Il 41 Bis, introdotto, inizialmente, in via temporanea, dalla Legge Gozzini, diventa ancora più restrittivo dopo la strage di Capaci e di via d’Amelio. Il ‘carcere duro’ a cui possono essere sottoposti detenuti accusati di appartenere alla criminalità organizzata e, dal 2002, terroristi, potrebbe diventare ancora più restrittivo
Il “41 bis non si tocca”. Ad assicurarlo è il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Galeazzo Bignami, intervenuto a comunicare vicinanza alla Premier Giorgia Meloni dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni tra boss malavitosi che ne criticavano l’azione politica.
IL 41 BIS: UN PRECETTO SALDO E INAMOVIBILE
Una medaglia da impuntare sul petto per chi ha riservato nel suo Pantheon un posto d’onore alla memoria di uomini come il giudice Paolo Borsellino, martire laico, ucciso dalla mafia. “Le recenti intercettazioni pubblicate da Repubblica confermano una profonda avversione di importanti esponenti della mafia nei confronti di Giorgia Meloni e della sua azione politica – ha sottolineato Bignami -. È doveroso esprimere a nome del gruppo dei Fratelli d’Italia alla Camera la totale vicinanza al presidente del Consiglio, alla guida di un governo determinato a proseguire con fermezza la battaglia contro le mafie, senza cedimenti ne’ arretramenti”. Tutt’altro, il 41 bis non è solo un precetto “saldo e inamovibile” da difendere ma va reso ancora più duro perché “è l’unico strumento che funziona per fermare le comunicazioni dei boss”, spiega Bignami.
LA STRETTA AL 41 BIS AL VAGLIO DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA
La stretta potrebbe arrivare grazie a una modifica normativa al vaglio della Commissione parlamentare Antimafia. I parlamentari stanno valutando proposte di modifiche normative più restrittive sull’applicazione dell’art. 41-bis e dell’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario, le norme sul cosiddetto “carcere duro” per mafiosi e terroristi.
PROCURATORE MELILLO: “IL REGIME DELL’ALTA SICUREZZA È IN MANO ALLA CRIMINALITÀ”
L’urgenza arriva dopo le parole del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo nell’ambito della conferenza stampa dopo una maxi operazione che ha condotto all’arresto di 181 persone, a Palermo, con presunti legami con la criminalità organizzata. “Il regime dell’alta sicurezza è in mano alla criminalità – ha detto Melillo -. Anche da questa indagine viene fuori l’estrema debolezza del circuito penitenziario che dovrebbe contenere la pericolosità dei mafiosi che non sono al 41 bis”.
MODIFICA 41 BIS: STOP BENEFICI PENITENZIARI AI CONDANNATI
Parole pesanti arrivate dopo l’apertura da parte dell’Antimafia di un filone d’inchiesta sull’applicazione del 41-bis e sulle novità introdotte all’articolo 4-bis in merito ai benefici penitenziari concessi a detenuti per gravi reati di mafia. Il rafforzamento del 41 bis potrebbe andare nella direzione ripristinare il divieto – eliminato nel 2022 – di concedere benefici penitenziari ai condannati previsti dalla norma salvo che nei casi di collaborazione con la giustizia, oppure di potenziare i sequestri patrimoniali per colpire le organizzazioni criminali nei loro interessi economici.
41 BIS: IL REGIME DETENTIVO CHE SPAVENTA MAFIOSI E TERRORISTI
Il 41 bis è un regime detentivo speciale, particolarmente “afflittivo” a cui possono essere sottoposti indagati o imputati per reati connessi alla criminalità organizzata o al terrorismo. Il 41 bis è un articolo dell’ordinamento penitenziario, una norma di natura amministrativa, introdotto dalla Legge Gozzini del 1986 e, in seguito, reso ancora più restrittivo dal cosiddetto Decreto antimafia Martelli-Scotti. Inizialmente doveva essere di natura temporanea ma, con il secondo decreto, perde il carattere di transitorietà e nel 2002 viene estesa anche ai condannati per terrorismo e altri reati. La norma arriva, infatti, in risposta alle stragi di Capaci e di via D’Amelio in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme agli uomini della loro scorta. Quegli eventi drammatici avevano messo in luce l’incapacità della pena detentiva “semplice” di neutralizzare la pericolosità di detenuti che potevano godere di una posizione molto elevata nella scala gerarchica criminale. All’epoca l’urgenza era impedire ai boss già detenuti di proseguire a impartire ordini agli associati alle cosche ancora a piede libero.
41 BIS: SOLO DUE ORE D’ARIA AL GIORNO
Quindi lo scopo del 41 bis è spezzare i legami dei detenuti con il mondo esterno e interno al carcere. Per questo i detenuti a cui si applica il 41 bis sono soli in cella, i colloqui con amici e parenti in libertà possono esserci solo una volta al mese, della durata massima di un’ora, alla presenza di un agente di polizia penitenziaria, videoregistrati e attraverso un divisorio di vetro. È impedita anche la socialità in carcere, limitata a un gruppo di massimo quattro persone. I detenuti al 41 Bis hanno diritto a un massimo di due ore d’aria al giorno (dopo un intervento della Cassazione). La particolare durezza di tale forma detentiva ne limita la durata nel tempo a 4 anni che possono essere prorogata per altri periodi, nei casi in cui i persistano i collegamenti con le associazioni criminali.