito ad avere la meglio per 32 voti a 30 sull’altro candidato, il prof. Piero Ignazi.
Pombeni sostituirà dal primo gennaio Mario Ricciardi e, per il prossimo triennio, sarà affiancato da un comitato di direzione composto dal costituzionalista Francesco Clementi, dal critico letterario e professore a Trento Claudio Giunta, dall’economista docente all’Università della Calabria e consulente dell’Inps Maria De Paola, e dalla professoressa di Diritto pubblico, specializzata in amministrazione pubblica Margherita Ramajoli.
LA LINEA ‘RADICALE’ DI MARIO RICCIARDI HA FATTO DISCUTERE
La Rivista Il Mulino è nata nel 1951, e da 73 anni mantiene la periodicità trimestrale proseguendo in parallelo la pubblicazione quotidiana di note e interventi sul proprio sito.
Il confronto/scontro, intorno alla figura che avrebbe dovuto sancire un cambio di passo o proseguire in continuità con il percorso avviato da Mario Ricciardi, è sconfinato sulle redazioni dei giornali e anche nella politica emiliano-romagnola. Le polemiche erano sorte dopo l’annuncio, dopo due mandati, di un passo indietro da parte dell’uscente Ricciardi, la cui linea editoriale – come ha scritto il Resto del Carlino – “ha fatto molto discutere, sensibile ai temi della sinistra più radicale, creando qualche tensione e polemica nel pensatoio di Strada Maggiore”.
Non a caso era stato il Fatto quotidiano a metà settembre a dare per primo una connotazione politica, titolando “Bonaccini & c assaltano il direttore Ricciardi, lui se ne va”, per poi rincarare il giorno dell’elezione di Pombeni: “si può dire che la destra riformista batte la sinistra in continuità con Ricciardi”.
Per semplificare possiamo dire che i due schieramenti vedevano da un lato la cordata di Pombeni, sostenuta dai riformisti del Pd, (ex) renziani, dal Foglio; dall’altra quella di Piero Ignazi, in linea con il percorso portato avanti ad oggi da Ricciardi e per il quale tifava il Fatto quotidiano.
POMBENI AL FOGLIO: “NOI SIAMO PER IL PROBLEMISMO”
Oggi proprio in un colloquio sul Foglio, Pombeni indica la rotta: “Noi siamo per il problemismo” afferma, rievocando ‘una celebre espressione – scrive il giornalista Maurizio Crippa – di Giuseppe Federico Mancini, giurista e giuslavorista tra i fondatori della Rivista che, negli anni di forte contrapposizione politica e delle idee “usò quella parola” per dire, come spiega Pombeni, che “il compito di una rivista è la riflessione e la comprensione”.
Per quanto riguarda i temi del nuovo corso, Pombeni – scrive sempre il Foglio – ‘delinea un riformismo profondo. “Il primo su cui riflettere è arrivare a una riforma istituzionale: bicameralismo, figura del presidente del Consiglio, del presidente della Repubblica. Non sono più rimandabili. Poi la Sanità, come far convivere i necessari servizi di base con la sanità d’eccellenza: vorrei le voci di esperti. Infine il ripensamento della scuola: è la scuola che ha costruito la modernità, ma ora è inceppata”. Una rivista pronta per un dibattito a più voci? “Lo è sempre stata, e io vorrei allargare ancora di più lo spazio per i contributi esterni”.
NON SI FERMA IL DIBATTITO SUI SOCIAL
Sui social a stretto giro, su X (ex twitter) arriva una precisazione del prof. Gianfranco Pasquino: “Il ‘problemismo’, lo scrivo anche per gli storici disinvolti, è termine di Gaetano Salvemini, meglio nel caso in esame parlare di pasticcionismo”. Lo stesso Pasquino qualche giorno fa sottolineava: “un direttore eletto, direbbe de Gaulle, à la minorité des faveurs (circa un terzo dei soci non è venuto). Naturalmente, il nuovo direttore sarà il direttore di tutti”. Per il giornalista Gianni Riotta “ha prevalso il riformismo di Pombeni sul movimentismo di Ignazi”, definito “massimalista”. Prima, quindi, “c’erano i “bolscevichi?”, ribatte con sarcasmoChiara Geloni, ex portavoce di Pier Luigi Bersani. E il dibattito prosegue.