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Autonomia e referendum, che succede adesso? Parlano i costituzionalisti

autonomia

Da Mirabelli ad Azzariti, da Ainis a Ceccanti, costituzionalisti ed esperti a confronto sui giornali sugli effetti e le conseguenze della pronuncia della Consulta sull’Autonomia differenziata

Come ha scritto il nostro Giancarlo Salemi, qualsiasi lettura si voglia dare alla pronuncia della Consulta sull’Autonomia differenziata, “rappresenta comunque un freno al disegno leghista di spacchettare l’Italia”.

L’interrogativo che adesso tutti si pongono è: adesso che succede? Al netto delle dichiarazioni del padre della riforma, il ministro Roberto Calderoli (“Terremo conto della Consulta ma la legge va avanti”), e del leader della Lega Matteo Salvini (“Il Parlamento farà modifiche, altro passo in avanti”), è interessante leggere cosa pensano vari costituzionalisti, intervistati oggi da diversi quotidiani.

MIRABELLI: “RIBADITO RUOLO DEL PARLAMENTO, DISUGUAGLIANZE DA COLMARE”

Nell’intervista rilasciata a Il Messaggero, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, commenta la sentenza della Consulta che ha bloccato sette profili della legge sull’Autonomia differenziata, definendola come «una sentenza ortopedica che riconduce la legge nell’alveo corretto della legittimità costituzionale».

Mirabelli sottolinea l’importanza del principio di sussidiarietà, che prevede l’assegnazione di funzioni ai vari livelli di governo in base all’efficacia della loro gestione. Questo principio, afferma, è «bidirezionale: opera sia verso il basso, dallo Stato agli enti territoriali, sia verso l’alto» e implica che alcune funzioni possano essere recentralizzate dallo Stato se necessario, come accaduto durante la pandemia. Sottolinea inoltre che «non si può trattare di un trasferimento di materie», evitando così una riforma nascosta dell’articolo 117 della Costituzione; invece, l’autonomia può essere concessa solo per funzioni specifiche, qualora sia dimostrato che la Regione può migliorare i servizi.

Rispetto ai Lep, Mirabelli afferma che «il principio solidaristico riguarda gli individui ma anche le comunità», richiedendo un bilanciamento tra autonomia regionale e unità della Repubblica. La competenza sui Livelli essenziali delle prestazioni, che tocca i diritti civili e sociali, «non può essere oggetto di una delega al Governo» ma deve restare al Parlamento. La sentenza, infatti, evidenzia che il Parlamento deve avere un ruolo attivo e «protagonistico» nelle procedure di autonomia, potendo emendare le leggi di intesa con le Regioni. Infine, Mirabelli discute il possibile impatto della sentenza sul referendum: la Corte di Cassazione potrebbe dichiarare nullo il referendum qualora la legge oggetto della consultazione venisse modificata o ritirata.

AZZARITI: LEGGE SULL’AUTONOMIA E’ INAPPLICABILE, VA ABBANDONATA

«La riforma dell’Autonomia differenziata va abbandonata», anche perché ciò «che non è stato bocciato dalla Consulta risulterà inapplicabile» afferma invece in un’intervista a Repubblica Gaetano Azzariti, professore ordinario di diritto costituzionale all’università La Sapienza, commentando la sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto illegittime alcune disposizioni della legge sull’Autonomia. «La Consulta ha fatto a fettine la legge Calderoli, non solo ha smontato l’impianto, ma sembrerebbe, leggendo il comunicato – prosegue -, che anche la parte residua del testo risulterà del tutto inapplicabile».

Secondo Azzariti «è l’impianto complessivo, la filosofia direi, non solo di questa legge ma dell’Autonomia differenziata così come è stata concepita che va rimossa – precisa -. È la logica dell’appropriazione di intere materie e funzioni a scapito delle altre regioni che deve essere abbandonata, per tornare a pensare a come garantire l’unità della Repubblica». «L’Autonomia differenziata così come è stata proposta non si può fare – conclude -. Se può consolare questo governo non è l’unico responsabile: questa sentenza smentisce l’intero percorso iniziato con il governo Gentiloni, quando furono adottate le prime bozze di intesa».

