skip to Main Content

“Da Calenda toni alti ma il partito unico è vivo e vegeto”. Intervista all’on Maria Chiara Gadda (IV)

Maria Chiara Gadda Su Enrico Borghi E Terzo Polo

Conversazione con l’on. Maria Chiara Gadda sull’arrivo in Italia Viva del senatore Enrico Borghi (che ha lasciato il PD) e sugli sviluppo della crisi con Azione di Carlo Calenda

Enrico Borghi ha dipinto il Pd come un “partito massimalista di sinistra”, figlio della “cancel culture americana che non fa sintesi e non dialoga”. Per questa ragione, seguendo le orme del collega Andrea Marcucci, ha lasciato il partito nel quale militava sin dalla sua fondazione, prima sposando la corrente di Enrico Letta, poi, dal 2013, avvicinandosi alle posizioni del “Rottamatore” Matteo Renzi.

Ha, dunque, il sapore di un “ritorno a casa” la scelta di andare a ingrossare le fila di Italia Viva al Senato. Il suo approdo tra i renziani della camera alta dà loro la possibilità di costituire un gruppo autonomo al Senato. Di conseguenza, i senatori di Azione sarebbero costretti a diluirsi nel gruppo misto. Uno scenario che pare dare ragione a Matteo Renzi che nella sua Enews descrive il suo partito come una moderna araba fenice: “tutte le volte che i media ci dipingono per finiti, all’angolo, in crisi siamo sempre in grado di stupirli ripartendo più forti di prima”. 

Di tutto questo ne abbiamo parlato con l’on. Maria Chiara Gadda, deputata di Italia Viva 

Qualche giorno fa ha lasciato il PD l’on. Andrea Marcucci, ieri l’on. Enrico Borghi, cosa ci dicono questi movimenti del clima all’interno del PD?

Dicono innanzitutto che il progetto Italia viva, e del partito nuovo che possa unire moderati, mondo cattolico e riformisti, è vivo e vegeto. E dall’altra parte certifica quello che abbiamo detto sin dall’inizio: la polarizzazione del Partito democratico a sinistra, saldata spesso nei contenuti e nei modi con il Movimento 5 stelle, ha provocato, e sta provocando tanto disagio in molte persone che, come Enrico Borghi e Andrea Marcucci, pensavano che il PD fosse una casa riformista. Non lo è più.

Secondo lei nel prossimo futuro ci saranno altri parlamentari che lasceranno il Partito democratico per preferire i partiti moderati del centro?

Sì, io credo che uno spazio al centro, lontano dai populismi di destra e sinistra, ci sia e noi come Italia Viva vogliamo rappresentarlo. Ovviamente non posso dire quello che succederà in futuro ma credo, con ragionevole certezza, che Enrico Borghi non sarà l’ultimo. È un malumore e un malessere tangibile nella classe dirigente ma credo anche in tanti iscritti. 

Quindi crede che questo malumore si trasferirà anche alle urne, in occasione del prossimo appuntamento elettorale?

Non solo, anche nell’agire politico quotidiano che non si manifesta soltanto nelle urne ma con la presenza nei territori.

Questa disaffezione vale solo per il Pd?

Credo che valga per il Partito democratico ma anche per i moderati che oggi si trovano nel centrodestra, che è sempre più polarizzato su Fratelli d’Italia e non certo su posizioni moderate.

Il PD ha a Enrico Borghi chiesto di lasciare il Copasir, lui ha detto che non lo farà, lei cosa ne pensa?

Concordo molto con Lorenzo Guerini che ha dato una risposta corretta: le regole dicono che deve essere rappresentata maggioranza e opposizione in egual numero e questo non comporta squilibri all’interno del Copasir.

Italia Viva con sei senatori può costituire un gruppo autonomo al Senato, il che costringerebbe Azione a transitare nel misto. Secondo lei c’è questa volontà?

Al momento noi non abbiamo avanzato questa proposta né alla Camera e né tantomeno al Senato. È chiaro che ne avremmo la possibilità ma in questo momento non è all’ordine del giorno.

E invece è possibile che all’ordine del giorno ci sia la volontà di ricucire i rapporti con Azione? Visto anche che Carlo Calenda si è scusato per i toni troppo alti degli ultimi giorni?

I toni sono stati davvero alti e sono state fuori luogo anche le argomentazioni politiche. Italia Viva è lì dove è sempre stata: a costruire un partito nuovo. Chi vorrà esserci in questo percorso non troverà mai le porte chiuse. Però è chiaro che quella domanda va fatta a Carlo Calenda che ha voluto rompere un percorso che, comunque, stava crescendo sia in Parlamento che nel territorio.

Oggi Matteo Renzi nella sua Enews scrive che il suo giornale è quasi pronto, secondo lei che impatto avrà sul partito averlo alla guida del Riformista?

Io credo che in questo momento storico il paese abbia un gran bisogno di attivare dibattito culturale sulle grandi questioni sociali e ambientali. È un periodo di transizione su tante tematiche. Quindi io credo che sia assolutamente vantaggioso, non per Matteo Renzi, non per il partito ma per il Paese avere uno spazio aperto di dialogo che abbia un’impostazione riformista come appunto “Il Riformista”. Quindi io vedo un’opportunità per l’Italia dove troppo spesso scarseggiano dibattiti sui temi alti, e spesso ci si perde nelle quisquiglie di bassa lega. Quello è uno spazio culturale, che è diverso dal progetto politico e dal ruolo di Matteo Renzi all’interno di Italia Viva, sono due cose diverse. Uno è un progetto editoriale, Italia Viva è un progetto politico all’interno del percorso moderato e riformista che costruiremo in vista delle europee e dopo le europee.

Il Riformista diventa il giornale di Italia Viva?

Non credo proprio. “Il Riformista”, come ha detto Matteo Renzi sin dall’inizio, è uno spazio libero aperto alla discussione. Tant’è che ci sono altre figure che hanno altre provenienze politiche all’interno della redazione, e credo che ci scriveranno altrettanti esponenti culturali e politici del panorama italiano. Quindi è uno spazio di libertà.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top