La posizione della premier Giorgia Meloni nel caso Almasri è stata archiviata dal Tribunale dei ministri. Lo ha annunciato in un post su X. Non vado lo stesso per i ministri della Giustizia e dell’Interno, Nordio e Piantedosi, e il sottosegretario Mantovano
La posizione della premier Giorgia Meloni nel caso Almasri è stata archiviata dal Tribunale dei ministri. Lo ha annunciato lei stessa, in un post su X. “Non sembra però che succederà lo stesso agli altri tre esponenti del governo coinvolti, i ministri della Giustizia e dell’Interno, Nordio e Piantedosi, e il sottosegretario Mantovano. Una tesi “palesemente assurda” dice Meloni.
LA CRONACA: IL CASO ALMASRI
Nijeem Osama Almasri è il generale libico arrestato in Italia perché ricercato dalla Corte penale internazionale per Crimini contro l’Umanità. Accusato di stupri, torture, abusi e omicidi sui migranti commessi nella prigione di Mittiga dal febbraio 2011, viene arrestato a Torino il 18 gennaio dopo un viaggio in Europa. Passate poche ore viene liberato, l’arresto non convalidato e viene accompagnato all’aeroporto di Caselle e su un volo di Stato (I-Carg italiano) riportato a Tripoli. Per la Premier Meloni l’accusa in concorso con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, con quello della Giustizia, Carlo Nordio e con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano era di favoreggiamento personale per non aver arrestato il torturatore inseguito da un mandato di cattura della Corte penale internazionale e di peculato per aver messo un aereo di Stato a disposizione del suo rientro in Libia. La sua posizione ora è stata archiviata gli altri non hanno ricevuto la stessa comunicazione.
IL CAVILLO
Il 21 gennaio a tre giorni dall’arresto, il ministero della Giustizia emette una nota: “Considerato il complesso carteggio, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell’articolo 4 della legge 237 del 2012”. La situazione era in fase di valutazione. Scadono le 96 ore in cui non c’è ancora una convalida di arresto. Nel frattempo il Ministro Piantedosi redige un provvedimento di espulsione per le persone che erano con Almasri. Il Procuratore, che non ha ricevuto nessuna comunicazione dalla Corte Penale (nella persona di Carlo Nordio che ne è per legge il referente) e libera il criminale che sulla base del provvedimento di espulsione di Piantedosi ricade nella stessa fattispecie.
CHI SONO I PROFILI COINVOLTI NEL CASO ALMASRI
A essere coinvolti nel caso Alamari sono: la premier Meloni, il Ministro della giustizia Carlo Nordio, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti e Alfredo Mantovano. Il Procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi inviò a loro avvisi di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato. Piantedosi al Senato risponde: “Almasri è stato rimpatriato per urgenti ragioni di sicurezza con mio provvedimento di espulsione perché era a piede libero in Italia”. Meloni prova a addossare la responsabilità alla magistratura e sull’uso dell’aereo di Stato: “In tutti i casi di detenuti da rimpatriare ritenuti pericolosi non si usano voli di linea anche per la sicurezza dei passeggeri. È una prassi. Perché la Corte ha impiegato mesi a spiccare questo mandato di arresto?”. Nordio avrebbe dovuto chiedere la custodia cautelare del criminale.
MELONI: “NON SONO GIUSEPPE CONTE”
Nel suo lungo post su X la premier fa un accenno neanche troppo velato alle vicende della nave Gregoretti e a quando l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte scaricò il suo Ministro dell’Interno Salvini prendendone le distanze per aver impedito lo sbarco di 131 migranti nel porto di Augusta.“A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo Governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata. È quindi assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro”.
LE REAZIONI DELLA MAGGIORANZA
Le parole della Presidente del Consiglio Meloni che non si definisce “Alice nel Paese delle Meraviglie” e che non ci sta che venga ritenuta ignara di quanto accaduto. “Sono il capo del governo. Non mi aspettavo che si potesse dire che i miei ministri governano a mia insaputa” come riferisce a La Stampa. Un questione di onore che la avvicinerebbe a Conte quando prese le distanze da Salvini. “Giorgia non è Giuseppe Conte”, dicono i suoi collaboratori ricordando quando il leader M5s prese le distanze dall’allora suo ministro dell’Interno Matteo Salvini per Open Arms nell’agosto 2019. Le reazioni politiche rappresentano un test per la maggioranza.