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Ustica: perché Amato contesta il titolo di Rep sulla sua intervista
Che cosa ha detto l’ex presidente Giuliano Amato sugli effetti dell’intervista concessa al quotidiano diretto da Maurizio Molinari
Interpellato a voce e per iscritto dalla “Verità” sull’intervista concessa a Repubblica, e pubblicata sabato scorso con un titolo a caratteri di scatola che gridava “Ecco la verità su Ustica. Macron chieda scusa”, anche se l’interessato aveva solo due anni e mezzo ai tempi della tragedia, Giuliano Amato ha risposto rifiutando la responsabilità di quel titolo. Che, in effetti, mancava dell’avvertimento, contenuto nel testo delle dichiarazioni del presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex presidente del Consiglio, che le sue erano solo riflessioni, deduzioni, intuizioni, prive di prove.
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“Io -ha spiegato Amato- non ho raccontato nulla di novo. Non era nelle mie possibilità, non era nelle mie intenzioni. Volevo riportare il tema all’attenzione, sollecitare chi potrebbe convalidare quell’ipotesi a parlare”. Sollecitare inutilmente, a quanto pare, visto che nessuno si è mosso in questo senso, a cominciare dai francesi. Al cui governo peraltro quello italiano guidato da Giorgia Meloni non intende sollevare questo problema -come anticipato o chiarito in un titolo del Messaggero– rischiando peraltro di compromettere i rapporti già difficili o altelenanti fra i due paesi proprio nel momento in cui una loro collaborazione sarebbe preziosa, per gli interessi di entrambi, nel negoziato dietro le quinte in corso per la revisione del cosiddetto e oneroso patto di stabilità europeo, prima che esso torni in vigore dopo la sospensione per il Covid.
Per quanto Amato con la sua risposta di dissociazione dal titolo sparato da Repubblica come un missile -esso sì- sulla sua intervista avesse concesso alla Verità l’occasione di una polemica col giornale in qualche misura concorrente, il direttore Maurizio Belpietro ha preferito attaccare, anzi insultare il politico che d’altronde non ha mai goduto della sua simpatia, a dir poco. “Il dottor Sottile fa scarica barile”, si è titolato da solo Belpietro in prima pagina, infierendo all’interno con “la brusca retromarcia del dottor Sottile indegna di un servitore dello Stato”.
E’ inutile farsi illusioni al di qua del bancone delle notizie, voci, retroscena, commenti e polemiche finalizzate più ad alimentare la lotta politica che ad informare i lettori. E’ sempre più difficile e imbarazzante capire chi giochi con maggiore disinvoltura col pubblico: noi giornalisti o “loro”, i politici. E con questo archiviamo, almeno per quanto mi riguarda personalmente, anche questa brutta pagina, insieme, di giornalismo e di politica, appunto. Una pagina nella quale noi giornalisti abbiamo saputo fare peggio -temo- di una certa magistratura abituata a dettare l’agenda del governo e del Parlamento di turno.