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Amato poco amato da Meloni su Ustica
Ciò che Macron non ha (ancora) detto ad Amato su Ustica e dintorni. I Graffi di Damato
Macron è dunque disposto a “collaborare” – ha fatto sapere da Parigi – a ulteriori ricerche della verità sulla tragedia di Ustica del 1980 ma non ad attribuire sin d’ora alla Francia la responsabilità, attribuitale da Giuliano Amato, del missile che colpì o comunque fece esplodere l’aereo dell’Itavia che da Bologna trasportava a Palermo 81 persone fra passeggeri ed equipaggio.
Per fortuna – debbo aggiungere – il presidente francese si è limitato a questa reazione non facendo l’offeso, né annunciando o minacciando ritorsioni sui rapporti con l’Italia mentre insieme – una volta tanto – i due governi cercano nell’Unione di modificare il vecchio e oneroso patto di stabilità europea sospeso a causa del Covid. Una circostanza, questa, che forse ha creato dubbi o perplessità anche al Quirinale apprendendo dell’intervista del presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex presidente del Consiglio, invitato peraltro da Giorgia Meloni a riferire quello che ritiene di sapere alla magistratura. Ma anche a considerare che non ci sono atti coperti dal segreto di Stato per quella tragedia che sarebbe avvenuta al coperto di esercitazioni della Nato in Mediterraneo.
Che cosa abbia indotto Amato, nella sua intervista a Repubblica, a non contestualizzare quei fatti con quelli di oggi, che sconsigliano obiettivamente un’altra fase di tensione nei rapporti con la Francia, pur garantiti da un patto di collaborazione addirittura rafforzata, non è dato sapere. E’ condivisibile il dilemma posto da Tommaso Cerno sull’Identità, accanto al titolo “Ustica…voli”, fra “la verità di una riserva della Repubblica in crisi di coscienza o la sparata che scompiglia ancora di più il clima rovente fra Italia e Francia”, che in verità – ripeto – sembrava spento.
Va inoltre detto con onestà e franchezza che lo stesso Amato ha minato la credibilità delle sue riflessioni con giudizi non esaltanti su un personaggio chiamato da lui in causa: Francesco Cossiga. Che guidava il governo nel momento della tragedia, sollecitò poi dal Quirinale come presidente della Repubblica, nel 1986, l’intervento di Bettino Craxi e del suo sottosegretario Amato, appunto, per svelare i misteri che si erano addensati sull’affare e infine, nel 2008, da capo dello Stato emerito, cioè ex, attribuì la responsabilità della tragedia alla Francia parlando ad una commissione parlamentare d’inchiesta.
Di Cossiga, pur riconoscendogli “un grande contributo al raggiungimento della verità” con quella deposizione, Amato ha detto testualmente: “Aveva disturbi bipolari. Era un uomo di forti sofferenze e grandi intuizioni. Sono stato a lungo testimone e riequilibratore delle sue intemperanze: cercando di proteggerlo da se stesso ho anche visto le sue bizzarrie”. Macron, che non ha neppure conosciuto Cossiga, si sarà probabilmente chiesto se la Francia ha davvero da temere un caso così clamorosamente riproposto richiamandosi a un testimone e quant’altro così descritto non a Parigi ma a Roma. E morto e sepolto da 22 anni.