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Berlusconi blinda Draghi a Palazzo Chigi

Berlusconi

I Graffi di Damato

 

“Il voto anticipato ipotesi irresponsabile. La linea di Forza Italia la decido io”, è il titolo dato sulla prima pagina dal Corriere della Sera, con tanto di virgolette, ad un’intervista concessa da Silvio Berlusconi, orgogliosamente reduce da una trasferta a Bruxelles fra gli “amici leader” del Partito Popolare Europeo.

A meno di improbabili smentite o precisazioni non certo sui contenuti dell’intervista, con domande e risposte che hanno l’aria di essere state controllate dall’interessato, ma sulla titolazione, forse troppo sbrigativa per ragioni di sintesi, Berlusconi ha cercato di blindare Draghi a Palazzo Chigi tagliandogli la strada del Quirinale. Lo ha fatto pur negando a parole di volersi occupare del nodo quirinalizio “fino a quando un presidente come Sergio Mattarella sarà nel pieno delle sue funzioni”. Come se l’argomento davvero non fosse ormai di attualità stringente, più ancora dei temi sui quali i partiti si confrontano o litigano nelle cronache riguardanti le azioni e decisioni del governo.

Dire, come ha ripetuto Berlusconi al Corriere della Sera dopo averlo affermato con altre parole a Bruxelles davanti a più giornalisti, che “questo governo sta portando l’Italia fuori dall’emergenza sanitaria ed economica” con “un lavoro difficile… che sarebbe davvero irresponsabile pensare di interrompere prima del tempo per bloccare il Paese” significa cercare – ripeto – di blindare Draghi a Palazzo Chigi. Ed escluderlo di fatto dalla corsa al Quirinale, dalla quale Berlusconi ha tenuto a non tirarsi fuori con dichiarazioni magari scherzose sugli 85 anni da poco compiuti, sul monitoraggio sanitario cui lo costringe il Covid pur superato e cantando la famosa canzone di Gigliola Cinquetti “non ho l’età”, con un più in mezzo.  E lasciando al solito Marco Travaglio e al suo tono greve gli argomenti da casellario giudiziario opposti dagli avversari irriducibili alla ipotesi di una pur “pacificatrice” salita dell’ex presidente del Consiglio sul Colle più alto di Roma. Anche oggi Il Fatto Quotidiano ha proposto con la vignetta di Riccardo Mannelli un Berlusconi mascherato da “amico pubblico numero uno, il più ricercato per fare il Presidente vivo o morto”.

Funzionale a questa corsa pur non ammessa pubblicamente, o esplicitamente, è anche il riguardo  di Berlusconi verso i suoi alleati di centrodestra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, cui non chiede di rinunciare a niente, per quante preoccupazioni l’uno e l’altra procurino anche dentro una Forza Italia da lui saldamente controllata. In cui “nessuno” avrebbe il coraggio di contestargli direttamente le scelte. Salvini – ha detto Berlusconi – “fa la sua parte, e la fa bene, con efficacia”. La Meloni “non ha bisogno di garanti”. “Se Fratelli d’Italia non fosse un grande partito democratico non saremmo alleati con loro”, ha aggiunto con licenza di grammatica, pasticciando tra singolare e plurale.

Resta naturalmente da capire, tornando al tema del Quirinale, che cosa pensi Draghi di questa vicenda che pure lo coinvolge, al di là del galateo istituzionale e persino personale anche da lui evocato per non parlare del successore di Mattarella prima della scadenza effettiva del suo mandato. Credo proprio che non abbia torto Stefano Feltri su Domani a scrivere  nel titolo del suo editoriale che “a decidere sul Quirinale sarà Draghi, non i partiti”, e ad aggiungere nel testo che quello in carica è “il primo presidente del Consiglio che dà la fiducia ai partiti della coalizione di maggioranza invece di riceverla”.

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