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Aria di dimissioni nella Lega di Salvini?

Lega

Cosa succede nella Lega:  fatti, parole ed ipotesi sulle dimissioni di Salvini

Tra i vincitori del Centrodestra, Salvini ne esce perdente. La Lega non ha raggiunto la doppia cifra dei consensi, fermandosi al 9%. Una disfatta di cui lo stesso Salvini deve prendere atto, ma da cui vorrebbe ripartire? Glielo consentiranno i suoi colleghi di partito? Difficilmente e già il leghista veneto Luca Zaia invoca la riflessione. Andiamo per gradi.

La disfatta

Partiamo dai numeri. Salvini ha raccolto solo il 9% dei consensi: una cifra, di fatto, dimezzata rispetto al 2019, e decisamente più bassa delle ultime Politiche, quando la Lega raggiunse il 17 per cento dei consensi).

Le parole di Matteo Salvini

“Sono cento tondi i parlamentari della Lega al lavoro da domani”, ha detto il segretario della Lega in conferenza stampa aggiungendo: “dato della Lega non mi soddisfa, non è quello per cui ho lavorato. ma con il 9% siamo in un governo di centrodestra in cui saremo protagonisti”.

“Entro la fine dell’anno faremo i congressi in tutte le 1400 sedi. Poi faremo l’anno prossimo i congressi provinciali e regionali”, ha aggiunto Salvini non facendo pensare a dimissioni a breve.

Zaia: serve un’analisi

Sembra pensarla diversamente, invece, Zaia. Il Governatore del Veneto, commentando il voto, ha detto all’Ansa: “Il voto degli elettori va rispettato, perché, come diceva Rousseau nel suo contratto sociale, ‘il popolo ti delega a rappresentarlo, quando non lo rappresenti più ti toglie la delega’. E’ innegabile come il risultato ottenuto dalla Lega sia assolutamente deludente, e non ci possiamo omologare a questo trovando semplici giustificazioni”.

“E’ un momento delicato per la Lega ed è bene affrontarlo con serietà perché è fondamentale capire fino in fondo quali aspetti hanno portato l’elettore a scegliere diversamente”, ha aggiunto.

Al via le Consultazioni interne?

E c’è chi ipotizza che sarebbero già partite le consultazioni interne. I possibili sostituti? Zaia e Fedriga.

“Ma intanto partono consultazioni frenetiche fra i governatori del Nord-Est, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, e anche in Lombardia cresce la preoccupazione. La cosiddetta “ala istituzionale” è già in fermento per un risultato che peraltro certifica il mancato sfondamento al Sud e soprattutto un rumoroso calo nei vecchi feudi del Nord, dove la Lega è scavalcata da Fratelli d’Italia. E in Veneto e Friuli, proprio le regioni di Zaia e Fedriga che non avevano partecipato alla formazione delle liste, il Carroccio non va oltre la metà dei consensi dei meloniani: Salvini e i suoi uomini sospettano che si sia stato un disimpegno, se non un boicottaggio. Il clima si surriscalda, in uno scambio di accuse sottotraccia”, scrive Repubblica.

Gli elettori hanno senza dubbio bocciato la strategia di Salvini, ma sarà questo 9% a spingere a spingere la Lega, un partito che ha sempre avuto il culto del capo, a cambiare volto?

L’invito (poco invito) di Castelli

Dura la reazione anche di Roberto Castelli: “È stato distrutto un sogno, perché nessuno parla più di autonomia e federalismo. Salvini come minimo dovrebbe fare questo benedetto congresso, bisogna interrogarsi sul dove andare e cosa fare, il disegno che ispirava questa Lega è miseramente fallito”, ha detto l’ex  Guardasigilli.

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