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Caso Morisi, chi è ora la vera Bestia?

Bestia

I giornali senza eccezione si scatenano sul caso che ha travolto lo spin doctor di Matteo Salvini. I Graffi di Francesco Damato

Non so francamente se e chi abbia esagerato di più fra il Corriere della Sera con la Lega “scossa” dal “caso Morisi” -per non parlare di Domani, secondo cui Matteo Salvini sarebbe già finito e Giancarlo Giorgetti destinato con Mario Draghi a realizzare “la svolta presidenzialista” in Italia- e Libero. Che su tutta la prima pagina ha visto un “agguato alla Lega” in quei due rumeni sorpresi in auto con droga liquida ricevuta dal “guru”, portavoce” e quant’altro di Salvini -Luca Morisi- dimessosi dopo avere subìto una perquisizione in casa e multato per possesso di stupefacente per uso personale, in modica quantità.ù

Certo, una vicenda che esplode mediaticamente a pochi giorni dalle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre, di una valenza politica evidente con quei dieci milioni di italiani chiamati alle urne, si presta a più di un sospetto. Ma i fatti sono incontrovertibili, ammessi da Morisi per primo, che dopo avere inutilmente cercato di motivare le proprie dimissioni adducendo altri, generici motivi, si è scusato per i danni che un uomo di comunicazione come lui è ben consapevole di avere potuto procurare al suo “capitano”. Di cui, per la forza dei suoi messaggi, consigli e quant’altro, si compiaceva, pur con quella faccia d’angelo e di quasi bambino che ha 48 anni, di essere soprannominato “la Bestia”, con la maiuscola.

Ma va detto o riconosciuto con tutta onestà o franchezza che i metodi di comunicazione dell’ex portavoce, suggeritore, consigliere e tuttora amico di Salvini, quasi morso da lui ai polpacci perché aggredisse con maggiore forza avversarsi e problemi del momento, non sono stati molto diversi da quelli che, fra commenti e vignette, usano quanti si stanno adesso occupando della sua vicenda indubitamente personale.

Ho trovato, per esempio, troppo amaro per i miei gusti il caffè offerto oggi ai lettori del Corriere della Sera da Massino Gramellini scrivendo di Morisi, laureato con 110 e lode e per un po’ anche docente universitario di filosofia, come del “braccio destro di Salvini che per una curiosa disfunzione dell’apparato digerente leghista era ubicato dalla parte dell’intestino”. Non è da Gramellini, se mi permette il collega che si è fatto un po’ troppo prendere la mano anche lui da qualcosa che è più da intestino che da testa.

Non minore è stata la delusione procuratami sulla Stampa dal vecchio e solitamente simpatico Sergio Staino. Che come un Travaglio qualsiasi -il quale naturalmente ha trattato da par suo il caso sul Fatto Quotidiano, tra vignetta di Vauro, fotomontaggio e parte dell’editoriale- ha rinfacciato a Morisi anche “il buco”, per niente da droga, dei 49 milioni di euro scomparsi negli anni scorsi fra i bilanci della Lega.

Purtroppo, visto anche quello che sta accadendo in Afghanistan, dove bestie ben più agguerrite di Morisi stanno facendo il loro sporco lavoro, ciascuno ha i suoi talebani in casa.

TUTTI I GRAFFI DI FRANCESCO D’AMATO

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