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La Lega propone il “marchio biologico italiano”

Agea Agricoltura Biodinamica

Per Valorizzare le produzioni agricole italiane rendendo più evidente e soprattutto riconoscibile da consumatori l’indicazione di origine biologica

Valorizzare le produzioni agricole italiane rendendo più evidente e soprattutto riconoscibile da consumatori l’indicazione di origine biologica. È quanto prevede una proposta di legge presentata alla Camera (qui il testo) in questi giorni da Guglielmo Golinelli della Lega che ha come obiettivo primario quello di valorizzare il prodotto biologico ottenuto da materie prime coltivate in Italia.

DEBUTTA IL MARCHIO BIOLOGICO ITALIANO

“Già l’articolo 24 del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, del 28 giugno 2007, rubricato ‘Indicazioni obbligatorie’, impone di indicare l’origine della materia del prodotto biologico caratterizzato dal logo europeo. Tale norma è prevista anche nell’articolo 32 del regolamento (UE) 2018/ 848 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che troverà applicazione dal 1° gennaio 2021. La materia prima può essere originaria di Stati dell’Unione europea (Agricoltura UE) o di Paesi terzi (Agricoltura non UE) o di origine mista (Agricoltura UE/non UE)”. Il regolamento consente, in sostanza, di sostituire l’indicazione con quella del Paese di origine della materia prima. Pertanto, l’azienda che ha utilizzato materie prime italiane (almeno al 98 per cento) può riportare la dizione “Agricoltura Italia”. Il ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, per rendere più chiara questa indicazione obbligatoria per legge, può istituire il “marchio biologico italiano”. Per evitare appesantimenti burocratici, però, “tale marchio potrà essere utilizzato dagli operatori che possiedono i requisiti normativi previsti per riportare in etichetta la dizione ‘Agricoltura Italia’”.

LE COLTURE DEVONO SEGUIRE PRECISI AVVICENDAMENTI COLTURALI PIÙ RESTRITTIVI

“Quest’informazione non è fine a se stessa – spiega Golinelli nella proposta di legge -, poiché in Italia le produzioni biologiche devono sottostare a regole più restrittive – imposte da decreti ministeriali – rispetto a quelle previste dalla legislazione europea di settore. Per esempio, il prodotto derivante da agricoltura biologica ma avente una percentuale di residui superiore a 0,01 ppm non può essere certificato come prodotto biologico. Inoltre, le colture devono seguire precisi avvicendamenti colturali più restrittivi rispetto a quelli generici imposti dalla normativa europea”.

CAMPAGNA INFORMATIVA AD HOC PER L’ISTITUZIONE DEL MARCHIO

L’istituzione del marchio dovrebbe essere accompagnata, sottolinea inoltre Golinelli, “da una campagna informativa ad hoc, volta a promuovere il marchio stesso, a pubblicizzare le specificità della produzione biologica italiana e ad insegnare ai consumatori – con annunzi pubblicitari trasmessi sulle reti di comunicazione nazionali – come leggere correttamente l’etichetta dei prodotti biologici”.

IN FRANCIA GIÀ ESISTE DAL 1985 MA NON AGGIUNGE NULLA RISPETTO A QUELLO UE

Un marchio nazionale biologico esiste in Francia dal 1985 e viene utilizzato con successo in quanto i consumatori francesi sono abituati a identificare il prodotto biologico con il marchio francese “Agriculture biologique”, anche se non aggiunge nulla alle caratteristiche del prodotto biologico contraddistinto dal logo europeo e, “a differenza di quanto previsto dalla presente proposta di legge, non identifica i prodotti ottenuti da materia prima agricola di origine francese”.

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