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Quanti sono i parlamentari della maggioranza e come cambiano gli equilibri nelle Commissioni
Con i possibili ingressi di Carfagna, Gelmini e Versace nel partito di Lupi, la maggioranza di centrodestra arriverebbe a un +8 parlamentari rispetto al 2022. Nel frattempo le opposizioni all’attacco sui nuovi equilibri nelle Commissioni di garanzia
Il 25 settembre di due anni fa il centrodestra vinceva le elezioni, con l’exploit di Fratelli d’Italia che avrebbe portato da lì a poche settimane Giorgia Meloni a giurare quale prima donna presidente del Consiglio della storia della Repubblica italiana. Due anni durante i quali il consenso di FdI, partito di maggioranza relativa, non solo si è mantenuto ma è anche aumentato (come dimostrano i risultati alle elezioni Europee, +2,8% rispetto alle Politiche). E con la maggioranza di centrodestra che si presenta sotto il profilo strettamente numerico rafforzata rispetto, per effetto del fenomeno dei cambi di casacca, alimentato dalle “fughe” da Azione e dagli smottamenti nel M5S.
IL CENTRODESTRA POTREBBE ARRIVARE A +8 PARLAMENTARI RISPETTO A DUE ANNI FA
“Stando alle banche dati di Montecitorio e Palazzo Madama e agli annunci di nuovi passaggi da un Gruppo all’altro – annota il Sole24Ore – il centrodestra può contare su cinque nuove adesioni (3 alla Camera e 2 al Senato), che presto potrebbero diventare formalmente sette con il passaggio di Mariastella Gelmini e Mara Carfagna dal partito di Carlo Calenda a Noi Moderati di Maurizio Lupi. Il tutto in attesa della nuova definitiva collocazione della senatrice Giusy Versace, che, come Gelmini e Carfagna, ha abbandonato Azione.
Ma nella stessa maggioranza non manca qualche partenza. Come, ad esempio, quella di Andrea De Bertoldi, al centro nelle scorse settimane di un polemico strappo con Fdi e che fa attualmente parte del Gruppo Misto di Montecitorio”. Anche se De Bertoldi potrebbe annunciare a breve il passaggio a uno degli altri partiti di centrodestra, rimanendo quindi sempre nell’alveo della maggioranza di governo.
FORZA ITALIA E NOI MODERATI I PARTITI PIU’ ATTRATTIVI DEL CENTRODESTRA
“Alla Camera nell’ottobre 2022 – ricorda Marco Rogari sul Sole24Ore – il centrodestra ha fatto il suo ingresso con 237 deputati su 400, ben al di là della maggioranza richiesta (201). Dopo i primi “rimescolamenti” tra i gruppi, l’asticella è prima scesa a 235 ed ora salita a quota 238 con il passaggio a Fi di tre deputati: l’ex M5s Giorgio Lovecchio, Enrico Costa tornato tra gli Azzurri proveniente da Azione, così come Giuseppe Castiglione. E con il rientro in maggioranza di Carfagna, il centrodestra potrà contare alla Camera su 239 voti.
Al Senato in partenza il governo poteva contare su 116 voti su 200 (205, compresi i senatori avita). Le adesioni sono ora salite a 118 con l’ingresso in Fi di due senatori che hanno lasciato il M5S: Raffaele De Rosa e Antonio Salvatore Trevisi. Con la formalizzazione del passaggio di Gelmini nel partito di Lupi, la maggioranza lieviterà ulteriormente a quota 119. Con questi numeri la maggioranza si prepara a gestire in Parlamento la navigazione della manovra che quest’anno dovrebbe partire da Montecitorio”.
COME CAMBIANO GLI EQUILIBRI NELLE COMMISSIONI DI GARANZIA. LA DENUNCIA DELLE OPPOSIZIONI
Cambi di casacca che sono al centro anche di vivaci polemiche. Come scrive il Fatto quotidiano, con riferimento al passaggio di Costa dall’opposizione alla maggioranza “si pone un problema istituzionale dato che è il presidente della Giunta per le elezioni e le autorizzazioni a procedere della Camera ed ha quella carica perché fino a 7 giorni stava all’opposizione, come vuole la prassi parlamentare”. A Montecitorio dal 1996 in poi, il presidente è sempre stato di opposizione, con la sola eccezione di Roberto Giachetti, Pd, poi Italia Viva. Era presidente con il governo Conte 1 ed è rimasto presidente con il Conte 2 e con il governo Draghi, quello delle larghe intese. Idem al Senato: tutti presidenti di opposizione, con l’eccezione di Maurizio Gasparri, Fi, rimasto presidente sia con il Conte 2 sia con Draghi.
Il diretto interessato, il presidente Costa, interpellato dal Fatto Quotidiano: “Se ci fosse un profilo regolamentare che imponesse un mio passo indietro non indugerei a farlo, diversamente sarebbe una rivendicazione politica del tutto legittima da parte di chi me lo dovesse chiedere ma non determina un automatismo”. Per le opposizioni si tratta di “uno scandalo” perché “così non vengono garantiti gli equilibri fondamentali” e per questo – sostengono – Costa dovrebbe dimettersi.
IL CASO GELMINI IN COMMISSIONE DI VIGILANZA RAI
Sempre il FQ ricorda come una situazione analoga riguarda Maria Stella Gelmini, anche lei ha lasciato Azione e in procinto di approdare a ‘Noi Moderati’ di Maurizio Lupi, la quarta gamba della maggioranza di centrodestra. Gelmini siede nella commissione di Vigilanza Rai e “il suo voto potrebbe essere determinante per eleggere Simona Agnes, candidata del centrodestra alla presidenza della Rai”.
I riflettori rimangono comunque accesi sui partiti centristi più vicini al campo progressista, Azione di Calenda e Italia Viva di Renzi, perché potrebbero riservare altre sorprese. Così come il travaglio interno al M5S non è esente dal rischio di altri smottamenti.