AINIS: “LEGGE CALDEROLI E’ UNO ZOMBIE, SERVE INTERVENTO DEL PARLAMENTO”

Nell’intervista a Il Fatto Quotidiano, il costituzionalista Michele Ainis descrive la legge Calderoli sull’autonomia come «uno zombie. Resta in piedi, ma è una scatola vuota». La sentenza della Consulta, secondo Ainis, ha infatti «amputato» parti fondamentali della legge, rendendola non operativa. Ainis chiarisce che, a questo punto, ci sono due opzioni: o il Parlamento corregge le lacune della legge, o il referendum abrogativo la cancellerà del tutto.

Sul tema del referendum, Ainis spiega che in caso di modifiche alla legge da parte del Parlamento, la Cassazione dovrà riesaminare la validità del quesito referendario: «Se il Parlamento cambia una virgola, non cambia nulla, ma l’intervento della Consulta richiede comunque questo passaggio». Ainis ritiene che il quesito abrogativo totale della legge potrebbe restare valido, mentre quelli parziali dipenderanno dalla sentenza. Ainis critica l’approccio della legge Calderoli alla gestione delle competenze regionali, sottolineando che la Consulta ha ribadito l’importanza di un’interpretazione restrittiva dell’articolo 116 della Costituzione, che permette il trasferimento di alcune competenze solo in circostanze specifiche. «La legge Calderoli trasformava l’eccezione in regola, con intere materie trasferite in blocco», osserva Ainis, evidenziando come la Consulta abbia richiamato al rispetto dei principi di sussidiarietà, uguaglianza e unità della Repubblica.

Infine, Ainis critica l’attuale processo di determinazione dei Livelli essenziali di prestazione, affermando che «non si possono determinare i Lep con un Dpcm», perché «le leggi sono fatte dal Parlamento, i Dpcm no». Sottolinea così il rischio di un esproprio del ruolo legislativo del Parlamento a favore del Governo, aspetto che la Consulta ha evidenziato come un limite alla legittimità della legge Calderoli.

CECCANTI: “LA SENTENZA IMPONE MODIFICHE, QUESITI REFERENDUM PROBABILMENTE SUPERATI”

Sul Corriere della Sera parla Stefano Ceccanti, professore di diritto pubblico ed ex parlamentare, il quale commenta la sentenza della Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata. La Corte, spiega, non ha dichiarato l’autonomia differenziata incostituzionale, ma ha scardinato le modalità proposte dalla legge, affermando: «Autonomia sì, ma decisamente non così».

Ceccanti evidenzia due principali problematiche sollevate dalla Consulta: il rischio di aumentare i divari tra Regioni e lo svuotamento del ruolo del Parlamento a favore di negoziati chiusi tra esecutivi. La sentenza, quindi, suggerisce di abbandonare i trasferimenti di competenze in blocco, preferendo assegnazioni mirate e giustificate.

In merito al referendum promosso da sindacati e opposizioni, Ceccanti osserva che i quesiti referendari sono probabilmente superati: «I punti maggiormente contestati sono stati colpiti direttamente o indirettamente dalla Consulta». Tuttavia, la decisione finale spetterà alla Cassazione, che dialogherà con i promotori del referendum. La Corte richiede un intervento del Parlamento per colmare i vuoti normativi. Ceccanti indica che, sebbene la sentenza inviti a intervenire rapidamente, precedenti di mancato seguito sono comuni. La sentenza lascia in dubbio se la legge possa ancora essere autoapplicativa o debba essere temporaneamente sospesa, il che potrebbe spingere il governo a fermare momentaneamente le trattative con le Regioni.

Ceccanti sottolinea infine l’attenzione della Consulta verso il rischio di divari nei servizi pubblici tra Regioni. La Corte ha infatti chiarito che i Lep devono essere rispettati, anche quando il Parlamento decidesse che una certa materia non li richiede: «Se si trasferisce una competenza, non potrà incidere sui diritti», limitando quindi i trasferimenti in modo circoscritto.

Leggi anche: Autonomia sì ma non così: i 7 no della Corte Costituzionale al disegno leghista di smontare l’Italia

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