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Un’altra lettera da Bruxelles sui conti italiani

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“Il debito pubblico italiane rimane una vulnerabilità cruciale” e “fonte di preoccupazione per l’area euro”

La Commissione Europea ha inviato al ministero dell’Economia e delle Finanze una nuova lettera (qui il testo) in cui chiede di fornire lumi sul debito italiano e sul “netto contrasto” tra l’espansione di bilancio prevista per il 2019 e “l’aggiustamento di bilancio raccomandato dal Consiglio”.

MEF: SI TRATTA DI UNA “RELAZIONE SUI COSIDDETTI ‘FATTORI RILEVANTI’

Come spiega lo stesso Mef si tratta di una “relazione sui cosiddetti ‘fattori rilevanti’ che possano giustificare un andamento del rapporto Debito/Pil con una riduzione meno marcata di quella richiesta”. Tale relazione, prevista nelle procedure che governano la regola del debito, “dovrà essere trasmessa entro il prossimo 13 novembre”. La lettera che chiede chiarimenti, “pervenuta al Mef anche negli anni passati – ricorda il dicastero -, giunge a seguito della ‘opinione’ sul Documento Programmatico di Bilancio (DPB) 2019 adottata dalla Commissione il 23 ottobre scorso. La risposta del Mef, alla luce della quale si giustificherà la traiettoria di discesa del rapporto Debito/PIL indicata nel DPB, sarà inviata a Bruxelles rispettando la scadenza indicata”.

“IL DEBITO PUBBLICO ITALIANE RIMANE UNA VULNERABILITÀ CRUCIALE” E “FONTE DI PREOCCUPAZIONE PER L’AREA EURO”

Ma cosa c’è scritto esattamente? “Il debito pubblico italiane rimane una vulnerabilità cruciale” e un “debito pubblico così elevato limita lo spazio di manovra del governo per spese più produttive a beneficio dei suoi cittadini. Date le dimensioni dell’economia italiana, è anche fonte di preoccupazione per l’area euro nel suo complesso”. “L’Italia ha notificato a Eurostat un debito lordo delle amministrazioni pubbliche per il 2017 pari al 131,2% del Pil, confermando così che l’Italia non ha compiuto progressi sufficienti verso il rispetto del parametro di riferimento relativo all’adeguamento del rapporto debito/Pil nel 2017”. Non solo. “Il Dpb 2019 prevede una leggera diminuzione del rapporto debito/pil dal 131,2% del Pil nel 2017 al 130,9% nel 2018 e al 130,0% nel 2019. La diminuzione del rapporto debito/pil è poi attesa continuare, fino al 126,7% del Pil nel 2021. Nonostante la riduzione prevista del rapporto debito/pil, non si prevede che l’Italia soddisfi ‘prima facie’ il parametro di riferimento relativo all’adeguamento del rapporto debito/pil nel 2018 e nel 2019″ sulla base del documento programmatico di bilancio presentato dal governo italiano”. In sostanza, dunque, “questa traiettoria di bilancio, unita ai rischi al ribasso per la crescita del Pil nominale – si legge – sarà incompatibile con la necessità di ridurre in maniera risoluta il rapporto debito/Pil dell’Italia”.

LA PRECEDENTE LETTERA UE

La lettera ribadisce, di fatto, quanto già scritto dalla Commissione Ue nella prima valutazione alla manovra italiana quando riscontrò un’inosservanza “particolarmente grave della raccomandazione in materia di bilancio” aggiungendo che “un’espansione fiscale vicina all’1% del Pil”, mentre il Consiglio aveva raccomandato un aggiustamento di bilancio, “e le dimensioni della deviazione (un divario dell’1,4 % circa del Pil pari a 25 miliardi di euro)” non trovavano riscontro “nella storia del patto di stabilità e crescita”.

CONTE RIBADISCE IL 2,4% NEL RAPPORTO DEFICIT/PIL

Il premier Giuseppe Conte ha però ribadito per l’ennesima volta l’intenzione di non cambiare una virgola del testo. Durante il vertice di ieri a palazzo Chigi con il ministro dell’economia Giovanni Tria, i sottosegretari Massimo Garavaglia e Laura Castelli, e i tecnici del Mef per chiudere definitivamente il testo è stata confermata l’impostazione del 2,4% nel rapporto deficit/Pil. Mentre oggi il ministro Tria ha incontrato a Berlino il suo omologo tedesco Olaf Scholz. Al centro delle discussioni la preparazione della riunione dei Ministri Finanziari dell’Eurogruppo e dell’Ecofin che si terrà la settimana prossima a Bruxelles ma soprattutto la manovra di bilancio italiana: il Ministro Tria ne ha spiegato “la logica economica, che è puntata sulla crescita per ridurre il debito del Paese”.

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